Sonia & Tommaso - Capitolo 28: Oltre il confine del giorno

di
genere
tradimenti

Tommaso sedeva a tavola, lo sguardo ancora un po' impastato dal sonno, mentre facevamo colazione in un silenzio che per me era carico di segreti, per lui di semplice stanchezza.
"Dev'essere l'aria di mare, Sonia," disse, sbadigliando e stiracchiandosi. "Mi fa fare delle dormite pazzesche."
Io annuii; il mio sorriso era una maschera perfetta, quasi mi sentivo un'attrice consumata. Dentro di me, invece, una fitta di piacere perverso mi travolse. Il pensiero che lui fosse lì, così vicino, completamente ignaro di chi fossi diventata e di cosa avessi fatto poche ore prima, mi eccitava in modo indicibile. Era una beffa sottile, squisita, che solo io potevo gustare.
Una volta in spiaggia, raggiunto il nostro ombrellone, iniziai a spogliarmi, sentendo già lo sguardo di Nicola addosso. Lui e la sua famiglia erano già lì, e i suoi occhi restavano puntati su di me con una tale intensità che mi chiesi: come poteva fare? Come riusciva a passare l'intera notte fuori e sua moglie non gli diceva niente? Era un mistero che mi intrigava, un segno della sua inarrivabile disinvoltura.
Lui e Tommaso, ignaro della tensione che vibrava tra me e Nicola, si salutarono con la consueta cordialità. Mentre sfilavo i vestiti, lo guardai con aria di sfida, un sorriso appena accennato sulle labbra. Volevo vedere se avrebbe mantenuto il controllo, se il mio gesto lo avrebbe scosso. Sganciai il reggiseno e, quando finalmente mi tolsi la maglietta, la conferma che lui, come sempre, aveva vinto mi pervase. A seno nudo, stesa al sole, rimasi per un istante ad assaporare l'odore salmastro del mare, godendomi quella piacevole sensazione di libertà.
Tommaso quasi non sembrò farci caso, come se io lo avessi sempre fatto. Era così preso dalla sua routine di vacanza da non notare il cambiamento radicale della sua fidanzata. Dopo nemmeno un quarto d'ora, gli animatori lo chiamarono. In quelle due settimane di vacanza, lui era diventato il partecipante numero uno dei giochi di spiaggia. Tutti ormai lo conoscevano, e la sua affabilità, in quel contesto, lo rendeva quasi una mascotte.
Nicola non perse tempo. Non appena Tommaso si allontanò, venne a sedersi accanto a me, incurante delle occhiatacce che la moglie gli lanciava da lontano. La sua audacia mi eccitò.
"Buongiorno," mi disse, la sua voce bassa, roca.
"Buongiorno," gli risposi, il mio sguardo fisso nel suo. "Hai dormito?" gli chiesi, un'ombra di malizia nella voce.
"Quasi niente," ammise, il suo sorriso si allargò, gli occhi che brillavano di desiderio. "Ma mi è piaciuto guardarti farlo."
Un brivido mi percorse la schiena. Gli sorrisi, una smorfia carica d’intesa. "Non ti sono pesata tutto quel tempo sdraiata su di te?"
"Pesi pochissimo," rispose, la sua mano sfiorò appena la mia coscia nuda, un tocco quasi impercettibile, ma che mi accese subito. "E lo rifarei volentieri."
Risi, una risata un po' stridula per l'eccitazione. "Siamo pazzi," gli dissi, e in quel momento, mi sentii davvero così. Pazzi e meravigliosamente liberi.
"Ti va di fare un giro?" mi chiese Nicola, la sua voce bassa, quasi un sussurro, ma piena di un'autorità che mi eccitava. Guardai in direzione di sua moglie, che ci fissava con uno sguardo carico di disapprovazione.
"Ma a lei non dà fastidio?" gli chiesi, un pizzico di sfida nella voce, pur sapendo già la risposta.
