Dominazione mortale Ottava parte
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
A piedi nudi andai nel punto dove avevo
sistemato la mia giacca e presi dalla tasca interna le manette. Erano aperte e
pronte all'uso, come era mia abitudine e ne infilai un'estremità nella fibbia
della cinta e ritornai sul tatami. Ero pronto
" Quando vuole lei" dissi alla vedova
" Sono qui, detective, Mi arresti, se ne è capace"
Cominciai ad avvicinarmi, senza che lei muovesse un solo muscolo, cercando di
non pensare che di fronte a me ci fosse una donna bellissima, senza ombra di
dubbio la più bella che avessi mai visto in vita mia, vestita semplicemente
con un minuscolo triangolino a farle da slip e con un reggiseno che a malapena
conteneva un seno rigoglioso ma proporzionatissimo al corpo giunonico che
possedeva. Ero ormai ad un metro da lei e feci scattare il mio braccio destro
afferrandole il suo braccio sinistro
" Presa!" dissi infantilmente
" Lei arresta assassini facendo loro una carezza? Mi sta tenendo il braccio
come fa un padre con una bambina quando le fa attraversare la strada. Mi deve
stringere, detective e mi deve mettere quelle benedette manette. Deve
immaginare che io sia una pericolosa assassina che, appena ne avrà la
possibilità, le sparerà alla testa"
" E va bene, se questo è quello che vuole. La dichiaro in arresto" feci
spazientito dai suoi continui rimproveri e iniziai a forzare la mia presa.
Avevo paura di fare del male a quella deliziosa creatura, ma la strinsi,
portando il suo braccio dietro al corpo, dopodiché afferrai anche l'altro
braccio e torsi anche quello per poterle mettere le manette che afferrai dalla
cintola con un rapido movimento ma, nel momento stesso in cui cercai di
infilarle ai suoi polsi, lei con un altro movimento altrettanto rapido e
deciso, si girò di colpo e, facendo leva sulla mia stessa presa, mi
catapultò a terra facendomi fare una giravolta. Mi trovai col sedere per
terra e con il braccio destro saldamente nelle mani della donna
" Sono sicura che lei possa fare di meglio" disse semplicemente lasciandomi il
braccio
" Non me l'aspettavo. E' che sono impacciato. Non è semplice pensare a lei
come una malvivente"
" Allora forse è meglio che chiudiamo questa farsa"
" Aspetti, signora Fink, ci riprovo"
" Bene detective Bravermann. Ammiro la sua buona volontà. Ma stavolta ci
metta più impegno. Come ha appena potuto notare, so difendermi e
contrattaccare con sufficiente disinvoltura" Si, sapeva difendersi e me ne ero
accorto, ma in che modo dovevo attaccarla? Non potevo certo prenderla a calci
e pugni e decisi di usare la mia forza fisica. Aveva detto di essere
notevolmente forte, ma io ero pur sempre un uomo ed ero in forma. Mi tolsi
anche la camicia, la gettai per terra e quindi mi lanciai su di lei per
cercare di afferrarla ma Rachel Fink si gettò per terra facendo una giravolta
su se stessa per trovarsi poi al mio fianco destro. Il tempo di rimettersi in
piedi con un'agilità sorprendente per una donna della sua altezza e poi fece
partire un doppio calcio senza far ricadere la sua gamba. Il primo mi colse
sul fianco destro e il secondo lo sentii sul volto. Non erano stati calci
violenti e li avevo ammortizzati bene, ma l'impressione che ebbi in quel
momento fu che si fosse trattenuta per non farmi male. Era in gamba.
Maledettamente in gamba
" Lei è veramente brava" ammisi infatti con sincerità
" E lei ha un fisico notevole. Si è per caso tolto la camicia per mostrarmelo
in tutto il suo splendore? Ha per caso intenzione di sedurmi?"
" Non divaghi, la prego, altrimenti non riesco a concentrarmi. Mi sono tolto
la camicia per essere più libero, proprio come ha fatto lei con il suo abito.
