Puoi farlo anche tu 1
di
Troy2a
genere
incesti
A casa ci torno poco. Non che non senta la nostalgia, ma la scelta che ho fatto a mio padre non è piaciuta e non l'ha mai accettata. Mia madre è stata più indulgente. Intendiamoci: non è che abbia fatto salti di gioia, ma ha anteposto il suo affetto per me alla rigidità degli schemi, più che valori della sana provincia italiana.
Io faccio l'attore di film porno. Ho incorniciato, come da tradizione, la laurea in medicina, che rispondeva più alle aspettative di mio padre che alle mie aspirazioni, e mi sono dedicato a questa attività che mi dà molte soddisfazioni, non solo fisiche.
Lo scorso fine settimana sono tornato a casa senza avvertire, mi aspettavo il solito mugugno di saluto di mio padre ed il solito abbraccio caldo di mia madre, ma ho trovato solo il secondo. Mio padre era partito per una questione sua che non ho voluto approfondire, anzi quasi mi fece piacere non dovermi confrontare con il suo sguardo duro di riprovazione.
Era già ora di cena e mia madre, come spesso accade quando è sola, non aveva mangiato nulla: prendiamo una pizza e la mangiamo in salotto, guardando la tv e parlando del più e del meno; della vita in città e del gossip di provincia. Poi, non so come, il discorso scivola sul mio lavoro: domande del tipo quante ore al giorno fai di riprese, o non lo trovi faticoso. Rispondo senza trincerarmi, con spontaneità come spontanee sono le sue domande. Fino a che lei non mi dice di non aver mai visto un mio film.
“Vorresti?”
“Ci sono diversi problemi. Primo: non ho nessuno dei tuoi film. Immagini tuo padre cosa combinerebbe se solo lo sapesse? Secondo: sarebbe imbarazzante.”
“Imbarazzante? Per me o per te?”
“Soprattutto per te! Per me sarebbe vedere un film, in realtà il primo porno.”
“Se vuoi vederlo, io non mi imbarazzo! E, quanto ad averlo, con internet è un attimo.”
Mi guarda perplessa, ma credo abbia pensato che fosse l'unico momento per poter entrare nel mondo del lavoro di suo figlio, come la madre che va a trovarlo in ufficio, insomma.
“Un attimo dici? Dai! Tanto possiamo interrompere in qualsiasi momento, se ti imbarazzi.”
“Ancora? Mamma è il mio lavoro: non mi imbarazza.”
Armeggio col telefonino e, attraverso la funzione del trasmetti schermo, riproduco sul televisore uno dei miei film. Ne ho preso uno a caso, senza rendermi conto che, ad un certo punto, ho un rapporto con una donna più grande di me che, nel film, è mia suocera.
Cominciano a scorrere le immagini, mia madre arrossisce, ma poi si adatta. Il primo rapporto non sono io ad averlo e questo la rende più tranquilla. Lei, ma io no! Passano alcuni minuti, poi il collega viene abbondantemente nella bocca della modella che recita con lui.
“Ah, però!” commenta mia madre, divertita.
È la mia volta. Seduto ad un bar, consuno un aperitivo con due ragazze, di cui una dovrebbe essere mia moglie ed una sua amica.
“Tutte strafiche, come dite voi!” commenta mia madre. La guardo e le sorrido.
Ci spostiamo a quella che dovrebbe essere casa mia. Mia moglie dice all'amica:
“Vado a mettermi comoda. Tu serviti pure!”
L'amica non se lo fa ripetere e, inginocchiatasi di fronte a me, mi tira fuori il cazzo dai pantaloni. Mia madre ha un sussulto e si porta la mano alla bocca. Metto in pausa.
“Vuoi che lo togliamo?” chiedo.
“No, è... Ma ce lo hai davvero così grosso?” scoppio a ridere.
“Come lo vedi lì, ti pare?”
“So che ci sono programmi per il ritocco...”
“Nessun ritocco.”
“Ma dai!”
“Vuoi vedere?”
Ci pensa su, mentre mi guarda perplessa, poi :
“Vediamolo!”
