Sonia & Tommaso - Capitolo 22: La partenza
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Le sue dita iniziarono a esplorare la mia fica, prima con delicatezza, poi con più decisione, spingendosi tra le mie labbra umide. Inarcai la schiena contro di lui, sentendo il suo tocco esperto stimolare il mio clitoride, facendomi bagnare abbondantemente.
"Bella," mormorò Nicola, la sua voce calda e sensuale, mentre solo toccandomi mi mandava in estasi. Baciò il mio collo, poi la mia spalla, la pelle che tremava sotto i suoi baci. Non c'era fretta in lui, solo un piacere lento e metodico che mi stava portando sull'orlo.
Poi, con un movimento deciso, mi girò tra le sue braccia, e i nostri occhi si incontrarono. I suoi penetranti, i miei pieni di desiderio. Senza dire una parola, Nicola mi baciò. Un bacio profondo, famelico, che sapeva di tabacco e vaniglia. La mia lingua rispose alla sua, in un ballo appassionato che faceva urlare la mia anima.
Mentre ci baciavamo, la sua mano tornò sulla mia fica, spingendo un dito dentro di me. Gemetti nel bacio, un suono che fu inghiottito dalle sue labbra. Poi un altro dito, e un altro ancora. Ero così bagnata che entrarono facilmente.
Nicola si staccò un attimo dal bacio, i suoi occhi fissi sui miei. "Qui, Sonia?" chiese, la sua voce appena un soffio, ma piena di una sfida eccitante. "Qui, sotto le stelle?"
Annuii freneticamente, senza esitazione. "Sì," sussurrai, la mia voce roca per il desiderio. "Sì, Nicola. Voglio te. Adesso."
Mi sollevò senza sforzo, le mie gambe che si avvolsero intorno alla sua vita. Le mie braccia si strinsero al suo collo, e sentii il suo cazzo duro che cercava il mio ingresso. Con una sola, potente spinta, Nicola mi penetrò, riempiendomi completamente. Urlai, un grido soffocato di puro piacere che si perse nel vento notturno.
Restammo lì, in piedi, sulla terrazza, sotto la luna, i nostri corpi che si muovevano in un ritmo ancestrale. Nicola mi scopò con una potenza incredibile, le sue spinte inarrestabili, che mi portavano sempre più in alto. Le mie unghie si conficcarono nella sua schiena, i miei gemiti che si mescolavano al suo respiro affannoso. Ero completamente sua, in un modo così diverso eppure così eccitante. Ogni spinta era una prova del suo potere, ogni mio gemito una conferma del mio piacere. La fica, ormai grondante, rilasciava il mio odore di sesso, un aroma che si mescolava al profumo speziato della sua pelle, esaltandomi.
Dopo essere venuti, restammo uniti in quella posizione, il suo grosso e caldo cazzo ancora completamente dentro di me. Non lo volli lasciare andare, non ancora. I nostri corpi erano uniti, le nostre labbra si cercavano per baci appassionati, pieni del sapore del sesso appena fatto. Ogni bacio era una conferma del piacere che ci eravamo dati, un sigillo sulla nostra complicità. Luca non era più nella mia mente, né Mario, né Tommaso. Lì, in quell'istante, c'era solo lui e il suo cazzo che mi riempiva.
Poi, a malincuore, scendemmo assieme dalla terrazza. L'ascensore, un piccolo confessionale in cui i nostri baci continuarono, le nostre lingue che si intrecciarono, le nostre mani che si cercavano per intrecciarsi. Ogni piano che scendeva era un attimo rubato a un desiderio insaziabile.
Davanti alla porta della mia camera, ci baciammo ancora, un bacio lungo, profondo, che mi strappò un gemito. Non lo volli lasciare andar via. Non dopo quello che avevamo fatto. Così, feci l'azzardo. Aprii la porta, lentamente, e lo feci entrare. Il cuore mi batteva all'impazzata, ma l'eccitazione era troppo forte per fermarmi. Il rischio di essere scoperta in quell'istante, con Tommaso a pochi passi, mi iniettava nelle vene l'adrenalina che cercavo.
Con una passione selvaggia, ci buttammo sul letto, con Tommaso che dormiva profondamente accanto a noi, il suo russare leggero che faceva da colonna sonora alla nostra trasgressione. I nostri vestiti volarono via in un attimo, le nostre mani che si cercavano, i nostri corpi che si unirono con una foga incredibile. Nicola mi prese in ogni posizione, con una violenza e una delicatezza che mi facevano impazzire.
