Estate 2025 - 13 - Il Vicino

di
genere
trio

*** Un vicino noioso… ***

Siamo appena tornati dal mare. Alessia si sta facendo una doccia quando suona il campanello. È Alberto, il nostro anziano e noioso vicino di casa che abita dall’altra parte della strada. «Ciao, posso entrare un minuto? Vorrei parlarti di una cosa per la strada...» Lo invito in soggiorno e lo faccio accomodare sul divano. Appena seduti attacca con un pippone lunghissimo sui lavori di manutenzione da richiedere "al comune", cerco di ascoltarlo, ma è troppo noioso, dopo qualche minuto vedo solo la sua bocca muoversi, non colgo una parola.

In quel momento entra in soggiorno Alessia, fresca di doccia, scalza, i capelli bagnati che le gocciolano sulle spalle. È avvolta in un asciugamano corto che le copre il seno ma arriva appena sotto l’inguine, lasciando scoperte le cosce abbronzate e una buona parte della fica.

«Ciao Alberto. Cosa stavi dicendo?»

Di colpo cala il silenzio. Alberto perde la parola. Prima sembrava una macchinetta, ora balbetta frasi incomprensibili. Bofonchia qualcosa che dovrebbe essere un saluto.

Alessia ha voglia di divertirsi: «Prendi un caffè?»

Non aspetta risposta, si avvia in cucina. Prende la caffettiera dallo sportello basso, si piega sulle ginocchia. L’asciugamano sale e scopre la parte inferiore del culo. Ci mette un’eternità. Distolgo lo sguardo da quello spettacolo e guardo Alberto: è bloccato nella stessa posizione, espressione da pesce lesso. Trattengo a stento una risata.

Lo richiamo: «Alberto? Stavi dicendo?» È come svegliare un sonnambulo. Mi fissa un secondo visibilmente imbarazzato, cerca di distogliere lo sguardo da Alessia e riprendere il discorso. È in panico totale, lo becco continuamente a buttare l’occhio verso la cucina.

Finalmente Alessia arriva col caffè. Un altro colpo al cuore del poveretto. Prima serve lui, si sporge leggermente in avanti, l’asciugamano scopre il seno, lei lo risistema con un sorriso, gli fa mille domande: zucchero? latte? grappa? giusto per prolungare l’esibizione. Poi fa lo stesso con me. Con la coda dell’occhio vedo Alberto che sta praticamente sbavando mentre gode dello spettacolo del culo nudo di mia moglie completamente esposto davanti ai suoi occhi.

Alessia mi fissa con un sorriso beffardo, il gioco non è ancora finito.

«Vado a vestirmi» dice con tono casuale, come se niente fosse. Si alza e si dirige verso la camera da letto lasciando la porta spalancata. Alberto continua il suo discorso, ma la voce gli esce sempre più incerta, gli occhi che scivolano verso il corridoio.

Pochi minuti dopo Alessia rientra in soggiorno, è ancora meno vestita di prima: indossa una canottiera bianca che le arriva appena sotto la fica. Il tessuto le aderisce al corpo ancora umido, i capezzoli duri premono contro il cotone, la scollatura profonda offre una vista generosa sul seno. Si siede accanto a me, di fronte a lui, gambe raccolte sul divano. Sorseggia il caffè come se niente fosse, la canottiera che sale pericolosamente ogni volta che si muove. Richiamo di nuovo Alberto: «Sei ancora tra di noi?» Il dialogo surreale riprende, ma sempre meno fluente. Ormai nemmeno lui sa cosa sta dicendo.

Alessia alterna domande competenti (lei ha ascoltato!) a movimenti maliziosi delle gambe, si piega in avanti verso di lui come per sentire meglio. Lo tortura per una decina di minuti, una specie di doccia scozzese crudele, devastante. Appoggia la tazzina sul tavolino con un gesto lento, deliberato, poi si stiracchia come un gatto pigro, le braccia che salgono alte sopra la testa, la schiena che si inarca. La canottiera segue il movimento, sale piano, centimetro dopo centimetro, fino a scoprire completamente la fica rasata, lucida di umori che brillano sotto la luce del soggiorno.