Ora, dovete sapere che non faccio il porno attore per bisogno, ma per caso. Frequentando l'università, usavo i soldi che mi mandava papà per mantenermi e quelli che mi guadagnavo con qualche lavoretto per frequentare i club priveé. Perché ero sempre alla ricerca di qualcosa di trasgressivo. Una sera mi capita di scoparmi una tipa, forse sulla settantina con un marito molto più giovane. Prima di andare via, il tizio mi dà il suo biglietto da visita: è un regista di film porno e la moglie ricchissima è quella che glieli finanzia. Il mio cazzo è piaciuto a tutti e due e vogliono lanciarmi nel mondo delle luci rosse: detto fatto!
Vi racconto questo, perché possiate capire come mi basti poco per eccitarmi, anche vedere un mio stesso film, ma ancora più che mia madre mi chieda di vedere il mio cazzo. Mi abbasso la zip e lo tiro fuori, barzotto e invitante: mia madre sgrana gli occhi.
“Mio Dio! È anche più grosso di quello che sembra sullo schermo. Ed è anche duro!” mi guarda e capisco cosa sta pensando, ma non parlo. La lascio risolvere da sé il suo dubbio. Titubante allunga la mano, lo sfiora, tentenna ancora, poi si lascia andare e lo afferra, stringendolo nel pugno “Sembra d'acciaio, un acciaio caldo!” sorride arrossendo.
Lo lascia di colpo, come si risvegliasse in quel momento.
“Dai! Riprendiamo a vedere il film.” faccio ripartire il film, ma non mi sfugge che il suo sguardo si alterni tra il video ed il mio cazzo, che io mi guardo bene dal coprire. Ed arriviamo al momento in cui mia suocera viene a trovarmi a casa, mentre sono con un mio amico. Lei è una bionda cotonata, un po' in carne che non perde tempo
“Ho la fica in fiamme: me la spegni tu?” e partiamo a scopare, con il mio amico che si trattiene fino a quando lei non lo invita a raggiungerci. Mia madre si volta per l'ennesima volta verso di me, ma non mi guarda più negli occhi.
“Com'è scopare una vecchia?” mi chiede, senza mai distogliere lo sguardo dal mio giocattolo.
“Non è importante l'età, ma la voglia che si ha dentro. Lei è una che non lo fa per lavoro, ma per passione. Le piace proprio.”
“Ci credo A chi non piacerebbe un... Un coso così?”
“Anche a te?”
I suoi occhi, finalmente, salgono con fatica verso i miei, fino ad incrociarli. Ed il suo è uno sguardo di sofferenza.
“Sono una donna anch'io, anche se sono tua madre!”
“Allora, per stasera, fai finta di non esserlo!”
Non tento nessun approccio: potrebbe solo irrigidirla. Lei torna a guardare il film, come non avesse sentito.
“Pensavo che dovesse disgustarmi. Non tu, il genere. Invece devo dire che, tutto sommato, mi piace!”
“Ti sta eccitando?”
Torna a guardarmi tra le gambe.
“Se dico di no mi credi?”
“Probabilmente no?”
“E hai ragione. Sì, mi sto eccitando e lo sto facendo alla presenza di mio figlio, guardando il cazzo di mio figlio. E vuoi sapere di più? Mi sto sentendo troia ed invece di vergognarmi mi sento felice!”
Stavolta la abbracciai, ma senza nessun intento: l'abbraccio di un figlio ad una madre, mentre tornavamo a guardare il film insieme. Poi, la sua mano si mosse lentamente, fino a tornare ad impugnare il mio cazzo, cominciando a muoversi su e giù.
“Se lo prendo in bocca, mi giudichi?”
“Sì! Penserò che ancora una volta sei la mamma migliore del mondo!”
