Che cazzo fai, Alessia Cap 1

di
genere
dominazione

Contrariamente alla storia di Federica, che è assolutamente vera, al massimo romanzata in alcuni passaggi, questa storia è ispirata da Marco, che mi ha scritto, e da Alessia, la protagonista. per eventuali critiche o contatti, scrivete a b_bull_and_master@proton.me

Abitavano nello stesso quartiere della stessa città, si erano incrociati molte volte senza aver fatto caso l’uno all’altra. Brescia è abbastanza grande da essere spersonalizzante ed evitarti quella sensazione del “tutti sanno tutto di tutti” tipica dei piccoli centri.
Credo che prima di quella mattina, Marco ed Alessia si fossero già sfiorati, nel tempo, centinaia di volte.
Marco, trentenne alto, grande e grosso, muscoloso da attenta ed assidua frequentazione di palestra salì sulla metro in direzione “Prealpino” per recarsi in centro. Data l’ora la metro era praticamente vuota ed il nostro si sedette su uno dei sedili quando vide una bella ragazza, alta, slanciata ma non magra, con tutte le curve al punto giusto. Vestita casual, jeans e maglietta, trucco leggero, nonostante l’abbigliamento fosse quasi studiato per renderla anonima, si intravedeva da sotto si intravedevano forme sinuose e piene. I lunghi capelli mossi, rossicci, incorniciavano un viso di una bellezza quasi eterea, dolce. Insomma, pur non essendo una figa da paura, una di quelle ragazze che ti fanno battere il cuore, di quelle che presenteresti volentieri a papà e mamma perché è la ragazza che hai scelto come compagna di vita.
Seduto il ragazzo studiava attentamente Alessia, guardandola intensamente quasi come a volerle fare una radiografia. Lei si voltò e vide gli occhi del ragazzo incollati sulla sua figura, quasi a volerla violare. Sentendosi osservata arrossì violentemente, mentre Marco, quasi con spavalderia, continuò a guardarla intensamente. Istintivamente Alessia abbassò lo sguardo mentre la metro continuava il percorso. Giunti a Vittoria il ragazzo si alzò e scese, non prima di aver lanciato un'occhiata carica di desiderio alla ragazza, mentre lei continuava il percorso.
A parte l'incontro fortuito e piacevole, sembrava quella una giornata come tante. Marco continuò la propria giornata come tante altre, in incontri con amici, aperitivi, bevute e qualche spinello. Sembrava insomma un incontro come tanti tranne per il fatto che camminando il ragazzo inciampò e, per mantenersi in piedi, fece alcuni movimenti improvvidi. Insomma, evitò di cadere ma rimediò un qualche stiramento ai muscoli della schiena. Piuttosto doloroso.
Dopo aver atteso qualche ora, il dolore non passava e quindi, con un enorme scazzo, decise di recarsi all'ospedale per controlli. Dopo un tempo piuttosto "importante" trascorso in pronto soccorso, tra l'ingresso ed il triage, sempre disteso su una barella, si fece sera e poi notte. Data l'ora tarda i coglioni del ragazzo si fecero fumanti, il ragazzone era veramente intrattabile. E vorrei vedere.
Durante la notte il DEA i medici si diedero da fare smaltendo i pazienti in coda ed arrivò anche il turno di Marco. Dopo la visita, il medico non ravvisò grossi problemi e, prescrisse una cura a base antidolorifici ed antiinfiammatori, quindi disse a Marco di attendere i fogli di dimissione. Un pomeriggio e mezza nottata buttata nel cesso.
Venne quindi l'infermiera per riportare il ragazzo in zona d'attesa che, passando da dietro si chinò verso le ruote della barella. Pur non vedendola in Marco avrebbe riconosciuto quei capelli e quel culo dappertutto. La ragazza della metro. Quando si girò e guardò in viso il paziente, la faccia dell'infermiera si arrossì, e ciò fu evidente nonostante le efelidi. Rimase momentaneamente pietrificata fino a che il medico la sgridò. Come scossa da una scarica elettrica la ragazza disse un "sissignore" sottovoce e, ad occhi bassi, fece il suo lavoro.
Marco, da vecchio marpione, si godette la scena e cominciò a pianificare un approccio nei confronti della ragazza, mentre il dolore, grazie all'effetto dei farmaci, cominciava a diminuire.
La cosa migliore che riuscì ad architettare fu di farsi aiutare a scendere dalla barella per scambiare due parole.
Marco-"Scusa, mi dai una mano a scendere?"
Alessia-"Certo, signore, mi dia un secondo e arrivo"
M-"Grazie, adesso cerco di mettere le gambe da una parte, poi se mi dai una mano provo ad alzarmi"
A-"Certo signore, faccia con calma mentre io la sostengo"
Il contatto con la ragazza fu decisamente freddo e professionale, ma Marco si eccitò e il suo pacco si irrigidì ed ebbe una evidente erezione. Nel girarsi Alessia si ritrovò ad avere una gamba del ragazzo alla propria destra e l'altra alla propria sinistra, e guardò il ragazzo in viso. Quindi si chinò per controllare che le ruote della barella, che non funzionavano bene, fossero bloccate.
