Doppio gioco parte 2
di
Ripe (with decay)
genere
voyeur
Lo gigolò sospende la lotta. Rigira mia moglie sulla pancia e le tira su il culo. Aiutandosi con la mano si fa largo dentro di lei. È statuario, sproporzionato, titanico.
Dopo la prima penetrazione indugia con espressione assorta. Tutto mi sembra uscire da un sogno. Le circonda con le mani forti i fianchi, tastandoli come farebbe un cieco, alla ricerca del punto più tenero in cui affondare. Si aggrappa con docile violenza. Mia moglie ha il bacino generoso, di donna atta a copulare e figliare. Molto lentamente, entra ed esce, entra ed esce...
Il ritmo è inebriante. Sono ipnotizzato. Scolpito dalla luce del sole ormai basso, il glande del partner ha qualcosa di abnorme ed osceno, seppure sia perfetto ed armonico in tutte le sue parti. I testicoli seguono impietriti il movimento, segno dell'eccitazione coinvolgente. Il corpo di mia moglie viene spinto in avanti, sferzato dalla voglia dell'uomo. Il ritmo aumenta. Dopo essere rimasta accasciata a lungo, inarca la schiena sulle braccia. Le sue mammelle pendule danzano una giga estenuata di desiderio, i capezzoli turgidi bellissimi.
In questo triangolo imperfetto sono l'anello impotente, il segaiolo che sbircia dal buco della serratura e sogna le scopate degli altri. Mi sento sopraffatto, sconvolto. L'eccitazione della coppia si riversa su di me e una serie di contrazioni muscolari risalgono attraverso i lombi, che sono intrappolati dall'inerzia eppure snervati come da uno sforzo insostenibile.
Le sferze aumentano a dismisura finché con un verso strozzato non raggiunge l'orgasmo.
Sono investito dalla lussuria della coppia. L'amante esprime la soddisfazione e il godimento accompagnandosi con lente spinte dentro il corpo di mia moglie – che per parte sua restituisce il favore eseguendo movimento contratti, nervosi, da lasciare fremente e attonito il partner. E per un fatale istante restano rigidi, plasmati dalla mano del piacere in posa plastica, degna di un graffiti metropolitano.
Ammirandoli estasiato, sento i miei genitali unirsi alla loro gioia.
Nella caduta di ogni freno inibitore mia moglie accetta tutto e indugia a soddisfare richieste che la mia insistenza deve aver scolpito nella sua memoria: con mio assoluto sconcerto, si volta lussuriosa verso il membro ancora bagnato e lo ripulisce, lo lecca, lo massaggia in bocca per riceverne le ultime gocce. Di fronte a proposte che lei giudica oscene, negava sdegnata al proprio legittimo marito l'esaudimento dei suoi appetiti mostrandosi pronta e partecipe con lo sconosciuto.
Nella rabbia dimentico l'effetto combinato di alcool e stupefacenti che agiscono sulla sua psiche – effetto ancora lontano dall'esaurirsi. L'unica cosa che riesco a concepire è la prospettiva di mia moglie morigerata, delicata e amorevole nei suoi rapporti sessuali con me quanto lasciva e spudorata con l'amante occasionale. Puttana, puttana, puttana seguito a ripetere nella mente, e più lo ripeto più mi eccito.
Parole della mente sfuggite nel silenzio interrotto dagli ansiti in lenta attenuazione. Ma lei pare averle colte, come un messaggio nell'aria, un alito di brezza che effonde odori lontani, e durante l'atto conclusivo della fellatio scocca strali feroci e compiaciuti, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco quella presenza irreale nella verità del momento.
Nonostante il tradimento consumato sotto i miei occhi, l'amore e il desiderio per lei divengono ancora più intensi. Lei sa e non sa di giacere con un altro, ed in questa inconsapevolezza indotta risiede la sua innocenza. La vedo darsi con tutta sé stessa, immaginando nella fantasia edulcorata – spero – che quello sia io.
