Musica da sesso: Sultans of swing

di
genere
etero

Ci sono musiche che mi stimolano il sesso assoluto e alle quali non posso resistere; non posso fare altro che consegnarmi a testa bassa, senza difesa.
Il suono della Fender Stratocaster pizzicata da Mark Knopfler mi potrebbe facilmente provocare orgasmi multipli.
Se solo sento le note di alcuni famosi pezzi dei Dire Straits mi bagno in modo imbarazzante e se intorno a me la gente sapesse potrebbero crearsi situazioni grottesche.
Mi si scatena una voglia difficile da contenere, che geme per esprimersi, invoca di manifestarsi con posizioni che variano a seconda del brano musicale.
Tutto ciò il mio compagno lo sa bene.
I Dire Straits fanno musica che a mio parere stimola e si accompagna benissimo al sesso etero.
Un uomo con una donna.

Jos mette il CD nel lettore e la musica parte.
Sultans of swing. Ommioddio!
Vengo presa da piccole scosse incoercibili al ritmo della musica. Senza accorgermene comincio a vibrare col mento alle indimenticabili note, mentre cerco di concentrarmi su quello che sto facendo, ma l'attenzione si dissolve come la neve primaverile sotto il sole di mezzogiorno.
Il maledetto lo sa e mi chiude il computer sotto il naso, incurante del mio sguardo attonito.
Mi prende per le dita e mi alza invitandomi al ballo.
Per carità, non so assolutamente ballare, ma a questa musica comincio a muovermi tra le sue braccia tenendo il ritmo.
Presto le scarpe volano e continuo a piedi nudi sul parquet.
Al primo assolo di Stratocaster Jos mi gira e mi abbraccia mentre i nostri corpi continuano a muoversi ritmicamente.
Un braccio sotto il seno e l'altro sui fianchi, ben appiccicato al mio corpo, inizia a baciarmi sul collo.
Lui sa benissimo della tempesta ormonale che si sta scatenando dalle mie ovaie e degli effetti degli estrogeni che copiosamente si riversano nel torrente circolatorio.
Mi sfila la maglietta e io continuo a muovermi a seno nudo sulle note di Down to the waterline.
Mi agito e il seno mi balla, ma io ormai ho gli occhi chiusi, sorretta e guidata dalle forti braccia.
Ma so bene dove finiscono gli occhi dell'olandese.
Io sento solo quella sensazione di masse che si muovono sul mio petto, che tirano sui pettorali quando le agito.
Quanto è fastidiosa, quando corro, la sensazione di tette che ballano e tanto invece è piacevole ballare a seno nudo immersa in certa musica, sentendo il petto muoversi liberamente, meglio ancora se sotto gli occhi interessati di qualcuno a cui si tiene.
Lui mi stringe ed inizia a toccarmi, mi prende una tetta e me la scuote lui, la strizza come se stesse scorrendo sulla tastiera della Fender, estraendone note come pietre preziose che un minatore scardina da una miniera.
Solo che ha in mano una mia tetta e gioca col capezzolo che vibra come il mi cantino della chitarra.
Io presa dalla musica che mi agito come se fossi stata morsa da una tarantola e questo qua, dietro, appiccicato al culo come un tatuaggio, che mi impasta una tetta e mi sbauscia sul collo.
Incurante delle manovre del mio ragazzo mi sciolgo i capelli, mentre qualcos'altro mi si scioglie in un altro posto.
Mi spettino, mi porto i capelli sul volto e mi agito. Capelli dappertutto, sulla schiena, sul seno, sulle spalle. Tette in giro e Jos che mi infila le mani ovunque.
Arrivati a Tunnel of love, sarei già bella pronta per l'accoppiamento.
Canto sulla voce di Knopfler ed inarco la schiena sulle corde che vibrano come vibra il mio corpo.
Jos mi stringe alla vita e cerca di centrare il bottone dei miei jeans che vorrebbe sfilarmi, ma i miei fianchi si muovono troppo, anche se da dietro mi tiene quasi impalata sul pacco che gli si sta gonfiando nei calzoni.
