Sonia & Tommaso - Capitolo 23: Il Sapore del Proibito
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Sdraiata sull'asciugamano il sole accarezzava la mia pelle, mentre i pensieri vagavano liberi, tra la notte appena trascorsa, la promessa di Mario, la confusione di Luca, e il mistero di Nicola. Poi, un'ombra si allungò su di me. Aprii gli occhi: era Nicola. Guardandomi con i suoi occhi azzurri che brillavano, un sorriso magnetico gli increspò le labbra. Mi porse la mano. La presi, e sentii il freddo metallo di una chiave. "Cabina numero cinque," mi disse, la voce bassa, quasi un sussurro. "Tra dieci minuti, non farti aspettare." Il mio cuore sussultò. Annuii, e mentre lo facevo, mi guardai attorno. Tommaso non c'era, grazie al cielo, ma vidi sua moglie con i bambini al loro ombrellone. Fui sorpresa dalla sua sfrontatezza e audacia, ma al tempo stesso, un'ondata di desiderio mi travolse. Senza pensarci due volte, mi alzai e mi diressi verso la cabina. Aprii la porta ed entrai, chiudendola alle spalle. Con il cuore che batteva all'impazzata, l'attesa fu un supplizio, ogni secondo sembrava un'eternità.
Avvolta dall'odore di salsedine e un vago profumo maschile, sentivo i capezzoli già duri e la fica bagnata al solo pensiero. Passarono quelli che sembravano secoli, anche se sapevo che erano solo pochi minuti. Poi, la porta si aprì. Nicola entrò, puntuale, senza bussare. Il suo sguardo mi catturò, intenso, famelico. Chiuse la porta alle sue spalle, e la luce che filtrava dalle fessure illuminava il suo corpo slanciato e abbronzato. Non disse una parola. Si avvicinò lentamente, i suoi occhi fissi nei miei, un sorriso sornione che gli si allargava sulle labbra. L'aria si fece densa, quasi elettrica. Mi tirò delicatamente verso di lui, e le nostre labbra si incontrarono. Un bacio profondo, che sapeva di sale e di desiderio represso, di attesa e di promessa. La sua lingua si intrecciò con la mia in una danza selvaggia, le mani mi strinsero i fianchi, tirandomi contro il suo corpo già teso. Sentii la sua erezione premere contro il mio ventre. Gemetti contro la sua bocca, le mie mani si arrampicarono sulla sua schiena nuda. Mi spinse contro la parete della cabina, la ruvidezza del legno contro la mia schiena. Le sue labbra scesero sul mio collo, sui miei seni che spingevano contro il tessuto leggero del costume. Non riuscivo più a respirare. "Ti voglio," sussurrò, la voce roca, le labbra che mi mordicchiavano il lobo dell'orecchio. "Da morire." Sentii il suo cazzo pulsare contro di me. Le sue mani scivolarono sulla brasiliana del costume, la abbassarono con un gesto deciso, poi strapparono via il pezzo di sopra, lasciando i miei seni nudi e turgidi alla sua vista. Non ci fu tempo per la vergogna, solo per il desiderio. Le sue dita veloci scesero al mio costume, lo tirarono via con un movimento secco, lasciandomi completamente nuda. Ero lì, offerta a lui, il mio corpo in piena vista, il sesso scuro in bella mostra, umido e pulsante. Lui mi guardò, un lampo di pura lussuria nei suoi occhi azzurri. "Sei bellissima," disse, mentre le sue dita sfioravano la mia fica, facendomi gemere. "Così bagnata per me." Ogni controllo svanì. Mi aggrappai a lui, lo implorai con gli occhi. Le sue mani mi sollevarono leggermente, e in un attimo fui con le gambe attorno alla sua vita, il suo cazzo che premeva contro la mia apertura umida. "Prendimi," sussurrai, la voce un filo di desiderio. "Ti prego, Nicola. Ora." E lui non si fece pregare. Con una spinta decisa, mi penetrò, e un gemito strozzato sfuggì dalla mia bocca, un misto di piacere e sorpresa per la velocità. La penetrazione fu profonda, totale. Sentire il suo cazzo duro riempirmi, contro la parete di legno che mi premeva sulla schiena, fu un'ondata di estasi. Le sue spinte erano ritmiche, potenti. Il mio corpo rispose senza controllo, inarcandosi contro il suo. Le mie unghie si conficcarono nella sua schiena. "Ahhh... sì, Nicola... non smettere..." I nostri gemiti riempirono la piccola cabina, mescolandosi al rumore delle onde che si infrangevano fuori. Fu un sesso selvaggio, primordiale, senza inibizioni. Ogni spinta più profonda, ogni respiro più affannoso. Sentii che eravamo sul punto, che l'esplosione era vicina.