Si ritrovò con il viso all'altezza del pacco del ragazzo in piena erezione, ed ancora una volta si bloccò, arrossendo violentemente.
Marco-"Oh, cazzo stai facendo, ma sei scema?"
Alessia-"M-Mi scusi signore, ma stavo, stavo"
M-"Svegliati, forza, cazzo. Con tutte le infermiere che potevo trovare ho preso la più cretina!"
A-"N-No, adesso l'aiuto. Cosa vuole che faccia?"
M-"Senti, cretina, dammi una mano che vado a pisciare."
Alessia quindi aiutò il ragazzo ad alzarsi quindi, sostenendolo, lo accompagnò in bagno. La ragazza era così imbambolata dalla situazione che invece di attendere il ragazzo fuori entrò con lui in bagno. Marco non credeva ai suoi occhi vedendola così e pensò ad uno scherzo. Si girò guardandole la resta, quindi le girò il viso e le chiese con aria strafottente...
"Vuoi aiutarmi a pisciare?"
Alessia lo guardò con aria spaventata, in silenzio, senza dire una parola. Marco quindi le rifece la domanda, alzando la voce e con tono più perentorio
"Che cazzo, scema, vuoi aiutarmi a pisciare?"
Balbettando Alessia rispose in maniera sommessa "Certo, signore. mi scusi signore", quindi si girò meccanicamente, chiuse la porta del bagno, quindi si girò verso il ragazzo e gli abbassò i pantaloni con professionalità e quindi i boxer.
La faccia di Marco, stupito per il comportamento della ragazza, era veramente pietrificata. La ragazza quindi impugnò il grosso membro duro del ragazzo e lo "puntò" verso la tazza.
Ora... chi scrive ha più di 50 anni, praticamente un diciottenne con 35 anni di esperienza ed ha imparato che:
1: Pisciare a cazzo duro è un casino
2: Chi non piscia in compagnia o è un ladro o è una spia, è una cazzata. Quando si piscia si sta da soli.
3: Una cosa del genere è quantomeno improbabile, quantomeno. Cioè, l'eventualità che si verifichi una cosa del genere ha una probabilità inferiore a quella di un 6 al superenalotto.
In realtà, al nostro Marco balenò in mente che forse la ragazza si sentisse sottomessa e tentò il tutto per tutto e con voce perentoria le disse
"Senti, scema, fammi pisciare in pace e poi rientra"
Alessia era completamente in bambola. Non si era mai sentita così. Lei, una ragazza così decisa, attenta e precisa si sentiva profondamente stupida per la sua assoluta incapacità di reagire, e, nonostante quello, obbediva agli ordini di quel ragazzo così rozzo e maleducato che era vicino a lei. Lui, dal canto sui, non si era mai comportato in modo tanto brusco. Nelle sue storie passate era sempre stato un gentiluomo, ma quella ragazza lo eccitava oltremodo.
Finita la minzione Marco richiamò dentro la ragazza. In realtà avrebbe potuto farcela da solo ma la situazione era così strana ed eccitante, almeno per lui, che non seppe porvi freno.
"Entra e dammi una mano"
Alessia, che si stava maledicendo per non riuscire a reagire, come destatasi dal proprio torpore, obbedì meccanicamente ed entrò nel piccolo bagno del pronto soccorso.
"Mi dica come posso aiutarla", disse sommessamente la ragazza.
Marco le rispose "Come, che cazzo devi fare? Puliscimelo!"
Alessia, tremando dopo il comando perentorio si inginocchiò e prese in bocca il pene del ragazzo che ritornò immediatamente barzotto, per pulirlo dall'urina.
Il buon Marco era veramente sconvolto. Nei suoi 30 anni non gli era mai capitato niente del genere. E non conosceva neanche il suo nome.
La sontuosa fellatio, eseguita con maestria da Alessia continuò per alcuni minuti. Dopo aver ripulito con la lingua, la ragazza ne mosse la punta lungo tutto il bordo del glande, quindi le sue labbra lo accolsero in bocca. Dopo aver aspirato ritornò a leccare l'asta lungo la sua lunghezza fino ad arrivare ai coglioni, sue palle enormi e ricoperte di peli. Le baciò, se le mise in bocca e quindi ne assaggiò il sapore aspro. Se solo il ragazzo di Alessia l'avesse vista si sarebbe incazzato oltremisura visto che a lui riservava qualche sega o al massimo un bacio, mentre invece con quello sconosciuto si stava comportando come la più laida delle pompinare. Ebbe questi pensieri la ragazza, mentre succhiava quell'asta di carne come se non ci fosse un domani. E le piaceva sentirsi così puttana e così sottomessa.
In breve Marco, dopo tale trattamento, ebbe un travolgente orgasmo ed eruttò nella bocca di Alessia, tutto il proprio seme, che lei ingoiò.
Adesso doveva assolutamente andare via, anche perché una eventuale conversazione con la ragazza sarebbe stata imbarazzante. Quindi Uscì dal bagno senza voltarsi indietro lasciando Alessia ancora inginocchiata e con la bocca ripiena del suo sperma.
Alessia, ancora incredula per lo svolgimento dei fatti, si lasciò cadere per terra e cominciò a lacrimare, rendendosi conto di essersi comportata da vacca e sottomessa e riuscì solo a dire "E non sa neanche il mio nome".

Continua



scritto il
2025-04-25
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