Una notte molte notti
di
IL MICROBO
genere
gay
UNA NOTTE ALL'IMPROVVISO
Stavo tranquillo a casa. Finalmente una sera da solo senza cazzi fra le natiche. Fuori diluviava. La protezione incivile aveva diramato allerta rossa.
Il campanello suona una volta, due volte, molte volte. Chi sarà mai? Non aspetto nessuno. Guardo dallo spioncino: c'è un uomo. Non lo conosco. Cosa fare? Forse ha bisogno. Gli apro. Mi allaga il corridoio.
-”Scusami sai. Ero a fare jogging ed è venuto giù l'inferno”.
Lo faccio accomodare vicino al caminetto acceso. Si leva i vestiti. Si mette in mostra davanti al fuoco.
-”Scusami sai ma sono fradicio”.
È un bel maschio di quelli che piacciono: Moro, irsuto, palestrato. Nudo così è tutto un programma. Gli porto un grog. Lo scola d'un fiato. Poco a poco si rianima.
-”Scusami per il disturbo. Mi hai salvato dal disastro”.
Intanto che lo dice lo vedo come mi guarda e quasi indovino i pensieri che sta macinando. Le sue intenzioni sono evidenti da come gli si raddrizza. Il suo pube peloso è un incanto. Gli porgo un accappatoio. Non voglio che si senta a disagio. Lo rifiuta.
-”Spogliati anche tu”.
Mi sfilo la tuta.
-”sei stupendo”.
-”Grazie”.
Si inchiappa sul divano. Mi fa cenno di fargli compagnia. Mi accomodo con lui. Mi abbraccia. Mi stringe forte.
-”raccontami bene chi diavolo sei e cosa ti piace”.
Sospiro.
-”Mi piace il tuo soldato”.
-”Avevo appuntamento con uno dei soliti mentecatti della chat. Ma tu sei meglio. Sei super”.
Mi strizza forte il culo. Gli bacio il pene. Quanto ce l'ha grosso! Mi infila due dita nell'ano.
-”Se mi vuoi come ti voglio l'affare è fatto”.
Mugolo. Capisce che ci sto. Mi tromba.
Ha smesso di piovere. I suoi vestiti si sono asciugati. Si riveste. Scende in strada e da lontano a gesti mi fa capire che tornerà.
Mi piacciono i tipi come lui, decisi, prepotenti, al limite della buona educazione. Il modo in cui mi ha preso mi ha stregato.
Capita spesso e non gli nego mai niente.
Mi squaderna. Mi squarta. Ricevo le sue spinte da energumeno. Mi conquista. Mi travolge nel parapiglia di certi orgasmi che mi piovono addosso di furia come la tempesta di quella notte.
È sposato. La corsa è una scusa per allontanarsi da casa ed incontrare tipi come me.
DIECI CAZZI
Non era un solitario. Faceva parte di un sistema di mariti dediti alla corsa.
-”Se vuoi conoscersene qualcuno non hai che da dirmelo”.
-”Ma si dai”.
Mi sono piombati in casa. Un battaglione. Da nudi facevano paura.
Hanno fatto cerchio con me al centro a quattro zampe sul tavolino girevole del salotto (lo avevo trovato all'Ikea e mi era piaciuto). Venivo rigirato dall'uno all'altro a lavorarli in pompa e a prenderli nel culo. Che zozzi! Che scorpacciata!
Fuori uno e dentro il prossimo. Mi hanno goduto tutti. Con gran finale.
-”Ci scappa da pisciare”.
Mi hanno inondato a fontana. Dieci idranti che zampillavano in coro. Grondavo urine. Che umiliazione! Ridevano anche e mi insultavano. Ho dovuto ripulire le minchie. Che schifo! Finalmente se ne sono andati.
Sono rimasto alzato tutta la notte a sistemare il mio bel mobiletto e il pavimento. Puzzavo. Mi sono fiondato in doccia con lo Svelto per togliermi di dosso quella impregnazione, che è durata dei giorni, intanto che ricevevo foto oscene da ciascuno di quei bruti.
-”Ti sono piaciuti i miei amici?”
-”Sono degli stronzi”.
-”Dai non prendertela”.
-”Non farti più vedere”.
-”Pensavo che ti andava bene”.
-”Siete dei maiali”.
-”E tu un bel multiculo di bocca buona”.
-”Basta!”
-”Basta lo decidiamo noi”.
Sono scoppiato a piangere.
-”Domani ti vengo a consolare”.
È tornato da solo ed è stato bello come la prima volta. Mi sono tornati anche gli altri, a rotazione per non traumatizzarmi. Si mettono d'accordo. Mescolano un loro particolare “Mazzo del Peccato” dai quattro semi porno (peni, testicoli, sederi, boccucce) e alzano una carta a testa, chi ce l'ha più alta mi vince e viene a trovarmi. Ho cercato di smettere ma non ci sono riuscito. Mi sono confidato con un amico passivo quanto me.
-”Di cosa ti lamenti. Per te è sempre carnevale”.
-Vuoi farti avanti?”
-”Magari!”
Detto fatto l'ho coinvolto. In due contro la squadra. Ora vive da me. È uno dei nostri. Mi ringrazia sempre. Non andiamo mai deserti. Tengo casa di appuntamento o di puntamento, che loro chiamano LA STALLA. E un po' tanto lo è diventata. Portano anche qualche esterno. È un viavai, una danza degli uccelli. Un giardinetto di ani da stuprare. Scelgono loro quale gli va meglio. Siamo nati e viviamo per accontentarli. Che Maschi!