Un gemito profondo, e poi un forte orgasmo simultaneo che mi scosse dalle fondamenta. Stordita da quel forte amplesso mi girava la testa, mentre il corpo era ancora scosso dai sussulti del piacere. I miei occhi si aprirono lentamente, trovando subito i suoi. Restammo in silenzio, appoggiati alla parete della cabina, i nostri respiri affannati che si mescolavano. Non c'era bisogno di parole; i nostri occhi dicevano tutto, raccontando una storia di desiderio primordiale e di un'intesa innegabile. Piano, piano, lui mi lasciò scivolare, e i miei piedi ritrovarono la terra. Era così bello, così virile, così dotato. Il suo cazzo... era grosso, lungo, perfetto, e quando mi scopava mi faceva godere veramente. Un pensiero che attraversò la mia mente anche in quel momento di stordimento. Mi baciò di nuovo, le sue labbra cercarono le mie con una fame rinnovata. Ci baciammo, un bacio che sigillava l'intensità di quel momento. Poi, la sua voce profonda ruppe il silenzio. "Quali sono i tuoi programmi per la serata, ora che hai finito di fare la puttanella con quell'altro?" Disse proprio così, "puttanella". E invece di offendermi, una scarica di eccitazione mi percorse la schiena. Mi piaceva sentirlo dire da lui, aveva un suono diverso, quasi un riconoscimento, una conferma della mia vera natura. Il suo sguardo si fece ancora più intenso. "Metti a dormire il pupo," aggiunse, riferendosi a Tommaso, con un tono che non ammetteva repliche. "Poi verrò da te."
Nicola uscì dalla cabina e, con un cenno, m’indicò che potevo uscire anch'io. Respirai profondamente, cercando di ricompormi. Passai al bar a bere una bibita fresca, ne avevo un bisogno disperato per calmare il fuoco che mi bruciava dentro. Tornai all'ombrellone. Tommaso non c’era ancora; lo sentii giocare a pallavolo con l'animazione, era proprio un bambinone. Mentre sistemavo il mio telo da mare, vidi che la moglie di Nicola mi guardava. Era seria, e il suo sguardo penetrante. Lui non c’era. Imbarazzata, distolsi lo sguardo, ma un brivido percorse la mia schiena. Sperai che non avesse visto nulla, anche se sapevo che la mia espressione doveva avermi tradita.
Durante la cena, feci di tutto per non guardarlo. M’imposi di fissare Tommaso, di parlare con lui, di fingere interesse per le sue storie. Ma ogni cellula del mio corpo era tesa, consapevole della sua presenza. Il bar dell'hotel, senza Luca e Marco, sembrava vuoto, nonostante ci fossero tante persone. Molti di loro ormai conoscevano Tommaso, il suo carattere espansivo, e si fermarono volentieri a scherzare con lui. Io sorridevo loro, annuivo, ma la mia mente era altrove, già proiettata alla notte, a Nicola. Si avvicinò a me Alessandro, quel ragazzo tanto gentile e innocuo di cui Luca era inutilmente geloso. Parlammo, scherzammo in modo leggero, e poi mi salutò gentilmente. La serata con Tommaso fu piuttosto noiosa. Non vedevo l'ora di tornare in hotel. Per tutto il tempo avevo pensato a come fargli prendere le gocce, a come liberare la scena per l'arrivo del mio vero desiderio. Tornati in hotel, gli dissi che mi sarebbe piaciuto fermarmi un po' con lui a bordo piscina, sorseggiando una birra. Lui, ovviamente, non mi disse di no. Era così facile da accontentare. Con un trucchetto banale, lo distrassi e, con gesto rapido, gli misi le gocce nel bicchiere. Nessuno mi vide, nessuno sospettò nulla. E, di lì a poco, lui cominciò ad avere sonno. Il mio piano era perfetto.
