Cosa ci faccio io qui - Invaghita

Scritto da , il 2020-09-08, genere etero

Usciamo dall'ipermercato con le buste della spesa. Sarebbe tutto veloce e indolore, la gente lì dentro non era ancora molta e non c'era nemmeno fila alla cassa. Sarebbe, se non fosse che alle nove meno un quarto di mattina il sole è già di una ferocia implacabile e il contrasto con l'aria condizionata del centro commerciale è di quelli che ti stendono. Mi tolgo la mascherina per respirare un po' meglio. Il chiosco che affitta le biciclette per fortuna è lì accanto. Non so Luca, ma io ci arrivo quasi boccheggiando. Ne dobbiamo prenotare quattro, due per noi e due per i nostri amici. Ho qualche dubbio su come faremo a portarcele via domani, visto che da casa a qui ci sono una quindicina di chilometri, ma lascio fare a Luca che qualche idea ce l'avrà. Mi limito solo a sospirare "Dio, che cazzo di caldo". Ho la canotta, gli shorts e il costume sotto, eppure mi sembra di essermi messa un parka.

Il ragazzo che affitta le bici è di colore, ha dei lunghi dreadlocks neri. Luca ci parla un po' e scopriamo che viene dalla Guyana (che sul momento non so bene dove cazzo stia, ma che mi riprometto di controllare in seguito). E' un po' più basso di Luca e probabilmente è affabile per lavoro, ma ha lo stesso una faccia molto simpatica incorniciata da una barbetta rada. E soprattutto, sotto la canotta con il logo del rent-a-bike, la promessa di pettorali scolpiti dalla Natura. I bicipiti lo sono, si vedono. Wow.

In linea teorica, ma solo teorica, è il tipo cui far capire, magari con altre parole, "ehi, stasera che fai? non è che ci beviamo una cosa insieme?". Sperando chiaramente che lui poi mi porti da qualche parte e mi apra come una cozza. Farmi ribaltare e miagolargli "fammi quello che vuoi ma fammelo tutta la notte".

In linea teorica, chiarisco, non perché ci sia il mio fidanzato con me. E' perché da quel punto di vista il ragazzo non è che mi attragga davvero. In questo momento mi interessa solo Luca. E mi interessa proprio da quel punto di vista. Bum, qui, di colpo, sotto il sole cocente. Un transfert perfetto. Come se il magnetismo sessuale che questo tipo oggettivamente possiede lo avesse abbandonato e si fosse installato su Luca. Per tre-quattro secondi ho una voglia ingestibile di essere scopata dal mio fidanzato. Il sudore ha iniziato a scorrermi sulla pelle ma, se non avessi le mutandine, tra le mie cosce scorrerebbe altro. Se l'asfalto del marciapiede minaccia già di squagliarsi sotto gli zoccoli la mia zoccola del piano di sotto l'ha già fatto. Mi sento aperta e pronta. Mi verrebbe da chiedere al moretto "posso inginocchiarmi all'ombra sotto il tavolino e fare un lavoretto al mio ragazzo mentre compila i moduli e ti dà la carta di credito? tanto sarei inutile a qualsiasi altra cosa". Ecco, forse non ve ne frega un cazzo, ma se c'è qualcuno curioso di sapere cosa mi passa per la testa sappia che è questo. Fantastico l'impossibile mentre li osservo nella mia postura snob di ragazza-di-buona-famiglia-in-vacanza-al-mare, in outfit d'ordinanza perdipiù, con tanto di Ray-Ban Round con la montatura dorata e Liu Jo a tracolla.

Tiro fuori due sbuffi potenti che contribuiscono un po' a riportare la tensione sotto il livello di guardia. Sia Luca che l'altro li attribuiscono al caldo. E se questo fosse un racconto zozzo ma anche rozzo ci starebbe bene una risposta tipo "sì, è il caldo, ma molto localizzato". Naturalmente mi sto zitta, Luca mi appoggia una mano sulla clavicola e mi dice "abbiamo quasi finito". Mi attraversa una scossa. Vorrei rispondergli che se mi tocca un'altra volta gli faccio vedere che abbiamo appena cominciato, invece. Chiaramente non glielo dico.

