Il gioco di Wendy 8

di
genere
dominazione

8. La sera, quando mio marito torna a casa, mi trova seduta sul divano, ancora nuda sotto il vestito. Ho passato ore a pensare a quello che è successo, a toccarmi, a sentire ancora le dita della signora Marino dentro di me, il cazzo del marito nella mia bocca. Ma ora c’è qualcos’altro. Un nodo nello stomaco. Una paura che mi stringe.
Lui si toglie la giacca, mi lancia un’occhiata distratta.
«Tutto bene?»
Mi mordo il labbro, sento il cuore accelerare.
«Devo dirti una cosa.»
Si ferma, il suo sguardo si fa attento. «Cosa hai combinato questa volta, Wendy?»
E allora tutto esplode. Glielo racconto. La telefonata della signora Marino. Il modo in cui mi ha trascinata dentro, il marito terrorizzato, la moglie che mi ha costretta a inginocchiarmi, a succhiare il cazzo di quel verme mentre lei mi scopava con le dita, mi insultava.
Lui ascolta. In silenzio. Gli occhi fissi su di me, sempre più scuri, sempre più gelidi.
Quando finisco, resta fermo un istante, poi esplode.
«Cazzo, Wendy! Ma sei completamente impazzita?»
«Io… non potevo farci niente! Lei sapeva! Lui ha confessato!»
«Certo che ha confessato! Sei una troia e tutti se ne accorgono! Anche quella vacca se n’è accorta!»
Mi afferra per il polso, mi strattona, mi tira su dal divano.
«Andiamo.»
«Dove…?»
«Dove pensi, puttana?»
Mi trascina fuori, non mi lascia nemmeno prendere un cappotto.
Non dice una parola. Io non oso parlare. Il mio cuore batte come un tamburo, ma sotto la paura c’è quella fiamma. Quella maledetta eccitazione che non riesco a spegnere.
Arriviamo davanti alla porta di casa dei Marino. Mio marito mi strattona per il braccio e bussa alla porta con una furia cieca.
La signora Marino apre, sorpresa, ma non spaventata.
«Oh, guardate un po’. La piccola Wendy è tornata. E con il suo padrone.»
«Possiamo parlare?» ringhia mio marito, ma lei sorride.
«Oh, certo. Entra pure.»
Ci fa strada in salotto. Il signor Marino è lì, sprofondato nella poltrona, come un topo in trappola. Mio marito mi spinge avanti, e io inciampo, quasi cado.
«La tua troia mi ha raccontato tutto» dice lui, la voce dura come l’acciaio.
La signora Marino ride.
«Oh, sì? E quindi? Sei venuto a riprenderla? Vuoi che te la restituisca più pulita?»
«Voglio che capiate una cosa» continua lui, stringendo il pugno. «Wendy è mia. Solo mia. E se qualcuno pensa di poterla usare senza il mio permesso, si sbaglia di grosso.»
Lei alza un sopracciglio.
«Davvero? Mi sembra che sia lei a voler essere usata.»
Mio marito mi afferra per i capelli, mi costringe a guardarla.
«Confessa, Wendy. Confessa cosa sei.»
«Sono… sono una troia…» sussurro, il viso che brucia.
«Più forte!»
«Sono una troia! Una troia eccitata!»
La signora Marino sorride.
«Vedi? Lo sa perfettamente. E tu, che vuoi fare? Vuoi darmi una lezione? Vuoi picchiare tuo marito, Alfredo?»
Il signor Marino balbetta qualcosa, ma non osa alzarsi.
«No», dice mio marito, spingendomi verso il centro della stanza. «Voglio che tutti sappiate chi comanda qui. Wendy, in ginocchio.»
Cado a terra senza protestare.
«Smettila di fare la vittima. Mostra a questi stronzi chi sei davvero.»
La signora Marino incrocia le braccia, un sorriso divertito.
«Oh, questo si fa interessante.»
Mio marito si sbottona i pantaloni, tira fuori il cazzo già duro.
«Prendilo in bocca. E voglio che lo faccia guardando quella puttana della signora Marino.»