Tommaso dormiva profondamente. Avevo rischiato, perché, già in ascensore, aveva dato segno di addormentarsi. Lo dovetti spogliare e mettere a letto, un peso morto tra le mie braccia. Sperai di non aver esagerato con le gocce di sonnifero, ma la mia mente era già al dopo, a Nicola. Cosa mettermi per lui? La mia testa turbinava tra mille pensieri, ogni abito mi sembrava troppo o troppo poco. Dopo vari ripensamenti, decisi di accoglierlo nuda, indossando solo la corta vestaglietta trasparente, quella che avevo messo in valigia per la mia vacanza con il fidanzato. Mi guardai allo specchio: il tessuto leggero copriva appena, lasciando intravedere ogni curva, ogni promessa. Sotto, niente, solo la mia pelle che già fremeva per il suo tocco. Un solo colpo. Forte. Secco. Il mio cuore batté forte, un martello impazzito nel petto, quando andai ad aprire. Sapevo chi era. Aprii la porta lentamente, giusto un pertugio all'inizio. Lo vidi in penombra, la sua figura alta e imponente che riempiva lo stipite. I suoi occhi azzurri brillarono nell'oscurità, catturando i miei. Un sorriso malizioso gli apparve sulle labbra. Spalancai la porta. Entrò senza esitare. Il profumo della sua pelle, un misto di mare e maschio, mi avvolse. La vestaglietta trasparente scivolò dalle spalle e cadde a terra con un fruscio leggero, lasciandomi nuda di fronte a lui. Non provai vergogna, solo una scarica di desiderio che m’accendeva ogni fibra. I capezzoli duri e turgidi per l'eccitazione, la fica già grondante e pronta. I suoi occhi indugiarono su ogni curva, ogni intimità. Un lampo di pura lussuria li attraversò. Poi, il suo sguardo risalì, con un'espressione famelica da farmi tremare le gambe. "Sei una tentazione, Sonia," sussurrò, la voce roca, le labbra che gli si contorcevano in un sorriso perverso. Le sue mani m’afferrarono i fianchi, tirandomi contro il suo corpo caldo e muscoloso, il suo cazzo duro come una roccia, promessa silenziosa di ciò che sarebbe accaduto. Mi baciò, poi le sue labbra scivolarono poi sul mio collo, mordicchiandomi dolcemente, facendomi sentire completamente sua, una marionetta nelle sue mani esperte. Sollevandomi con una facilità sorprendente, mi condusse verso il letto, dove Tommaso dormiva ignaro, beato nel suo sonno profondo. Una smorfia di eccitazione si disegnò sul mio volto. Il rischio, il brivido di essere così vicina al pericolo, m’accendeva in un modo indescrivibile. Posandomi delicatamente sul letto, senza togliere lo sguardo dal mio, sussurrò: "Sei una puttanella, e stanotte sarai solo mia." Quando mi penetrò, emisi un gemito di puro piacere, un misto di dolore e beatitudine mentre venivo invasa, riempita. Le sue spinte furono lente all'inizio, poi sempre più veloci, profonde, ritmiche. Ogni affondo, una scossa elettrica che m’attraversava il corpo. Afferrai le sue spalle, incapace di contenere i gemiti. Voltai la testa verso Tommaso, solo per un istante. Dormiva ancora, immobile. E in quel momento, il piacere divenne ancora più intenso, quasi proibito. Volevo urlare, volevo fargli sentire la perversione, ma dovetti contenermi. Nicola, guardandomi capì il desiderio silenzioso e sorrise con un'espressione ancora più maliziosa. "Ti piace il rischio, eh?" mi sussurrò all'orecchio, spingendo ancora più a fondo. "Ti piace farti scopare, con lui che dorme accanto." Le spinte di Nicola si fecero sempre più potenti. Ogni affondo era un gemito che strappava dalle mie labbra, un misto di piacere e una perversa soddisfazione. Inarcavo la schiena per accogliere ogni centimetro del suo