Da quando l'ho messa da parte delle mie intenzioni, seguite dalla minaccia di una separazione definitiva se non avesse acconsentito alla mia voglia indegna, fino al momento prima di ingerire il beverone che l'avrebbe consegnata inerme al possesso dell'amante, la ripugnanza, il dubbio, l'angoscia l'avevano accompagnata, disegnandole sul volto le mille espressioni di cui è capace il tormento.
Può darsi non abbia creduto fino in fondo che il marito che amava possa scendere a tali bassezze, oppure sia realmente intenzionato a mettere in pratica la minaccia coercitiva. Forse aspetta di vedersi calmare le acque, e rientrare il mostro nella tana da cui è stato liberato. Ma quando il partner occasionale che ho assoldato per lei è comparso sulla scena in tutta la sua (tragica) realtà, qualcosa si è incrinato, forse per sempre.
Il suo amore puro per me? Lo avrebbe considerato ormai una cosa sporca, abietta, da cui emanciparsi prima di essere trascinata in un baratro peggiore di sordidi giochi, di offese avvelenate? E la sua fiducia, che scopre mal riposta e screditata dall'affatto nuova fisionomia di quel marito che agisce come un delinquente, trattandola alla stregua di una schiava e di una troia?
Il turbine di questi interrogativi non fa che accrescere l'eccitazione. Ora, lo so, sono disposto a tutto – anche a scambiarla, a buttarla tra le braccia del branco, a ridurla poco più che un giocattolino sessuale contro la sua volontà. Già la immagino e pregusto leccata e fottuta da decine di uomini, annegata nel loro sperma, implorante pietà.
Ora lo costringe a incunearsi sui cuscini che lei ammucchia sulla testiera, poi dopo aver afferrato il glande dell’uomo lo accompagna dentro di sé. Lo cavalca accelerando il ritmo in modo vorticoso. È la posizione che lei preferisce.
Mi sento confuso. Dovrei subire sensazioni nuove e imparare a gestirle ma mi sembra di non avere controllo. Ragiono che quanto sta accadendo potrebbe rappresentare una ferita definitiva.
Stringo gli occhi e provo a massaggiare le tempie, ma non sono solo: non basta quel gioco di prestigio a far scomparire gli altri elementi presenti sulla scena.
Odo il gorgheggio di mia moglie che gode. Ogni vocalizzo è un chiodo piantato nelle orecchie. Chiodi lunghi, da crocifissione, arrugginiti. Il playboy l'afferra ai fianchi e le facilità il movimento. Nonostante sia bloccato riesce con un notevole gesto atletico a fare slittare il proprio corpo sotto il suo in moto contrario. Mia moglie apprezza la premura e moltiplica gli sforzi. L’amante la prende per il seno e passa da un capezzolo all’altro leccando, succhiando, mordendo.
Senza saperlo, scimmiotta ciò che ho sempre fatto anch’io, ma subisco l’orribile certezza che lui riesca a farlo meglio: mia moglie è al culmine della sensibilità e le bastano pochi istanti per raggiungere l’orgasmo.
Sfinita, si accascia su di lui. Sembra una gatta accoccolata sul proprio padrone, e giurerei di udirla fare le fusa. Ma ricorda anche, con le braccia ripiegate, la posizione della mantide religiosa poco prima di scattare sul maschio per farlo a pezzi e divorarlo. E di fronte a questa immagine mentale che mi sono costruito come se stesse per davvero accadendo davanti ai miei occhi, vorrei alzarmi ma non ci riesco. Sento una pesantezza addosso come se fossi invecchiato di colpo. Vorrei alzarmi e guardare la loro unione carnale non ancora sciolta dal rigetto, e poi prendere mia moglie per i capelli e costringerla ad abbandonare quel pezzo di carne che l’ha fottuta. Lei si appoggia sul petto nerboruto come sopra un cuscino e sorride beata. Io o lui fa lo stesso: l'intercambiabilità del partner è concessa nell'orgoglio egoistico del tradimento.
In tutto questo delirio neppure mi accorgo che il professionista si getta sulla mia donna con rinnovata energia nella posizione del missionario.
