Sonia & Tommaso - Capitolo 27: Il Perverso Regista
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Alessandro scivolò via, un'ombra nel buio, lasciandomi completamente nuda e indifesa ai piedi del mio vero padrone. Nicola non si limitò a spogliarsi; ogni pezzo di stoffa che cadeva a terra era un velo in meno, un'affermazione chiara del suo dominio. Il suo cazzo si stagliava davanti a me, duro e pulsante, una promessa di lussuria, mentre sentivo la fica fremere e grondare. Il mio sguardo non riusciva a staccarsi da quella visione, al tempo stesso terrificante e irresistibile.
Si avvicinò, l'ombra che mi avvolgeva completamente. Non ci fu una parola, solo il suo sguardo: un misto di desiderio, possessione e la fredda consapevolezza del suo potere. Le mie gambe tremavano, non per paura, ma per un'attesa quasi insopportabile. Sapevo che era l'inizio di qualcosa di più profondo.
Nicola allungò una mano e mi afferrò il collo, le dita forti che mi stringevano leggermente, senza far male, ma con una presa che non lasciava dubbi. Tirò la mia testa all'indietro, costringendomi a guardarlo negli occhi. Il suo viso così vicino da sentirne il respiro bruciare sulla pelle, e la sua bocca a cercare la mia in un bacio di fuoco, avido, famelico. Un bacio possessivo, a cui risposi con la stessa foga.
Dalla gola, la sua mano passò ad accarezzare il seno, stringendo con decisione capezzoli già duri e tesi. Dopo averli torturati, provocandomi scosse d’intenso piacere, le dita scesero più in basso sul ventre, discendendo lentamente, senza fretta: una tortura che accolsi con gioia. La fica vibrava di un desiderio bruciante, grondante di umore e sperma. Sfiorò il clitoride con una pressione leggera, sufficiente a farmi inarcare la schiena e gemere piano. Poi mi spinse delicatamente all'indietro, fino a che le gambe non cedettero e crollai sul letto, proprio accanto al corpo inerte di Tommaso. Il brivido del suo sonno, complice involontario della mia sfrontatezza, era l'ingrediente più eccitante.
Nicola non attese, non chiese. Con una spinta decisa, entrò dentro di me, riempiendomi completamente. La sua grandezza mi dilatava provocando un piacere quasi insopportabile, mescolato a un senso di possesso totale. Gemetti, mentre le mie gambe si chiudevano attorno ai suoi fianchi.
Cominciò a pompare, con un ritmo lento e profondo all'inizio, poi sempre più veloce, più selvaggio. Ogni spinta era un'ondata che mi travolgeva, facendomi inarcare la schiena, portandomi sempre più in profondità in quel baratro di sensazioni.
Afferrandomi i capelli, tirandoli leggermente, Nicola mi sussurrò all'orecchio con una voce roca che mi fece rabbrividire: «Sei la mia puttanella, Sonia. La mia. E non ti vergogni, vero?». Non risposi a parole, ma i gemiti e le spinte contro di lui furono la risposta più sincera.
L'orgasmo montò rapido, una tensione crescente nel basso ventre, e la fica si contrasse in uno spasmo violento. La sua sborra calda mi riempì, un'ondata densa e vischiosa che amavo, e che mi lasciò completamente appagata.
Nicola si scansò. Guardò Alessandro, che era lì, in piedi, con il suo cazzo già turgido per lo spettacolo. «Ora tocca a te», gli disse Nicola, la voce come un comando e un’offerta. Alessandro annuì, visibilmente nervoso, e tentò di imitare Nicola, di salire su di me. Ma era solo goffo, impacciato. Con pazienza lo aiutai, guidandolo con le mani, un tocco quasi materno per un amante così inesperto.
La voce di Nicola ruppe il silenzio, una domanda diretta, sfacciata, che fece spalancare gli occhi ad Alessandro. «Hai mai inculato una ragazza?». Alessandro era incredulo, il volto rosso fuoco nel buio. Non si aspettava quella perversione. Ma Nicola non gli lasciò scampo.
Senza dire una parola, Nicola mi prese per una spalla, con una delicatezza che nascondeva un comando ferreo. Mi fece inginocchiare accanto al letto. E mentre attendevo in ginocchio, completamente esposta, Nicola cominciò a spiegare al ragazzo come fare, ogni parola un'istruzione chiara.