Le mie labbra si aprono, lo accolgo subito, lo succhio, la lingua che scivola sulla cappella, le mie mani che lo accarezzano. Ma i miei occhi restano fissi su di lei.
Lei sorride, si morde il labbro.
«Guarda come si comporta bene, ora che c’è il suo padrone.»
«Ti piace, Wendy? Ti piace essere la mia cagna davanti a loro?»
«Sì…» gemo, la bocca ancora piena.
«Bene. Ma non è abbastanza.»
Mi solleva, mi piega sul tavolino di vetro. La mia gonna si solleva, e so che mi vedono tutti. Il signor Marino deglutisce, il viso rosso.
Mio marito mi penetra con forza, le sue mani che stringono i miei fianchi, mi spingono contro il tavolo. Mi scopa senza pietà, i suoi colpi che mi fanno ansimare.
«È questo che vuoi, Wendy? Essere scopata come una troia davanti a tutti?»
«Sì… sì…» gemo, il mio corpo che si inarca.
La signora Marino si avvicina, il suo dito che scivola sulle mie labbra, le sue unghie che mi graffiano.
«Allora godi, cagna. Fatti vedere.»
E io gemo, forte, il piacere che esplode in me, le mie cosce che tremano.
Mio marito viene dentro di me con un grugnito, mi lascia cadere sul tavolo.
Si sistema i pantaloni, mi prende per i capelli e mi costringe ad alzarmi.
«E ora? Avete qualche altra idea su come usare mia moglie?»
La signora Marino ride.
«Oh, credo che ci divertiremo molto, caro. A condizione che sia sempre presente. Mi piace vederlo... addestrato.»
Mio marito sorride.
«Oh, non avete idea.»
E io resto lì, tremante, umiliata, e più eccitata che mai.
La signora Marino sorride, si siede sul divano con la sicurezza di una regina che si prepara a essere servita. Mi fissa, le labbra arricciate in un sorriso crudele.
«Ora che abbiamo chiarito chi comanda qui…» dice, accarezzandosi la coscia. «Mi sembra giusto che io abbia la mia parte, non credete?»
Il mio cuore accelera. Mio marito mi tiene ancora per i capelli, mi costringe a guardarla.
«Hai sentito, Wendy? Vai da lei. Mostrale cosa sai fare.»
Mi lascia andare, e io cado sulle ginocchia. Striscio verso la signora Marino, come una cagna in calore. Lei mi guarda dall’alto, divertita.
«Brava cagnolina» mormora, sollevando la gonna, scoprendo le cosce piene e la sua biancheria di pizzo nero. «Toglile.»
Le mie mani tremano, ma obbedisco. Scivolano lungo le sue cosce, afferrano il bordo delle mutandine e le tirano giù, lasciandole scivolare lungo le sue gambe forti. Il suo odore mi invade, caldo, intenso.
«Ti piace, Wendy? Ti piace il profumo di una donna vera?»
«Sì…» sussurro, la lingua che già scivola sulle labbra.
«Allora lecca, puttana. E voglio sentire ogni tuo gemito.»
Mi avvicino, il mio viso affondato tra le sue cosce. La mia lingua scivola sulle sue labbra bagnate, le mie mani che le stringono i fianchi. Lei geme, la sua mano che mi afferra per i capelli, mi tiene ferma.
«Più forte. Più a fondo.»
E io obbedisco. La mia lingua affonda in lei, la lecco, la succhio, il suo sapore che mi riempie la bocca. Sento il suo respiro accelerare, i suoi gemiti che diventano più profondi.
Mio marito si avvicina, mi osserva con un sorriso malizioso.
«Guarda come lecca. Sei proprio una cagna ben addestrata.»
La signora Marino ride, il suo corpo che inizia a tremare sotto la mia lingua.
«Sì… continua, troia. Fatti valere. Mostra al tuo padrone quanto sei brava.»
Le sue cosce mi stringono il viso, mi soffocano. La mia lingua non si ferma, esplora, accarezza, succhia, finché lei non grida, il suo corpo che si inarca, il piacere che esplode contro la mia bocca.