Mia moglie apre le gambe generose per accogliere il corpo dell'amante e lo circonda in un abbraccio sensuale. Freme e si dimena, perché il piacere la sta attraversando come una corrente elettrica esplosiva. Il playboy affonda con gioia nelle sabbie mobili di quella carne. E da come ansima, posso giurare che non se ne staccherebbe.
Ho per un fugace istante la tentazione di piantargli un coltello alla base del collo... Gelosia: totale, assoluta, assassina. La mia donna, la mia donna ripeto, e sento gli occhi bruciare. Mia moglie è mia, è mia soltanto mia. Mia mia mia, una parola ripetuta all'infinito, tre lettere di dolore che riempiono con i loro echi l'universo.
E sembra che il mio urlo silenzioso la raggiunga. Volge a me lo sguardo e sembra implorare la fine, il mio soccorso. Stringo i braccioli per far leva su di essi e alzarmi ma è impossibile: dove sono seduto non ci sono braccioli e quando cerco di capire quale sia la sensazione ingannevole che risale verso il cervello dalle mani che neppure percepisco, come se non appartenessero al mio corpo, le vedo pendere a terra – le mani di un cadavere.
La mia donna ha smesso di opporsi. Spalanca ancor più le gambe per accoglierlo e se lo stringe addosso pregustando il paradiso che quel lavoratore del sesso a pagamento le permetterà di nuovo di conquistare. Lo abbranca con le braccia e le cosce, lo morde al collo e gli lecca la faccia. I colpi sfrenati che lo gigolò le infligge la sospingono contro la testiera, chiudendola nella gabbia di una complice voluttà intessuta di sottintesi, di segreti muti, di silenzi madidi.
Mi alzo, sporgendomi sulla coppia avvinghiata in un abbraccio inestricabile. Ho le vertigini. Vengo risucchiato in una spirale ascendente. Li vedo come se fossi diventato una bolla leggera che galleggia contro il soffitto, abitata solo dagli occhi. I nostri sguardi tornano ad incrociarsi: mai l'ho vista sprofondare così partecipe nell'estasi del sesso. I lineamenti del volto sconvolti, tesi quasi nel dolore di un parto verso l'annullamento di sé attorno all'amante, come se quella scopata avesse lo scopo di distruggerla, di renderla creta molle nelle mani di chi la sta rendendo smisuratamente felice. Capisco che io non sono mai riuscito ad essere così focoso, così efficace, a donarle tutto quel piacere. Avrei mai più potuto fare l'amore con lei, dopo quell'esperienza?
Lei sta godendo. Apre le gambe all'amante fino a sfiorare il materasso. In quella posizione la sua arrendevolezza diventa assoluta. Poi si afferra le ginocchia con il palmo delle mani e le attira a sé. Scorgo la sua fica: non è mai stata così aperta, così devastata.
Guardo mia moglie e la trovo bellissima. Tutte le donne quando fanno l'amore lo sono, ma nessuna lo è come la donna che si ama. In quel momento non mi interessa che a farla impazzire di piacere sia un altro che non io. Gode, soffoca i rantoli, a volte accenna a gridare.
Il sincronismo è perfetto: lei viene con un lamento, lui la segue ansimando. Nel medesimo momento mi sento implodere dentro, ed è come se la materia dei miei organi, il mio sangue reso feccia, le ossa ridotte in poltiglia, fossero risucchiate dentro il canale dell'uretra per riversarsi nel mondo, lasciandomi secco e fragile.
Affascinato, mi protendo verso la sua bocca, ma in tutta risposta fa una smorfia e si volta dall'altra parte.
L'atto di rifiuto e di ripulsa mi ferisce profondamente. Ricado all'indietro cercando ancora con gli occhi lo sguardo di mia moglie. Ammaliata dai segreti dell'amore adulterino che ha conosciuto, intontita dal languore di multipli orgasmi, alla fine del tunnel psicotropo in cui è stata rinchiusa, la luce della coscienza va risvegliandosi, cerca il percorso verso l'esterno, e nel disprezzo che manifesta non posso che leggere il giudizio morale, la misura dell'odio che inizia a covare e si consumerà nel disamore.