Non mi risparmiai, e gli offrii anche il culo. La mia perversione era al culmine. Inarcai la schiena, le natiche tese, invitandolo a penetrarmi. Sentii il suo cazzo grosso spingere, entrare, e un gemito di piacere mi sfuggì. "Di più, Nicola! Non smettere!" lo incitai, la voce rauca, mentre lo sentivo penetrarmi sempre più a fondo. Le sue spinte erano potenti, inarrestabili, e io godevo come mai prima. La sensazione della sua cappella che forzava l’apertura, l'eccitazione del mio ano che si dilatava per il suo volume, mi faceva sentire la puttana sfrontata che ero diventata. Nicola si mosse dentro di me, prima nella fica, poi nel culo, senza sosta, riempiendomi di piacere e del suo sperma caldo. Venne più volte, e io con lui, le nostre grida soffocate che si mescolarono al respiro profondo di Tommaso.
Se ne andò che erano già le quattro del mattino, lasciandomi felice e appagata nel mio letto, con il russare beato del mio fidanzato accanto a me. Un sorriso di trionfo mi spuntò sulle labbra. La notte era stata mia, e solo mia.
Il mattino seguente mi risvegliai, avvolta in una strana felicità. Tommaso dormiva ancora profondamente, forse avevo esagerato un po' con le gocce. Mi alzai e sollevai la tapparella, e lui emise solo un mugugno, girandosi dall'altra parte. Poverino, non sapeva quanto mi fosse piaciuto approfittare del suo sonno.
Osservai le lenzuola dalla mia parte: erano una traccia inequivocabile della notte selvaggia. C'erano macchie evidenti di sborra, la prova tangibile di quanto la notte fosse stata estrema. Cercai di coprirle in fretta, mentre Tommaso iniziava a stiracchiarsi. Una doccia veloce per me, per lavar via gli ultimi residui di piacere, e mentre lui la faceva, pensai al costume. Quello nuovo, che Tommaso aveva voluto comprarmi, era bello, ma troppo casto. Non abbastanza audace per la nuova Sonia. Ora in spiaggia c'era Nicola, e volevo essere bella e attraente solo per lui.
Scelsi un costume turchese; lo avevo messo poco, perché lo trovavo un po' troppo sfrontato, ma ora non mi importava. Anzi, mi eccitava l'idea di mostrarmi così. Sopra, degli short attillati e una canottiera molto scollata. Dai lati di questa, il mio seno si intravedeva, ma sotto avevo il costume. Tommaso, ancora un po' frastornato per via del sonnifero, uscì dal bagno con un largo sorriso e mi fece i complimenti per il look che avevo scelto. Che ingenuo, non capiva il vero motivo di tanta audacia!
A colazione, contavo di vedere Nicola, ma di lui e della sua famiglia, c'erano solo i resti della colazione. Era martedì, e mi ricordai che nel pomeriggio Luca e Marco sarebbero partiti. Il più dispiaciuto sembrava essere Tommaso, che non sapeva che in quei giorni Luca si era scopato la sua fidanzata. Io, della loro partenza, me ne ero quasi scordata, tanto ero concentrata su altro.
Andammo in spiaggia. Appena arrivata al mio ombrellone, guardai subito in direzione di quello di Nicola. Lui era lì con i suoi figli, e quando mi vide, mi sorrise. Un sorriso che fece fremere ogni fibra del mio corpo. Sapevo che la giornata sarebbe stata interessante.
Poco dopo il nostro arrivo in spiaggia, arrivarono anche Marco e Luca. I loro bagagli erano pronti, e la partenza imminente aleggiava nell'aria come una cappa. Dopo un po' di chiacchiere di circostanza, Marco, con la sua solita ingenuità e la sua amicizia sincera per Tommaso, chiese al mio fidanzato se gli andava di fare un'ultima partita a bocce. Era palesemente una scusa per lasciare campo libero a Luca, ma Tommaso, beato e ignaro, accettò subito.
Non appena si allontanarono, Luca si voltò verso di me, i suoi occhi che imploravano un'ultima passeggiata. Come avrei potuto negargliela? Nonostante la mia mente fosse già altrove, non potevo certo rifiutare al povero Luca un ultimo momento di "felicità". Mi alzai e, prima di seguirlo, lanciai uno sguardo verso l'ombrellone di Nicola. Era lì, che mi guardava, teneva d'occhio ogni mio movimento. Un brivido mi percorse la schiena. Gli feci un lieve sorriso, un piccolo segreto tra noi due, prima di seguire Luca.
Lui mi prese subito per mano. Per poco non mi divincolai, non volevo che Nicola vedesse, non volevo che capisse il mio gioco a tre, o a quattro... Passeggiammo come due amanti, le nostre dita intrecciate, e mi sforzai di essere dolce e affettuosa con lui, di fingere un amore che, in quel momento, non sentivo più con la stessa intensità. La mia mente era proiettata altrove.
