Veli da sposa

Scritto da , il 2021-11-29, genere esibizionismo

Il sole schiaffeggia impudente le pareti calcaree sopra il passo Rolle, ma, come turbato da immediato pentimento, si cheta e resta a rimirare, lasciando la scena, muto spettatore, a una brezza fresca e leggera che, silenziosa, trasporta sentori di resina e di camini da qualche sperduto villaggio.
Il respiro affannoso di due scialpinisti lungo il sentiero che sale al rifugio trova riposo disperdendosi nell'anfiteatro inondato dalla luce del sole.
La spettacolo rapisce qualunque attenzione e annichilisce ogni altro pensiero, ogni rumore, ogni sensazione che non sia quella visiva.

Zucchero a velo in equilibrio precario sugli sdruccioli della cima dei Bureloni nelle Pale di San Martino e sulla scoscesa parete della Vezzana.
Neve incerta che si aggrappa tenacemente al pendio, che riveste ogni esile cengia e scanalatura, donando rilievo agli immobili scudi, sollevandoli in strutture tridimensionali che l'occhio riesce ora a cogliere nella profondità e nell'aspra ruvidezza.
Come polvere su un pandoro che troneggia oltre i 3000 metri, dai versanti del Sass de Putia nelle Odle.
Dolci giganti, di carbonato di calcio e magnesio, rivestiti di carboidrati privi di calorie, verticali che ricalcano il colore giallo del miele, ora finemente variegate dal pennello sottile dell'inverno.
Il granuloso gelo indugia e si attarda sulle increspature delle antiche barriere di coralli.
Veli da sposa.

Filigrane sul mio corpo.
Nuda, danzo rivestita di fine tulle, a piedi scalzi nella stanza illuminata da un solo fascio di luce. Le ombre, di nero seppia scolpite, balenano sulle pareti.
La silhouette del mio seno restituisce dimensione alle corvine e vaghe sembianze dei miei contorni curvi che prendono vita sui muri giallo oro.
Vedo e non vedo.
Le incerte macchie scure dei capezzoli sfumano sotto il sottile raso che tutto ottunde e tutto suggerisce.
Il pelo del pube si insinua tra le trame e impertinente spadroneggia sul candido ordito, eppure la nera convergenza tra le mie cosce viene domata dall'impalpabile nebbia del tessuto.
Una musica celtica guida i miei movimenti e suscita una sinfonia di linee di inchiostro dai contorni sinuosi.
Le gambe malcelate sotto il velo, i particolari del mio corpo solo vagamente delimitato dalle ombre del seno e fra le cosce, dai contorni delle braccia e dei fianchi.
Volteggio e ruoto e la fine retinatura di candidi intrecci scivola e si aggrappa al mio corpo.
La pelle chiara sussurra sospiri di madreperla contrastando con le vestigia di neve sui miei rilievi, come cime ostili ammorbidite dalla prima neve nel tardo autunno.
La seta mi scivola sul velluto della pelle.
Un corpo, solo accennato, intravisto.
L'immaginazione completa ciò che la realtà lascia presagire.
Corpo di donna, giovani promesse tonde e piene in seta di ragno dai mille riflessi dei colori dell'iride.
Danzo silenziosa, leggiadra sulle bolle d'aria.
Il seno tentenna, la brina ammanta i contorni, effimera.
Veli da sposa.

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