Assisto alla vestizione del professionista. Mi sembra di vederlo per la prima volta. È curioso: non cessa di esaminare la donna con cui ha giaciuto, che ad occhio e croce deve avere trent'anni più di lui, e una ruga di perplessità – anticipo delle fattezze future di uomo maturo – gli scava la fronte.
Non mi degna di un'occhiata né di alcun'altra attenzione. Mia moglie, invece, lo studia come si osserva un'isola esotica e meravigliosa che si allontana e non si visiterà mai più, alla fine di un viaggio indimenticabile. I postumi dello stato di trance e dello sfinimento psicofisico la stanno inducendo ad un sonno intenso e confortevole. Il liquido seminale del suo partner di un solo giorno la impregna come schiuma lasciata dalle onde. Prima che lui abbia finito di rivestirsi dorme.
Non mi accorgo neppure dell'attimo in cui richiude la porta alle proprie spalle, andandosene via.
Lo cerco nell'ingresso. Passando davanti allo specchio scorgo occhi neri, sepolti in un abisso, incastonati come opali su una maschera meticcia di inusitata bellezza, posarsi su di me. Per un attimo mi si ferma il cuore. L'illusione tarda a svanire e il terrore di essere impazzito riesce quasi a farmi perdere i sensi. Mi rifugio dietro le palpebre chiuse, conto i secondi, respiro piano e a lungo. E quando ho di nuovo recuperato il coraggio di fissare chi c'è riflesso nello specchio, quello che rimane non è che il mio volto, miei gli occhi di un azzurro scipito, quasi incolore.
Ciò che mi colpisce e a cui non ho mai trovato risposta è che i soldi in contanti concordati e posati sul tavolino nell'ingresso sono ancora lì quando me ne vado di casa.
Non ho mai saputo il suo nome, perché quello con cui si reclamizza nel buco nero del web è irreale e idolatrico, ed è diventato impermeabile a qualunque ricerca.
Come se non fosse mai esistito.
Dopo la prima penetrazione indugia con espressione assorta. Tutto mi sembra uscire da un sogno. Le circonda con le mani forti i fianchi, tastandoli come farebbe un cieco, alla ricerca del punto più tenero in cui affondare. Si aggrappa con docile violenza. Mia moglie ha il bacino generoso, di donna atta a copulare e figliare. Molto lentamente, entra ed esce, entra ed esce...
Il ritmo è inebriante. Sono ipnotizzato. Scolpito dalla luce del sole ormai basso, il glande del partner ha qualcosa di abnorme ed osceno, seppure sia perfetto ed armonico in tutte le sue parti. I testicoli seguono impietriti il movimento, segno dell'eccitazione coinvolgente. Il corpo di mia moglie viene spinto in avanti, sferzato dalla voglia dell'uomo. Il ritmo aumenta. Dopo essere rimasta accasciata a lungo, inarca la schiena sulle braccia. Le sue mammelle pendule danzano una giga estenuata di desiderio, i capezzoli turgidi bellissimi.
In questo triangolo imperfetto sono l'anello impotente, il segaiolo che sbircia dal buco della serratura e sogna le scopate degli altri. Mi sento sopraffatto, sconvolto. L'eccitazione della coppia si riversa su di me e una serie di contrazioni muscolari risalgono attraverso i lombi, che sono intrappolati dall'inerzia eppure snervati come da uno sforzo insostenibile.
Le sferze aumentano a dismisura finché con un verso strozzato non raggiunge l'orgasmo.
Sono investito dalla lussuria della coppia. L'amante esprime la soddisfazione e il godimento accompagnandosi con lente spinte dentro il corpo di mia moglie – che per parte sua restituisce il favore eseguendo movimento contratti, nervosi, da lasciare fremente e attonito il partner. E per un fatale istante restano rigidi, plasmati dalla mano del piacere in posa plastica, degna di un graffiti metropolitano.