Lui scosse la testa, un sorriso sprezzante sulle labbra. "Di lei non ti devi preoccupare."
E così, senza esitare, mi alzai. Lui mi prese subito per mano, la sua presa forte e decisa, e partimmo. Camminammo sul bagnasciuga, mano nella mano, sentendo la sabbia umida sotto i piedi e il sole sulla pelle. Poche parole, non servivano. Bastavano i nostri sguardi, i sorrisi d'intesa che ci scambiavamo. Era come se comunicassimo su un livello più profondo, un linguaggio fatto di desiderio e perversione condivisa.
Camminammo a lungo, lontano dagli sguardi curiosi, dal rumore della spiaggia affollata. Poi si fermò. C'era un pattino ormeggiato sulla sabbia e si sedette, facendomi cenno di accomodarmi. Mi sedetti sulle sue ginocchia, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Godevo di essere lì, il suo corpo forte sotto il mio, le mie dita che si perdevano nei suoi capelli, ogni tanto qualche piccolo bacio a fior di labbra. Eravamo un'isola di piacere in mezzo al mare.
Restammo lì per un po'. Lui mi chiedeva di me, della mia vita a Cremona. Gli rispondevo sincera, serena, quasi ingenua. Tentai anch'io di sapere di lui, ma era come un muro di gomma. Mi rispondeva appena, le sue parole sembravano sassi gettati nell'acqua, senza lasciare traccia. Quando gli chiesi di sua moglie, tagliò corto, lo sguardo fermo: "Va tutto bene, non pensarci." La sua indifferenza per lei era un'ulteriore conferma della sua totale disponibilità verso di me.
Tornammo dopo più di un'ora. Tommaso ci vide arrivare. Eravamo abbracciati, io in topless con solo la mutandina brasiliana del costume, i miei seni liberi al sole. Nicola non si scompose minimamente. Sorrise a Tommaso, la sua espressione un misto di beffa e disinvoltura. "L'ho trovata in giro tutta sola e te l'ho riportata," gli disse, la sua voce calma e rassicurante. Tommaso lo ringraziò, sorridendo ingenuamente, completamente ignaro di quello che era successo, del piacere che avevo provato tra le braccia di un altro.
Salendo per il pranzo, mentre passavamo davanti al bar, Tommaso fu fermato da dei signori. Insistettero, ad ogni costo, perché si fermasse a bere con loro. Io sorrisi, un sorriso di compiacimento, perché era un'altra occasione per avere un po' di libertà. Mi sedetti a un tavolino laterale per aspettarlo, osservando la scena con divertimento.
Non rimasi sola a lungo. Vedendomi, Alessandro arrivò subito e si sedette accanto a me, la sua agitazione palpabile. Le sue mani giocherellavano nervosamente con il bordo del tavolino. "Scusa per quello che è successo la notte scorsa," mi disse, il suo tono pieno di imbarazzo e dispiacere. "Nicola ha insistito, e io... non ce l'ho fatta a dirgli di no. Ma adesso mi dispiace per te."
Lo guardai, e un sorriso sornione mi spuntò sulle labbra. La sua innocenza era così rinfrescante, così facile da manipolare. "Ti è piaciuto, Alessandro?" gli chiesi, la mia voce bassa, quasi un sussurro.
Lui si agitò ancora di più, i suoi occhi che mi sfuggivano. "Sì, ma..." iniziò, la frase gli morì in gola.
Lo interruppi, il mio sorriso che si allargava. "È piaciuto anche a me, Alessandro."
Le mie parole lo colpirono come un'onda inaspettata. Si ammutolì, un misto di sorpresa e sollievo sul suo viso. L'agitazione lasciò il posto a una calma quasi immediata. Ero riuscita a placarlo, a far svanire la sua colpa.