Luca era triste, la voce velata dall'idea di lasciarmi. "Mi mancherai da morire, Sonia. Questi giorni... sono stati un sogno. Non so come farò senza vederti ogni giorno." La sua voce era un sussurro, pieno di un'emozione che a me sembrava quasi infantile, ma che dovevo assecondare.
"Anche tu mi mancherai, Luca," gli risposi, con la mia voce più dolce e convincente. "Ma non è un addio, lo sai. Ci vedremo a Cremona, te lo prometto. E staremo in contatto, ci sentiremo tutti i giorni, anche più volte al giorno. Promesso."
Luca mi strinse la mano, i suoi occhi che brillavano di speranza. "Lo giuri, Sonia? Lo giuri che non mi dimenticherai? Che mi penserai? Voglio conoscere i tuoi, voglio che la nostra storia diventi seria. Voglio tutto con te."
Assecondai ogni sua parola, annuendo con un'intensità quasi teatrale. "Lo giuro, Luca. Lo giuro. Tu sei così importante per me, sei l'uomo che mi fa sentire viva. Devi stare tranquillo, ok? Pensa a noi, a quello che costruiremo. Non vedo l'ora di presentarti i miei. Sarà meraviglioso." Rilanciai, spingendomi in promesse che sapevo già di non poter mantenere appieno. Volevo farlo partire tranquillo, convinto che il nostro fosse un amore destinato a durare. E in cuor mio, una parte di me, la parte ancora ingenua, forse ci credeva davvero, voleva che fosse vero. Ma la mia mente perversa non rifletteva su quanto queste promesse e illusioni avrebbero ingarbugliato ancora di più la mia vita. O forse questo, senza che me ne rendessi veramente conto, mi intrigava ed eccitava. Il rischio, il segreto, la menzogna... tutto contribuiva a rendere il gioco più avvincente.
La nostra passeggiata continuò, passo dopo passo, sotto il sole cocente. Luca mi stringeva la mano con una forza che quasi mi infastidiva, ma che dovevo sopportare. Ogni tanto si fermava, mi tirava a sé, e mi baciava. Baci appassionati, lunghi, che a un osservatore esterno sarebbero sembrati pieni di un amore struggente. Le sue labbra cercavano le mie con avidità, e io mi abbandonavo, fingendo di ricambiare con la stessa intensità. Sentivo il sapore del suo desiderio, la sua disperazione per la partenza imminente.
"Sonia," mi sussurrò tra un bacio e l'altro, con gli occhi lucidi, "non ti lascio andare, non posso. Promettimi ancora, promettimi che mi aspetterai. Che questo non è un addio, ma solo un arrivederci."
E io, la mia Sonia ormai esperta nell'arte dell'inganno, gli rispondevo con la voce più dolce che potevo. "Luca, amore mio, certo che ti aspetterò. E tu devi fare lo stesso, ok? Pensa a noi, alla nostra casa a Cremona, ai nostri weekend insieme, a tutto quello che faremo. Voglio che tu sia l'uomo che mi risveglia ogni mattina con un bacio. Ti giuro che sarò tua, solo tua, quando torneremo a casa. Devi solo avere pazienza."
Lo strinsi, sentendo il suo corpo tremare leggermente contro il mio. Mi baciava il collo, scendeva verso la spalla scoperta dal mio costume. "Sonia, mi fai impazzire. Sei la donna della mia vita. Non voglio nessun'altra."
"E tu sei il mio principe," gli rispondevo, spingendomi ancora più in là con le promesse. "Nessuno è come te, Luca. Nessuno mi capisce come fai tu. Questo tempo lontani servirà solo a rafforzare quello che proviamo, vedrai. Ogni giorno mi mancherai sempre di più, e ogni tuo messaggio sarà come un raggio di sole."
Era un gioco di equilibri precari, un balletto di bugie e affetto simulato. Mi sentivo una diva sul palcoscenico, recitando la parte dell'innamorata, mentre una parte di me, la più oscura, si divertiva a tessere questa tela di inganni. Ogni sua parola d'amore, ogni sua promessa di un futuro insieme, era un tassello che aggiungevo alla mia complessa esistenza, consapevole che stavo ingarbugliando la mia vita in un modo che mi eccitava tremendamente. Il brivido del segreto, della menzogna così ben costruita, era quasi più intenso del piacere fisico. E nel frattempo, la mia mente volava verso Nicola, verso il suo sguardo, sapendo che il vero divertimento era ancora tutto da scoprire.
Tornammo all'ombrellone, io e Luca, mano nella mano, con una naturalezza che doveva apparire disarmante. Tommaso e Marco erano lì, ad aspettarci. Luca, con la sua faccia da bravo ragazzo, si rivolse subito a Tommaso. "Scusami, amico," disse, con un tono un po' mesto, "Sonia è stata così gentile da consolarmi per la partenza."