Ammirandoli estasiato, sento i miei genitali unirsi alla loro gioia.
Nella caduta di ogni freno inibitore mia moglie accetta tutto e indugia a soddisfare richieste che la mia insistenza deve aver scolpito nella sua memoria: con mio assoluto sconcerto, si volta lussuriosa verso il membro ancora bagnato e lo ripulisce, lo lecca, lo massaggia in bocca per riceverne le ultime gocce. Di fronte a proposte che lei giudica oscene, negava sdegnata al proprio legittimo marito l'esaudimento dei suoi appetiti mostrandosi pronta e partecipe con lo sconosciuto.
Nella rabbia dimentico l'effetto combinato di alcool e stupefacenti che agiscono sulla sua psiche – effetto ancora lontano dall'esaurirsi. L'unica cosa che riesco a concepire è la prospettiva di mia moglie morigerata, delicata e amorevole nei suoi rapporti sessuali con me quanto lasciva e spudorata con l'amante occasionale. Puttana, puttana, puttana seguito a ripetere nella mente, e più lo ripeto più mi eccito.
Parole della mente sfuggite nel silenzio interrotto dagli ansiti in lenta attenuazione. Ma lei pare averle colte, come un messaggio nell'aria, un alito di brezza che effonde odori lontani, e durante l'atto conclusivo della fellatio scocca strali feroci e compiaciuti, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco quella presenza irreale nella verità del momento.
Nonostante il tradimento consumato sotto i miei occhi, l'amore e il desiderio per lei divengono ancora più intensi. Lei sa e non sa di giacere con un altro, ed in questa inconsapevolezza indotta risiede la sua innocenza. La vedo darsi con tutta sé stessa, immaginando nella fantasia edulcorata – spero – che quello sia io.
Da quando l'ho messa da parte delle mie intenzioni, seguite dalla minaccia di una separazione definitiva se non avesse acconsentito alla mia voglia indegna, fino al momento prima di ingerire il beverone che l'avrebbe consegnata inerme al possesso dell'amante, la ripugnanza, il dubbio, l'angoscia l'avevano accompagnata, disegnandole sul volto le mille espressioni di cui è capace il tormento.
Può darsi non abbia creduto fino in fondo che il marito che amava possa scendere a tali bassezze, oppure sia realmente intenzionato a mettere in pratica la minaccia coercitiva. Forse aspetta di vedersi calmare le acque, e rientrare il mostro nella tana da cui è stato liberato. Ma quando il partner occasionale che ho assoldato per lei è comparso sulla scena in tutta la sua (tragica) realtà, qualcosa si è incrinato, forse per sempre.
Il suo amore puro per me? Lo avrebbe considerato ormai una cosa sporca, abietta, da cui emanciparsi prima di essere trascinata in un baratro peggiore di sordidi giochi, di offese avvelenate? E la sua fiducia, che scopre mal riposta e screditata dall'affatto nuova fisionomia di quel marito che agisce come un delinquente, trattandola alla stregua di una schiava e di una troia?
Il turbine di questi interrogativi non fa che accrescere l'eccitazione. Ora, lo so, sono disposto a tutto – anche a scambiarla, a buttarla tra le braccia del branco, a ridurla poco più che un giocattolino sessuale contro la sua volontà. Già la immagino e pregusto leccata e fottuta da decine di uomini, annegata nel loro sperma, implorante pietà.
Ora lo costringe a incunearsi sui cuscini che lei ammucchia sulla testiera, poi dopo aver afferrato il glande dell’uomo lo accompagna dentro di sé. Lo cavalca accelerando il ritmo in modo vorticoso. È la posizione che lei preferisce.
Mi sento confuso. Dovrei subire sensazioni nuove e imparare a gestirle ma mi sembra di non avere controllo. Ragiono che quanto sta accadendo potrebbe rappresentare una ferita definitiva.
Stringo gli occhi e provo a massaggiare le tempie, ma non sono solo: non basta quel gioco di prestigio a far scomparire gli altri elementi presenti sulla scena.