Dopo pranzo, l’attesa per l’incontro con Mario si fece quasi dolorosa, un fremito costante che mi faceva vibrare ogni nervo. Non appena finimmo di mangiare, il trillo del cellulare di Tommaso ruppe il silenzio. Era Mario; stavano definendo i dettagli per venirci a prendere. Ascoltai la conversazione del mio fidanzato, la sua voce così ingenua e ignara, e un sorriso sfacciato mi fiorì sulle labbra. Sapevo che quella "cena" sarebbe stata tutt’altro che innocente; un banchetto di pura depravazione.
Non appena Tommaso riattaccò, sentii vibrare il mio telefono contro il palmo della mano. Un messaggio di Mario. Il suo solito tono, quell’aggressività cruda e diretta che mi arrivava addosso come una scossa elettrica. Ero pronta a giocare, a stuzzicarlo con la mia solita malizia, per infiammare ancora di più quel desiderio perverso che ci univa.
Mario: 😈 Allora, troia, pronta per stasera? 😉 Non vedo l'ora di vederti strisciare per me.
Sonia: Strisciare... dipende da quanto mi farai godere, non credi? 💋 Non sono mica una cagna qualsiasi.
Mario: Oh, lo diventerai, piccola. 🐺 Stasera ti farò ululare come una lupa in calore. Ho già in mente un paio di cose che ti faranno dimenticare il tuo fidanzatino. 😈 Cosa mi hai combinato oggi, puttanella? Hai fatto la brava?
Sonia: La "brava" è una parola grossa per me, soprattutto da quando ti conosco. Oggi ho fatto... quello che dovevo fare. E tu, Mario? Sei stato un bravo padrone? O mi hai pensato così tanto da non combinare niente? 😏
Mario: Ho pensato solo a quanto ti scoperò stasera, sporca cagna. E a come ti riempirò la fica e il culo finché non implorerai pietà. 🍆💦 Ti senti già bagnata al pensiero, vero? 😈
Sonia: La mia figa è pronta, Mario, lo ammetto. 🥵 Ma non è solo per stasera. È per il pensiero di quello che mi farai. Per la tua mano pesante sul mio sedere, per il tuo cazzo che mi scoperà senza pietà. Mi rendi... desiderosa. Hai già qualcosa in mente per me stasera? Ho delle voglie particolari...🤤 😈
Mario: Il mio giocattolo è sempre pronto per te, puttana. Lungo e duro, pronto a farti urlare. 🍌 E so che le tue voglie non sono mai "normali". Sei curiosa di sapere cosa mi frulla per la testa? Dimmi, cosa vuoi che ti faccia? Cosa ti eccita di più al pensiero di stasera? Non fare la timida. 😈
Sonia: Mmmh... La timidezza non mi si addice più, Mario. Soprattutto non con te. Oltre al tuo cazzo che mi apre in due, e che mi riempirà fino in fondo? 😱 Mah!? Sai che mi piacciono le sorprese… 🍑💦 Hai già un’idea?
Mario: Mi ecciti da impazzire, Sonia. Il pensiero di farti mia in ogni buco, di sentire la tua fica che mi succhia, il tuo culo stretto intorno al mio cazzo. E ti riempirò, oh se ti riempirò. Non una, non due, ma tutte le volte che voglio. E quando avrò finito, voglio vedere il mio sperma che ti cola dalle gambe. 👅 Preparati, puttana. Stasera la tua vera natura uscirà fuori. 😈
Sonia: Non vedo l'ora, Mario. La mia vera natura è sempre stata lì, in attesa del padrone giusto per liberarla. Fammi godere, fammi strisciare, fai di me ciò che vuoi. Sono tua. ⛓️ E non dimenticare di sorprendermi. Adoro le sorprese! 🤫🍑💦🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆🍆
Mario: Stasera ti sorprenderò, piccola. Non temere!😈 Vedrai. Preparati al vero sesso. 🍆💦 Ci vediamo tra poco, troietta. E niente mutandine. 😏
Sonia: Ti aspetto, Mario. Beh, con te sarebbero inutili. Non vedo l'ora di sentire le tue mani che me la toccano. La mia fica ti aspetta. 🔥 A tra poco, padrone.
