In posa per l'arte
di
IL MICROBO
genere
gay
IN POSA PER L'ARTE
L'ho conosciuto per caso ad una festa fra amici. Mi ha squadrato dalla testa ai piedi e mi ha detto che ero perfetto. Gli servivo da modello per delle tele che gli erano stata commissionate e mi avrebbe anche pagato bene. Gli ho chiesto come avrei dovuto posare.
-”Completamente nudo per due soggetti erotici. Uno frontale con il pene in durezza. L'altro di schiena un po' reclinato con il culo in vista. Pensaci su e fammi sapere”.
Mi sembrava una cosa davvero porca. Chi era mai il committente? Dove mi avrebbe piazzato? Per farci cosa? Per eccitarsi ad oltranza o magari per mostrarmi ai suoi ospiti?
Erano arrivate le bollette della luce e del gas e dovevo anche saldare la pigione.
Non ho avuto scelta. Ho firmato il contratto che mi impegnava per una settimana a fronte di un compenso molto, molto alto.
Mi sono anche divertito. Ma le difficoltà non sono mancate, per esempio quando ho dovuto mantenere a lungo l'erezione, che con molta perizia il Maestro ritraeva sulla tela fatta talmente bene da sembrarmi che qualcosa mi veniva rubato. Oppure quando di retro sono stato umiliato ad indossare un distanziatore dei glutei per mostrare meglio l'ano.
L'opera era compiuta e il Maestro mi ha invitato a cena. Dopocena mi ha tirato in appartamento. Ci siamo messi comodi e ho capito che mi desiderava. Mi ripeteva di avermi interiorizzato troppo e che non riusciva a liberarsi di me. Non ho fatto obiezioni. Dopotutto era un bel maschio. L'ho lasciato fare e mi è anche piaciuto.
Passarono diversi giorni e ricevetti un SMS (“Ti aspetto da me”). Ci andai e mi informò che era stato richiesto per altri due ritratti sempre a figura intera, destro e sinistro, di fianco.
-”Non puoi dirmi di no”.
E infatti ho accettato e ne sono usciti non c'è che dire altri due cloni di me stesso.
La cosa non è finita lì. Il cliente insisteva per conoscermi in originale. Ho trascorso un intero week end da lui e non si è certo accontentato di guardarmi ma mi ha sottomesso alle sue voglie giusto in quella casa dove già ero in mostra appeso al chiodo lungo il corridoio che conduceva alle stanze da letto.
Mi ha offerto un ingaggio di tre mesi con il solo compito di fargli compagnia. Lo stipendio era elevato e non potevo negargli niente.
Finito il periodo ci vado ancora di tanto in tanto a chiamata e a forfait.
Col Maestro siamo in amicizia, lo frequento spesso e col suo matitone mi fa degli schizzi d'autore. Per lui lavoro gratis.
L'ho conosciuto per caso ad una festa fra amici. Mi ha squadrato dalla testa ai piedi e mi ha detto che ero perfetto. Gli servivo da modello per delle tele che gli erano stata commissionate e mi avrebbe anche pagato bene. Gli ho chiesto come avrei dovuto posare.
-”Completamente nudo per due soggetti erotici. Uno frontale con il pene in durezza. L'altro di schiena un po' reclinato con il culo in vista. Pensaci su e fammi sapere”.
Mi sembrava una cosa davvero porca. Chi era mai il committente? Dove mi avrebbe piazzato? Per farci cosa? Per eccitarsi ad oltranza o magari per mostrarmi ai suoi ospiti?
Erano arrivate le bollette della luce e del gas e dovevo anche saldare la pigione.
Non ho avuto scelta. Ho firmato il contratto che mi impegnava per una settimana a fronte di un compenso molto, molto alto.
Mi sono anche divertito. Ma le difficoltà non sono mancate, per esempio quando ho dovuto mantenere a lungo l'erezione, che con molta perizia il Maestro ritraeva sulla tela fatta talmente bene da sembrarmi che qualcosa mi veniva rubato. Oppure quando di retro sono stato umiliato ad indossare un distanziatore dei glutei per mostrare meglio l'ano.
L'opera era compiuta e il Maestro mi ha invitato a cena. Dopocena mi ha tirato in appartamento. Ci siamo messi comodi e ho capito che mi desiderava. Mi ripeteva di avermi interiorizzato troppo e che non riusciva a liberarsi di me. Non ho fatto obiezioni. Dopotutto era un bel maschio. L'ho lasciato fare e mi è anche piaciuto.
Passarono diversi giorni e ricevetti un SMS (“Ti aspetto da me”). Ci andai e mi informò che era stato richiesto per altri due ritratti sempre a figura intera, destro e sinistro, di fianco.
-”Non puoi dirmi di no”.
E infatti ho accettato e ne sono usciti non c'è che dire altri due cloni di me stesso.
La cosa non è finita lì. Il cliente insisteva per conoscermi in originale. Ho trascorso un intero week end da lui e non si è certo accontentato di guardarmi ma mi ha sottomesso alle sue voglie giusto in quella casa dove già ero in mostra appeso al chiodo lungo il corridoio che conduceva alle stanze da letto.
Mi ha offerto un ingaggio di tre mesi con il solo compito di fargli compagnia. Lo stipendio era elevato e non potevo negargli niente.
Finito il periodo ci vado ancora di tanto in tanto a chiamata e a forfait.
Col Maestro siamo in amicizia, lo frequento spesso e col suo matitone mi fa degli schizzi d'autore. Per lui lavoro gratis.
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