Vidi il sorriso di Tommaso allargarsi, in un'espressione piena di fiducia cieca. Non capì, non colse il vero significato dietro quelle parole. Povero Tommaso, la sua ingenuità era la mia più grande complice, la benzina che alimentava la mia sete di trasgressione. Restammo lì con loro fino all'ora di pranzo, chiacchierando del più e del meno, mentre la mia mente già correva avanti, impaziente per quello che sarebbe successo dopo.
Poco prima di salire per il pranzo, il telefono vibrò. Era un messaggio di Mario. Il mio cuore ebbe un sussulto, un mix di eccitazione e apprensione. Con i suoi soliti modi, diretti e senza fronzoli, mi scrisse:
Mario: 😈 È pronta per te una bella sorpresa, puttanella. Giovedì sera. Tieni libera la figa. E non solo. 🍆💦
Un sorriso malizioso mi spuntò sulle labbra. Digitai la mia risposta, con quel mix di dolcezza e provocazione che Mario tanto ama.
Sonia: 😍 Oh, Mario... una sorpresa? E per giovedì? La mia figa è sempre pronta per te, lo sai. 😉 Non solo, dici? La tua fantasia mi stuzzica... Non sono in calore, sono la tua cagna e fremo solo a pensarti. 🐾
Mario: 👊 Brava cagna. Mi piace quando abbassi lo sguardo. E non fare la smorfiosa. Giovedì, ti farò urlare così forte che sentiranno fino a casa tua. Voglio che la tua fica grondi per me, zoccola.💦
Sonia: 👅 Mmmmh, Mario... prometti? La mia gola freme a ingoiare ogni tua parola... e non solo. 😇 Sai che mi piace quando mi fai urlare. Non vedo l'ora di sentirmi tua, completamente tua, senza freni. Fai di me quello che vuoi, padrone. 😈
Mario: 🔥 È quello che farò. E non mi deludere. Ho in mente cose che ti faranno dimenticare il tuo fidanzatino per una settimana. E dopo non ti basterà più nessuno. Sarai mia, solo mia. E lo sperma ti uscirà dalle orecchie. 😈💦
Sonia: 🤤 Oh, Mario... mi fai venire l'acquolina in bocca. E non solo. La tua puttana è già in estasi per l'attesa. Padrone, non vedo l'ora che sia giovedì. Fino ad allora, mi farò desiderare... ma tu sai che sotto i vestiti, la tua cagna è già pronta a scodinzolare per te. 🐕🦺
Mi ero allontanata per rispondere alla chat di Mario, e sentivo ancora il calore delle sue parole addosso. Raggiunsi Tommaso, e proprio in quel momento, vidi Nicola e la sua bella famigliola prepararsi a salire per il pranzo. I nostri sguardi si incrociarono. Un sorriso mi nacque sulle labbra, e lui ricambiò con quella sua espressione così intensa.
A pranzo, seduta di fronte a lui, non riuscivo a fare a meno di guardarlo. I suoi occhi azzurri mi attraevano come una calamita. Incurante che altri potessero vederlo, mi fece l'occhiolino, e un brivido mi percorse la schiena, un misto di imbarazzo e pura eccitazione. Gli sorrisi, un sorriso un po' forzato, ma dentro di me avrei voluto saltargli addosso e farmi impalare lì su di lui, sotto gli occhi di tutti.
Dopo pranzo, giù al bar, ci intrattenemmo a lungo con Luca e Marco. L'aria era carica della tristezza della partenza imminente. Luca mi fece cenno di andare in bagno, e poco dopo mi raggiunse. Ci baciammo, baci intensi, commossi. Era un addio al nostro segreto, al nostro "amore pulito". Qualcuno entrò, ci vide, ci osservò un attimo e poi uscì, ma in quel momento non mi importava. Ero troppo presa dalle sue labbra, dal sapore dei suoi addii.
Tornammo da Tommaso e Marco. Senza che me ne accorgessi, stringevo ancora la mano di Luca, e i miei occhi erano rossi e bagnati. Era una commozione sincera. Sentii un groppo in gola, un nodo di dolore e confusione per tutto ciò che stavo vivendo. Tommaso mi guardò, si alzò e mi abbracciò. "Amore, non piangere," mi consolò, la sua voce piena di una fiducia cieca che mi spezzò quasi il cuore. "Li rivedremo presto, vedrai."
Povero Tommaso, così fiducioso e ingenuo. La sua innocenza era un peso e una benedizione. Lo strinsi forte e piansi, un pianto liberatorio che sciolse una parte della tensione accumulata. Gli altri due si avvicinarono e a loro volta ci strinsero, dicendoci parole rassicuranti. Un saluto migliore, Luca non poteva immaginarlo. Si allontanò, convinto del mio amore, e io restai lì, con il cuore diviso e la testa piena di desideri proibiti.