Scivolò ai piedi del divano, per poi voltarsi e, dopo avermi lanciato uno sguardo, mi prese il cazzo in bocca. Era calda, come poche ne avevo trovate, e si muoveva con una perizia ed una passione che non le avrei attribuito. Provai a resistere, ma non ci riuscii: la mia mano si allungò verso la sua testa e le afferrai i capelli. Tenendone un grosso ciuffo in mano, assecondavo il movimento del suo capo, che si alzava e si abbassava, per permettere alla bocca di farsi scivolare il mio cazzo fino quasi in gola. Poi lo cacciava, per far scivolare la lingua per tutta la lunghezza della mia asta ed, in quei frangenti, ne approfittava per incrociare il suo sguardo col mio. Com'era cambiato in pochi minuti. Quello sguardo furtivo e timoroso, carico di malcelata vergogna, aveva lasciato spazio agli occhi di una cagna in calore, che mi incitava a resistere alla sfida che tacitamente mi lanciava. Se avessi mai avuto voglia di farlo, l'abbandonai in un istante, capitolando.
“Vieni, mamma!”
“Cosa vuoi fare?”
“Ti piacciono i numeri, no?” chiesi sibillino, alludendo alla sua passione per la matematica “Cominciamo dal 69!”
“Vuoi leccarmi la fica?” fece finta di imbarazzarsi.
“Sì, ma solo per cominciare!”
Mi scavalcò con le sue cosce, allargandole e posizionando la sua fregna a portata della mia lingua, mentre tornava ad ingoiare il mio cazzo. Decisi di farle provare tutto ciò che in termini di cunnilingus avevo imparato nella mia attività. Non se lo aspettava, nessuno, credo le aveva mai leccato la fica come stavo facendo io, alternando la lingua al lavoro delle labbra, al succhiarle un clitoride di proporzioni notevoli. Non ce la fece: abbandonò il boccone, per abbandonarsi al godimento, lasciandosi sfuggire gemiti sempre più alti, che l'isolamento della casa consentiva senza generare imbarazzo. Cominciò a squirtare, inondando la mia bocca e tutta la mia testa di umori copiosi: bevevo la sua sborra, respiravo la sua sborra e finiva anche sugli occhi. Dovetti impegnarmi a fondo, per continuare a stimolarla: sembrava orinasse, per la gran quantità di flusso che mi rovesciava addosso. Si abbandonò totalmente sul mio corpo.
“Oddio, oddio! Forse non avevo mai goduto così: è stato eccezionale!”
“Ora passiamo ad altri numeri e vedrai che godrai ancora meglio!”
“Cosa vuoi farmi?”
“Cosa ti faccio! Nessuna donna può farmi bere alla sua fica e poi negarla al m io cazzo: neanche tu!”
Il suo sguardo tornò quello dell'inizio, un misto di desiderio e vergogna, di bramosia e sensi di colpa. Non le lasciai il tempo di riflettere troppo, altrimenti il risultato sarebbe stato scontato: mi alzai e le presi con forza le gambe, che accennarono ad una resistenza impossibile. Troppo il divario di forza. La bocca della sua fica mi chiamava e mi chiedeva aiuto ed io ero lì per quello. L'altra bocca, quella che si era ingoiato per un buon quarto d'ora il mio cazzo, invece, chiedeva senza convinzione di desistere. Accolsi l'invito della prima e la penetrai: un affondo deciso, che lei sentii ed apprezzò da subito. Le sue mani si protesero verso di me, cercando inutilmente di raggiungermi, dovendo mantenere anche l'equilibrio sul divano. Lo sciabordio della sua fica mi diceva che, se fossi stato ancora tra le sue cosce con la testa, mi avrebbe lavato di nuovo. E bagnatissimo sentivo il mio cazzo, mentre si muoveva un po' dentro ed un po' fuori dal suo corpo. Mi nutrivo dei suoi gemiti, frammisti ad incitamenti a non fermarmi: ora la sua fica e la sua bocca parlavano lo stesso linguagggio, l'unico che le mie orecchie volessero udire. Le unghia delle mani graffiavano la pelle deldivano, come avrebbero fatto con quella del mio corpo, se solo avessero potuto arrivarci, la sua testa si muoveva forsennatamente a destra e sinistra, mossa da un orgasmo che si sostituiva alla volontà, fino a che non esplose in un urlo liberatorio che fece tremare i vetri delle finestra.
“Dammelo! Voglia la tua sborra, voglio sentire il sapore del tuo sperma!”
Tornò ad ingoiare il mio cazzo, con una voracità inaudita: temetti me lo potesse staccare col risucchio. E quando sborrai, ingoiò tutto, famelica, dando solo due colpi di tosse, quando lo sperma che le scivolava in gola accennava a soffocarla.