Tornai stesa a prendere il sole, la pelle che scottava leggermente, ma la mia mente era già altrove, persa nei giochi perversi che mi aspettavano con Mario. Un’ondata di calore mi pervase, un fuoco che non veniva solo dal sole, ma dal desiderio che mi stava consumando.
Improvvisamente, una figura alta proiettò la sua ombra su di me. Era Nicola. Non ci fu bisogno di mostrarmi la chiave della cabina, né di dire una parola. Il suo sguardo intenso era già un ordine. Mi alzai con una naturalezza disarmante, la mia nudità del seno ormai diventata una condizione abituale, con i capezzoli duri che salutavano l’aria. Mi muovevo sulla spiaggia con una disinvoltura che sapevo attirare gli sguardi vogliosi di ogni maschio presente, e questo mi eccitò ancora di più. Tommaso, ovviamente, non c'era. Era chissà dove, perso nei suoi giochi, del tutto ignaro del mio vero divertimento.
Lo seguii, sentendo quegli sguardi bruciarmi addosso come carezze invisibili. Una volta chiusa nella solita cabina, l’aria si fece densa, carica di elettricità. Le sue mani forti mi afferrarono, la sua voce profonda divenne un sussurro che era un comando: "Girati e piegati, Sonia. Adesso."
Mi piegai, le mani che andarono a cercare il legno della panca per sorreggermi, il culo esposto e pronto per lui. Sentii il suo cazzo grosso e duro che premeva contro la mia apertura anale, già umida e desiderosa. Un brivido di anticipazione mi percorse la schiena. Con una spinta decisa, lui entrò, riempiendomi completamente. Non ci fu preavviso, solo la sensazione cruda e primordiale della sua carne che si faceva strada dentro di me, aprendomi sempre di più. Trattenni un gemito, un misto di dolore e piacere che mi fece stringere il legno con le dita. Ogni affondo era profondo, autoritario, e mi faceva sentire pienamente sua, una puttana a sua completa disposizione. Il suo respiro rauco e il suono umido dei nostri corpi che si univano formavano un'orchestra di perversione che risuonava solo per noi due.
Quando finì, svuotandosi dentro di me con un lungo spasmo che mi fece tremare le gambe, si ritrasse. La sensazione del suo sperma caldo che mi colava dal culo era come un sigillo sulla mia sottomissione. Lui mi guardò, lo sguardo intenso come sempre.
"Seguimi al bar," disse, con voce ferma.
Mi raddrizzai, avvertendo il sedere indolenzito e umido. Ero quasi nuda, con solo la mutandina brasiliana a coprire a malapena il pube, quel triangolino scuro ormai sempre esposto al suo volere. Ma non esitai. Nonostante fossi in quello stato, con i seni al vento e il corpo segnato dal sesso appena consumato, lo seguii. Il suo ordine era legge, la mia sottomissione completa.
Raggiunto il bar, con una calma calcolata, Nicola si sedette a un tavolino in prima fila, proprio sotto il porticato, dove la luce del sole esaltava ogni mia curva. Voleva esibirmi, ostentare a tutti la sua preda ancora calda del suo possesso. Mi accomodai di fronte a lui con un finto imbarazzo, o almeno questo era ciò che volevo fargli credere. Sentivo il calore salirmi al viso, un rossore che mi piaceva terribilmente: era un miscuglio inebriante di vergogna e di eccitazione pura. Con il mio seno nudo offerto all'aria e agli sguardi voraci, i miei capezzoli — tesi e duri come marmo — erano le prove traditrici dell'effetto che quel rischio aveva su di me.
Il cameriere arrivò in un istante. I suoi occhi restarono incollati al mio seno mentre prendeva l’ordinazione, le mani che quasi tremavano sul taccuino. Mantenni lo sguardo fisso su Nicola, ignorando deliberatamente l'uomo, ma percepii ogni singola vibrazione della sua attenzione famelica. Nicola sorrise appena, godendosi quel momento di dominio pubblico.