Ce la fa, alla fine: mi slaccia i jeans e rapido come un falchetto abbassa la cerniera.
Io ballo con le braccia alzate, scuoto i capelli, cercando di sgusciare dalle braccia che mi avvolgono come una piovra e di scivolare tra le mani che mi stringono al seno e mi si piantano sulle mutande.
Io è come se stessi già scopando, da quando la musica è iniziata.
Sto facendo l'amore con Knopfler, con la sua Fender, con tutta la banda, con Jos, l'amplificatore e le casse.
Lui brutalmente mi abbassa i jeans, io ne sguscio fuori come una sirena emerge dall'acqua, ma non riesco più a ballare, rischio una rovinosa caduta sul duro legno coperto di resina acrilica.
Va beh, le sue mani sui miei jeans, unisco i piedi, alzo le braccia e mi lascio sfilare il cotone dalle cosce.
In mutande mi muovo sinuosa sulle note di Romeo and Juliet.
In questo pezzo non mi viene da scatenarmi, ma solo di muovermi come un'alga fra le onde, come le foglie pendenti di un eucalipto mosse da una tenue brezza.
Jos ne approfitta per lisciarmi il petto e la schiena di carezze che inevitabilmente mi finiscono tra le gambe.
Le mutandine sono già bagnate e, toccandomi, se ne sarà accorto il toro che, sempre alle mie spalle, avvinto al mio corpo come l'edera ad un giovane salice, si prepara per la monta.
Ma questo momento in mutandine e seno nudo, mentre mi muovo come la fiamma lucente di un falò di legna resinosa, può essere piacevolmente prolungato.
Il tulipano si sbarazza di un po' di vestiti e ritorna alla carica.
Mi guarda mentre mi muovo, a piedi uniti e fermi, sculetto e ondeggio, mi piego sulle ginocchia e mi rialzo, muovo le braccia alte sulla testa, i capelli oscillano come un pendolo in una cattedrale, una canna mossa dal vento, o come fiamme infernali da un braciere eterno.
Le sue braccia abbronzate si rimpossessano del corpo dalla pelle chiara che lo aspetta, lo cerca e lo invoca. Cresce il ritmo sulle note di Where do you think you're going e la sua mano si infila sotto il cotone, impigliandosi nei miei peli.
Me li accarezza, ci si perde dentro, me li tira e poi affonda la mano infilandosi nel solco inseguendo il sentiero bagnato del mio piacere.
Ecco, ora non riesco più a ballare, non posso più muovermi, con il suo petto che mi piega la schiena, una tetta strizzata come un limone sullo spremiagrumi e due dita dell'altra mano che mi solleticano l'ombelico dall'interno.
Mi accascio sulle dita che mi si infilano dentro e mi ci appoggio.
Lui mi sostiene e mi solleva per la figa, quasi mi sembra di perdere il contatto col parquet tanto mi sento sciogliere, bagnata e gocciolante, su quelle dita che percepisco conficcate fino all'utero.
Non sento più la musica, ma con l'ultimo barlume di coscienza mi ribello, gli prendo la mano e gliela estraggo, come farebbe una mamma che ha beccato il figlioletto con le dita nel vasetto del miele.
Le dita bagnate e filanti ricompaiono fuori dalle mie mutandine, sotto il mio sguardo di rimprovero, ma è solo un momento. La musica continua e sorrido benevola al monello che mi scruta con uno sguardo che reclama innocenza.
Mi metto di fronte a lui e sulle note di Private investigation, inizio a sfilarmi gli slip con una lentezza da tortura.
Sfilo, spuntano i peli neri, e rialzo nascondendo tutto.
Sento i suoi occhi penetrarmi come se stesse già scopandomi, lo sento che mi si muove in vagina, che scorre e che affonda, ed io stringo le gambe e le mucose per aumentargli il piacere.
Abbasso ancora il bordo delle mutandine, poco sotto il confine dei peli e resto li a ballare e dimenarmi, le tette come due grassi battacchi di campane impazzite, due meloni maturi e succosi.