Era il maestro che istruiva l'allievo. «Devi andare piano all'inizio», gli diceva Nicola, «devi sentire come cede. Poi, quando senti che si ammorbidisce, spingi deciso». Mimò il movimento con la mano nell'aria. «E non aver paura di farle male, all'inizio è parte del gioco». Alessandro ascoltava, il suo sguardo che passava da Nicola a me, affascinato e tremante.
E mentre Alessandro stava per tentare la penetrazione, Nicola aggiunse con una risata roca: «E non ti preoccupare, ragazzo. Il suo culetto è già sfondato. Lei è abituata». Quelle parole furono una stilettata, un’affermazione cruda della mia realtà. Ma non ci fu vergogna, solo una strana eccitazione nel sentirmi definita così.
Alessandro annuì, e il suo cazzo già duro si avvicinò al mio buchetto. Solo una pressione familiare, quasi un benvenuto. L'ingresso fu lento, ma senza resistenza. Lo sentii scivolare dentro, riempiendomi con una sensazione di pienezza che conoscevo bene. Strinsi i denti per quel godimento perverso che solo l'inculata sapeva darmi, in ginocchio, sottomessa.
Cominciò a muoversi, spingendo con un ritmo ancora incerto, ma la sua inesperienza era una nuova forma di piacere. Sentivo il suo cazzo scivolare dentro e fuori, mentre il suono ovattato del suo bacino che sbatteva contro il mio sedere si univa al russare di Tommaso. La fica, intanto, grondava umore, abbandonata e fremente.
Nicola continuò a dirigere la scena. «Più forte», gli diceva, «vai più a fondo». E Alessandro obbediva, spingendo con più vigore. L'orgasmo montò inesorabile. Strinsi gli occhi e sentii il corpo contrarsi in uno spasmo silenzioso ma potente. Quasi nello stesso istante Alessandro gemette e sentii il suo seme caldo riversarsi dentro di me.
Rimase immobile, il respiro affannoso. Nicola applaudì piano. «Bravo ragazzo», disse con un tono tra la soddisfazione e il crudele divertimento.
Alessandro si tolse da me, ansimante. Era la fine del suo turno. Nicola si avvicinò, l'ombra imponente che mi copriva, il suo sguardo penetrante che prometteva una crudeltà ben nota. Non ci fu esitazione. La sua penetrazione fu volutamente cruda e decisa, senza preamboli.
Il suo grosso cazzo si spinse dentro di me, nel mio culo già dilatato e ancora umido dello sperma di Alessandro, ma allo stesso tempo avido di quella sensazione familiare. L'impatto fu potente, quasi violento. Ansimai, la testa che cadeva all'indietro, la schiena inarcata. Le sue mani mi afferrarono il sedere con forza, spingendomi ancora più a fondo.
Cominciò a pompare con un ritmo incalzante, incessante, le sue spinte forti che mi sbattevano contro il materasso. Sentivo la fica grondare umore, nonostante la penetrazione anale, il corpo che rispondeva a ogni colpo con spasmi incontrollabili. I capezzoli erano duri, protesi. Ogni spinta era un'affermazione del suo potere su di me.
Nicola mi inculò a lungo, senza tregua. Ogni spinta era un martello che batteva sul mio corpo. Sentivo l'ano dilatarsi, accogliendo la sua virilità con una fame insaziabile. La mente era svuotata di ogni pensiero, piena solo di quell'estasi dolorosa e perversa che solo lui sapeva darmi.
Quando si sfilò, sentii un vuoto immediato, che mi lasciò sorpresa. Si sdraiò sul letto, accanto al corpo dormiente di Tommaso. Mi guardò con un sorriso sfrontato: «Montami sopra», disse, «e impalati sul mio cazzo». Non me lo feci ripetere. Strisciai sul letto con grazia felina. Per un attimo sentii la sua erezione contro la fica e poi mi impalai sul suo magnifico cazzo, godendo senza freni. La mia fica lo accolse con avidità, avvolgendolo completamente.
Nicola, senza mezzi termini, ordinò ad Alessandro: «Mettiglielo nel culo». Sentii Alessandro avvicinarsi, la sua erezione premere contro il buchetto ancora dilatato da Nicola. Con una spinta decisa, il ragazzo entrò senza fatica. Ero piena davanti e dietro. Una sensazione di totale pienezza che mi tolse il fiato. Alessandro venne velocemente, un gemito strozzato, e il suo seme caldo mi inondò nuovamente. In quel momento di perversione, provai verso di lui una strana tenerezza.