Appoggiamo le buste della spesa negli spazi angusti dello spiderino e ci avviamo verso casa. Con la cintura di sicurezza è scomodo, ma gli appoggio lo stesso la testa su una spalla. Il rush ormonale si è trasformato in languore, mi sento strana. Stamattina non ne abbiamo parlato, né mentre facevamo colazione né mentre venivamo qui. E vabbè, che c'era da dire? Prima o poi doveva capitare. Non è che io e Luca abbiamo dormito tante volte insieme, dieci, forse quindici, ma in orizzontale ci siamo finiti molto spesso. Stanotte è stata la prima volta che abbiamo condiviso un letto senza scopare, senza fare del sesso. Niente drammi ma, nonostante l'abbia sostanzialmente voluto io, non posso fare a meno di pensarci. Mi sento addosso la strana sensazione di averlo punito per qualche cosa, ma non saprei dire cosa, e ho anche una vaga sensazione di pentimento e colpa. Ma no, dai, se pensate che rimpianga di non essere stata castigata sbagliate di grosso. Non è quello. Capisco che il tipo di racconto possa indurvi a pensarlo, ma non è così. Non sto parlando di quello. In realtà, lo so che per chi scrive è una ammissione di sconfitta, non so nemmeno io di cosa sto parlando. Né cosa voglio. Lui, mi pare evidente, non immagina nulla. E come potrebbe? Però quando gli appoggio la testa sulla spalla lascia un attimo il volante e mi stringe a sé. E per la prima volta entra in argomento.

- Com'è stamattina? - domanda cauto.

- Bene... - rispondo con un tono tra il capriccioso e il melenso.

- Ma stanotte eri incazzata?

- No, perché? Dici perché non abbiamo scopato?

- No, no... non per quello, figurati - dice spiazzato dal mio approccio diretto - è che a un certo punto, non lo so, mi sembravi strana...

- Stavamo giocando... - ribatto beccandomi, in cambio, una specie di smorfia da parte sua, di quelle che vogliono dire "sarà..." - e poi lo sai che ogni tanto mi... mi imbizzarrisco, ahahahaha... vedrai che una volta arrivati alle Shetland andrà meglio...

Mi lancia una smorfia tipo "ancora con questa cazzata?". Io rido e minimizzo, quando invece la cosa più giusta da dire sarebbe "non mi sono mai imbizzarrita tanto da quando stiamo insieme". Ma io so che non è lui il problema. Il problema sono io, che non so fare fronte a certe cose. Come questa che penso adesso, ad esempio. Se stai con una persona è come se accettassi un patto, no? Ok, ok, nel patto ci starebbe anche la fedeltà e non farsi scopare da altri. Sì, lo so, me lo dico da sola, sono una puttana fedifraga. Contenti? Ma lasciamo perdere questo aspetto per un attimo, non è il punto. Il punto è che se stai insieme a una persona non puoi fare come cazzo ti pare. Ci sono delle regole. Una di queste, per esempio, è che devi "rendere conto". Diciamolo senza ipocrisie, su. Ecco, io invece non ho mai reso conto a nessuno. Non mi piace, non ci sono abituata, mi sento stretta. Non so nemmeno se sarei in grado di farlo. Tesoro mio, se ti sembro strana è per questo. Il resto è marginale.

Torniamo e sistemiamo la spesa. Poi sistemiamo un po’ la casa. E’ pulita, eh? E’ l’arredamento che fa schifo, con i fiori di plastica, i copridivani di ciniglia che ti fanno venire la rosolia a guardarli, la chincaglieria distribuita a piene mani sui mobiletti. Finisce tutto in uno sgabuzzino in meno di mezz’ora.

- Ma ti sono davvero sembrata tanto strana? – gli domando di colpo.

- Amore, ma dai... – mi sorride lui.

Non ci pensa più, se l’è già lasciato alle spalle. Non so se esserne contenta o se invece accusarlo di insensibilità. Mi si avvicina, mi abbraccia, mi bacia. Mischiamo lingue, salive, sudori. E’ proprio un bacio d’amore, il suo, un bacio che si conclude con un “ehi, bionda”, un sorriso e una carezza. Faccio un’espressione di circostanza, da bambina capricciosa, che lui conosce benissimo. Ma sto dissimulando. Riprovo quella sensazione di languore, quasi tristezza, che avvertivo prima in macchina. Lo guardo e dico a me stessa che mi piace tantissimo. Sono un concentrato di pensieri e sensazioni contrastanti.

- Non potrei avere una sculacciata? - scherzo facendo l'ochetta.

Lui si mette a ridere, minacciando punizioni severissime. Io gli domando se, adesso che gli ho confessato che mi piacciono le sculacciate, a lui piacerà farmi sentire le mani. Ride ancora e mi promette che presto le sentirò. Intanto però i lavori che ci siamo ripromessi di fare stamattina non sono ancora finiti.