"Bella," mormorò Nicola, la sua voce calda e sensuale, mentre solo toccandomi mi mandava in estasi. Baciò il mio collo, poi la mia spalla, la pelle che tremava sotto i suoi baci. Non c'era fretta in lui, solo un piacere lento e metodico che mi stava portando sull'orlo.
Poi, con un movimento deciso, mi girò tra le sue braccia, e i nostri occhi si incontrarono. I suoi penetranti, i miei pieni di desiderio. Senza dire una parola, Nicola mi baciò. Un bacio profondo, famelico, che sapeva di tabacco e vaniglia. La mia lingua rispose alla sua, in un ballo appassionato che faceva urlare la mia anima.
Mentre ci baciavamo, la sua mano tornò sulla mia fica, spingendo un dito dentro di me. Gemetti nel bacio, un suono che fu inghiottito dalle sue labbra. Poi un altro dito, e un altro ancora. Ero così bagnata che entrarono facilmente.
Nicola si staccò un attimo dal bacio, i suoi occhi fissi sui miei. "Qui, Sonia?" chiese, la sua voce appena un soffio, ma piena di una sfida eccitante. "Qui, sotto le stelle?"
Annuii freneticamente, senza esitazione. "Sì," sussurrai, la mia voce roca per il desiderio. "Sì, Nicola. Voglio te. Adesso."
Mi sollevò senza sforzo, le mie gambe che si avvolsero intorno alla sua vita. Le mie braccia si strinsero al suo collo, e sentii il suo cazzo duro che cercava il mio ingresso. Con una sola, potente spinta, Nicola mi penetrò, riempiendomi completamente. Urlai, un grido soffocato di puro piacere che si perse nel vento notturno.
Restammo lì, in piedi, sulla terrazza, sotto la luna, i nostri corpi che si muovevano in un ritmo ancestrale. Nicola mi scopò con una potenza incredibile, le sue spinte inarrestabili, che mi portavano sempre più in alto. Le mie unghie si conficcarono nella sua schiena, i miei gemiti che si mescolavano al suo respiro affannoso. Ero completamente sua, in un modo così diverso eppure così eccitante. Ogni spinta era una prova del suo potere, ogni mio gemito una conferma del mio piacere. La fica, ormai grondante, rilasciava il mio odore di sesso, un aroma che si mescolava al profumo speziato della sua pelle, esaltandomi.
Dopo essere venuti, restammo uniti in quella posizione, il suo grosso e caldo cazzo ancora completamente dentro di me. Non lo volli lasciare andare, non ancora. I nostri corpi erano uniti, le nostre labbra si cercavano per baci appassionati, pieni del sapore del sesso appena fatto. Ogni bacio era una conferma del piacere che ci eravamo dati, un sigillo sulla nostra complicità. Luca non era più nella mia mente, né Mario, né Tommaso. Lì, in quell'istante, c'era solo lui e il suo cazzo che mi riempiva.
Poi, a malincuore, scendemmo assieme dalla terrazza. L'ascensore, un piccolo confessionale in cui i nostri baci continuarono, le nostre lingue che si intrecciarono, le nostre mani che si cercavano per intrecciarsi. Ogni piano che scendeva era un attimo rubato a un desiderio insaziabile.
Davanti alla porta della mia camera, ci baciammo ancora, un bacio lungo, profondo, che mi strappò un gemito. Non lo volli lasciare andar via. Non dopo quello che avevamo fatto. Così, feci l'azzardo. Aprii la porta, lentamente, e lo feci entrare. Il cuore mi batteva all'impazzata, ma l'eccitazione era troppo forte per fermarmi. Il rischio di essere scoperta in quell'istante, con Tommaso a pochi passi, mi iniettava nelle vene l'adrenalina che cercavo.
Con una passione selvaggia, ci buttammo sul letto, con Tommaso che dormiva profondamente accanto a noi, il suo russare leggero che faceva da colonna sonora alla nostra trasgressione. I nostri vestiti volarono via in un attimo, le nostre mani che si cercavano, i nostri corpi che si unirono con una foga incredibile. Nicola mi prese in ogni posizione, con una violenza e una delicatezza che mi facevano impazzire.