Non credo che lei l'abbia fatto per sedurmi"
" E chi lo sa, detective. Quale uomo può sapere quali sono le intenzioni di
una donna? Ma ha ragione, è meglio non divagare. Si concentri" Cercai la
concentrazione necessaria, resa ancor piu' complicata dal complimento che mi
aveva appena fatto. Sapevo di avere un fisico che poteva attirare le
attenzioni di una donna e non era la prima frase di questo genere che
ricevevo, ma detto da una donna del suo livello e del suo charme, quel
complimento diventava tale da potermi dare alla testa. Cercai intanto di
guardarla negli occhi senza abbassare lo sguardo. Erano meravigliosi ma
apparentemente senza espressione. Anche lei mi guardava, anzi, osservava i
miei movimenti senza muoversi. Si era messa di profilo, con le braccia lungo i
fianchi e con la gamba sinistra leggermente spostata in avanti. Ero ancora
indeciso su quale tattica usare. Mi aveva appena dato una dimostrazione di
straordinaria efficenza e non volevo fare la figura dell'idiota. Rachel Fink
mi anticipò. Mosse la sua gamba sinistra e io indietreggiai di circa un
metro per evitarla, ma le lasciai il bersaglio grosso. Con una velocità
incredibile, ritornò con la gamba sinistra a terra e mosse quella destra che
andò a cozzare contro il mio stomaco. Stavolta accusai il colpo e mi piegai
in due. In quel momento, ero alla sua mercè ma la straordinaria donna non si
mosse, dandomi il tempo di riprendermi. Quanto era brava! Non avevo mai
incontrato una persona in grado di battermi con quella facilita' e mi aveva
fatto capire chiaramente di non aver forzato i suoi colpi. Cominciavo a capire
cosa potesse fare con suo marito, un uomo più anziano e decisamente meno
atletico di me. Volevo evitare una lezione più dura e una vocina interna mi
diceva che avrei dovuto dirle che avevo capito tutto e che non c'era alcun
bisogno di proseguire, ma ero un uomo, un uomo con tutto il suo stupido
orgoglio, abbastanza intelligente da capire che la donna che avevo di fronte
mi era superiore intellettualmente, ma tremendamente idiota da non accettare
che questa superiorità lei la potesse dimostrare anche sul piano fisico.
Ripresi fiato e la attaccai. E stavolta lo feci sul serio. Provai un paio di
pugni che non arrivarono a bersaglio per la sua velocità nel pararli e poi
Rachel Fink mi fece capire di che pasta fosse fatta. Tentai una nuova sortita,
stavolta da distanza ravvicinata ma la donna mi afferrò il polso con la sua
mano sinistra torcendolo e, contemporaneamente, fece partire un pugno
all'altezza del mio fianco sinistro che accusai visibilmente e poi, con la
stessa mano, col mio volto ormai completamente scoperto, accennò un altro
pugno che si fermò ad un millimetro dal mio viso
" Sa quali sarebbero stati danni che le avrei potuto procurare se l'avessi
colpita?" La sua voce era ancora calmissima e il suo respiro tutt'altro che
affannato. Rachel Fink era una vera campionessa e mi aveva neutralizzato senza
batter ciglio e con una facilità sorprendente, senza nemmeno spostare di un
millimetro la sua pettinatura. Eravamo ormai a stretto contatto, anche se il
mio polso destro era ancora tenuto saldamente dalla sua mano sinistra. Fece
un'altra lieve torsione e cominciai a sentire dolore alla spalla e dovetti
chinarmi e darle le spalle per alleggerire quel dolore. Era giunto il momento
di riconoscere la sua superiorità
" Ok, signora Fink, ok. Ho capito. Ora mi lasci, per favore"
" Ora la lascerò, detective Bravermann, ma non tollererò ancora che lei
metta in dubbio anche una sola parola di ciò che le dico" Mi stava dando una
lezione, mi stava punendo per non averle creduto del tutto quando sosteneva di
essere in grado di poter sconfiggere un uomo con facilità. Ma intanto non mi
lasciava e la sua torsione cominciava a farsi piuttosto dolorosa e mi stavo
rendendo conto che ero praticamente immobilizzato e che appena muovevo un solo
muscolo per cercare di liberarmi il dolore aumentava in modo considerevole.