Luca si mette a verificare il funzionamento delle cose – dalle luci, al gas, agli elettrodomestici - trova un paio di lampadine fulminate e telefona all'agenzia, io ritiro dallo stendino i costumi e i teli del mare del giorno prima, faccio un sacco con le cose sporche. In un impeto di casalinghitudine che proprio non so da dove mi arrivi disfo persino le valigie, la mia e la sua, e riempio il bagno svuotando i nostri nécessaire. I flaconi appena comprati di shampoo, balsamo e bagnoschiuma li metto da parte per portarli nella cabina-doccia in giardino. Perfettina, eh?

Anche dentro casa il caldo è feroce. Più di fuori, se possibile. Almeno finché non scopriamo come creare corrente d’aria senza che sbatta tutto e, soprattutto, come far partire le pale al soffitto e regolarle affinché il villino non decolli come un elicottero. L'improvvisa ventata fresca mi mette i brividi, sono zuppa di sudore. Al solo guardarci facciamo schifo, all’odorarci un po’ meno, ma giusto perché siamo persone pulite. Smadonno perché oltre a dover fare un'altra doccia mi dovrò anche cambiare il costume e invece a me oggi andava di mettere questo.

- Io mi lavo in giardino, tu va’ di sopra... ma non ci mettere una vita che voglio andare in spiaggia – gli dico dopo un altro bacio.

- Pensavo di farla insieme, così per collaudare gli sculaccioni... - ridacchia dandomi, più che altro, un buffetto.

- Guarda che io a te me te faccio... – gli sorrido uscendo dalla casa e sculettandogli eccessivamente davanti.

Quando ho fatto esco dalla cabina badando che sui terrazzi e sui balconi delle villette intorno non ci siano guardoni, visto che sono nuda. Appallottolo i vestiti e sgocciolo sul prato del giardino. Entro dalla cucina, salgo le scale. Ho deciso, Luca. Tu scherzavi? Beh, magari io no. Stavolta ti tocca proprio.

Conosco il mio pollo. Avrà perso tempo girovagando su WhatsApp o su Instagram e infatti è ancora lì, davanti alla doccia ad aspettare che l'acqua si intiepidisca. Non si è accorto di me che lo osservo. E obiettivamente, quel che vedo mi piace. Mi attira la sua schiena nuda, dritta e nervosa, mi attirano le sue gambe forti e un po' pelose, i suoi glutei così tipicamente maschili e sodi. Il ricordo di quando si contraggono, quando diventano di marmo sotto le mie mani mentre il marmo che ha davanti entra ed esce da me, mi conferma che ho avuto una buona idea e mi regala una contrazione di una certa intensità. Lascio cadere i vestiti per terra e resisto alla tentazione di andare a tuffarmi sul lettone, spalancare le cosce piegare le ginocchia e chiamarlo.

Ho in mente un piano diverso. Gli vado alle spalle in silenzio e lo spingo con un dito sotto l'acqua mentre lui si volta sorpreso e mi sorride. Entro con lui nel box quasi incollata a quel sorriso.

- Ma non l'hai già fatta? - domanda.

- Sì, ma tanto non mi sono asciugata. Ti ricordi la storia del bagnetto? Puzzi come se avessi pascolato le pecore...

- E la madonna che esagerazione...

- Fai silenzio e lavati - gli dico prendendo il flacone del docciaschiuma.

Attendo che l'acqua lo bagni tutto poi sposto il getto, comincio a insaponarlo standogli alle spalle. Le mie mani gli scivolano addosso. Il petto, i suoi peli, le braccia. Poi la schiena. L'idea dei suoi muscoli tesi mentre mi monta. Penso proprio a questa parola, "monta". Mi sento molto una femmina di mammifero, scegliete voi quale. E tra le gambe il calore lo avverto davvero. Vorrei che lui fosse in grado di annusarlo, sarebbe tutto molto più facile.

- Ti piace così? - domando passandogli leggermente le mani insaponate sui capezzoli.

- E' bellissimo - sospira mentre un brivido leggero lo scuote.

- Ah sì, eh? - lo prendo in giro.