Resto lì, il viso bagnato del suo piacere, il respiro affannoso.
Lei mi lascia andare, mi guarda dall’alto, soddisfatta.
«Beh, caro… devo ammettere che tua moglie ha una lingua deliziosa.»
Mio marito sorride, mi afferra per i capelli e mi costringe a guardarlo.
«Ringrazia la signora Marino.»
«Grazie…» sussurro, la voce tremante.
«Più forte.»
«Grazie, signora Marino!»
Lei ride, si sistema il vestito.
«È sempre un piacere fare affari con voi. E credo che mi vedrete spesso.»
Mio marito annuisce, il suo sguardo ancora fisso su di me.
«Può venire quando vuole. Wendy è sempre pronta.»
E io, inginocchiata, il viso ancora umido del piacere della signora Marino, so che ha ragione. Sono sempre pronta. Per chiunque lui voglia.
Mio marito si avvicina alla signora Marino — Mara, come ora so che si chiama — e la guarda con un sorriso che non avevo mai visto prima. Un sorriso crudele, affamato.
Lei è ancora lì, rilassata sul divano, le cosce leggermente aperte, il respiro che non si è ancora del tutto calmato dopo il mio trattamento. I suoi occhi verdi brillano di una malizia insaziabile.
«Sei proprio una puttana, vero?» le sussurra lui, slacciandosi i pantaloni.
Lei sorride, un lampo di eccitazione che attraversa il suo sguardo.
«E tu? Sei così sicuro di potermi dominare?»
«Lo vedremo subito.»
Il suo cazzo è già duro, teso, e senza esitare glielo avvicina alle labbra. Mara sorride, spalanca la bocca e lo accoglie. La sua lingua lo lecca, lo avvolge, le sue labbra che scorrono sulla sua lunghezza.
«Wendy» ringhia mio marito, senza smettere di spingere nella sua bocca. «Riprendi da dove ti sei fermata. Leccala. Voglio vederla venire di nuovo mentre si riempie la bocca del mio cazzo.»
Mi inginocchio subito, il mio viso che affonda di nuovo tra le cosce di Mara. Il suo sapore mi invade, il calore della sua pelle, il suo gemito soffocato mentre succhia mio marito.
La mia lingua la esplora, scivola sulle sue labbra già bagnate, la succhio, affondo. Lei geme, la sua bocca che non smette di lavorare sul cazzo di mio marito. Lo ingoia, lo lecca, le sue mani che lo stringono, lo guidano.
«Guarda come sei brava, Mara» sussurra lui, la sua mano che le afferra i capelli, la costringe a prenderlo più a fondo. «Non solo una capa. Anche una puttana ingorda.»
Lei gorgoglia, il suo sguardo che si fissa su di lui mentre lo succhia sempre più avidamente.
Le mie mani le accarezzano le cosce, la mia lingua continua a lavorare, e la sento inarcare il bacino, i suoi gemiti che diventano più disperati, soffocati dal cazzo di mio marito che la riempie.
«Leccala più forte, Wendy. Falla urlare.»
E io obbedisco. Le mie dita si uniscono alla mia lingua, la penetrano, la riempiono. Mara geme, i suoi fianchi che si muovono, il suo corpo che si tende.
«Guarda come ti piace, troia» sussurra lui, spingendo sempre più a fondo nella sua bocca, le sue spinte che diventano più decise.
Lei si contorce, il suo piacere che monta, il suo sapore che si intensifica sulla mia lingua. La sua bocca si stringe attorno al cazzo di mio marito, lo succhia, lo lecca, finché non sento le sue cosce che mi stringono il viso.
Gode, un urlo soffocato, il suo corpo che si inarca contro la mia lingua.
Mio marito la tiene per i capelli, le spinge il cazzo in gola ancora più a fondo.
«Ecco la mia brava puttana. Bevi. Succhia tutto.»
E poi viene. Glielo spara direttamente in bocca, e la vedo deglutire, il suo viso arrossato, i suoi occhi che si chiudono mentre ingoia ogni goccia.