Tommaso stava ancora ridendo con gli animatori a pochi metri di distanza. Nicola lo chiamò con un cenno e un tono che non ammetteva repliche. Lui arrivò subito, con quel suo sorriso solare che stonava così tanto in quel contesto carico di segreti e tensione. Si sedette con noi e il suo sguardo scivolò su di me. Gli sorrisi con una naturalezza che mi sorprendeva ogni volta: in un attimo ero di nuovo la fidanzata perfetta, l'amica fedele al tavolo del bar.
Dopo che ci portarono da bere, Nicola posò il bicchiere e fissò prima Tommaso, poi me. Il suo sguardo era una lama.
"Tommaso," iniziò, con quella voce calma ma percorsa da un sottofondo di assoluta autorità, "vorrei una risposta per la mia offerta di lavoro a Sonia. Mi sembra che lei sia ancora un po' incerta, troppo prudente. Prova tu a convincerla, visto che a te non nasconde nulla."
Tommaso rimase sorpreso, gli occhi che gli si allargarono per lo stupore. Non si aspettava un intervento così diretto. Poi si voltò verso di me, facendosi serio e prendendomi la mano.
"Amore, ma è un'occasione incredibile, non puoi ancora avere dubbi!" disse, con una voce carica di un entusiasmo quasi infantile. "Ma ci pensi? Un contratto così ben pagato... e soprattutto con una persona stimata come Nicola. Non capita tutti i giorni una chance simile, Sonia. Non puoi proprio fartela scappare per un eccesso d’insicurezza."
Strinse la mia mano nella sua, cercandone il consenso. "Dai, piccola, non fare la difficile. È una svolta per il tuo futuro. Per il nostro futuro insieme. Non ti sembra una prospettiva fantastica?"
Ascoltai Tommaso, lasciando che le sue parole fluissero intorno a me mentre Nicola mi studiava, con quegli occhi azzurri che parevano ridermi in faccia. Sapeva benissimo che Tommaso mi stava consegnando a lui su un vassoio d'argento. La mano del mio fidanzato era calda sulla mia, e la sua innocenza mi apparve all'improvviso come un peso leggerissimo, quasi inconsistente di fronte al turbine perverso che mi agitava dentro.
"Oh, Tommaso," gli risposi, lasciando andare un sospiro che era un capolavoro di simulata indecisione. Gli sorrisi dolcemente, quasi con una punta di timore reverenziale, mentre con la coda dell'occhio godevo del fatto che Nicola osservasse i miei capezzoli turgidi offerti al sole e alla sua vista. "Lo so che hai ragione... è che è un cambiamento così grande! Non è facile decidere così, su due piedi."
Mi voltai verso Nicola, con un sorriso che era un equilibrio perfetto tra finto imbarazzo e malizia pura. "Vedi, Nicola? Tommaso è il mio primo fan, il mio sostenitore più accanito. Non mi lascia passare nulla, è più ambizioso lui di me."
Poi, abbassando il tono di voce e quasi sussurrando, come se stessi rivelando un segreto intimo e prezioso, continuai: "Ci devo pensare bene, Tommaso. È una scelta che cambierebbe molte cose. Ma... devo ammettere che la proposta di Nicola si sta facendo davvero molto, molto interessante. Forse hai ragione tu, non dovrei opporre troppa resistenza."
Strinsi la mano di Tommaso per rassicurarlo, mentre la mia mente già immaginava come avrei usato quel "lavoro" per sparire intere giornate tra le braccia del mio nuovo padrone. Tommaso sembrò sollevato e felice della mia apertura, mentre Nicola, dal suo canto, non nascose un sorrisetto divertito. Aveva vinto di nuovo, usando l'onestà di Tommaso per legarmi ancora di più alla sua catena invisibile.