Mugola un "mmm... mmm" ma lo mollo subito. Circumnavigo il suo corpo con le mani, mi soffermo sul sedere e... beh sì, anche lì in mezzo. Ha un piccolo scatto quando aumento la pressione insaponata e... ehi, Luca, ma ti piace? Rimango interdetta per un attimo. Cioè, no, nulla di male. Lo so benissimo che ci sono ragazzi che... Voglio dire, ricordo bene le parole di una mia amica che un giorno mi raccontò di quanto al suo manzo piacessero le sue evoluzioni digitali e linguistiche: "Ahò, ma mica vuol dire che è frocio, eh?". Sì, sì... E poi... e poi dai, certe cose si sanno. Solo che io sono sempre stata un po' frenata, non so. Sarà sicuramente colpa mia. Non l'ho mai fatto, non mi è mai proprio venuto di farlo. Mica per ragioni igieniche, eh? No, dai. E' che mi fa strano che io e un ragazzo possiamo avere in comune quel punto lì del corpo dove dita e lingue possono dare piacere. Cioè, è chiaro, di punti ce ne sono tanti altri. Prima gli toccavo i capezzoli e gli piaceva. Certo, non smania come smanio io quando me li giocano, ma magari quella è questione di sensibilità individuale, che cazzo ne so. Ho conosciuto ragazzi che rantolavano con i loro capezzoli sotto la mia lingua o tra le mie labbra, che gli diventavano duri duri mentre qualcos'altro si induriva rapidamente anche lì in basso. Di uno addirittura pensai che si fosse infilato una trave nei calzoni... Quindi, diciamo, teoricamente non c'è nulla di strano che anche lì dietro un ragazzo possa provare... Però insomma - ed è colpa mia, lo ripeto - la cosa mi ha sempre lasciata un po' perplessa. Lo so che magari sto per dire una cazzata colossale e vi prego di capire il giusto senso delle mie parole, però ho sempre visto il sesso tra una ragazza e un ragazzo saldamente fondato sul concetto di maschio/femmina. Avete presente, no? Funziona anche con le prese elettriche, per dire.

- Aaah... ti piace eh? - gli domando premendo ancora un po'.

- Attenta con le unghie... - risponde.

- Le mie unghie non sono mai state un problema - ridacchio - chi l'avrebbe detto, però?

- Scema, è abbastanza normale - mi fa lui portando le braccia all'indietro e abbrancandomi le chiappe.

- Normale, eh? - gli domando entrando un po' ma ritirandomi subito.

- Guarda che conosco una che che gli piace anche di più... e anche più a fondo... - risponde.

- Ah sì, eh? - ribatto prima di dargli un morso sulla schiena insaponata - e chi è sta troia?

- Una...non la conosci... oh... - sospira.

Sospira perché mi sono disinteressata del suo lato B. Adesso mi interessa il suo lato A. Gli ho portato la mano in mezzo alle gambe e gli sto morbidamente insaponando il cazzo e le palle. E direi che anche lui inizia a mostrare qualche interesse.

- Deve essere sicuramente una troia - gli sussurro arrampicandomi fino all'orecchio prima di leccarglielo - te la scopi?

- Non è così facile... l'ultima volta non ha voluto... - risponde mentre la mia insaponatura inizia discretamente a diventare un handjob che coinvolge mazza e coglioni.

- Come mai? - domando.

- Non lo so... - risponde stando al gioco.

- Avresti dovuto scoparla lo stesso... - gli biascico mentre si fa più duro.

- Avrei dovuto convincerla - dice.

- Forse avresti proprio dovuto violentarla, sai? - rispondo.

Lo so, lo so. Chiedo scusa e mi vergogno, che credete? Lo so che ci sono donne che la violenza la subiscono davvero e che conoscono da vicino l'orrore. Lo so non si dovrebbe proprio giocare con queste parole. Però è sempre una situazione che dà senso ai discorsi che si fanno, no? E in questo caso la situazione l'avete capita. E' inutile spiegarla da capo.

- Quanto sei matta - mi fa Luca.

- Magari non aspettava altro - dico io continuando a segarlo. E madonna come gli è diventato duro. Sarà suggestione, ma mi sembra che poche volte ce l'abbia avuto così duro.

Ormai ho un cannone insaponato che mi scivola sulla mano. Rimango sempre un po' esterrefatta di fronte a questo miracolo, che ci volete fare. Per un attimo - boh, sarà l'effetto del discorso fatto poco fa - accarezzo l'idea di dirgli "se vuoi, puoi incularmi". Chissà come reagirebbe. Probabilmente gli prenderebbe un colpo considerate tutte le volte che gli ho detto di no. Penso che con qualche sua ex ci fosse abituato, ma in realtà non lo so. Non abbiamo mai parlato tanto del nostro passato, da questo punto di vista. Non credo di sbagliarmi, però, anche se vado a intuito. E comunque se abbandono l'idea non è per lui, per le sue ex o per qualcos'altro. Non è nemmeno per la solita paura. E' che voglio altro.