cazzo. "Ancora, Nicola... non smettere," sussurrai, la voce roca per il piacere. I nostri corpi in un'unica massa contorta di carne e desiderio, mentre il letto scricchiolava sotto di noi. Ero come una cagna in calore, posseduta in un modo che Tommaso non avrebbe mai potuto eguagliare. Le sensazioni erano così forti da annebbiare la mente, ma al tempo stesso, la consapevolezza del rischio amplificava l'eccitazione. Poi, un'ultima, potente spinta, e un orgasmo devastante ci travolse entrambi, un'esplosione di piacere che mi fece urlare contro la sua spalla, cercando di soffocare il suono. A lui sfuggì un gemito profondo, mentre il suo seme caldo si riversava dentro di me. Mi sentivo piena, appagata in un modo che superava ogni aspettativa. Rimanemmo così per un po', i nostri corpi ancora uniti, i respiri che si calmavano lentamente. La luce fioca che filtrava dalle finestre illuminava il corpo addormentato di Tommaso. Sorrisi perversamente. Quanto mi era piaciuto! Nicola si staccò da me, lentamente, senza lasciarmi con lo sguardo. Accarezzò la mia guancia, un gesto tenero che contrastava con la brutalità del nostro amplesso. Io mi girai su un fianco, lo guardai e gli sorrisi, un sorriso di pura soddisfazione. Mentre si rivestiva, la sua figura atletica si stagliava nell'ombra. Nuda lo accompagnai alla porta, sentendo ancora il suo odore sulla mia pelle. Lui la aprì, e fece cenno di non fare rumore. "Ci vediamo in spiaggia," sussurrò, un ultimo bacio veloce sulle labbra, e poi scomparve nella penombra del corridoio. Mi buttai sul letto, accanto a Tommaso, il corpo ancora vibrante per l'eccitazione e la stanchezza. Il suo fianco caldo contro il mio. Chiusi gli occhi, ripercorrendo ogni istante della notte. La mia vita era un caos, un intreccio di bugie e perversioni, ma in quel momento, mi sentivo incredibilmente viva.
Avvolta dall'odore di salsedine e un vago profumo maschile, sentivo i capezzoli già duri e la fica bagnata al solo pensiero. Passarono quelli che sembravano secoli, anche se sapevo che erano solo pochi minuti. Poi, la porta si aprì. Nicola entrò, puntuale, senza bussare. Il suo sguardo mi catturò, intenso, famelico. Chiuse la porta alle sue spalle, e la luce che filtrava dalle fessure illuminava il suo corpo slanciato e abbronzato. Non disse una parola. Si avvicinò lentamente, i suoi occhi fissi nei miei, un sorriso sornione che gli si allargava sulle labbra. L'aria si fece densa, quasi elettrica. Mi tirò delicatamente verso di lui, e le nostre labbra si incontrarono. Un bacio profondo, che sapeva di sale e di desiderio represso, di attesa e di promessa. La sua lingua si intrecciò con la mia in una danza selvaggia, le mani mi strinsero i fianchi, tirandomi contro il suo corpo già teso. Sentii la sua erezione premere contro il mio ventre. Gemetti contro la sua bocca, le mie mani si arrampicarono sulla sua schiena nuda. Mi spinse contro la parete della cabina, la ruvidezza del legno contro la mia schiena. Le sue labbra scesero sul mio collo, sui miei seni che spingevano contro il tessuto leggero del costume. Non riuscivo più a respirare. "Ti voglio," sussurrò, la voce roca, le labbra che mi mordicchiavano il lobo dell'orecchio. "Da morire." Sentii il suo cazzo pulsare contro di me. Le sue mani scivolarono sulla brasiliana del costume, la abbassarono con un gesto deciso, poi strapparono via il pezzo di sopra, lasciando i miei seni nudi e turgidi alla sua vista. Non ci fu tempo per la vergogna, solo per il desiderio. Le sue dita veloci scesero al mio costume, lo tirarono