Il fugace dubbio nel tradimento.
di
Sophos
genere
prime esperienze
“No, basta, fermati, ti prego! Non è affatto giusto quello che gli sto facendo”.
Alzai la testa quel tanto che bastava per poterla guardare dritta negli occhi; le mie labbra intrise dei suoi abbondanti umori vaginali e la mia lingua pervasa dai suoi sapori dolciastri: ”Ci hai ripensato? Non vuoi più godere liberamente dei piaceri della carne senza alcuna implicazione sentimentale?”.
“No, affatto, tutto il contrario, tant'è che mi trovo in una camera d'albergo con un perfetto sconosciuto contattato on line, completamente nuda ed a cosce aperte; non ho ripensamenti di alcun genere, anche perché la lingua la sai usare molto bene e me la sto godendo tutta. Adoro le tue mani che mi palpano i seni e le dita che mi accarezzano i capezzoli - era tanto che non me li sentivo tirare così forte per l'eccitazione - ma un tarlo in testa mi impedisce di rilassarmi completamente: sto facendo una cosa di cui, più tardi, mi pentirò amaramente, fino al punto di non riuscire più a guardare in faccia mio marito?”.
“Che tu gli stia facendo un torto è assolutamente vero, probabilmente il cornuto non se lo merita neanche; ma se hai deciso, dopo settimane di dubbi, desideri espressi, fantasie mai realizzate e ripensamenti, di venire oggi qui, in questa stanza d'albergo ed in mia compagnia, vuol dire che non vuoi, con assoluta certezza, fare un torto a te stessa e tradire ancora la tua essenza di femmina. Desideri soltanto goderti, dopo molto tempo, un orgasmo libero e selvaggio. Di conseguenza, ti consiglio di mettere sulla bilancia da una parte il tuo pieno piacere e dall'altra il rinunciarci e tornare a casa in nome di un amore non più corrisposto da mesi, se non addirittura anni, per poi rammaricartene. Posso soltanto dirti che, sinceramente, sarebbe inutile proseguire questo nostro incontro se non ci fosse più, da parte tua, la voglia di farlo, sarebbe una violenza a te stessa”.
“Sì hai ragione, ma sono bloccata; non mi sento a mio agio. Ho varcato la soglia di quella porta con tanto desiderio ed eccitazione, ma adesso non ne sono più sicura. Ma è anche vero che lui non mi guarda e non mi desidera più come prima, lo sento distante e distratto da tanto tempo”.
L'indice ed il pollice di entrambe le mie mani iniziarono a stringerle i capezzoli e tirarli con delicatezza, ma anche decisione, verso l'alto; da parte sua nessuna negazione al mio gesto repentino, anzi, piccoli gemiti le scapparono dalle labbra appena socchiuse.
Ritornai tra le sue cosce leccandole e succhiandole la clitoride con molta dedizione; la sua mano si appoggiò sulla mia nuca e le cosce strinsero il mio viso. Evidentemente il trattamento le fu assai gradito.
“Sì cazzo, fammi venire, così, oh sì. Prendimi, voglio sentirmi alla mercé dei tuoi desideri e puttana fino in fondo”, iniziando a muovere il bacino per assecondare ogni mio movimento di lingua.
E venne, improvvisamente. Godette di un orgasmo intenso che la fece tremare e sussultare sul letto; la mia saliva ed i suoi umori vaginali lordarono le bianche lenzuola ed un odore acre di urina si diffuse immediatamente in tutta la stanza.
La baciai sulle grandi labbra, la baciai sul monte di venere, la baciai sull'ombelico e continuai a baciarla man mano che risalivo percorrendo lentamente il suo corpo; mi fermai sulla bocca, a labbra appena aperte ed assolutamente immobile, occhi negli occhi. Lei ci infilò la sua lingua calda alla ricerca della mia.
Fu in quell'esatto istante che, puntandole il glande sulla fica, con un colpo di reni la penetrai fino in fondo alla cervice.
Spalancò la bocca per dare pieno sfogo al suo grido di godimento, mentre il mio dentro e fuori si faceva sempre più incisivo, sempre più martellante; scostai i suoi lunghi capelli per poter posizionare le mie labbra sul suo collo e morderlo con delicatezza ed a lungo, percependo il veloce fluire del sangue.
E venne ancora una volta. Ebbe un altro orgasmo libero ed incontrollato, reso ancora più viscerale da urla sguaiate e ripetute.