Riporto il getto dell'acqua sopra di lui. Sopra di noi, ormai. Mi inginocchio, sto persino attenta a poggiare sulle piastrelle il flacone del docciaschiuma affinché non si rovesci. E cazzo, si sta stretti qui. Glielo prendo tra le labbra senza nemmeno starci tanto a giocare. Capisco che ricordi molto un video porno, ma la verità è che mi è sempre piaciuto fare pompini sotto la doccia. Mi piace l'acqua che ti precipita in testa e che ogni tanto ti entra in bocca. Glielo ingoio praticamente subito, tutto quello che posso. Ho voglia di sentirmela invasa, piena. Lui rantola, io faccio un suono strozzato. Magari qualcuna gli dava il culo, ma sarei proprio curiosa di sapere se le sue ex glielo succhiavano così il cazzo. Cazzo. Sbocchino quel palo di carne aggrappandomi alle sue gambe, ai polpacci e alle cosce. Godo di un piacere assurdo, il piacere dato dalla sua carne dura e dal fatto che in questo momento lui è completamente mio.

- Era questo quello che volevi da quella troia? - domando guardandolo dal basso in alto.

E sono sfacciata, perché devo alzare la voce per superare il rumore che ora fa l'acqua. Ma va benissimo, sfacciata mi ci sento, mi ci sento alla grande.

- Sai che forse adesso non va a me? - dice a metà tra l'ironia e l'irrisione, allontanandomi la cappella dalle labbra.

- Non credo proprio... - rispondo. E ho un tono molto serio. Un po' perché il suo cazzo mi dice che non è vero, un po' perché non potrei sopportare un rifiuto.

Gli metto le mani sulle gambe, tirandole un po' giù. Gli faccio capire che voglio che scenda, che si sieda sul piatto doccia. Che cazzo ne so perché mi è presa così. Staremmo molto più comodi in qualsiasi altro modo. Tipo in piedi, tipo se mi piegassi sul lavandino, tipo se andassimo proprio in un'altra stanza. Invece no, qui, con lui seduto e rannicchiato e io che gli salgo sopra tenendo saldamente il suo cazzo in mano. Caldo, bagnato, durissimo.

- Perché non andiamo di là? - chiede Luca. Ma visto l'affanno con cui lo domanda non sono proprio sicura che ce la farebbe a farlo, ora.

E poi diciamocelo, Luca, la magia è qui dentro, adesso, in questo metro e mezzo quadrato scarso. Hai a tua disposizione quella zoccola che stanotte si è tirata indietro. Sbrodola, vuole essere presa, conciata per le feste, punita. Vuole che tu le faccia capire chi comanda tra voi due. Fottila, falle male, dalle ciò che merita.

Non gli rispondo nemmeno, me lo guido dentro quasi disperata per quei due-tre secondi che ci metto. Troppi. Ma non non è proprio facile muoversi. Quando mi ci lascio andare sopra non lancio nemmeno il solito strillo. Non saprei spiegare bene che verso faccio ma è qualcosa di molto più gutturale. Chiudo gli occhi, per un istante si spegne letteralmente tutto. La parte finale del mio suono è praticamente un ringhio.

- Cristo di dio quanto sei duro... – gli dico addosso, a metà tra un gemito e un sospiro.

Ed è vero, cazzo, è proprio vero. Non so se sono io o se è lui, probabilmente un po’ e un po’, ma è così rigido che non può essere umano. Lo sento da morire, ovunque, e mi dà proprio dolore. Sticazzi. E sticazzi anche del dolore che mi dà il ginocchio sbattuto sul pavimento.

- Mi sventri... - piagnucolo muovendomi un po' per fargli capire che l'idea di smettere di sventrarmi non deve nemmeno attraversargli l'anticamera del cervello.

- Adesso ti sfondo... – minaccia/promette, anche lui già bello che partito.

In realtà le sue spinte possono essere solo accennate. Sono più io che mi agito, sia pure con i movimenti limitati. Ma che importa? Lo guardo e mi sembra l'essere più bello e meritevole del mondo, ho una botta pazzesca per lui. Gli afferro la faccia tra le mani, lo bacio, gli mordo un labbro. Lui con una mano mi tiene una chiappa e con l'altra corre con le dita tra i miei capelli, sopra la testa, sulle tempie. Siamo un groviglio inestricabile su cui si abbatte l’acqua della doccia.