Ero praticamente nelle sue mani
" Basta signora Fink. Ora basta. Ha dimostrato quello che può fare. Mi lasci
andare"
Rachel Fink allentò la presa permettendomi di tornare di fronte a lei in
posizione eretta ma non lasciò il mio polso. Ero turbato e quella posizione
di inferiorità nei suoi confronti alla quale mi aveva costretto fino a pochi
secondi prima, mi aveva innervosito, Cercai quasi con rabbia di liberarmi, ma
stranamente non ci riuscii
" Si ricorda quando le ho detto che un uomo medio può rompere uno sterno
facendo un massaggio cardiaco e io che sono notevolemente più forte di un
uomo medio, l'ho rotto a mio marito? Si ricorda detective?"
" Si, mi ricordo"
" Cosa ha fatto lei?"
" Ho dubitato"
" Non si permetta mai più" concluse la giovane vedova stringendo il mio polso
con la sua mano. Stavolta non si aiutava con nessuna torsione. Era solo la
forza della sua mano contro il mio braccio a spingermi incredibilmente di
nuovo quasi in ginocchio. Cercai di aiutarmi con la mano libera senza riuscire
a scalfire quella presa. Rachel Fink possedeva una forza nettamente superiore
alla mia e io ero impossibilitato a difendermi. Ero definitivamente sconfitto
e senza attenuanti
" Non dubiterò mai più di lei, ma ora mi lasci, la prego. Ha dimostrato
tutto quello che intendeva dimostrarmi"
" Non ancora tutto, ma la lascio. Non era mia intenzione farle male e non glie
ne ho fatto. Lei ha un fisico tale da potersi permettere di assorbire i colpi
e le torsioni che le ho inferto senza conseguenze, se non con qualche
contraccolpo psicologico" Aveva ragione lei, di nuovo. Mi lasciò ed ero
appena indolenzito ma psicologicamente ero distrutto. Aveva giocato con me
come il gatto con il topo, dimostrandosi infinitamente superiore. Riconobbi
questa superiorità mentre mi massaggiavo il polso
" Lei è straordinaria, signora Fink. Davvero straordinaria. Da dove le deriva
tutta questa forza?"
" Che cosa fa quando io parlo, detective? Mi ascolta o il suo cervello è
immerso in altri ragionamenti? Glie l'ho detto prima. Predisposizione genetica
e allenamenti. Molti allenamenti per molte ore al giorno per tutti i giorni
fin da quando ero bambina"
La guardai imbambolato. Che donna! Malgrado mi avesse dato la più grossa
lezione della mia vita ne ero ammaliato. Raccolsi la camicia per rimettermela
e la vidi accennare un lieve sorriso. Che peccato che non sorridesse quasi
mai. Doveva possedere un sorriso meraviglioso ma ero troppo intimorito da lei
per poterla guardare fissa in volto e godermi quel sorriso. Mi aveva
intimorito fin dal primo momento con i suoi modi e con la sua autorevolezza
ma, dopo quella dimostrazione di bravura, di straordinaria efficenza fisica e
di forza, il mio timore e la mia sensazione di netta inferiorità nei suoi
confronti aveva raggiunto livelli stratosferici. Cercai di cogliere qualche
sfumatura dal quel lieve e meraviglioso sorriso enigmatico e credetti di
esserci riuscito. Era soddisfatta. Era soddisfatta di avermi messo in
difficoltà di avermi ridicolizzato come uomo prima e come poliziotto poi. Da
una parte sarei voluto scappare e non vedere più quel sorriso di
soddisfazione ma dall'altra sentivo una strana sensazione che me lo impediva.
Ancora una volta una sensazione per me totalmente nuova che stavolta non
riuscii però a decifrare. E le sorprese non erano ancora terminate. Rachel
Fink sembrava essere una miniera inesauribile di sorprese per me e la cosa,
per quanto potesse sembrare assurda visto il modo autoritario col quale mi
aveva trattato fino a quel momento e per la figura barbina che mi aveva appena
fatto fare, non mi dispiaceva affatto. No, non mi dispiaceva perché questo
voleva dire poter trascorrere altri momenti con lei.