Non mi risparmiai, e gli offrii anche il culo. La mia perversione era al culmine. Inarcai la schiena, le natiche tese, invitandolo a penetrarmi. Sentii il suo cazzo grosso spingere, entrare, e un gemito di piacere mi sfuggì. "Di più, Nicola! Non smettere!" lo incitai, la voce rauca, mentre lo sentivo penetrarmi sempre più a fondo. Le sue spinte erano potenti, inarrestabili, e io godevo come mai prima. La sensazione della sua cappella che forzava l’apertura, l'eccitazione del mio ano che si dilatava per il suo volume, mi faceva sentire la puttana sfrontata che ero diventata. Nicola si mosse dentro di me, prima nella fica, poi nel culo, senza sosta, riempiendomi di piacere e del suo sperma caldo. Venne più volte, e io con lui, le nostre grida soffocate che si mescolarono al respiro profondo di Tommaso.
Se ne andò che erano già le quattro del mattino, lasciandomi felice e appagata nel mio letto, con il russare beato del mio fidanzato accanto a me. Un sorriso di trionfo mi spuntò sulle labbra. La notte era stata mia, e solo mia.
Il mattino seguente mi risvegliai, avvolta in una strana felicità. Tommaso dormiva ancora profondamente, forse avevo esagerato un po' con le gocce. Mi alzai e sollevai la tapparella, e lui emise solo un mugugno, girandosi dall'altra parte. Poverino, non sapeva quanto mi fosse piaciuto approfittare del suo sonno.
Osservai le lenzuola dalla mia parte: erano una traccia inequivocabile della notte selvaggia. C'erano macchie evidenti di sborra, la prova tangibile di quanto la notte fosse stata estrema. Cercai di coprirle in fretta, mentre Tommaso iniziava a stiracchiarsi. Una doccia veloce per me, per lavar via gli ultimi residui di piacere, e mentre lui la faceva, pensai al costume. Quello nuovo, che Tommaso aveva voluto comprarmi, era bello, ma troppo casto. Non abbastanza audace per la nuova Sonia. Ora in spiaggia c'era Nicola, e volevo essere bella e attraente solo per lui.
Scelsi un costume turchese; lo avevo messo poco, perché lo trovavo un po' troppo sfrontato, ma ora non mi importava. Anzi, mi eccitava l'idea di mostrarmi così. Sopra, degli short attillati e una canottiera molto scollata. Dai lati di questa, il mio seno si intravedeva, ma sotto avevo il costume. Tommaso, ancora un po' frastornato per via del sonnifero, uscì dal bagno con un largo sorriso e mi fece i complimenti per il look che avevo scelto. Che ingenuo, non capiva il vero motivo di tanta audacia!
A colazione, contavo di vedere Nicola, ma di lui e della sua famiglia, c'erano solo i resti della colazione. Era martedì, e mi ricordai che nel pomeriggio Luca e Marco sarebbero partiti. Il più dispiaciuto sembrava essere Tommaso, che non sapeva che in quei giorni Luca si era scopato la sua fidanzata. Io, della loro partenza, me ne ero quasi scordata, tanto ero concentrata su altro.
Andammo in spiaggia. Appena arrivata al mio ombrellone, guardai subito in direzione di quello di Nicola. Lui era lì con i suoi figli, e quando mi vide, mi sorrise. Un sorriso che fece fremere ogni fibra del mio corpo. Sapevo che la giornata sarebbe stata interessante.
Poco dopo il nostro arrivo in spiaggia, arrivarono anche Marco e Luca. I loro bagagli erano pronti, e la partenza imminente aleggiava nell'aria come una cappa. Dopo un po' di chiacchiere di circostanza, Marco, con la sua solita ingenuità e la sua amicizia sincera per Tommaso, chiese al mio fidanzato se gli andava di fare un'ultima partita a bocce. Era palesemente una scusa per lasciare campo libero a Luca, ma Tommaso, beato e ignaro, accettò subito.
Non appena si allontanarono, Luca si voltò verso di me, i suoi occhi che imploravano un'ultima passeggiata. Come avrei potuto negargliela? Nonostante la mia mente fosse già altrove, non potevo certo rifiutare al povero Luca un ultimo momento di "felicità". Mi alzai e, prima di seguirlo, lanciai uno sguardo verso l'ombrellone di Nicola. Era lì, che mi guardava, teneva d'occhio ogni mio movimento. Un brivido mi percorse la schiena. Gli feci un lieve sorriso, un piccolo segreto tra noi due, prima di seguire Luca.
Lui mi prese subito per mano. Per poco non mi divincolai, non volevo che Nicola vedesse, non volevo che capisse il mio gioco a tre, o a quattro... Passeggiammo come due amanti, le nostre dita intrecciate, e mi sforzai di essere dolce e affettuosa con lui, di fingere un amore che, in quel momento, non sentivo più con la stessa intensità. La mia mente era proiettata altrove.
Luca era triste, la voce velata dall'idea di lasciarmi. "Mi mancherai da morire, Sonia. Questi giorni... sono stati un sogno. Non so come farò senza vederti ogni giorno." La sua voce era un sussurro, pieno di un'emozione che a me sembrava quasi infantile, ma che dovevo assecondare.