I fianchi oscillano ed i pollici delle mie mani si infilano nuovamente sotto l'elastico, allargano, lasciano intravvedere qualche pelo in più, si spostano sulle creste iliache del mio bacino.
Gli slip si sfilano sulle note lente dello stesso pezzo, arrivano quasi alle labbra, gonfie e sporgenti di desiderio, e risalgono.
Jos deglutisce rumorosamente.
Minchia, come lo amo quando sbava mentre mi spoglio davanti a lui. Lo sguardo magnetizzato sulla passera, inghiottito dalla macchia buia dei peli, ipnotizzato sulle pieghe scure che si intravedono sotto il confine del vello.
Mi giro e continuo lo spogliarello lasciandogli vedere la luna piena che si affaccia dalle mutandine.
Sotto le fossette della schiena, dove i contorni si fanno convessi e le linee tonde, lascio emergere quel culetto che tanto gli piace, quelle chiappe tonde e sode che tanto ama mordere e sculacciare.
Basta. Il pezzo sta finendo e gli slip scivolano sulle cosce.
Con la mano a coprirmi la vulva mi rigiro sotto il suo sguardo.
Le sue mutande sembrano sul punto di esplodere, la lievitazione della pasta è al punto giusto e lui mi si avventa addosso, mi pianta le unghie nel morbido e quasi mi solleva per mettermi seduta a canna sul fungo che sta emergendo dai suoi boxer grigi.
Compiaciuto dalla macchia scura di bagnato che gli ho lasciato sul pacco, riprende a stringersi a me nel ballo ritmato dei Dire Straits.
Una mano dietro ai fianchi e l'altra infilata sotto il sedere, per toccarmi in contemporanea due buchi.
Due piccioni con una fava, e che fava!
Continuo io a spogliarlo, ma quando la virilità esplode non più trattenuta dai tessuti, diventa difficile anche ballare. Con quel tarello si rischia di inciampare.
Per fortuna il ritmo si è calmato e mentre inizia Brothers in arms, lo adagio sul divano e mi ci siedo sopra.
Ecco, c'è solo un modo per interpretare sessualmente Brothers in arms.
Lui è sdraiato ed io sono sopra di lui. Governo io il ritmo. Me lo sono già infilato tra le gambe ed ora salgo e scendo lentamente.
Ci prendiamo le mani, ci stringiamo le dita. Io mi alzo sulle ginocchia e mi abbasso su di lui.
E quando scendo mi soffermo per sentirmelo bene dentro, mi muovo con piccole rotazioni per scivolargli col clitoride sul pube ed aumentare il mio piacere all'esterno e all'interno.
Lui mi guarda, quasi singhiozza, il respiro è spezzato ed il suo sguardo inchiodato nel mio.
Mi rialzo e mi riabbasso, il seno sporge verso di lui, gonfio di desiderio. I capezzoli mi si increspano e salgo di nuovo, quasi fino a farmelo uscire di dentro, ma mi riabbasso, con questa musica che, insieme al mio uomo, mi scopa nella mente e nelle orecchie.
Sesso consumato lentamente e intensamente.
Lui lascia le mie dita, alza il busto e mi affonda la faccia tra le tette.
Mi stringe la schiena impedendomi di muovermi, inchiodata sul suo corpo e si fa avvolgere il viso tra i miei seni. Annega nel mio petto, cercando briciole di calore.
Soffice carezza, con le mani stringo il seno sul suo viso e mi tocco i capezzoli con le dita.
Poi lui si distacca, mi guarda, mi scruta, mi contempla nei minimi dettagli. Le fini rugosità delle areole, i piccoli tubercoli che si gonfiano quando sono eccitata, i capezzoli scuri che invitano le sue labbra per esserne succhiati.
Coi denti mi morde piano, con la lingua li circonda e li accarezza, con le labbra li tasta e li succhia.
Mi succhia e mi tira, mi allunga e mi lascia, mi lecca. La sua saliva mi scivola sulle mammelle mentre continuo a sentirlo dentro al ventre.