Il cazzo, adesso, si muoveva per mia volontà lento nella vagina, il suo respiro si stava regolarizzando, i suoi occhi erano lucenti per il profondo piacere provato; ma d'un tratto mi spinse via facendomi distendere accanto a lei e si avventò famelica su di me, mi tolse il preservativo gettandolo per terra con stizza e me lo prese in bocca quasi per intero, iniziando un pompino da vera professionista, con tanta saliva ed altrettanta passione e maestría.
Più affondava, più soffocava e più rilasciava saliva densa e biancastra su tutta l'asta, spesso risucchiandola.
“Mi sorprendi, molto piacevolmente, nello scoprirti così capace. Mi stai regalando una sensazione di intenso godimento, davvero brava!”.
“Era la mia specialità da giovane, i ragazzi mi volevano soprattutto per questo; e devo anche ammettere che ne ho fatti venire tanti con la bocca”, masturbandomi con la mano destra mentre rispondeva con voce flebile.
Salì su di me e si impalò, a gambe piegate, piedi ben saldi sul materasso e mani sul mio petto; accompagnai il suo muoversi sempre più velocemente con le mani sui glutei.
“Il tuo cazzo nudo mi stimola, scivola dentro di me in modo più soddisfacente; ho sempre odiato il preservativo nella mia fica. Sì, sono una troia che ama cavalcare a pelo e farsi sbattere senza ritegno, mi eccita tantissimo. Oh sì, mi piace! Senti come ti bagno il cazzo? La percepisci la mia fica calda che si apre ad ogni affondo? Ohh sì, meravigliosa sensazione di pienezza!”.
“Ti sento tutta, sì. Ma godo soprattutto delle espressioni del tuo viso che adesso sono molto più libere; una femmina che si prende ciò che desidera, che vuole soddisfare le sue voglie più perverse e che non ha più paura di farlo. Scopami e fatti scopare, schizza tutta la tua eccitazione sul mio cazzo, inondalo della tua lussuria, splendida troia!”.
Affondò le mani nel mio petto, aumentò il ritmo col quale mi sbatteva e lo rese ancora più profondo; il suono tipico di schiaffi bagnati - mentre la sua fica colpiva violenta il mio inguine - si fece sempre più intenso, i suoi occhi erano chiusi, la testa reclinata indietro, la bocca completamente aperta al fine di inalare l'ossigeno necessario ad assecondare la strenua cavalcata che stava compiendo.
Venne. Una terza volta venne, inondandomi del suo piacere urlato, tremante in un corpo nudo impossessato dagli spasmi di un orgasmo intenso.
Si accasciò su di me come corpo morto cade, abbandonandosi ad un pianto liberatorio; il viso accanto al mio, il respiro affannato nel mio orecchio, gli occhi serrati per celare la vergogna di una donna che è sicura di avere oltrepassato il limite della decenza e che teme di essere giudicata negativamente.
Le accarezzai la nuca affondando le dita tra i capelli, le diedi un bacio leggero sulla guancia e la strinsi a me forte, dandole il calore umano che in quel momento chiedeva in silenzio.
Restammo così per alcuni minuti, senza parole e senza sguardi.
Ero rimasto dentro di lei, sentivo le contrazioni involontarie della vagina che mi stringevano ad intervalli pressoché regolari; non ero venuto, ma la piacevolezza di quella sensazione fu enorme.
Si scostò dal mio viso, svuotando la fica dal cazzo ancora duro, e scivolò su tutto il mio corpo con labbra calde fino a riprenderlo in bocca, densamente intriso delle sue deiezioni. Non proferì verbo, non mi guardò mai negli occhi, ma si limitò a farmi un lunghissimo pompino da favola, aiutata anche dalle dita che massaggiavano in contemporanea le palle, e mi fece sborrare nella sua bocca tutto il desiderio e l'eccitazione che avevo ancora in corpo.
Mi bevve tutto, si gustò il mio orgasmo con fame atavica, e continuò a leccarmi fino a ripulirmi completamente.
Tornò a distendersi, con movimenti assai lenti e sinuosi, sul mio corpo - i seni schiacciati sul mio petto e la bocca vicinissima al mio orecchio sinistro - dicendomi, con voce rotta da nuove lacrime: “Abbracciami stretta come hai fatto prima, ne ho bisogno”.
Tirai sù il lenzuolo fino a coprire completamente il suo corpo nudo e la strinsi tra le mie braccia, tenendola al sicuro per tutto il tempo che restammo in quella stanza.