Finge di sistemarsi i capelli bagnati, le dita che passano tra le ciocche, ma è solo una scusa per prolungare lo spettacolo. Poi abbassa le braccia lentamente, lasciando che il tessuto scivoli di nuovo giù.

Alberto sembra sul punto di andare a fuoco, la tazzina gli trema in mano, un rivolo di caffè gli cola sul ginocchio e sulle scarpe. La mano gli scivola nervosa sul rigonfiamento nei pantaloni, si sistema il cazzo semiduro senza nemmeno rendersene conto. Respira a bocca aperta.

Alessia ride piano. Si sporge di nuovo verso di lui per prendere lo zucchero sul tavolino, le tette libere, i capezzoli che sfiorano quasi il suo braccio, il tessuto che si tende al massimo. Resta chinata più del necessario, il culo che sporge verso di me, la canottiera che sale di nuovo quel tanto che basta per far intravedere il bordo della fica. Gli chiede qualcosa di banale sulla strada.

Alberto balbetta, la voce gli esce strozzata, gli occhi incollati sulla scollatura, poi sul lembo di canottiera che minaccia di scoprire tutto ad ogni respiro. Suda, si passa una mano sulla fronte, cerca di rispondere ma le parole gli restano in gola. Io vedo tutto: il rigonfiamento nei suoi pantaloni, il tremore delle mani, la lingua che si passa nervoso sulle labbra, la tazzina gli trema tanto che un altro goccio di caffè gli cola sulla coscia, gli occhi non sanno dove guardare, ha il respiro corto.

Alessia decide di chiudere il gioco. Si alza dal divano, si gira verso Alberto, solleva la canottiera fino all’ombelico: «Ho voglia di scopare con Samuele, vuoi restare a guardare?».

Alberto non risponde, ha la bocca aperta, stringe la tazzina, il rigonfiamento nei pantaloni trema, non si muove.

Alessia sorride, si toglie la canottiera con un gesto lento e la lascia cadere sul pavimento, nuda, il corpo ancora umido dalla doccia, i capelli bagnati colano sul seno, le tette ondeggiano libere. Si gira verso di me, mi slaccia i pantaloni e tira fuori il cazzo, si inginocchia, lo prende in bocca.

Alberto guarda, la mano entra nei pantaloni, si masturba lento, gli occhi sono fissi sul culo di Alessia, sul mio cazzo che sparisce nella sua bocca.

Alessia continua a succhiarmi il cazzo a lungo, poi si alza, mi spinge sul divano e si gira verso Alberto, sale sopra di me voltandomi le spalle, si impala sul mio cazzo in un colpo solo, fino in fondo, emette un sospiro che riempie la stanza, comincia a cavalcare lentamente, le gambe aperte verso Alberto, il divano cigola sotto i colpi.

Alessia fa cenno ad Alberto di avvicinarsi, gli prende il cazzo semieretto, se lo passa sui capezzoli duri, lo mette in mezzo alle tette, comincia a masturbarlo, lui sospira di piacere, sborra su di lei dopo pochi secondi, resta lì in piedi, il cazzo ancora in mano, il seme che gli cola sulle dita, gli occhi fissi su Alessia che continua a cavalcarmi, la fica che si contrae intorno al mio cazzo, il culo che sbatte contro le mie cosce, il seme che le cola sulle tette e sullo stomaco «rimani lì, Alberto, guardami».

Io la tengo per i fianchi e continuo a spingere dal basso, la scopo con colpi sempre più forti, il rumore dei nostri corpi sbattono riempie la stanza, Alessia inclina la testa all’indietro, i capelli bagnati le cadono sulla schiena, sospira sempre più forte, il corpo trema.

Io vengo per primo, le sborro dentro urlando, la fica di lei si contrae ancora di più, mi stringe. Alessia viene subito dopo, emette un urlo soffocato e si abbandona su di me.

Alberto ci guarda, gli occhi sgranati e il cazzo ancora in mano, poi mormora un «Grazie, adesso devo andare…» si gira ed esce barcollando.

Alessia si gira verso di me e mi strizza l’occhio: «Volevo solo stuzzicarlo… ma poi mi ha fatto pena, non mi andava di mandarlo a casa insoddisfatto».


scritto il
2025-12-29
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