"Anche tu mi mancherai, Luca," gli risposi, con la mia voce più dolce e convincente. "Ma non è un addio, lo sai. Ci vedremo a Cremona, te lo prometto. E staremo in contatto, ci sentiremo tutti i giorni, anche più volte al giorno. Promesso."
Luca mi strinse la mano, i suoi occhi che brillavano di speranza. "Lo giuri, Sonia? Lo giuri che non mi dimenticherai? Che mi penserai? Voglio conoscere i tuoi, voglio che la nostra storia diventi seria. Voglio tutto con te."
Assecondai ogni sua parola, annuendo con un'intensità quasi teatrale. "Lo giuro, Luca. Lo giuro. Tu sei così importante per me, sei l'uomo che mi fa sentire viva. Devi stare tranquillo, ok? Pensa a noi, a quello che costruiremo. Non vedo l'ora di presentarti i miei. Sarà meraviglioso." Rilanciai, spingendomi in promesse che sapevo già di non poter mantenere appieno. Volevo farlo partire tranquillo, convinto che il nostro fosse un amore destinato a durare. E in cuor mio, una parte di me, la parte ancora ingenua, forse ci credeva davvero, voleva che fosse vero. Ma la mia mente perversa non rifletteva su quanto queste promesse e illusioni avrebbero ingarbugliato ancora di più la mia vita. O forse questo, senza che me ne rendessi veramente conto, mi intrigava ed eccitava. Il rischio, il segreto, la menzogna... tutto contribuiva a rendere il gioco più avvincente.
La nostra passeggiata continuò, passo dopo passo, sotto il sole cocente. Luca mi stringeva la mano con una forza che quasi mi infastidiva, ma che dovevo sopportare. Ogni tanto si fermava, mi tirava a sé, e mi baciava. Baci appassionati, lunghi, che a un osservatore esterno sarebbero sembrati pieni di un amore struggente. Le sue labbra cercavano le mie con avidità, e io mi abbandonavo, fingendo di ricambiare con la stessa intensità. Sentivo il sapore del suo desiderio, la sua disperazione per la partenza imminente.
"Sonia," mi sussurrò tra un bacio e l'altro, con gli occhi lucidi, "non ti lascio andare, non posso. Promettimi ancora, promettimi che mi aspetterai. Che questo non è un addio, ma solo un arrivederci."
E io, la mia Sonia ormai esperta nell'arte dell'inganno, gli rispondevo con la voce più dolce che potevo. "Luca, amore mio, certo che ti aspetterò. E tu devi fare lo stesso, ok? Pensa a noi, alla nostra casa a Cremona, ai nostri weekend insieme, a tutto quello che faremo. Voglio che tu sia l'uomo che mi risveglia ogni mattina con un bacio. Ti giuro che sarò tua, solo tua, quando torneremo a casa. Devi solo avere pazienza."
Lo strinsi, sentendo il suo corpo tremare leggermente contro il mio. Mi baciava il collo, scendeva verso la spalla scoperta dal mio costume. "Sonia, mi fai impazzire. Sei la donna della mia vita. Non voglio nessun'altra."
"E tu sei il mio principe," gli rispondevo, spingendomi ancora più in là con le promesse. "Nessuno è come te, Luca. Nessuno mi capisce come fai tu. Questo tempo lontani servirà solo a rafforzare quello che proviamo, vedrai. Ogni giorno mi mancherai sempre di più, e ogni tuo messaggio sarà come un raggio di sole."
Era un gioco di equilibri precari, un balletto di bugie e affetto simulato. Mi sentivo una diva sul palcoscenico, recitando la parte dell'innamorata, mentre una parte di me, la più oscura, si divertiva a tessere questa tela di inganni. Ogni sua parola d'amore, ogni sua promessa di un futuro insieme, era un tassello che aggiungevo alla mia complessa esistenza, consapevole che stavo ingarbugliando la mia vita in un modo che mi eccitava tremendamente. Il brivido del segreto, della menzogna così ben costruita, era quasi più intenso del piacere fisico. E nel frattempo, la mia mente volava verso Nicola, verso il suo sguardo, sapendo che il vero divertimento era ancora tutto da scoprire.
Tornammo all'ombrellone, io e Luca, mano nella mano, con una naturalezza che doveva apparire disarmante. Tommaso e Marco erano lì, ad aspettarci. Luca, con la sua faccia da bravo ragazzo, si rivolse subito a Tommaso. "Scusami, amico," disse, con un tono un po' mesto, "Sonia è stata così gentile da consolarmi per la partenza."