Alzai la testa quel tanto che bastava per poterla guardare dritta negli occhi; le mie labbra intrise dei suoi abbondanti umori vaginali e la mia lingua pervasa dai suoi sapori dolciastri: ”Ci hai ripensato? Non vuoi più godere liberamente dei piaceri della carne senza alcuna implicazione sentimentale?”.
“No, affatto, tutto il contrario, tant'è che mi trovo in una camera d'albergo con un perfetto sconosciuto contattato on line, completamente nuda ed a cosce aperte; non ho ripensamenti di alcun genere, anche perché la lingua la sai usare molto bene e me la sto godendo tutta. Adoro le tue mani che mi palpano i seni e le dita che mi accarezzano i capezzoli - era tanto che non me li sentivo tirare così forte per l'eccitazione - ma un tarlo in testa mi impedisce di rilassarmi completamente: sto facendo una cosa di cui, più tardi, mi pentirò amaramente, fino al punto di non riuscire più a guardare in faccia mio marito?”.
“Che tu gli stia facendo un torto è assolutamente vero, probabilmente il cornuto non se lo merita neanche; ma se hai deciso, dopo settimane di dubbi, desideri espressi, fantasie mai realizzate e ripensamenti, di venire oggi qui, in questa stanza d'albergo ed in mia compagnia, vuol dire che non vuoi, con assoluta certezza, fare un torto a te stessa e tradire ancora la tua essenza di femmina. Desideri soltanto goderti, dopo molto tempo, un orgasmo libero e selvaggio. Di conseguenza, ti consiglio di mettere sulla bilancia da una parte il tuo pieno piacere e dall'altra il rinunciarci e tornare a casa in nome di un amore non più corrisposto da mesi, se non addirittura anni, per poi rammaricartene. Posso soltanto dirti che, sinceramente, sarebbe inutile proseguire questo nostro incontro se non ci fosse più, da parte tua, la voglia di farlo, sarebbe una violenza a te stessa”.
“Sì hai ragione, ma sono bloccata; non mi sento a mio agio. Ho varcato la soglia di quella porta con tanto desiderio ed eccitazione, ma adesso non ne sono più sicura. Ma è anche vero che lui non mi guarda e non mi desidera più come prima, lo sento distante e distratto da tanto tempo”.
L'indice ed il pollice di entrambe le mie mani iniziarono a stringerle i capezzoli e tirarli con delicatezza, ma anche decisione, verso l'alto; da parte sua nessuna negazione al mio gesto repentino, anzi, piccoli gemiti le scapparono dalle labbra appena socchiuse.
Ritornai tra le sue cosce leccandole e succhiandole la clitoride con molta dedizione; la sua mano si appoggiò sulla mia nuca e le cosce strinsero il mio viso. Evidentemente il trattamento le fu assai gradito.
“Sì cazzo, fammi venire, così, oh sì. Prendimi, voglio sentirmi alla mercé dei tuoi desideri e puttana fino in fondo”, iniziando a muovere il bacino per assecondare ogni mio movimento di lingua.
E venne, improvvisamente. Godette di un orgasmo intenso che la fece tremare e sussultare sul letto; la mia saliva ed i suoi umori vaginali lordarono le bianche lenzuola ed un odore acre di urina si diffuse immediatamente in tutta la stanza.
La baciai sulle grandi labbra, la baciai sul monte di venere, la baciai sull'ombelico e continuai a baciarla man mano che risalivo percorrendo lentamente il suo corpo; mi fermai sulla bocca, a labbra appena aperte ed assolutamente immobile, occhi negli occhi. Lei ci infilò la sua lingua calda alla ricerca della mia.
Fu in quell'esatto istante che, puntandole il glande sulla fica, con un colpo di reni la penetrai fino in fondo alla cervice.
Spalancò la bocca per dare pieno sfogo al suo grido di godimento, mentre il mio dentro e fuori si faceva sempre più incisivo, sempre più martellante; scostai i suoi lunghi capelli per poter posizionare le mie labbra sul suo collo e morderlo con delicatezza ed a lungo, percependo il veloce fluire del sangue.
E venne ancora una volta. Ebbe un altro orgasmo libero ed incontrollato, reso ancora più viscerale da urla sguaiate e ripetute.