Il calore del suo seno che premeva sul mio petto è l'ultimo ricordo che ho di quella sera.
Io faccio l'attore di film porno. Ho incorniciato, come da tradizione, la laurea in medicina, che rispondeva più alle aspettative di mio padre che alle mie aspirazioni, e mi sono dedicato a questa attività che mi dà molte soddisfazioni, non solo fisiche.
Lo scorso fine settimana sono tornato a casa senza avvertire, mi aspettavo il solito mugugno di saluto di mio padre ed il solito abbraccio caldo di mia madre, ma ho trovato solo il secondo. Mio padre era partito per una questione sua che non ho voluto approfondire, anzi quasi mi fece piacere non dovermi confrontare con il suo sguardo duro di riprovazione.
Era già ora di cena e mia madre, come spesso accade quando è sola, non aveva mangiato nulla: prendiamo una pizza e la mangiamo in salotto, guardando la tv e parlando del più e del meno; della vita in città e del gossip di provincia. Poi, non so come, il discorso scivola sul mio lavoro: domande del tipo quante ore al giorno fai di riprese, o non lo trovi faticoso. Rispondo senza trincerarmi, con spontaneità come spontanee sono le sue domande. Fino a che lei non mi dice di non aver mai visto un mio film.
“Vorresti?”
“Ci sono diversi problemi. Primo: non ho nessuno dei tuoi film. Immagini tuo padre cosa combinerebbe se solo lo sapesse? Secondo: sarebbe imbarazzante.”
“Imbarazzante? Per me o per te?”
“Soprattutto per te! Per me sarebbe vedere un film, in realtà il primo porno.”
“Se vuoi vederlo, io non mi imbarazzo! E, quanto ad averlo, con internet è un attimo.”
Mi guarda perplessa, ma credo abbia pensato che fosse l'unico momento per poter entrare nel mondo del lavoro di suo figlio, come la madre che va a trovarlo in ufficio, insomma.
“Un attimo dici? Dai! Tanto possiamo interrompere in qualsiasi momento, se ti imbarazzi.”
“Ancora? Mamma è il mio lavoro: non mi imbarazza.”
Armeggio col telefonino e, attraverso la funzione del trasmetti schermo, riproduco sul televisore uno dei miei film. Ne ho preso uno a caso, senza rendermi conto che, ad un certo punto, ho un rapporto con una donna più grande di me che, nel film, è mia suocera.
Cominciano a scorrere le immagini, mia madre arrossisce, ma poi si adatta. Il primo rapporto non sono io ad averlo e questo la rende più tranquilla. Lei, ma io no! Passano alcuni minuti, poi il collega viene abbondantemente nella bocca della modella che recita con lui.
“Ah, però!” commenta mia madre, divertita.
È la mia volta. Seduto ad un bar, consuno un aperitivo con due ragazze, di cui una dovrebbe essere mia moglie ed una sua amica.
“Tutte strafiche, come dite voi!” commenta mia madre. La guardo e le sorrido.
Ci spostiamo a quella che dovrebbe essere casa mia. Mia moglie dice all'amica:
“Vado a mettermi comoda. Tu serviti pure!”
L'amica non se lo fa ripetere e, inginocchiatasi di fronte a me, mi tira fuori il cazzo dai pantaloni. Mia madre ha un sussulto e si porta la mano alla bocca. Metto in pausa.
“Vuoi che lo togliamo?” chiedo.
“No, è... Ma ce lo hai davvero così grosso?” scoppio a ridere.
“Come lo vedi lì, ti pare?”
“So che ci sono programmi per il ritocco...”
“Nessun ritocco.”
“Ma dai!”
“Vuoi vedere?”
Ci pensa su, mentre mi guarda perplessa, poi :
“Vediamolo!”