Venne anche Nicola, riempiendomi la fica. Sentii i suoi spasmi, la sua completa soddisfazione. Con un cenno discreto salutò Alessandro, facendogli capire che era il momento di andare. Il ragazzo scivolò via nel silenzio.
Rimasi lì, sdraiata sul corpo del mio amante, con il peso del mio corpo caldo contro il suo. Il suo cazzo era ancora dentro di me, e la sua sborra mi riempiva completamente. In quello stato di inebriante appagamento, mi addormentai.
Mi svegliai al mattino. Nicola era lì, tranquillo, che mi guardava sorridendo. Io, appena in grado di connettere, fui presa dal panico. La paura che Tommaso si svegliasse, che scoprisse i nostri corpi intrecciati, il seme ancora dentro di me. Se adoravo il rischio, avevo trovato in Nicola la mia calamita, l'epicentro di un pericolo che era ormai diventato la mia più grande eccitazione.
Nicola mi osservava, divertito, con un sorriso sornione che non tradiva alcuna agitazione. Era calmo, troppo calmo. Si rivestì con una lentezza esasperante, ogni suo gesto mi sembrava un secolo. Io, al contrario, ero un fascio di nervi, con la mente che correva all'impazzata, cercando un modo per far svanire le prove di quella notte proibita. Lo spinsi praticamente fuori dalla camera, bisbigliandogli di fare in fretta, di essere silenzioso. I suoi occhi azzurri brillavano di una malizia che mi eccitò anche in quell'estremo momento di terrore.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, mi precipitai in bagno. La doccia fu rapida e quasi frenetica, l'acqua calda che scivolava sul mio corpo, lavando via non solo il sudore e il sapore di un altro uomo, ma anche un po' di quella paura che mi aveva assalita. Cercai di riacquistare la mia compostezza, la mia maschera di "brava ragazza".
Uscendo dal bagno, con un asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli umidi, vidi che Tommaso si stava svegliando. Si stirò, mugugnando qualcosa. Era giunto il momento della verità, o meglio, della mia prossima menzogna.
Come sempre, Tommaso non si accorse di nulla. La sua ingenuità era disarmante, quasi comica, e allo stesso tempo la mia più grande alleata. Il brivido della menzogna, la facilità con cui potevo rimettermi la maschera, mi diede un senso di potere inebriante.
Si avvicinò, l'ombra che mi avvolgeva completamente. Non ci fu una parola, solo il suo sguardo: un misto di desiderio, possessione e la fredda consapevolezza del suo potere. Le mie gambe tremavano, non per paura, ma per un'attesa quasi insopportabile. Sapevo che era l'inizio di qualcosa di più profondo.
Nicola allungò una mano e mi afferrò il collo, le dita forti che mi stringevano leggermente, senza far male, ma con una presa che non lasciava dubbi. Tirò la mia testa all'indietro, costringendomi a guardarlo negli occhi. Il suo viso così vicino da sentirne il respiro bruciare sulla pelle, e la sua bocca a cercare la mia in un bacio di fuoco, avido, famelico. Un bacio possessivo, a cui risposi con la stessa foga.
Dalla gola, la sua mano passò ad accarezzare il seno, stringendo con decisione capezzoli già duri e tesi. Dopo averli torturati, provocandomi scosse d’intenso piacere, le dita scesero più in basso sul ventre, discendendo lentamente, senza fretta: una tortura che accolsi con gioia. La fica vibrava di un desiderio bruciante, grondante di umore e sperma. Sfiorò il clitoride con una pressione leggera, sufficiente a farmi inarcare la schiena e gemere piano. Poi mi spinse delicatamente all'indietro, fino a che le gambe non cedettero e crollai sul letto, proprio accanto al corpo inerte di Tommaso. Il brivido del suo sonno, complice involontario della mia sfrontatezza, era l'ingrediente più eccitante.
Nicola non attese, non chiese. Con una spinta decisa, entrò dentro di me, riempiendomi completamente. La sua grandezza mi dilatava provocando un piacere quasi insopportabile, mescolato a un senso di possesso totale. Gemetti, mentre le mie gambe si chiudevano attorno ai suoi fianchi.