E il mio cuore in subbuglio mi diceva che trascorrere anche un solo istante
con lei, di fronte a lei o anche sotto di lei, era la cosa che in quel momento
desideravo di più nella mia vita.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
sistemato la mia giacca e presi dalla tasca interna le manette. Erano aperte e
pronte all'uso, come era mia abitudine e ne infilai un'estremità nella fibbia
della cinta e ritornai sul tatami. Ero pronto
" Quando vuole lei" dissi alla vedova
" Sono qui, detective, Mi arresti, se ne è capace"
Cominciai ad avvicinarmi, senza che lei muovesse un solo muscolo, cercando di
non pensare che di fronte a me ci fosse una donna bellissima, senza ombra di
dubbio la più bella che avessi mai visto in vita mia, vestita semplicemente
con un minuscolo triangolino a farle da slip e con un reggiseno che a malapena
conteneva un seno rigoglioso ma proporzionatissimo al corpo giunonico che
possedeva. Ero ormai ad un metro da lei e feci scattare il mio braccio destro
afferrandole il suo braccio sinistro
" Presa!" dissi infantilmente
" Lei arresta assassini facendo loro una carezza? Mi sta tenendo il braccio
come fa un padre con una bambina quando le fa attraversare la strada. Mi deve
stringere, detective e mi deve mettere quelle benedette manette. Deve
immaginare che io sia una pericolosa assassina che, appena ne avrà la
possibilità, le sparerà alla testa"
" E va bene, se questo è quello che vuole. La dichiaro in arresto" feci
spazientito dai suoi continui rimproveri e iniziai a forzare la mia presa.
Avevo paura di fare del male a quella deliziosa creatura, ma la strinsi,
portando il suo braccio dietro al corpo, dopodiché afferrai anche l'altro
braccio e torsi anche quello per poterle mettere le manette che afferrai dalla
cintola con un rapido movimento ma, nel momento stesso in cui cercai di
infilarle ai suoi polsi, lei con un altro movimento altrettanto rapido e
deciso, si girò di colpo e, facendo leva sulla mia stessa presa, mi
catapultò a terra facendomi fare una giravolta. Mi trovai col sedere per
terra e con il braccio destro saldamente nelle mani della donna
" Sono sicura che lei possa fare di meglio" disse semplicemente lasciandomi il
braccio
" Non me l'aspettavo. E' che sono impacciato. Non è semplice pensare a lei
come una malvivente"
" Allora forse è meglio che chiudiamo questa farsa"
" Aspetti, signora Fink, ci riprovo"
" Bene detective Bravermann. Ammiro la sua buona volontà. Ma stavolta ci
metta più impegno. Come ha appena potuto notare, so difendermi e
contrattaccare con sufficiente disinvoltura" Si, sapeva difendersi e me ne ero
accorto, ma in che modo dovevo attaccarla? Non potevo certo prenderla a calci
e pugni e decisi di usare la mia forza fisica. Aveva detto di essere
notevolmente forte, ma io ero pur sempre un uomo ed ero in forma. Mi tolsi
anche la camicia, la gettai per terra e quindi mi lanciai su di lei per
cercare di afferrarla ma Rachel Fink si gettò per terra facendo una giravolta
su se stessa per trovarsi poi al mio fianco destro. Il tempo di rimettersi in
piedi con un'agilità sorprendente per una donna della sua altezza e poi fece
partire un doppio calcio senza far ricadere la sua gamba. Il primo mi colse
sul fianco destro e il secondo lo sentii sul volto. Non erano stati calci
violenti e li avevo ammortizzati bene, ma l'impressione che ebbi in quel
momento fu che si fosse trattenuta per non farmi male. Era in gamba.
Maledettamente in gamba
" Lei è veramente brava" ammisi infatti con sincerità
" E lei ha un fisico notevole. Si è per caso tolto la camicia per mostrarmelo
in tutto il suo splendore? Ha per caso intenzione di sedurmi?"
" Non divaghi, la prego, altrimenti non riesco a concentrarmi. Mi sono tolto
la camicia per essere più libero, proprio come ha fatto lei con il suo abito.