Stavo tranquillo a casa. Finalmente una sera da solo senza cazzi fra le natiche. Fuori diluviava. La protezione incivile aveva diramato allerta rossa.
Il campanello suona una volta, due volte, molte volte. Chi sarà mai? Non aspetto nessuno. Guardo dallo spioncino: c'è un uomo. Non lo conosco. Cosa fare? Forse ha bisogno. Gli apro. Mi allaga il corridoio.
-”Scusami sai. Ero a fare jogging ed è venuto giù l'inferno”.
Lo faccio accomodare vicino al caminetto acceso. Si leva i vestiti. Si mette in mostra davanti al fuoco.
-”Scusami sai ma sono fradicio”.
È un bel maschio di quelli che piacciono: Moro, irsuto, palestrato. Nudo così è tutto un programma. Gli porto un grog. Lo scola d'un fiato. Poco a poco si rianima.
-”Scusami per il disturbo. Mi hai salvato dal disastro”.
Intanto che lo dice lo vedo come mi guarda e quasi indovino i pensieri che sta macinando. Le sue intenzioni sono evidenti da come gli si raddrizza. Il suo pube peloso è un incanto. Gli porgo un accappatoio. Non voglio che si senta a disagio. Lo rifiuta.
-”Spogliati anche tu”.
Mi sfilo la tuta.
-”sei stupendo”.
-”Grazie”.
Si inchiappa sul divano. Mi fa cenno di fargli compagnia. Mi accomodo con lui. Mi abbraccia. Mi stringe forte.
-”raccontami bene chi diavolo sei e cosa ti piace”.
Sospiro.
-”Mi piace il tuo soldato”.
-”Avevo appuntamento con uno dei soliti mentecatti della chat. Ma tu sei meglio. Sei super”.
Mi strizza forte il culo. Gli bacio il pene. Quanto ce l'ha grosso! Mi infila due dita nell'ano.
-”Se mi vuoi come ti voglio l'affare è fatto”.
Mugolo. Capisce che ci sto. Mi tromba.
Ha smesso di piovere. I suoi vestiti si sono asciugati. Si riveste. Scende in strada e da lontano a gesti mi fa capire che tornerà.
Mi piacciono i tipi come lui, decisi, prepotenti, al limite della buona educazione. Il modo in cui mi ha preso mi ha stregato.
Capita spesso e non gli nego mai niente.
Mi squaderna. Mi squarta. Ricevo le sue spinte da energumeno. Mi conquista. Mi travolge nel parapiglia di certi orgasmi che mi piovono addosso di furia come la tempesta di quella notte.
È sposato. La corsa è una scusa per allontanarsi da casa ed incontrare tipi come me.
DIECI CAZZI
Non era un solitario. Faceva parte di un sistema di mariti dediti alla corsa.
-”Se vuoi conoscersene qualcuno non hai che da dirmelo”.
-”Ma si dai”.
Mi sono piombati in casa. Un battaglione. Da nudi facevano paura.
Hanno fatto cerchio con me al centro a quattro zampe sul tavolino girevole del salotto (lo avevo trovato all'Ikea e mi era piaciuto). Venivo rigirato dall'uno all'altro a lavorarli in pompa e a prenderli nel culo. Che zozzi! Che scorpacciata!
Fuori uno e dentro il prossimo. Mi hanno goduto tutti. Con gran finale.
-”Ci scappa da pisciare”.
Mi hanno inondato a fontana. Dieci idranti che zampillavano in coro. Grondavo urine. Che umiliazione! Ridevano anche e mi insultavano. Ho dovuto ripulire le minchie. Che schifo! Finalmente se ne sono andati.
Sono rimasto alzato tutta la notte a sistemare il mio bel mobiletto e il pavimento. Puzzavo. Mi sono fiondato in doccia con lo Svelto per togliermi di dosso quella impregnazione, che è durata dei giorni, intanto che ricevevo foto oscene da ciascuno di quei bruti.
-”Ti sono piaciuti i miei amici?”
-”Sono degli stronzi”.
-”Dai non prendertela”.
-”Non farti più vedere”.
-”Pensavo che ti andava bene”.
-”Siete dei maiali”.
-”E tu un bel multiculo di bocca buona”.
-”Basta!”
-”Basta lo decidiamo noi”.
Sono scoppiato a piangere.
-”Domani ti vengo a consolare”.
È tornato da solo ed è stato bello come la prima volta. Mi sono tornati anche gli altri, a rotazione per non traumatizzarmi. Si mettono d'accordo. Mescolano un loro particolare “Mazzo del Peccato” dai quattro semi porno (peni, testicoli, sederi, boccucce) e alzano una carta a testa, chi ce l'ha più alta mi vince e viene a trovarmi. Ho cercato di smettere ma non ci sono riuscito. Mi sono confidato con un amico passivo quanto me.
-”Di cosa ti lamenti. Per te è sempre carnevale”.
-Vuoi farti avanti?”
-”Magari!”
Detto fatto l'ho coinvolto. In due contro la squadra. Ora vive da me. È uno dei nostri. Mi ringrazia sempre. Non andiamo mai deserti. Tengo casa di appuntamento o di puntamento, che loro chiamano LA STALLA. E un po' tanto lo è diventata. Portano anche qualche esterno. È un viavai, una danza degli uccelli. Un giardinetto di ani da stuprare. Scelgono loro quale gli va meglio. Siamo nati e viviamo per accontentarli. Che Maschi!
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