Odo il gorgheggio di mia moglie che gode. Ogni vocalizzo è un chiodo piantato nelle orecchie. Chiodi lunghi, da crocifissione, arrugginiti. Il playboy l'afferra ai fianchi e le facilità il movimento. Nonostante sia bloccato riesce con un notevole gesto atletico a fare slittare il proprio corpo sotto il suo in moto contrario. Mia moglie apprezza la premura e moltiplica gli sforzi. L’amante la prende per il seno e passa da un capezzolo all’altro leccando, succhiando, mordendo.
Senza saperlo, scimmiotta ciò che ho sempre fatto anch’io, ma subisco l’orribile certezza che lui riesca a farlo meglio: mia moglie è al culmine della sensibilità e le bastano pochi istanti per raggiungere l’orgasmo.
Sfinita, si accascia su di lui. Sembra una gatta accoccolata sul proprio padrone, e giurerei di udirla fare le fusa. Ma ricorda anche, con le braccia ripiegate, la posizione della mantide religiosa poco prima di scattare sul maschio per farlo a pezzi e divorarlo. E di fronte a questa immagine mentale che mi sono costruito come se stesse per davvero accadendo davanti ai miei occhi, vorrei alzarmi ma non ci riesco. Sento una pesantezza addosso come se fossi invecchiato di colpo. Vorrei alzarmi e guardare la loro unione carnale non ancora sciolta dal rigetto, e poi prendere mia moglie per i capelli e costringerla ad abbandonare quel pezzo di carne che l’ha fottuta. Lei si appoggia sul petto nerboruto come sopra un cuscino e sorride beata. Io o lui fa lo stesso: l'intercambiabilità del partner è concessa nell'orgoglio egoistico del tradimento.
In tutto questo delirio neppure mi accorgo che il professionista si getta sulla mia donna con rinnovata energia nella posizione del missionario.
Mia moglie apre le gambe generose per accogliere il corpo dell'amante e lo circonda in un abbraccio sensuale. Freme e si dimena, perché il piacere la sta attraversando come una corrente elettrica esplosiva. Il playboy affonda con gioia nelle sabbie mobili di quella carne. E da come ansima, posso giurare che non se ne staccherebbe.
Ho per un fugace istante la tentazione di piantargli un coltello alla base del collo... Gelosia: totale, assoluta, assassina. La mia donna, la mia donna ripeto, e sento gli occhi bruciare. Mia moglie è mia, è mia soltanto mia. Mia mia mia, una parola ripetuta all'infinito, tre lettere di dolore che riempiono con i loro echi l'universo.
E sembra che il mio urlo silenzioso la raggiunga. Volge a me lo sguardo e sembra implorare la fine, il mio soccorso. Stringo i braccioli per far leva su di essi e alzarmi ma è impossibile: dove sono seduto non ci sono braccioli e quando cerco di capire quale sia la sensazione ingannevole che risale verso il cervello dalle mani che neppure percepisco, come se non appartenessero al mio corpo, le vedo pendere a terra – le mani di un cadavere.
La mia donna ha smesso di opporsi. Spalanca ancor più le gambe per accoglierlo e se lo stringe addosso pregustando il paradiso che quel lavoratore del sesso a pagamento le permetterà di nuovo di conquistare. Lo abbranca con le braccia e le cosce, lo morde al collo e gli lecca la faccia. I colpi sfrenati che lo gigolò le infligge la sospingono contro la testiera, chiudendola nella gabbia di una complice voluttà intessuta di sottintesi, di segreti muti, di silenzi madidi.