Cominciò a pompare, con un ritmo lento e profondo all'inizio, poi sempre più veloce, più selvaggio. Ogni spinta era un'ondata che mi travolgeva, facendomi inarcare la schiena, portandomi sempre più in profondità in quel baratro di sensazioni.
Afferrandomi i capelli, tirandoli leggermente, Nicola mi sussurrò all'orecchio con una voce roca che mi fece rabbrividire: «Sei la mia puttanella, Sonia. La mia. E non ti vergogni, vero?». Non risposi a parole, ma i gemiti e le spinte contro di lui furono la risposta più sincera.
L'orgasmo montò rapido, una tensione crescente nel basso ventre, e la fica si contrasse in uno spasmo violento. La sua sborra calda mi riempì, un'ondata densa e vischiosa che amavo, e che mi lasciò completamente appagata.
Nicola si scansò. Guardò Alessandro, che era lì, in piedi, con il suo cazzo già turgido per lo spettacolo. «Ora tocca a te», gli disse Nicola, la voce come un comando e un’offerta. Alessandro annuì, visibilmente nervoso, e tentò di imitare Nicola, di salire su di me. Ma era solo goffo, impacciato. Con pazienza lo aiutai, guidandolo con le mani, un tocco quasi materno per un amante così inesperto.
La voce di Nicola ruppe il silenzio, una domanda diretta, sfacciata, che fece spalancare gli occhi ad Alessandro. «Hai mai inculato una ragazza?». Alessandro era incredulo, il volto rosso fuoco nel buio. Non si aspettava quella perversione. Ma Nicola non gli lasciò scampo.
Senza dire una parola, Nicola mi prese per una spalla, con una delicatezza che nascondeva un comando ferreo. Mi fece inginocchiare accanto al letto. E mentre attendevo in ginocchio, completamente esposta, Nicola cominciò a spiegare al ragazzo come fare, ogni parola un'istruzione chiara.
Era il maestro che istruiva l'allievo. «Devi andare piano all'inizio», gli diceva Nicola, «devi sentire come cede. Poi, quando senti che si ammorbidisce, spingi deciso». Mimò il movimento con la mano nell'aria. «E non aver paura di farle male, all'inizio è parte del gioco». Alessandro ascoltava, il suo sguardo che passava da Nicola a me, affascinato e tremante.
E mentre Alessandro stava per tentare la penetrazione, Nicola aggiunse con una risata roca: «E non ti preoccupare, ragazzo. Il suo culetto è già sfondato. Lei è abituata». Quelle parole furono una stilettata, un’affermazione cruda della mia realtà. Ma non ci fu vergogna, solo una strana eccitazione nel sentirmi definita così.
Alessandro annuì, e il suo cazzo già duro si avvicinò al mio buchetto. Solo una pressione familiare, quasi un benvenuto. L'ingresso fu lento, ma senza resistenza. Lo sentii scivolare dentro, riempiendomi con una sensazione di pienezza che conoscevo bene. Strinsi i denti per quel godimento perverso che solo l'inculata sapeva darmi, in ginocchio, sottomessa.
Cominciò a muoversi, spingendo con un ritmo ancora incerto, ma la sua inesperienza era una nuova forma di piacere. Sentivo il suo cazzo scivolare dentro e fuori, mentre il suono ovattato del suo bacino che sbatteva contro il mio sedere si univa al russare di Tommaso. La fica, intanto, grondava umore, abbandonata e fremente.
Nicola continuò a dirigere la scena. «Più forte», gli diceva, «vai più a fondo». E Alessandro obbediva, spingendo con più vigore. L'orgasmo montò inesorabile. Strinsi gli occhi e sentii il corpo contrarsi in uno spasmo silenzioso ma potente. Quasi nello stesso istante Alessandro gemette e sentii il suo seme caldo riversarsi dentro di me.
Rimase immobile, il respiro affannoso. Nicola applaudì piano. «Bravo ragazzo», disse con un tono tra la soddisfazione e il crudele divertimento.
Alessandro si tolse da me, ansimante. Era la fine del suo turno. Nicola si avvicinò, l'ombra imponente che mi copriva, il suo sguardo penetrante che prometteva una crudeltà ben nota. Non ci fu esitazione. La sua penetrazione fu volutamente cruda e decisa, senza preamboli.