Il cazzo, adesso, si muoveva per mia volontà lento nella vagina, il suo respiro si stava regolarizzando, i suoi occhi erano lucenti per il profondo piacere provato; ma d'un tratto mi spinse via facendomi distendere accanto a lei e si avventò famelica su di me, mi tolse il preservativo gettandolo per terra con stizza e me lo prese in bocca quasi per intero, iniziando un pompino da vera professionista, con tanta saliva ed altrettanta passione e maestría.
Più affondava, più soffocava e più rilasciava saliva densa e biancastra su tutta l'asta, spesso risucchiandola.
“Mi sorprendi, molto piacevolmente, nello scoprirti così capace. Mi stai regalando una sensazione di intenso godimento, davvero brava!”.
“Era la mia specialità da giovane, i ragazzi mi volevano soprattutto per questo; e devo anche ammettere che ne ho fatti venire tanti con la bocca”, masturbandomi con la mano destra mentre rispondeva con voce flebile.
Salì su di me e si impalò, a gambe piegate, piedi ben saldi sul materasso e mani sul mio petto; accompagnai il suo muoversi sempre più velocemente con le mani sui glutei.
“Il tuo cazzo nudo mi stimola, scivola dentro di me in modo più soddisfacente; ho sempre odiato il preservativo nella mia fica. Sì, sono una troia che ama cavalcare a pelo e farsi sbattere senza ritegno, mi eccita tantissimo. Oh sì, mi piace! Senti come ti bagno il cazzo? La percepisci la mia fica calda che si apre ad ogni affondo? Ohh sì, meravigliosa sensazione di pienezza!”.
“Ti sento tutta, sì. Ma godo soprattutto delle espressioni del tuo viso che adesso sono molto più libere; una femmina che si prende ciò che desidera, che vuole soddisfare le sue voglie più perverse e che non ha più paura di farlo. Scopami e fatti scopare, schizza tutta la tua eccitazione sul mio cazzo, inondalo della tua lussuria, splendida troia!”.
Affondò le mani nel mio petto, aumentò il ritmo col quale mi sbatteva e lo rese ancora più profondo; il suono tipico di schiaffi bagnati - mentre la sua fica colpiva violenta il mio inguine - si fece sempre più intenso, i suoi occhi erano chiusi, la testa reclinata indietro, la bocca completamente aperta al fine di inalare l'ossigeno necessario ad assecondare la strenua cavalcata che stava compiendo.
Venne. Una terza volta venne, inondandomi del suo piacere urlato, tremante in un corpo nudo impossessato dagli spasmi di un orgasmo intenso.
Si accasciò su di me come corpo morto cade, abbandonandosi ad un pianto liberatorio; il viso accanto al mio, il respiro affannato nel mio orecchio, gli occhi serrati per celare la vergogna di una donna che è sicura di avere oltrepassato il limite della decenza e che teme di essere giudicata negativamente.
Le accarezzai la nuca affondando le dita tra i capelli, le diedi un bacio leggero sulla guancia e la strinsi a me forte, dandole il calore umano che in quel momento chiedeva in silenzio.
Restammo così per alcuni minuti, senza parole e senza sguardi.
Ero rimasto dentro di lei, sentivo le contrazioni involontarie della vagina che mi stringevano ad intervalli pressoché regolari; non ero venuto, ma la piacevolezza di quella sensazione fu enorme.
Si scostò dal mio viso, svuotando la fica dal cazzo ancora duro, e scivolò su tutto il mio corpo con labbra calde fino a riprenderlo in bocca, densamente intriso delle sue deiezioni. Non proferì verbo, non mi guardò mai negli occhi, ma si limitò a farmi un lunghissimo pompino da favola, aiutata anche dalle dita che massaggiavano in contemporanea le palle, e mi fece sborrare nella sua bocca tutto il desiderio e l'eccitazione che avevo ancora in corpo.
Mi bevve tutto, si gustò il mio orgasmo con fame atavica, e continuò a leccarmi fino a ripulirmi completamente.
Tornò a distendersi, con movimenti assai lenti e sinuosi, sul mio corpo - i seni schiacciati sul mio petto e la bocca vicinissima al mio orecchio sinistro - dicendomi, con voce rotta da nuove lacrime: “Abbracciami stretta come hai fatto prima, ne ho bisogno”.
Tirai sù il lenzuolo fino a coprire completamente il suo corpo nudo e la strinsi tra le mie braccia, tenendola al sicuro per tutto il tempo che restammo in quella stanza.
1
voti
voti
valutazione
9
9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'anonima vicina.
Commenti dei lettori al racconto erotico