Sonia & Tommaso - Capitolo 26: Il Burattinaio

di
genere
tradimenti

Dopo cena, come ogni sera, ci ritrovammo al bar dell'hotel per il solito caffè. Nicola era seduto al tavolo con la moglie e i figli, una perfetta immagine di famiglia. Ma i suoi occhi erano solo per me. Mi sorrise e, con una sfacciataggine che mi lasciò senza fiato, mi fece i complimenti proprio davanti a loro e a Tommaso. Il mio fidanzato, il solito ingenuo, gongolava, beato per quelle parole. Al contrario, la moglie di Nicola mi fissava con un'espressione dura, uno sguardo che bruciava, carico di sospetto. Un'altra vittoria silenziosa per me.
Io e Tommaso uscimmo. Anche per le affollate strade di Rimini il mio look non passava inosservato. Percepivo gli sguardi addosso, i sussurri, e in quel momento mi sentivo potente, desiderabile. Tommaso, generoso come sempre, volle cercare un paio di bottiglie di buon vino da portare a Mario per la cena del giorno dopo.
Al rientro in hotel, feci esattamente come la sera prima. Con la stessa disinvoltura, la stessa mancanza di scrupoli. Mezz'ora dopo, Tommaso russava beato, immerso in un sonno profondo e ignaro di tutto ciò che mi aspettava.
Nel buio della camera, completamente nuda, la pelle mi fremeva. I fatti del giorno — lo sguardo di Nicola al bar, il suo pizzicarmi il capezzolo, le parole su Alessandro — mi avevano messo addosso una strana agitazione. Non vedevo l'ora di fare sesso con lui, di sentire il suo peso sul mio, di lasciarmi andare a quella perversione che ormai dominava ogni mio pensiero.
Era quasi l'una. Il silenzio della notte veniva interrotto solo dal mio respiro affannoso. Poi, un suono. Un tocco solo, discreto ma deciso, alla porta. Era lui. Il cuore mi balzò in gola. Andai ad aprire, senza esitazione.
Lo vidi sulla soglia, alto e imponente, la figura che riempiva l’ingresso illuminata fiocamente dal corridoio. Aveva il suo tipico sorriso beffardo, uno sguardo che mi leggeva nell'anima. Nel muovermi per farlo entrare, per abbracciarlo, mi accorsi di un dettaglio che mi lasciò sbigottita, paralizzata. Non era solo. Alessandro si trovava dietro di lui.
Rimasi congelata, senza nemmeno rendermi conto di essere nuda. Nicola guardò Alessandro con un’espressione di trionfo quasi crudele, e gli disse: «Cosa ti dicevo?». Entrarono. Udii la porta chiudersi alle mie spalle con un tonfo sordo, sigillandoci in quella stanza. Nicola si girò verso di me, gli occhi che brillavano nell'oscurità. Mi ricordò che lui era di parola e aggiunse, con un tono che non ammetteva repliche: «Adesso vi divertirete».
Restai immobile, nuda, nella penombra soffusa. L’unico suono era il respiro pesante di Tommaso nel letto accanto. Ignaro. Completamente. Di fronte a me, Alessandro mi fissava con occhi spalancati, estasiati. Il suo sguardo, puro solo un istante prima, era diventato un misto di stupore e desiderio che mi eccitava nel profondo.
Guardai lui, poi cercai Nicola. Lui, con sfacciataggine regale, si era seduto a osservarci con le gambe accavallate. Era il regista di quella notte, e io la sua attrice principale.
Alessandro si avvicinò. Non aveva la spavalderia di Nicola, ma i suoi occhi parlavano chiaro. Il suo primo contatto sul mio braccio fu timido, una mano calda che sembrava chiedere permesso; in quella sua esitazione albergava una strana forma di dominio.
Lo lasciai fare, sentendo il suo tocco scivolare lentamente verso il seno, dove i miei capezzoli si indurirono immediatamente sotto quello sfioramento leggero. Alessandro mi venerava, smarrito tra il mio corpo e lo sguardo attento di Nicola. Mi prese i fianchi, indugiando sulle curve dei glutei in una carezza esplorativa che tradiva una voglia ormai incontenibile. In quel momento, il bravo ragazzo era svanito: restava solo un uomo travolto dal desiderio.
Le sue labbra trovarono le mie. Un bacio acerbo all'inizio, che divenne subito profondo, bagnato, con la sua lingua a inseguire la mia. Mi aggrappai ai suoi capelli per annullare ogni spazio tra noi.
I suoi gesti si fecero più audaci, avventurandosi tra i peli pubici per stuzzicare il clitoride. La mia fica era già grondante, calda e aperta. C'era un'innocenza inaspettata nel suo modo di toccarmi, il sapore di una scoperta che io stessa stavo guidando. Quando scese a succhiarmi i seni con la foga di un cucciolo affamato, ansimai forte. Le mie gambe si spalancarono da sole, invitandolo a prendere ciò che il mio corpo reclamava.
Nicola, dall'ombra, non perdeva un dettaglio. Non diceva una parola, ma percepivo il suo godimento nel vedere il "bravo ragazzo" trasformarsi tra le mie braccia. Ogni mio brivido era amplificato dalla consapevolezza di essere uno spettacolo per lui.
Alessandro era ormai sopraffatto, la sua erezione premeva contro il mio ventre cercando un varco; un'esitazione incerta che mi faceva fremere. Sollevai leggermente i fianchi, guidandolo quasi senza volerlo. E poi, con un gemito soffocato che gli morì in gola, entrò in me.
Non fu l'impatto violento a cui mi ero abituata, ma una penetrazione morbida, un accarezzarmi dall'interno che mi tolse il fiato. Lo sentii riempirmi, lento e costante, fino in fondo. Strinsi le gambe intorno ai suoi fianchi per attirarlo ancora più a fondo, mentre lui iniziava a muoversi con un ritmo incerto che poi si fece deciso. La mia fica si serrava intorno al suo cazzo, mungendolo, provocandogli un piacere che lo faceva tremare tutto. Godevo di quell'inedito, della sua inesperienza che si trasformava in fame pura sotto il mio controllo.
Sentii il suo orgasmo montare rapido e, poco dopo, il suo seme caldo mi inondò, riempiendomi con un'ondata densa. Inarcai la schiena mentre il mio orgasmo mi travolgeva, un'esplosione silenziosa ma devastante. Alessandro rimase lì, abbandonato sopra di me, il suo respiro affannoso contro il mio collo, il corpo finalmente appagato.
Sollevai la testa e mi girai verso Nicola. Dall'oscurità della sua sedia, mi fissava con quel sorriso provocatorio che non lo abbandonava mai. Il suo sguardo diceva tutto: era lui il dominatore, colui che aveva orchestrato ogni singolo brivido di quel momento.
Poi, con un movimento lento e deliberato, Nicola si alzò. Ogni suo gesto era intriso di una sicurezza che mi faceva mancare il respiro. Iniziò a spogliarsi, lasciando che i muscoli si tendessero sotto la pelle ambrata. Vidi il suo cazzo enorme farsi turgido, e la mia fica ricominciò a pulsare in risposta, dimentica di quanto appena accaduto. Senza dire una parola, fece un cenno ad Alessandro. Il ragazzo, come ipnotizzato dal carisma del suo mentore, scese dal letto, lasciandomi scoperta e desiderosa.
Era giunto il momento di fare sul serio. Il seme ancora caldo di Alessandro era dentro di me, ma tutta la mia fame, adesso, era solo per Nicola.
scritto il
2025-12-22
8 9
visite
1
voti
valutazione
9
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.