Il suo grosso cazzo si spinse dentro di me, nel mio culo già dilatato e ancora umido dello sperma di Alessandro, ma allo stesso tempo avido di quella sensazione familiare. L'impatto fu potente, quasi violento. Ansimai, la testa che cadeva all'indietro, la schiena inarcata. Le sue mani mi afferrarono il sedere con forza, spingendomi ancora più a fondo.
Cominciò a pompare con un ritmo incalzante, incessante, le sue spinte forti che mi sbattevano contro il materasso. Sentivo la fica grondare umore, nonostante la penetrazione anale, il corpo che rispondeva a ogni colpo con spasmi incontrollabili. I capezzoli erano duri, protesi. Ogni spinta era un'affermazione del suo potere su di me.
Nicola mi inculò a lungo, senza tregua. Ogni spinta era un martello che batteva sul mio corpo. Sentivo l'ano dilatarsi, accogliendo la sua virilità con una fame insaziabile. La mente era svuotata di ogni pensiero, piena solo di quell'estasi dolorosa e perversa che solo lui sapeva darmi.
Quando si sfilò, sentii un vuoto immediato, che mi lasciò sorpresa. Si sdraiò sul letto, accanto al corpo dormiente di Tommaso. Mi guardò con un sorriso sfrontato: «Montami sopra», disse, «e impalati sul mio cazzo». Non me lo feci ripetere. Strisciai sul letto con grazia felina. Per un attimo sentii la sua erezione contro la fica e poi mi impalai sul suo magnifico cazzo, godendo senza freni. La mia fica lo accolse con avidità, avvolgendolo completamente.
Nicola, senza mezzi termini, ordinò ad Alessandro: «Mettiglielo nel culo». Sentii Alessandro avvicinarsi, la sua erezione premere contro il buchetto ancora dilatato da Nicola. Con una spinta decisa, il ragazzo entrò senza fatica. Ero piena davanti e dietro. Una sensazione di totale pienezza che mi tolse il fiato. Alessandro venne velocemente, un gemito strozzato, e il suo seme caldo mi inondò nuovamente. In quel momento di perversione, provai verso di lui una strana tenerezza.
Venne anche Nicola, riempiendomi la fica. Sentii i suoi spasmi, la sua completa soddisfazione. Con un cenno discreto salutò Alessandro, facendogli capire che era il momento di andare. Il ragazzo scivolò via nel silenzio.
Rimasi lì, sdraiata sul corpo del mio amante, con il peso del mio corpo caldo contro il suo. Il suo cazzo era ancora dentro di me, e la sua sborra mi riempiva completamente. In quello stato di inebriante appagamento, mi addormentai.
Mi svegliai al mattino. Nicola era lì, tranquillo, che mi guardava sorridendo. Io, appena in grado di connettere, fui presa dal panico. La paura che Tommaso si svegliasse, che scoprisse i nostri corpi intrecciati, il seme ancora dentro di me. Se adoravo il rischio, avevo trovato in Nicola la mia calamita, l'epicentro di un pericolo che era ormai diventato la mia più grande eccitazione.
Nicola mi osservava, divertito, con un sorriso sornione che non tradiva alcuna agitazione. Era calmo, troppo calmo. Si rivestì con una lentezza esasperante, ogni suo gesto mi sembrava un secolo. Io, al contrario, ero un fascio di nervi, con la mente che correva all'impazzata, cercando un modo per far svanire le prove di quella notte proibita. Lo spinsi praticamente fuori dalla camera, bisbigliandogli di fare in fretta, di essere silenzioso. I suoi occhi azzurri brillavano di una malizia che mi eccitò anche in quell'estremo momento di terrore.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, mi precipitai in bagno. La doccia fu rapida e quasi frenetica, l'acqua calda che scivolava sul mio corpo, lavando via non solo il sudore e il sapore di un altro uomo, ma anche un po' di quella paura che mi aveva assalita. Cercai di riacquistare la mia compostezza, la mia maschera di "brava ragazza".
Uscendo dal bagno, con un asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli umidi, vidi che Tommaso si stava svegliando. Si stirò, mugugnando qualcosa. Era giunto il momento della verità, o meglio, della mia prossima menzogna.
Come sempre, Tommaso non si accorse di nulla. La sua ingenuità era disarmante, quasi comica, e allo stesso tempo la mia più grande alleata. Il brivido della menzogna, la facilità con cui potevo rimettermi la maschera, mi diede un senso di potere inebriante.
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