Vidi il sorriso di Tommaso allargarsi, in un'espressione piena di fiducia cieca. Non capì, non colse il vero significato dietro quelle parole. Povero Tommaso, la sua ingenuità era la mia più grande complice, la benzina che alimentava la mia sete di trasgressione. Restammo lì con loro fino all'ora di pranzo, chiacchierando del più e del meno, mentre la mia mente già correva avanti, impaziente per quello che sarebbe successo dopo.
Poco prima di salire per il pranzo, il telefono vibrò. Era un messaggio di Mario. Il mio cuore ebbe un sussulto, un mix di eccitazione e apprensione. Con i suoi soliti modi, diretti e senza fronzoli, mi scrisse:
Mario: 😈 È pronta per te una bella sorpresa, puttanella. Giovedì sera. Tieni libera la figa. E non solo. 🍆💦
Un sorriso malizioso mi spuntò sulle labbra. Digitai la mia risposta, con quel mix di dolcezza e provocazione che Mario tanto ama.
Sonia: 😍 Oh, Mario... una sorpresa? E per giovedì? La mia figa è sempre pronta per te, lo sai. 😉 Non solo, dici? La tua fantasia mi stuzzica... Non sono in calore, sono la tua cagna e fremo solo a pensarti. 🐾
Mario: 👊 Brava cagna. Mi piace quando abbassi lo sguardo. E non fare la smorfiosa. Giovedì, ti farò urlare così forte che sentiranno fino a casa tua. Voglio che la tua fica grondi per me, zoccola.💦
Sonia: 👅 Mmmmh, Mario... prometti? La mia gola freme a ingoiare ogni tua parola... e non solo. 😇 Sai che mi piace quando mi fai urlare. Non vedo l'ora di sentirmi tua, completamente tua, senza freni. Fai di me quello che vuoi, padrone. 😈
Mario: 🔥 È quello che farò. E non mi deludere. Ho in mente cose che ti faranno dimenticare il tuo fidanzatino per una settimana. E dopo non ti basterà più nessuno. Sarai mia, solo mia. E lo sperma ti uscirà dalle orecchie. 😈💦
Sonia: 🤤 Oh, Mario... mi fai venire l'acquolina in bocca. E non solo. La tua puttana è già in estasi per l'attesa. Padrone, non vedo l'ora che sia giovedì. Fino ad allora, mi farò desiderare... ma tu sai che sotto i vestiti, la tua cagna è già pronta a scodinzolare per te. 🐕🦺
Mi ero allontanata per rispondere alla chat di Mario, e sentivo ancora il calore delle sue parole addosso. Raggiunsi Tommaso, e proprio in quel momento, vidi Nicola e la sua bella famigliola prepararsi a salire per il pranzo. I nostri sguardi si incrociarono. Un sorriso mi nacque sulle labbra, e lui ricambiò con quella sua espressione così intensa.
A pranzo, seduta di fronte a lui, non riuscivo a fare a meno di guardarlo. I suoi occhi azzurri mi attraevano come una calamita. Incurante che altri potessero vederlo, mi fece l'occhiolino, e un brivido mi percorse la schiena, un misto di imbarazzo e pura eccitazione. Gli sorrisi, un sorriso un po' forzato, ma dentro di me avrei voluto saltargli addosso e farmi impalare lì su di lui, sotto gli occhi di tutti.
Dopo pranzo, giù al bar, ci intrattenemmo a lungo con Luca e Marco. L'aria era carica della tristezza della partenza imminente. Luca mi fece cenno di andare in bagno, e poco dopo mi raggiunse. Ci baciammo, baci intensi, commossi. Era un addio al nostro segreto, al nostro "amore pulito". Qualcuno entrò, ci vide, ci osservò un attimo e poi uscì, ma in quel momento non mi importava. Ero troppo presa dalle sue labbra, dal sapore dei suoi addii.
Tornammo da Tommaso e Marco. Senza che me ne accorgessi, stringevo ancora la mano di Luca, e i miei occhi erano rossi e bagnati. Era una commozione sincera. Sentii un groppo in gola, un nodo di dolore e confusione per tutto ciò che stavo vivendo. Tommaso mi guardò, si alzò e mi abbracciò. "Amore, non piangere," mi consolò, la sua voce piena di una fiducia cieca che mi spezzò quasi il cuore. "Li rivedremo presto, vedrai."
Povero Tommaso, così fiducioso e ingenuo. La sua innocenza era un peso e una benedizione. Lo strinsi forte e piansi, un pianto liberatorio che sciolse una parte della tensione accumulata. Gli altri due si avvicinarono e a loro volta ci strinsero, dicendoci parole rassicuranti. Un saluto migliore, Luca non poteva immaginarlo. Si allontanò, convinto del mio amore, e io restai lì, con il cuore diviso e la testa piena di desideri proibiti.
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