Tornai all’ombrellone insieme a Tommaso. La sua insistenza nel volermi convincere ad accettare quell'impiego offerto da Nicola mi sembrava quasi tenera nella sua totale innocenza. Annuivo e sorridevo, lasciandolo parlare a ruota libera, mentre la mia mente era già altrove, proiettata verso i brividi e i piaceri proibiti della serata che mi aspettava.
Poco più tardi, mi diressi verso i bagni della spiaggia, per fare pipì.
Una volta chiusa nel gabbiotto, abbassai la mutandina del costume. L'interno era un trionfo di umori: la sborra di Nicola, una macchia biancastra e appiccicosa, mischiata alla mia eccitazione.
Quando uscii, Nicola era lì ad aspettarmi, appoggiato alla parete esterna. Il suo sguardo mi trapassò, come se potesse leggere ogni singola sensazione che avevo appena provato là dentro. Sentii il calore salirmi al viso, ma fu un rossore di sfida, non di vergogna. Ci incamminammo sulla sabbia, fianco a fianco.
"Voglio venire da te anche stanotte, Sonia," mi disse lui, la voce bassa, quasi un ordine sussurrato. "Ho ancora voglia di sentirti tremare."
Lo guardai e scossi la testa, regalandogli un sorriso carico di malizia. "Non posso, Nicola. Stasera ho un impegno improrogabile... una cena con amici a cui non posso mancare."
Lui non insistette, limitandosi a un leggero sorriso di approvazione. Continuammo a camminare mano nella mano. C'era qualcosa di così naturale nel nostro stare insieme che, agli occhi dei passanti, dovevamo sembrare una splendida coppia, nonostante la differenza d'età. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare la verità che si nascondeva dietro quelle dita intrecciate.
Tornammo all'ombrellone verso le sei, separandoci con discrezione un centinaio di metri prima di arrivare. Un gesto quasi inutile: per chi avesse avuto occhi per vedere, la nostra tresca era scritta sulla mia pelle. Ma Tommaso, come sempre, non vedeva nulla.
Una volta in camera, iniziai i preparativi per Mario. L'attesa mi faceva pulsare ogni vena. In bagno, mi osservai allo specchio: il mio corpo sembrava splendere di luce propria. Scelsi un abito leggerissimo, che accarezzava le mie curve e lasciava intuire il mio seno. Sotto, non indossai nulla.
Sistemai i capelli e stesi un velo di lucidalabbra per rendere la bocca ancora più invitante. Ogni gesto era calcolato per amplificare l'attesa. Quando uscii dal bagno, Tommaso era già pronto. Mi guardò e il suo volto si illuminò.
"Sei bellissima, amore," mi disse con la solita, disarmante ingenuità.
Gli ricambiai il sorriso e gli diedi un bacio sulla guancia, sentendo il suo profumo familiare così diverso dall'odore acre e muschiato di Nicola che ancora mi stuzzicava le narici. Mi ero truccata con una linea di eyeliner nera e definita, un look da Cleopatra che mi dava uno sguardo felino. Sapevo già che, con la rudezza di Mario, quel trucco sarebbe presto sbavato, diventando il simbolo della notte sfrenata che mi attendeva.
Prima di uscire, guardai Tommaso. Era così buono, così inconsapevole. Mi avvicinai e lo abbracciai con una tenerezza inaspettata; quasi un pizzico di senso di colpa mi strinse il cuore. Lui ricambiò la stretta, sussurrandomi un "ti amo" all'orecchio. Fu come un addio, per quella notte, al mio lato più innocente.
Scendemmo nella hall. Nicola era lì con la sua famiglia. I suoi occhi mi trovarono all'istante e un lampo di desiderio attraversò il suo sguardo nel vedermi così elegante e provocante. Gli risposi con un cenno discreto, poi io e Tommaso uscimmo.
Il grosso SUV di Mario era già lì ad aspettarci, una sagoma scura e imponente nella luce del crepuscolo: una promessa d'acciaio di tutto ciò che il buio della notte avrebbe portato con sé.
scritto il
2025-12-24
8 4
visite
5
voti
valutazione
4
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.