via con un movimento secco, lasciandomi completamente nuda. Ero lì, offerta a lui, il mio corpo in piena vista, il sesso scuro in bella mostra, umido e pulsante. Lui mi guardò, un lampo di pura lussuria nei suoi occhi azzurri. "Sei bellissima," disse, mentre le sue dita sfioravano la mia fica, facendomi gemere. "Così bagnata per me." Ogni controllo svanì. Mi aggrappai a lui, lo implorai con gli occhi. Le sue mani mi sollevarono leggermente, e in un attimo fui con le gambe attorno alla sua vita, il suo cazzo che premeva contro la mia apertura umida. "Prendimi," sussurrai, la voce un filo di desiderio. "Ti prego, Nicola. Ora." E lui non si fece pregare. Con una spinta decisa, mi penetrò, e un gemito strozzato sfuggì dalla mia bocca, un misto di piacere e sorpresa per la velocità. La penetrazione fu profonda, totale. Sentire il suo cazzo duro riempirmi, contro la parete di legno che mi premeva sulla schiena, fu un'ondata di estasi. Le sue spinte erano ritmiche, potenti. Il mio corpo rispose senza controllo, inarcandosi contro il suo. Le mie unghie si conficcarono nella sua schiena. "Ahhh... sì, Nicola... non smettere..." I nostri gemiti riempirono la piccola cabina, mescolandosi al rumore delle onde che si infrangevano fuori. Fu un sesso selvaggio, primordiale, senza inibizioni. Ogni spinta più profonda, ogni respiro più affannoso. Sentii che eravamo sul punto, che l'esplosione era vicina.
Un gemito profondo, e poi un forte orgasmo simultaneo che mi scosse dalle fondamenta. Stordita da quel forte amplesso mi girava la testa, mentre il corpo era ancora scosso dai sussulti del piacere. I miei occhi si aprirono lentamente, trovando subito i suoi. Restammo in silenzio, appoggiati alla parete della cabina, i nostri respiri affannati che si mescolavano. Non c'era bisogno di parole; i nostri occhi dicevano tutto, raccontando una storia di desiderio primordiale e di un'intesa innegabile. Piano, piano, lui mi lasciò scivolare, e i miei piedi ritrovarono la terra. Era così bello, così virile, così dotato. Il suo cazzo... era grosso, lungo, perfetto, e quando mi scopava mi faceva godere veramente. Un pensiero che attraversò la mia mente anche in quel momento di stordimento. Mi baciò di nuovo, le sue labbra cercarono le mie con una fame rinnovata. Ci baciammo, un bacio che sigillava l'intensità di quel momento. Poi, la sua voce profonda ruppe il silenzio. "Quali sono i tuoi programmi per la serata, ora che hai finito di fare la puttanella con quell'altro?" Disse proprio così, "puttanella". E invece di offendermi, una scarica di eccitazione mi percorse la schiena. Mi piaceva sentirlo dire da lui, aveva un suono diverso, quasi un riconoscimento, una conferma della mia vera natura. Il suo sguardo si fece ancora più intenso. "Metti a dormire il pupo," aggiunse, riferendosi a Tommaso, con un tono che non ammetteva repliche. "Poi verrò da te."
Nicola uscì dalla cabina e, con un cenno, m’indicò che potevo uscire anch'io. Respirai profondamente, cercando di ricompormi. Passai al bar a bere una bibita fresca, ne avevo un bisogno disperato per calmare il fuoco che mi bruciava dentro. Tornai all'ombrellone. Tommaso non c’era ancora; lo sentii giocare a pallavolo con l'animazione, era proprio un bambinone. Mentre sistemavo il mio telo da mare, vidi che la moglie di Nicola mi guardava. Era seria, e il suo sguardo penetrante. Lui non c’era. Imbarazzata, distolsi lo sguardo, ma un brivido percorse la mia schiena. Sperai che non avesse visto nulla, anche se sapevo che la mia espressione doveva avermi tradita.