Quando si ritira, il suo cazzo brilla della sua saliva, e lei si lascia cadere sul divano, il petto che si solleva e si abbassa.
Mio marito mi guarda, un sorriso di trionfo sulle labbra.
«Hai visto, Wendy? Anche la regina si inginocchia, quando incontra un vero uomo.»
Mara ride, ancora ansimante, le sue dita che accarezzano i miei capelli.
«Forse dovremmo farlo più spesso, caro. Mi piace avere una puttana pronta a servirmi. E mi piace ancora di più avere un uomo che sa comandare.»
Mio marito sorride.
«Wendy sarà sempre pronta. Per te. Per me. E per chiunque io decida.»
E io, inginocchiata tra le cosce di Mara, il viso ancora bagnato del suo piacere, so che ha ragione. Sono sua. Sono loro.
Mio marito si sistema i pantaloni, ma nei suoi occhi vedo che non ha ancora finito. C’è quel bagliore crudele, quella fame insaziabile che ormai conosco bene.
Il suo sguardo si sposta sul signor Marino, ancora raggomitolato nella poltrona, rosso in viso, lo sguardo fisso sul pavimento come un cane bastonato.
«E tu?» domanda mio marito, la voce gelida. «Ti piace guardare tua moglie fare la troia?»
Il signor Marino deglutisce, alza lo sguardo tremante.
«Io… io…»
«Non essere timido, Alfredo» sussurra Mara, ancora rilassata sul divano, le gambe aperte, il viso arrossato dal piacere. «Hai sempre sognato di essere parte del gioco, no?»
Lui la guarda, i suoi occhi che implorano.
«Posso…?» chiede, come un bambino che chiede il permesso di giocare.
Lei ride, un suono tagliente.
«Oh, certo. Ma sai cosa devi fare.»
Mio marito sorride, si slaccia di nuovo i pantaloni, tira fuori il cazzo ancora teso, sporco del piacere di Mara.
«In ginocchio, Alfredo.»
Il signor Marino si alza, traballante, e cade sulle ginocchia davanti a lui. I suoi occhi sono pieni di vergogna, ma anche di desiderio.
«Apri la bocca» comanda mio marito, e Alfredo obbedisce, le labbra che si schiudono.
Mio marito gli spinge il cazzo in bocca senza esitazione.
«Succhia. Fai vedere a tua moglie che non sei solo un verme. Sei anche una puttana.»
Alfredo geme, il suo viso rosso, la sua lingua che scivola sulla cappella, le sue labbra che si chiudono attorno al cazzo di mio marito. Succhia goffamente, ma con una disperazione che lo rende patetico e affamato allo stesso tempo.
Mara ride, le sue dita che si accarezzano pigramente tra le cosce.
«Guarda che spettacolo… mio marito che succhia il cazzo di un vero uomo. Forse hai trovato il tuo posto, Alfredo.»
Mio marito afferra Alfredo per i capelli, inizia a spingere, a scopargli la bocca con forza crescente.
«Ecco, bravo. Non hai mai succhiato un cazzo prima, eh? Ma vedo che impari in fretta.»
Alfredo geme, gli occhi pieni di lacrime mentre cerca di prendere tutto, il respiro che si spezza, la saliva che cola lungo il suo mento.
Io guardo la scena, le ginocchia che tremano, il calore che mi consuma. Non dovrei eccitarmi. Non dovrebbe piacermi. Ma la visione di mio marito che domina completamente quell’uomo, la crudeltà nel suo sguardo, mi fa bagnare ancora.
«Ti piace, Alfredo?» sussurra mio marito, spingendo ancora più a fondo, il cazzo che gli riempie la gola. «Ti piace essere una puttana come tua moglie? Come Wendy?»
Alfredo ansima, non può rispondere, ma i suoi gemiti sono un’ammissione.
Mara si alza, si avvicina, il suo sguardo che si posa su di me.
«Guarda il tuo uomo, Wendy. Guarda come prende tutto. Questo è il vero potere. Lui comanda. E noi obbediamo.»
