Torrida notte. Parte prima

di
genere
tradimenti


Mi rigiravo sul letto, non trovavo pace. Il quadrante fluorescente del mio orologio indicava ormai mezzanotte. L’afa piombata improvvisa sulla città, aveva sorpreso tutti, e chi non era al riparo di un buon impianto di climatizzazione boccheggiava: io ero fra questi. Max, con cui ero sposata da circa un anno, si trovava all'estero per un aggiornamento professionale, e mi aveva lasciato a combattere quel caldo da sola. Poche gocce di pioggia, nel pomeriggio, sulle strade polverose, lungi dal migliorare la situazione, avevano ulteriormente elevato il tasso di umidità e sembrava di essere dentro una pentola. Fare una doccia? Già fatto, ma in breve tornava tutto uguale. Il mio sudore inzuppava i lenzuoli. Ma non c'era solo l’afa: qualcosa dentro di me mi rendeva inquieta e, indossata una vecchia canotta che mi scendeva a metà coscia, uscii sul balcone, in cerca di un fresco che quella notte non poteva regalarmi. Lo stabile in cui abitavamo era in gran parte deserto. Chi aveva potuto, per quel week end, se l'era filata chi al mare, chi in montagna. Il mio sguardo era fisso nella notte silenziosa, dall’aria immota. Mi sentii chiamare da una voce dalla tonalità profonda, baritonale.
"Ciao, Sandra che caldo fa, eh?” Era Ismael il nostro vicino Ivoriano, che si guadagnava da vivere giocando a calcio in serie B. I nostri balconi erano vicinissimi. Sorrise e i suoi denti bianchi spiccarono su quel volto scuro. Gli sorrisi a mia volta.
“Ciao, ma tu, Ismael non hai certo paura di quello, che per te, è solo un tepore, no?”
“No, no, questa cappa di caldo uccide anche me, sai?”
Discorremmo un po' e venni così a sapere che aveva ottenuto un buon ingaggio in Ligue 1, e sarebbe partito l'indomani per la Francia. Realizzandosi una condizione economica più favorevole, finalmente, la moglie l'avrebbe raggiunto. Immaginavo dovesse essere in astinenza sessuale da tempo, dall’espressione che si dipinse sul suo volto e per il desiderio con cui mi guardò.
Sarà stata l’estate, sarà stato il caldo, la lontananza di Max, ma mi feci prendere da un da una pulsione istintiva, animalesca e cominciai un gioco esibizionista: assunsi un’espressione maliziosa. Giocai con le parole, allusive e provocatorie. Mi sporsi, piegandomi in avanti, in modo da far fuoriuscire quasi del tutto il seno dalla canottiera slabbrata. Il mio atteggiamento sfrontato culminò nel fingere di raccogliere qualcosa di inesistente da terra; sollevai di proposito il lembo inferiore del mio unico indumento per mostrare in tutto il suo splendore il mio bel culetto bianco, e qualcos’altro…
Mi divertiva l'idea di provocarlo. Mi parve di cogliere un bagliore nei suoi occhi. Mi stavo indubbiamente comportando da sgualdrina.
Ci salutammo. " Allora Ismael, buona fortuna. Fatti onore in Francia."
Tornai a letto, pensando al gioco intrapreso con Ismael. Pensai a lui, al suo corpo tonico, dai muscoli d’ebano, immaginai e desiderai intensamente il suo bel cazzo nero. Avrei bramato tanto fosse qui, nel mio letto, e che mi prendesse e mi strapazzasse. La mia emozione, sospinta dalla mia libidine, crebbe.
Avrei voluto urlargli di venire qui da me, ma, ovviamente, non potevo. La mia mente si librò. Immaginai: le mie mani divennero le sue mani; toccavano i miei seni, rendendo turgidi i capezzoli a forza di carezze; le dita sollevavano le grandi labbra, le allargavano, affondavano nella delizia della mia fessura che sapientemente stimolata colava miele sulle mie cosce. Ne percepivo il profumo. Il mio respiro era corto e affannoso.
Però mi serviva altro per il mio piacere, ma cosa?….Ah si, un cetriolo dalle giuste dimensioni mi attendeva, bello fresco nel frigorifero. Mi alzai con il basso ventre percorso da brividi nonostante la temperatura torrida e con le gambe tremanti. Mi sostenevo, con una mano, allo sportello aperto del frigo, mentre la luce inondava il mio corpo nudo, nella stanza al buio. Ah, eccolo lì, l’oggetto che cercavo! La mia mano protesa a prenderlo , ed ecco aspettato, ma intimamente desiderato un suono di campanello. Il mio cuore aveva intuito, e cominciò a galoppare.
di
scritto il
2017-09-15
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