Non credo che lei l'abbia fatto per sedurmi"
" E chi lo sa, detective. Quale uomo può sapere quali sono le intenzioni di
una donna? Ma ha ragione, è meglio non divagare. Si concentri" Cercai la
concentrazione necessaria, resa ancor piu' complicata dal complimento che mi
aveva appena fatto. Sapevo di avere un fisico che poteva attirare le
attenzioni di una donna e non era la prima frase di questo genere che
ricevevo, ma detto da una donna del suo livello e del suo charme, quel
complimento diventava tale da potermi dare alla testa. Cercai intanto di
guardarla negli occhi senza abbassare lo sguardo. Erano meravigliosi ma
apparentemente senza espressione. Anche lei mi guardava, anzi, osservava i
miei movimenti senza muoversi. Si era messa di profilo, con le braccia lungo i
fianchi e con la gamba sinistra leggermente spostata in avanti. Ero ancora
indeciso su quale tattica usare. Mi aveva appena dato una dimostrazione di
straordinaria efficenza e non volevo fare la figura dell'idiota. Rachel Fink
mi anticipò. Mosse la sua gamba sinistra e io indietreggiai di circa un
metro per evitarla, ma le lasciai il bersaglio grosso. Con una velocità
incredibile, ritornò con la gamba sinistra a terra e mosse quella destra che
andò a cozzare contro il mio stomaco. Stavolta accusai il colpo e mi piegai
in due. In quel momento, ero alla sua mercè ma la straordinaria donna non si
mosse, dandomi il tempo di riprendermi. Quanto era brava! Non avevo mai
incontrato una persona in grado di battermi con quella facilita' e mi aveva
fatto capire chiaramente di non aver forzato i suoi colpi. Cominciavo a capire
cosa potesse fare con suo marito, un uomo più anziano e decisamente meno
atletico di me. Volevo evitare una lezione più dura e una vocina interna mi
diceva che avrei dovuto dirle che avevo capito tutto e che non c'era alcun
bisogno di proseguire, ma ero un uomo, un uomo con tutto il suo stupido
orgoglio, abbastanza intelligente da capire che la donna che avevo di fronte
mi era superiore intellettualmente, ma tremendamente idiota da non accettare
che questa superiorità lei la potesse dimostrare anche sul piano fisico.
Ripresi fiato e la attaccai. E stavolta lo feci sul serio. Provai un paio di
pugni che non arrivarono a bersaglio per la sua velocità nel pararli e poi
Rachel Fink mi fece capire di che pasta fosse fatta. Tentai una nuova sortita,
stavolta da distanza ravvicinata ma la donna mi afferrò il polso con la sua
mano sinistra torcendolo e, contemporaneamente, fece partire un pugno
all'altezza del mio fianco sinistro che accusai visibilmente e poi, con la
stessa mano, col mio volto ormai completamente scoperto, accennò un altro
pugno che si fermò ad un millimetro dal mio viso
" Sa quali sarebbero stati danni che le avrei potuto procurare se l'avessi
colpita?" La sua voce era ancora calmissima e il suo respiro tutt'altro che
affannato. Rachel Fink era una vera campionessa e mi aveva neutralizzato senza
batter ciglio e con una facilità sorprendente, senza nemmeno spostare di un
millimetro la sua pettinatura. Eravamo ormai a stretto contatto, anche se il
mio polso destro era ancora tenuto saldamente dalla sua mano sinistra. Fece
un'altra lieve torsione e cominciai a sentire dolore alla spalla e dovetti
chinarmi e darle le spalle per alleggerire quel dolore. Era giunto il momento
di riconoscere la sua superiorità
" Ok, signora Fink, ok. Ho capito. Ora mi lasci, per favore"
" Ora la lascerò, detective Bravermann, ma non tollererò ancora che lei
metta in dubbio anche una sola parola di ciò che le dico" Mi stava dando una
lezione, mi stava punendo per non averle creduto del tutto quando sosteneva di
essere in grado di poter sconfiggere un uomo con facilità. Ma intanto non mi
lasciava e la sua torsione cominciava a farsi piuttosto dolorosa e mi stavo
rendendo conto che ero praticamente immobilizzato e che appena muovevo un solo
muscolo per cercare di liberarmi il dolore aumentava in modo considerevole.
