Mirror jap lover

Scritto da , il 2022-07-18, genere masturbazione

Doccia!
Resto nuda, bagnata, davanti allo specchio, a godermi il fresco dell'acqua che evapora sul mio corpo, e osservo l'altra ragazza che mi osserva.
Se la guardo negli occhi, anche lei mi fissa.
Mi friziono un po' i capelli con una salvietta e lei fa lo stesso.
Mi guardo con occhio critico.
Così, un po' spettinata, coi capelli ancora umidi non sono male.
Scuoto la testa, le fronde sugli occhi, e contemplo i miei gesti ripetuti pedissequamente dalla ragazza che mi osserva e mi imita.
Sguardo da mistero, un po' coperto dalla lunga frangia. Occhi neri che nascondono le proprie emozioni e scrutano il mondo.
Davanti a me questa ragazza giapponese.
Carina.
Con le mani vaporizzo i capelli e me li sposto su un seno, a coprire appena il capezzolo.
Mamma mia, quanto sei sexy, con quelle gocce limpide che ti imperlano la pelle!
Ancora scuoto il capo e lo piego indietro, spostando la nera criniera dietro alle spalle.
Mi contemplo con aria di sfida mentre l'altra ragazza mi rimando il suo sguardo.
“E tu chi sei, bella figa?”
Accenno con espressione insolente.
Ma poi rido e quella, l'altra, mi accompagna con la sua risata.
Denti bianchissimi tra labbra carnose.
Allungo la mano verso il vetro e l'altra fa lo stesso, ci appoggiamo una all'altra.
Apprezzo i suoi polpastrelli al contatto preciso con i miei.
Continuo a osservarla.
Il seno pieno, tondo, provocante.
Lo confronto con i miei capezzoli gonfi e sporgenti, eccitati dalla visione del corpo nudo della donna che mi sta di fronte e mi si offre senza imbarazzo.
Mi tocco un vertice, duro e appuntito, su cui si è raccolta una goccia d'acqua, e l'altra mi copia.
“Diciamo che a fantasia non sei proprio come Jules Verne!” la provoco.
Ma quella se ne frega delle mie frecciatine e mi fulmina con uno sguardo ancora più penetrante.
Le guardo il seno, ma non posso accorgermi se le stia facendo lo stesso.
Mi prendo in mano una tetta e anche lei se la palpa.
La schiaccio, ci affondo le dita, strofino l'indice intorno al capezzolo e quella, ancora, ripete alla lettera tutto quanto faccio io. Sembra quasi che mi anticipi.
Abbasso lo sguardo sul ventre, racchiuso da fianchi stretti.
“Sei carina, sai, morettina? Da dove vieni?”
Non c'è bisogno di rispondere. I caratteri sono perentoriamente orientali e quella piega degli occhi...
La ragazza è giapponese, viene dal mio stesso paese.
“Non ho mai fatto l'amore con una donna giapponese, sai?” Le sussurro cercando di darmi importanza, di colpirla, magari di interessarla con questa parlata diretta e sfacciata; forse mi illudo anche di sedurla.
Ma quella muove solo le labbra, ma è solo la mia voce che percepisco.
La vita stretta si allarga sui fianchi, morbida. Una clessidra sinuosa e invitante, con al centro un ciuffo nero e ribelle.
Mi pettino i peli del pube con le dita, li riordino spostandoli a destra o a sinistra, vezzosamente.
Lunghi e dritti, soffici e docili, il vello asseconda le mie frivolezze.
La donna allo specchio mi ha osservato ripetendo senza fantasia i miei gesti.
“Ti piaccio mentre me la tocco? Eh? Dì la verità!” ancora la sfido, guardandola negli occhi, mentre, di fronte a me, l'altra donna inizia ad accarezzarsela lasciando scivolare le dita sempre più in basso, infilandosele tra le cosce, fino a farle sparire, inghiottite nelle pieghe vaginali.
Apro la bocca in un sospiro che non riesco a trattenere e di fronte a me, tra le labbra dell'altra, spuntano denti bianchi sotto occhi che cominciano a socchiudersi per il piacere ottenebrante.
Le sfioro il volto con l'indice bagnato dei miei liquidi. Le dita scivolano su una superficie liscia e fredda.
“Eh? Ti piaccio mentre mi infilo le dita dentro?” e mi sporgo verso di lei, ora vicinissima.
Le mie labbra sfiorano le sue. Una superficie omogenea e senza attriti, piacevole al contatto.
Sporgo la lingua e incontro la sua. Piccola appendice umida e sensuale, le nostre salive si mescolano, scivolano suscitandoci piacere.
“Sei una maialina, vero?”
La guardo mentre allarga le labbra esponendomi la punta rossa, come una fiammella furtiva tra le braci. Mi cerca e io mi sporgo a incontrarla.
Chiudo gli occhi mentre la mia bocca aderisce alla sua. Molluschi scivolano e si inseguono nascosti dagli occhi indiscreti, mentre al riparo delle nostre guance si svolge una gentile lotta amorosa.
“Mi piaci un sacco, lo sai, ti vorrei scopare tutta!”
Le sussurro staccandomi a malincuore dalle sue labbra. Solo un filo di saliva lucente ci unisce.
Chiudo gli occhi ancora una volta e appoggio la fronte sulla sua fresca superficie.
Apro gli occhi esalando un gemito appena sussurrato mentre sento le sue dita che mi entrano dentro, tra le gambe, l'altra mano arpionata al mio seno, le dita affondate nel tessuto.
“Fammi godere, ti prego!”
E quella mi asseconda, entra ed esce da me, mentre sulla coscia mi scivola un velo di bava vischiosa.
Schiaccio il mio seno sul suo, quelle sue tette piene e sode, e le sue dita... le sue dita danzano dentro di me come una coppia di pattinatori sul ghiaccio; mi esplorano in profondità, indagano ogni recesso.
Spingo il ventre contro di lei. Fresca, liscia.
Le sue mani mi cingono la schiena per stringermi sul suo corpo. Le tette si fondono; ci lecchiamo il volto mentre le nostre vulve si incrociano.
Dita appassionate in vortici sempre più stretti sul clitoride, impennate e scivolate di falangi umide di muco fino al regno scuro del sedere, per sfiorare il pertugio senza violarlo e ritornare nel caldo gorgo dell'oblio.
La mia figa ora si muove su quella della mia partner, giochi di peli e di attriti sui monti della dea Venere, mi spingo dentro di lei e l'accolgo all'interno del mio ventre.
Colpi di bacino, scosse incoercibili, e ancora le sue dita bagnate mi strizzano le tette, mi tirano i capezzoli.
I miei gemiti muoiono tra le sue guance, pietosamente accolti dalla sua morbida lingua, mentre mi accascio, aderendo alla superficie di vetro, schizzata dal mio orgasmo.
Mi adagio ai suoi piedi e lei mi raccoglie in un abbraccio materno, rinchiudendomi nel suo utero.

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