Mi alzo, sporgendomi sulla coppia avvinghiata in un abbraccio inestricabile. Ho le vertigini. Vengo risucchiato in una spirale ascendente. Li vedo come se fossi diventato una bolla leggera che galleggia contro il soffitto, abitata solo dagli occhi. I nostri sguardi tornano ad incrociarsi: mai l'ho vista sprofondare così partecipe nell'estasi del sesso. I lineamenti del volto sconvolti, tesi quasi nel dolore di un parto verso l'annullamento di sé attorno all'amante, come se quella scopata avesse lo scopo di distruggerla, di renderla creta molle nelle mani di chi la sta rendendo smisuratamente felice. Capisco che io non sono mai riuscito ad essere così focoso, così efficace, a donarle tutto quel piacere. Avrei mai più potuto fare l'amore con lei, dopo quell'esperienza?
Lei sta godendo. Apre le gambe all'amante fino a sfiorare il materasso. In quella posizione la sua arrendevolezza diventa assoluta. Poi si afferra le ginocchia con il palmo delle mani e le attira a sé. Scorgo la sua fica: non è mai stata così aperta, così devastata.
Guardo mia moglie e la trovo bellissima. Tutte le donne quando fanno l'amore lo sono, ma nessuna lo è come la donna che si ama. In quel momento non mi interessa che a farla impazzire di piacere sia un altro che non io. Gode, soffoca i rantoli, a volte accenna a gridare.
Il sincronismo è perfetto: lei viene con un lamento, lui la segue ansimando. Nel medesimo momento mi sento implodere dentro, ed è come se la materia dei miei organi, il mio sangue reso feccia, le ossa ridotte in poltiglia, fossero risucchiate dentro il canale dell'uretra per riversarsi nel mondo, lasciandomi secco e fragile.
Affascinato, mi protendo verso la sua bocca, ma in tutta risposta fa una smorfia e si volta dall'altra parte.
L'atto di rifiuto e di ripulsa mi ferisce profondamente. Ricado all'indietro cercando ancora con gli occhi lo sguardo di mia moglie. Ammaliata dai segreti dell'amore adulterino che ha conosciuto, intontita dal languore di multipli orgasmi, alla fine del tunnel psicotropo in cui è stata rinchiusa, la luce della coscienza va risvegliandosi, cerca il percorso verso l'esterno, e nel disprezzo che manifesta non posso che leggere il giudizio morale, la misura dell'odio che inizia a covare e si consumerà nel disamore.
Assisto alla vestizione del professionista. Mi sembra di vederlo per la prima volta. È curioso: non cessa di esaminare la donna con cui ha giaciuto, che ad occhio e croce deve avere trent'anni più di lui, e una ruga di perplessità – anticipo delle fattezze future di uomo maturo – gli scava la fronte.
Non mi degna di un'occhiata né di alcun'altra attenzione. Mia moglie, invece, lo studia come si osserva un'isola esotica e meravigliosa che si allontana e non si visiterà mai più, alla fine di un viaggio indimenticabile. I postumi dello stato di trance e dello sfinimento psicofisico la stanno inducendo ad un sonno intenso e confortevole. Il liquido seminale del suo partner di un solo giorno la impregna come schiuma lasciata dalle onde. Prima che lui abbia finito di rivestirsi dorme.
Non mi accorgo neppure dell'attimo in cui richiude la porta alle proprie spalle, andandosene via.
Lo cerco nell'ingresso. Passando davanti allo specchio scorgo occhi neri, sepolti in un abisso, incastonati come opali su una maschera meticcia di inusitata bellezza, posarsi su di me. Per un attimo mi si ferma il cuore. L'illusione tarda a svanire e il terrore di essere impazzito riesce quasi a farmi perdere i sensi. Mi rifugio dietro le palpebre chiuse, conto i secondi, respiro piano e a lungo. E quando ho di nuovo recuperato il coraggio di fissare chi c'è riflesso nello specchio, quello che rimane non è che il mio volto, miei gli occhi di un azzurro scipito, quasi incolore.
Ciò che mi colpisce e a cui non ho mai trovato risposta è che i soldi in contanti concordati e posati sul tavolino nell'ingresso sono ancora lì quando me ne vado di casa.
Non ho mai saputo il suo nome, perché quello con cui si reclamizza nel buco nero del web è irreale e idolatrico, ed è diventato impermeabile a qualunque ricerca.
Come se non fosse mai esistito.
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