Mi circonda con una mano sulla schiena fino a perdersi tra i miei glutei.
Mi sollevo appena e sento il suo dito penetrarmi dove ancora nulla si era infilato.
Lui si lascia andare ed io ricomincio a muovermi su e giù, sul suo pene e sul suo dito.
Riempita davanti e penetrata di dietro.
Il mio sguardo perde incisività, la palpebra cala per la doppia stimolazione, la penetrazione in ogni mio buco, e questa musica... questa musica che mi sta scopando, mi sta entrando come se di buchi da riempire ne avessi un centinaio, che si amplifica e si moltiplica dentro di me, che mi riempie e mi gonfia mentre io mi sciolgo e sul divano mi dissolvo in umori di piacere.
La musica copre i miei gemiti ed i suoi respiri.
Lo sguardo si concentra e torna fisso sull'uomo che con le dita e col cazzo mi sta riempiendo regalandomi pienezza e sensazioni.
Sto quasi per venire, anche se con questa musica tutto si prolunga e si potenzia.
E il CD finisce.
No, riprende dall'inizio, ma la situazione è completamente diversa.
Se l'ultimo pezzo è fatto per scopare il proprio uomo da sopra, Sultans of swing impone un cambiamento radicale.
Qui il ritmo è rapido e frenetico e i pezzi di chitarra si intonano con un movimento sostenuto e governato dall'uomo.
Jos mi ribalta e di colpo mi ritrovo io con la schiena sul divano.
Mi afferra le cosce, le apre e le solleva.
Lui in piedi ed io con le gambe per aria, i piedi al soffitto sopra le mie cosce spalancate, come le corna di un impala nel Serengeti.
Le caviglie nelle sue mani e le cosce aperte sull'imbuto della mia vulva.
Inizia a scoparmi con forza ed ogni volta mi fa mancare il respiro.
Mark Knopfler si lancia nei pezzi da solista e il toro mi sbatte e mi penetra come una scure sul legno verde di una betulla.
Presto ad ogni colpo, ad ogni affondo mi strappa un urlo.
Ormai non faccio neanche più attenzione a controllarmi.
Mi disinteresso dei vicini e a ogni entrata sgorga un gemito più forte.
Mi sta sbattendo come l'uovo per fare lo zabaione e presto mi inoculerà di marsala.
Mi frulla come la bianca d'uovo per fare le meringhe e presto le mie labbra saranno infarcite di panna montata.
Un demone, un forsennato, uno di quei tori delle corride di Madrid, drogati ed assetati di violenza.
Gli occhi iniettati di sangue, il testosterone che evapora in spesse volute e gli gocciola dalla fronte.
I miei capelli appiccicati di sudore alla fronte ed al collo e questo fabbro che mi lavora e mi scuote.
Mi stringe le caviglie come un antico patriarca serrava l'aratro per affondarlo nella terra ed affonda dentro di me.
Il divano si sposta ad ogni colpo.
Il parquet geme e si graffia, ma nulla arresta questo maglio che mi penetra e mi sfonda ad ogni colpo.
E Mark e la Fender Stratocaster e il ritmo della batteria.
E questo che picchia sui muti, sui timpani e sul rullante.
Musica assassina e musica divina.
Potente talismano, incantesimo e catalizzatore di sensazioni e di sesso.
Ricomincia Down to the Waterline e l'olandese mi esplode nelle viscere.
Mi infonde una flebo di sperma, mi espande e mi imbottisce.
E allora non mi trattengo più neanch'io, cerco di strozzare il primo urlo, poi un'apnea prolungata e un nuovo urlo come se partorissi; gli infilo le unghie nei lombi e me lo tiro dentro come per fagocitarlo, mi libero le caviglie e lo stritolo tra le cosce, mentre lui si accascia sul mio seno e mi ricopre col suo corpo.
Riprende per la seconda volta Tunnel of Love. Il suo liquido si mescola al mio e, lentamente, mentre la sua potenza si consegna alla mia stretta, geme fuori dal mio corpo.
di
scritto il
2021-04-03
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