Alla mamma non far sapere quanto è bello un cazzo nella fica e l'altro nel sedere 2

di
genere
incesti

La notte non portò altro consiglio, che non fosse quello di ricominciare al più presto a scopare con Federico, ma la giornata non fornì occasioni, con gli altri due costantemente presenti.
Fede era immerso nello studio, quando tornai dal lavoro. E come lui anche suo fratello minore. Il mezzano, invece, stava comodamente seduto a guardare la Tv
“Tesoro, me la daresti una mano a pulire i pensili della cucina!”
“Ok, arrivo!”
Mi ero cambiata ed avevo indossato un paio di comodi leggins ed una maglietta: l’abbigliamento solito di una disperata casalinga, ma non mi ero accorta che i pantaloni si erano scuciti proprio in mezzo alle gambe, ma non sarebbe cambiato nulla, visto che indossavo un casto paio di mutandine.
“Cosa devo fare, mamma?”
“Io ti passo le cose e tu le posi sul tavolo. Poi, dopo che avrò pulito, me le ripasserai per metterle a posto!”
Cominciai a passargli i vari barattoli e scatole che occupavano i ripiano del pensile, quando sentii la sua mano che si intrufolava nel buco dei leggins e scostava il lembo delle mutandine.
“Ma che stai facendo?”
“Controllo!”
“Ma controlli cosa?”
“Fede mi ha detto che hai una fica stupenda… ed io controllo di persona!”
“Ah! E cosa altro ti ha detto Fede?”
“Che coli come una fontana. E, secondo me, si è tenuto stretto: sei una cascata, mamma!”
Non mi ero accorta di stare bagnandomi, mi ero solo resa conto che la situazione no i stava dando per nulla fastidio, anzi.
“Bene! Voglio fare la spia anch’io: lo sai che tuo fratello ha un cazzo veramente bello?”
“Certo che lo so! Non chiudiamo mai la porta, quando andiamo in bagno!”
“E tu?”
“Io?”
“Tu?”
Senza dire una parola si abbassò i pantaloni ed i boxer.
“Alla faccia del bicarbonato di sodio! Certo che vi ho fatto proprio bene.”
“E non lo vuoi provare? Fede mi ha detto che il suo è trato il secondo cazzo della tua vita. Spero che il mio sarà il terzo!”
“insomma, Fede ti ha detto proprio tutto- lo sai usare bene come lui?” mentre parlavamo, ero scesa dalla sedia che stavo usando a mo’ di sgabello e mi ero impossessata del suo cazzo segandol lentamente e dolcemente. Era anche più grosso di quello di suo fratello, anche se meno solcato da vene in rilievo. Quello che era assolutamente identico era il turgore, come anche la durezza di quel giovane membro. Avevo un lago tra le gambe ed ora ne ero consapevole e contenta.
“Vedrai, mamma, quanto ti piacerà prenderlo in culo!”
“Sei scemo? Vorresti infilarmi quel palo nel culo? Mai preso nulla lì!”
“Fino a ieri, non avevi preso un cazzo neanche in bocca: ti è dispiaciuto?”
“No, ma non è la stessa cosa!”
“Vero: non lo è. Ma vedrai che ti piacerà così tanto che non vorrai più farne a meno!”