- Perché non mi hai scopata stanotte, eh? – gli sussurro con non so nemmeno io che tono. A lui deve sembrare quasi incazzato.

- Stronza – ansima Luca per tutta risposta.

- Perché? – domando ancora alzando la voce.

- Perché non volevi! – sbotta cercando di accelerare i colpi e afferrandomi il bacino.

- Dovevi farlo! Puoi fare tutto! Lo sai, eh? Lo sai? – gli miagolo supplicante cercando di accelerare anche io i movimenti. Ha una mazza ferrata al posto del cazzo. Ogni tanto mi sembra di avere un mancamento, ogni tanto strillo. Ma nella mia testa echeggia quel "puoi fare tutto".

Nonostante la situazione e anche nonostante il fatto che io non sia più tanto lucida, Luca, lo capisci che quel "puoi fare tutto" non riguardava solo il sesso? Lo capisci?

Poi succede. Cioè, voglio dire, succede qualcosa che è già successa un sacco d’altre volte con lui. Ma che, per come succede, apre la strada a qualcosa che tra me e Luca non c’è mai stato. E’ una cosa piccola, ed è chiaro che in questo momento non me ne rendo conto perché non voglio rendermi conto di nulla. Ma a pensarci bene, con calma, qualcosa tra noi comincia a cambiare proprio qui.

- Figliodiputtana... – sfiato.

E se sfiato è perché mi ha infilato un dito nel culo andando diritto fino alla fine in un nanosecondo. Deve avere preso il bagnoschiuma senza che me ne accorgessi, lo stronzetto. Non mi ha fatto nemmeno male, un po’ del tipico bruciore ma appena appena accennato. Mi sento soprattutto gonfiata e riempita.

- Che c’è, non ti piace? – domanda ironico.

Lo sa che mi piace, che mi fa perdere la testa, lo sa benissimo. Quello che forse non sa è che non l’ho mai sentito così, bello e immediato. Talmente bello e immediato che non c’è stato nemmeno bisogno degli urletti e dei miei “ah-ahia”. Quello che invece sicuramente non sa è che non ho mai sentito prima, da parte sua, un tale gesto di possesso. Dio mio, se mi mordesse un capezzolo vorrei morire adesso!

- Mordi! – gli grido offrendogli una tetta – mordi forte!

Lo strillo è di dolore puro. Per il capezzolo e per il ginocchio che continuo a massacrarmi sul pavimento.

- Dovevi farmi questo! – ululo.

- Dovevo stuprarti? – fa lui ormai abbastanza esasperato.

- Siiiiì.... dovevi, hai capito? Dovevi stuprarmi, cazzo! - gli strillo in faccia.

E se qualcuno dalle villette intorno mi sente, pazienza. Anzi, meglio. Sarei orgogliosa se sapessi che qualcuno, incrociando me e Luca, pensa "chi lo direbbe mai che lui a letto la fa diventare così? sembrano tanto innocenti".

In realtà, sempre ripensandoci dopo, a mente fredda, devo riconoscere che non gli sto chiedendo altro che di fare come Stefano, il mio amante, di essere Stefano. Di farmi provare la stessa rabbia e vergogna che provo con lui quando avverto il piacere dell’essere prevaricata. Di sottomettermi nel fisico dopo avermi già sottomessa nel cervello, senza che nemmeno me ne rendessi conto. A mente fredda riconosco di essere stata un’altra volta a un centimetro dal dirgli “c’è chi lo fa, c’è chi mi scopa anche se gli dico no, e mi piace Luca, lo sai? Mi piace sapere che c’è qualcuno che sa che può fare il cazzo che vuole!”.

E' la prima volta però che desidero con tutta me stessa che quel qualcuno sia lui. Perché mi sono innamorata di lui. No, forse innamorata è troppo. Diciamo che mi sono invaghita nuovamente di lui. Ecco, cazzo, è proprio così, ora è chiaro. Non so che cazzo sia capitato ma sono completamente invaghita di lui. Come l'anno scorso in Grecia. E' tornato a galla qualcosa senza che sappia darmene una spiegazione, sempre che una spiegazione per queste cose ci sia. Non ho mai raccontato per filo e per segno come è andata l’anno scorso. Beh, forse è arrivato il momento.

CONTINUA

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