Ora, dovete sapere che non faccio il porno attore per bisogno, ma per caso. Frequentando l'università, usavo i soldi che mi mandava papà per mantenermi e quelli che mi guadagnavo con qualche lavoretto per frequentare i club priveé. Perché ero sempre alla ricerca di qualcosa di trasgressivo. Una sera mi capita di scoparmi una tipa, forse sulla settantina con un marito molto più giovane. Prima di andare via, il tizio mi dà il suo biglietto da visita: è un regista di film porno e la moglie ricchissima è quella che glieli finanzia. Il mio cazzo è piaciuto a tutti e due e vogliono lanciarmi nel mondo delle luci rosse: detto fatto!
Vi racconto questo, perché possiate capire come mi basti poco per eccitarmi, anche vedere un mio stesso film, ma ancora più che mia madre mi chieda di vedere il mio cazzo. Mi abbasso la zip e lo tiro fuori, barzotto e invitante: mia madre sgrana gli occhi.
“Mio Dio! È anche più grosso di quello che sembra sullo schermo. Ed è anche duro!” mi guarda e capisco cosa sta pensando, ma non parlo. La lascio risolvere da sé il suo dubbio. Titubante allunga la mano, lo sfiora, tentenna ancora, poi si lascia andare e lo afferra, stringendolo nel pugno “Sembra d'acciaio, un acciaio caldo!” sorride arrossendo.
Lo lascia di colpo, come si risvegliasse in quel momento.
“Dai! Riprendiamo a vedere il film.” faccio ripartire il film, ma non mi sfugge che il suo sguardo si alterni tra il video ed il mio cazzo, che io mi guardo bene dal coprire. Ed arriviamo al momento in cui mia suocera viene a trovarmi a casa, mentre sono con un mio amico. Lei è una bionda cotonata, un po' in carne che non perde tempo
“Ho la fica in fiamme: me la spegni tu?” e partiamo a scopare, con il mio amico che si trattiene fino a quando lei non lo invita a raggiungerci. Mia madre si volta per l'ennesima volta verso di me, ma non mi guarda più negli occhi.
“Com'è scopare una vecchia?” mi chiede, senza mai distogliere lo sguardo dal mio giocattolo.
“Non è importante l'età, ma la voglia che si ha dentro. Lei è una che non lo fa per lavoro, ma per passione. Le piace proprio.”
“Ci credo A chi non piacerebbe un... Un coso così?”
“Anche a te?”
I suoi occhi, finalmente, salgono con fatica verso i miei, fino ad incrociarli. Ed il suo è uno sguardo di sofferenza.
“Sono una donna anch'io, anche se sono tua madre!”
“Allora, per stasera, fai finta di non esserlo!”
Non tento nessun approccio: potrebbe solo irrigidirla. Lei torna a guardare il film, come non avesse sentito.
“Pensavo che dovesse disgustarmi. Non tu, il genere. Invece devo dire che, tutto sommato, mi piace!”
“Ti sta eccitando?”
Torna a guardarmi tra le gambe.
“Se dico di no mi credi?”
“Probabilmente no?”
“E hai ragione. Sì, mi sto eccitando e lo sto facendo alla presenza di mio figlio, guardando il cazzo di mio figlio. E vuoi sapere di più? Mi sto sentendo troia ed invece di vergognarmi mi sento felice!”
Stavolta la abbracciai, ma senza nessun intento: l'abbraccio di un figlio ad una madre, mentre tornavamo a guardare il film insieme. Poi, la sua mano si mosse lentamente, fino a tornare ad impugnare il mio cazzo, cominciando a muoversi su e giù.
“Se lo prendo in bocca, mi giudichi?”
“Sì! Penserò che ancora una volta sei la mamma migliore del mondo!”
Scivolò ai piedi del divano, per poi voltarsi e, dopo avermi lanciato uno sguardo, mi prese il cazzo in bocca. Era calda, come poche ne avevo trovate, e si muoveva con una perizia ed una passione che non le avrei attribuito. Provai a resistere, ma non ci riuscii: la mia mano si allungò verso la sua testa e le afferrai i capelli. Tenendone un grosso ciuffo in mano, assecondavo il movimento del suo capo, che si alzava e si abbassava, per permettere alla bocca di farsi scivolare il mio cazzo fino quasi in gola. Poi lo cacciava, per far scivolare la lingua per tutta la lunghezza della mia asta ed, in quei frangenti, ne approfittava per incrociare il suo sguardo col mio. Com'era cambiato in pochi minuti. Quello sguardo furtivo e timoroso, carico di malcelata vergogna, aveva lasciato spazio agli occhi di una cagna in calore, che mi incitava a resistere alla sfida che tacitamente mi lanciava. Se avessi mai avuto voglia di farlo, l'abbandonai in un istante, capitolando.