Avvertivo una gran voglia di provare, mista a paura. Ma se son riuscite le altre, perché non dovrei riuscirci io. Furono gli ultimi pensieri che riuscii ad elaborare, prima che il piacere mi ottenebrasse la mente sotto forma della lingua di mio figlio che forzava le labbra per incontrare la mia. Sapeva di fresco, di giovane e di fresco: metteva voglia di continuare quel bacio all’infinito ed al tempo stesso di abbandonarlo subito per verificare se anche il suo cazzo aveva lo stesso sentore. La sua mano, ormai, si era impossessata stabilmente della mia fica e tormentava il mio clitoride, costringendomi ad una produzione over size di umori, che scivolavano, impregnando i leggins. Sentivo i miei capezzoli erigersi allo spasimo, tendendo la maglietta e, strofinandosi sopra, procurarmi brividi di piacere anche lì. Quanto mi sentivo troia, quanto mi sentivo madre, ma soprattutto finalmente appagata come femmina. Mi fece piegare, appoggiando i miei gomiti al tavolo, mi sfilò, in un colpo, pantaloni e mutandine; si inginocchiò dietro di me e prese a leccarmi la fica. Lo sentivo deglutire, cercando di catturare tutti i miei umori; poi, la sua longua risalii fino a trovare l’orifizio anale. Leccava lentamente, con un moto rotatorio intorno alla rosetta. Quindi un suo dito si fece largo e si intrufolò, senza che lui smettesse di leccare. Lo tirò fuori ed io sentii che ora mi stava penetrando con la lingua, che faceva saettare avanti ed indietro, per quel poco che riusciva ad entrare. Fu la volta di due dita, che entrarono, non senza qualche difficoltà e presero a muoversi, roteando nel mio intestino: erano sensazioni nuove, così diverse dalle dita nella fica, a cui pure non ero avvezza. Ma mi piaceva e il mio culo che si muoveva avanti ed indietro era senza dubbio un invito a continuare e, perché no, ad osare anche di più. Ed arrivarono tre dita, strette una all’altra. Riuscii a capire che il suo momento… il mio momento si avvicinava: fui tentata di dire qualcosa che lo facesse desistere, ma mi sentii così piccola: sarei andata fino in fondo, a qualsiasi costo. Lui era in piedi, dietro di me, le sue mani sui miei seni. Poi una di queste di staccò e la sentii che guidava il cazzo alla porta del mio corpo.
“Chi è?” ironizzai per vincere la paura.
“Il cazzo che ti romperà il culo, bella signora!”
A stento riusciva passare tra le chiappe per raggiungere la mia rosellina e, quando cominciò a premere per farsi strada nel mio intestino, sentii un dolore fortissimo che mi fece urlare.
“No, basta, ti prego! Mi stai facendo malissimo.”
Lui si fermò e si allontanò, aprii il frigo e prese il panetto del burro. Tagliata una bella noce, si mise a spalmarla sull’ano e poi anche dentro; avvertivo il freddo che scaldandosi si scioglieva. Continuò a spalmarlo dentro e fuori per un paio di minuti, credo; poi tornò a puntarmi con quel formidabile ariete che si ritrovava tra le gambe. Scivolò abbastanza comodamente tra i glutei, fermando la sua avanzata sbattendo sul mio sfintere, che oppose una strenua resistenza, nonostante il burro consentisse a quel cazzo di avanzare con maggiore facilità, rispetto a prima. Urlai di nuovo, ma mi imposi di non trattenerlo e provai a concentrarmi su i centimetri che di cazzo che avanzavano al mio interno. Credo che ci mise più di 5 minuti ad infilarlo tutto dentro, con calma, senza fretta e facendo molta attenzione alle mie smorfie di dolore, che si trasfiguravano in qualcosa di molto più simile al piacere. Pur soffrendo, non posso negare che cominciavo ad apprezzare quella nuova conquista sul fronte del sesso e, quando Mirko, completato l’affondo, si fermò dentro di me, con il bacino schiacciato sul mio culo e le mani sui miei seni, per evitare di venire troppo presto e, al contempo, per farmi abituare alla sua presenza, tirai un grosso respiro ed esclamai-”
“Femmina! Mi sento finalmente femmina!”
“Vuoi dire troia?”
“Pensatela come volete, ma sto bene con me stessa!”
Riprese a muoversi, con colpi cadenzati, vigorosi, che facevano sbattere la sue palle sulle chiappe, mentre le mie mammelle roteavano, lasciate libere dalle sue mani. Non so dove, avevo letto che era raro avere un orgasmo con la penetrazione anale: beh, io sono una rarità. Squirtai oscenamente, sembrava che stessi pisciando e incitavo mio figlio a non fermarsi, a continuare a farmi godere.
Significa che sono troia? Felicissima di esserlo!
Avessimp avuto piùtempo, credo che Mirko mi avrebbe dedicato l’attenzione di scoparmi anche in fica, ma entrambi sapevamo che era solo l’inizio e che presto ci sarebbero state altre occasioni. Continuò, così, a rompermi il culo per un’altra decina di minuti abbondante, alternando un ritmo lento e gentile, a momenti di colpi più violenti e altre più veloci. Nessuno dei 2 si preoccupava che potessero arrivare gli altri: il suo motivo l’ho scoperto più tardi. Il mio era che non me ne fregava un cazzo: non so quanto inconsciamente, avevo deciso che quel nuovo modo di fare la mamma era quello che più gradivo.
di
scritto il
2022-03-14
1 3 K
visite
8
voti
valutazione
3.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.