Mio marito accelera, i suoi gemiti diventano più profondi, i suoi colpi sempre più duri.
«Dio, sei proprio una troia, Alfredo… Guarda tua moglie mentre ti scopo la bocca.»
E poi viene, affondando fino in fondo, il suo seme che esplode nella gola di Alfredo, che si contrae, soffoca, ma deglutisce tutto.
Quando mio marito si ritira, Alfredo resta lì, in ginocchio, il viso sporco, il respiro affannoso.
Mara ride, lo accarezza come un cane.
«Bravo, Alfredo. Forse c’è speranza anche per te.»
Mio marito si allontana, si sistema i pantaloni, poi guarda me e sorride.
«Hai visto, Wendy? Anche i vermi possono imparare a succhiare.»
E io, ancora inginocchiata sul pavimento, so che il mio posto è esattamente qui. Ai suoi piedi. Ai loro piedi. Sempre.
Quando rientriamo a casa, il silenzio è pesante come un macigno. Mio marito chiude la porta dietro di noi e si sfila la giacca, la getta sul divano senza guardarmi. Io resto lì, in piedi, le gambe ancora tremanti, il corpo ancora percorso da brividi.
Non dovrei. Non dovrei sentirmi così. Ma il calore tra le cosce non si è spento. E ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo Alfredo inginocchiato, il viso rosso, il suo sguardo umiliato mentre succhiava il cazzo di mio marito.
«Vieni qui.» La sua voce è bassa, un ordine.
Mi avvicino lentamente, il cuore che batte forte. Lui mi guarda, gli occhi ancora duri, il viso impassibile.
«Ti è piaciuto, vero?»
«Sì…» sussurro, mordendomi il labbro.
«Vuoi ringraziarmi?»
«Sì… sì, voglio ringraziarti.»
Mi inginocchio davanti a lui. Le mie mani scivolano lungo i suoi fianchi, afferrano la cintura, la slacciano. Tiro giù la zip, sfilo i pantaloni, poi i boxer. Il suo cazzo è di nuovo duro, pulsante.
«Grazie…» sussurro, prima di prenderlo tra le labbra.
La mia lingua scivola lungo la cappella, lo lecco, lo succhio, le mie mani che lo accarezzano, che lo stringono. Lui resta immobile, ma il suo respiro si fa più pesante.
«Guarda come sei diventata brava» sussurra, afferrandomi per i capelli, guidandomi. «Una troia addestrata alla perfezione.»
Le sue parole mi fanno gemere, la mia lingua si muove più veloce, le mie labbra lo avvolgono, lo ingoio sempre più a fondo.
«Ti piace questo, Wendy? Essere la mia puttana? Fare tutto quello che voglio?»
«Sì…» gemo, senza staccarmi, il mio sguardo che si alza verso di lui, supplichevole.
«E ora sai che non sei solo mia. Sei nostra. Di chiunque io decida.»
Le sue parole mi incendiano. Succhio più forte, la mia lingua che lo accarezza, le mie mani che si stringono attorno alla sua base.
«Vieni… vieni nella mia bocca, ti prego…» supplico, senza nemmeno rendermene conto.
Lui ride, la sua presa si fa più stretta.
«Brava Wendy. Brava piccola troia…»
E poi viene, il suo seme caldo che mi riempie la bocca. Ingoio tutto, lecco ogni goccia, le mie mani che ancora lo accarezzano, che lo coccolano.
Quando si ritira, mi lascia lì, in ginocchio, il viso arrossato, il respiro affannoso.
«Alzati» ordina.
Obbedisco. Lui mi guarda, mi sfiora il viso, il suo tocco improvvisamente più morbido.
«Brava Wendy. Sei stata perfetta. Mi hai reso fiero.»
Le sue parole mi scaldano più di ogni altra cosa.
«Grazie… grazie a te…»
Lui sorride, si allontana verso il bagno.
E io resto lì, il sapore di lui ancora sulle labbra, il calore tra le cosce che non si spegne. Sono sua. Lo so. E lo amo per questo.
scritto il
2025-05-19
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