Ero praticamente nelle sue mani
" Basta signora Fink. Ora basta. Ha dimostrato quello che può fare. Mi lasci
andare"
Rachel Fink allentò la presa permettendomi di tornare di fronte a lei in
posizione eretta ma non lasciò il mio polso. Ero turbato e quella posizione
di inferiorità nei suoi confronti alla quale mi aveva costretto fino a pochi
secondi prima, mi aveva innervosito, Cercai quasi con rabbia di liberarmi, ma
stranamente non ci riuscii
" Si ricorda quando le ho detto che un uomo medio può rompere uno sterno
facendo un massaggio cardiaco e io che sono notevolemente più forte di un
uomo medio, l'ho rotto a mio marito? Si ricorda detective?"
" Si, mi ricordo"
" Cosa ha fatto lei?"
" Ho dubitato"
" Non si permetta mai più" concluse la giovane vedova stringendo il mio polso
con la sua mano. Stavolta non si aiutava con nessuna torsione. Era solo la
forza della sua mano contro il mio braccio a spingermi incredibilmente di
nuovo quasi in ginocchio. Cercai di aiutarmi con la mano libera senza riuscire
a scalfire quella presa. Rachel Fink possedeva una forza nettamente superiore
alla mia e io ero impossibilitato a difendermi. Ero definitivamente sconfitto
e senza attenuanti
" Non dubiterò mai più di lei, ma ora mi lasci, la prego. Ha dimostrato
tutto quello che intendeva dimostrarmi"
" Non ancora tutto, ma la lascio. Non era mia intenzione farle male e non glie
ne ho fatto. Lei ha un fisico tale da potersi permettere di assorbire i colpi
e le torsioni che le ho inferto senza conseguenze, se non con qualche
contraccolpo psicologico" Aveva ragione lei, di nuovo. Mi lasciò ed ero
appena indolenzito ma psicologicamente ero distrutto. Aveva giocato con me
come il gatto con il topo, dimostrandosi infinitamente superiore. Riconobbi
questa superiorità mentre mi massaggiavo il polso
" Lei è straordinaria, signora Fink. Davvero straordinaria. Da dove le deriva
tutta questa forza?"
" Che cosa fa quando io parlo, detective? Mi ascolta o il suo cervello è
immerso in altri ragionamenti? Glie l'ho detto prima. Predisposizione genetica
e allenamenti. Molti allenamenti per molte ore al giorno per tutti i giorni
fin da quando ero bambina"
La guardai imbambolato. Che donna! Malgrado mi avesse dato la più grossa
lezione della mia vita ne ero ammaliato. Raccolsi la camicia per rimettermela
e la vidi accennare un lieve sorriso. Che peccato che non sorridesse quasi
mai. Doveva possedere un sorriso meraviglioso ma ero troppo intimorito da lei
per poterla guardare fissa in volto e godermi quel sorriso. Mi aveva
intimorito fin dal primo momento con i suoi modi e con la sua autorevolezza
ma, dopo quella dimostrazione di bravura, di straordinaria efficenza fisica e
di forza, il mio timore e la mia sensazione di netta inferiorità nei suoi
confronti aveva raggiunto livelli stratosferici. Cercai di cogliere qualche
sfumatura dal quel lieve e meraviglioso sorriso enigmatico e credetti di
esserci riuscito. Era soddisfatta. Era soddisfatta di avermi messo in
difficoltà di avermi ridicolizzato come uomo prima e come poliziotto poi. Da
una parte sarei voluto scappare e non vedere più quel sorriso di
soddisfazione ma dall'altra sentivo una strana sensazione che me lo impediva.
Ancora una volta una sensazione per me totalmente nuova che stavolta non
riuscii però a decifrare. E le sorprese non erano ancora terminate. Rachel
Fink sembrava essere una miniera inesauribile di sorprese per me e la cosa,
per quanto potesse sembrare assurda visto il modo autoritario col quale mi
aveva trattato fino a quel momento e per la figura barbina che mi aveva appena
fatto fare, non mi dispiaceva affatto. No, non mi dispiaceva perché questo
voleva dire poter trascorrere altri momenti con lei.
E il mio cuore in subbuglio mi diceva che trascorrere anche un solo istante
con lei, di fronte a lei o anche sotto di lei, era la cosa che in quel momento
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