“Vieni, mamma!”
“Cosa vuoi fare?”
“Ti piacciono i numeri, no?” chiesi sibillino, alludendo alla sua passione per la matematica “Cominciamo dal 69!”
“Vuoi leccarmi la fica?” fece finta di imbarazzarsi.
“Sì, ma solo per cominciare!”
Mi scavalcò con le sue cosce, allargandole e posizionando la sua fregna a portata della mia lingua, mentre tornava ad ingoiare il mio cazzo. Decisi di farle provare tutto ciò che in termini di cunnilingus avevo imparato nella mia attività. Non se lo aspettava, nessuno, credo le aveva mai leccato la fica come stavo facendo io, alternando la lingua al lavoro delle labbra, al succhiarle un clitoride di proporzioni notevoli. Non ce la fece: abbandonò il boccone, per abbandonarsi al godimento, lasciandosi sfuggire gemiti sempre più alti, che l'isolamento della casa consentiva senza generare imbarazzo. Cominciò a squirtare, inondando la mia bocca e tutta la mia testa di umori copiosi: bevevo la sua sborra, respiravo la sua sborra e finiva anche sugli occhi. Dovetti impegnarmi a fondo, per continuare a stimolarla: sembrava orinasse, per la gran quantità di flusso che mi rovesciava addosso. Si abbandonò totalmente sul mio corpo.
“Oddio, oddio! Forse non avevo mai goduto così: è stato eccezionale!”
“Ora passiamo ad altri numeri e vedrai che godrai ancora meglio!”
“Cosa vuoi farmi?”
“Cosa ti faccio! Nessuna donna può farmi bere alla sua fica e poi negarla al m io cazzo: neanche tu!”
Il suo sguardo tornò quello dell'inizio, un misto di desiderio e vergogna, di bramosia e sensi di colpa. Non le lasciai il tempo di riflettere troppo, altrimenti il risultato sarebbe stato scontato: mi alzai e le presi con forza le gambe, che accennarono ad una resistenza impossibile. Troppo il divario di forza. La bocca della sua fica mi chiamava e mi chiedeva aiuto ed io ero lì per quello. L'altra bocca, quella che si era ingoiato per un buon quarto d'ora il mio cazzo, invece, chiedeva senza convinzione di desistere. Accolsi l'invito della prima e la penetrai: un affondo deciso, che lei sentii ed apprezzò da subito. Le sue mani si protesero verso di me, cercando inutilmente di raggiungermi, dovendo mantenere anche l'equilibrio sul divano. Lo sciabordio della sua fica mi diceva che, se fossi stato ancora tra le sue cosce con la testa, mi avrebbe lavato di nuovo. E bagnatissimo sentivo il mio cazzo, mentre si muoveva un po' dentro ed un po' fuori dal suo corpo. Mi nutrivo dei suoi gemiti, frammisti ad incitamenti a non fermarmi: ora la sua fica e la sua bocca parlavano lo stesso linguagggio, l'unico che le mie orecchie volessero udire. Le unghia delle mani graffiavano la pelle deldivano, come avrebbero fatto con quella del mio corpo, se solo avessero potuto arrivarci, la sua testa si muoveva forsennatamente a destra e sinistra, mossa da un orgasmo che si sostituiva alla volontà, fino a che non esplose in un urlo liberatorio che fece tremare i vetri delle finestra.
“Dammelo! Voglia la tua sborra, voglio sentire il sapore del tuo sperma!”
Tornò ad ingoiare il mio cazzo, con una voracità inaudita: temetti me lo potesse staccare col risucchio. E quando sborrai, ingoiò tutto, famelica, dando solo due colpi di tosse, quando lo sperma che le scivolava in gola accennava a soffocarla.
Il calore del suo seno che premeva sul mio petto è l'ultimo ricordo che ho di quella sera.
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