Durante la cena, feci di tutto per non guardarlo. M’imposi di fissare Tommaso, di parlare con lui, di fingere interesse per le sue storie. Ma ogni cellula del mio corpo era tesa, consapevole della sua presenza. Il bar dell'hotel, senza Luca e Marco, sembrava vuoto, nonostante ci fossero tante persone. Molti di loro ormai conoscevano Tommaso, il suo carattere espansivo, e si fermarono volentieri a scherzare con lui. Io sorridevo loro, annuivo, ma la mia mente era altrove, già proiettata alla notte, a Nicola. Si avvicinò a me Alessandro, quel ragazzo tanto gentile e innocuo di cui Luca era inutilmente geloso. Parlammo, scherzammo in modo leggero, e poi mi salutò gentilmente. La serata con Tommaso fu piuttosto noiosa. Non vedevo l'ora di tornare in hotel. Per tutto il tempo avevo pensato a come fargli prendere le gocce, a come liberare la scena per l'arrivo del mio vero desiderio. Tornati in hotel, gli dissi che mi sarebbe piaciuto fermarmi un po' con lui a bordo piscina, sorseggiando una birra. Lui, ovviamente, non mi disse di no. Era così facile da accontentare. Con un trucchetto banale, lo distrassi e, con gesto rapido, gli misi le gocce nel bicchiere. Nessuno mi vide, nessuno sospettò nulla. E, di lì a poco, lui cominciò ad avere sonno. Il mio piano era perfetto.
Tommaso dormiva profondamente. Avevo rischiato, perché, già in ascensore, aveva dato segno di addormentarsi. Lo dovetti spogliare e mettere a letto, un peso morto tra le mie braccia. Sperai di non aver esagerato con le gocce di sonnifero, ma la mia mente era già al dopo, a Nicola. Cosa mettermi per lui? La mia testa turbinava tra mille pensieri, ogni abito mi sembrava troppo o troppo poco. Dopo vari ripensamenti, decisi di accoglierlo nuda, indossando solo la corta vestaglietta trasparente, quella che avevo messo in valigia per la mia vacanza con il fidanzato. Mi guardai allo specchio: il tessuto leggero copriva appena, lasciando intravedere ogni curva, ogni promessa. Sotto, niente, solo la mia pelle che già fremeva per il suo tocco. Un solo colpo. Forte. Secco. Il mio cuore batté forte, un martello impazzito nel petto, quando andai ad aprire. Sapevo chi era. Aprii la porta lentamente, giusto un pertugio all'inizio. Lo vidi in penombra, la sua figura alta e imponente che riempiva lo stipite. I suoi occhi azzurri brillarono nell'oscurità, catturando i miei. Un sorriso malizioso gli apparve sulle labbra. Spalancai la porta. Entrò senza esitare. Il profumo della sua pelle, un misto di mare e maschio, mi avvolse. La vestaglietta trasparente scivolò dalle spalle e cadde a terra con un fruscio leggero, lasciandomi nuda di fronte a lui. Non provai vergogna, solo una scarica di desiderio che m’accendeva ogni fibra. I capezzoli duri e turgidi per l'eccitazione, la fica già grondante e pronta. I suoi occhi indugiarono su ogni curva, ogni intimità. Un lampo di pura lussuria li attraversò. Poi, il suo sguardo risalì, con un'espressione famelica da farmi tremare le gambe. "Sei una tentazione, Sonia," sussurrò, la voce roca, le labbra che gli si contorcevano in un sorriso perverso. Le sue mani m’afferrarono i fianchi, tirandomi contro il suo corpo caldo e muscoloso, il suo cazzo duro come una roccia, promessa silenziosa di ciò che sarebbe accaduto. Mi baciò, poi le sue labbra scivolarono poi sul mio collo, mordicchiandomi dolcemente, facendomi sentire completamente sua, una marionetta nelle sue mani esperte. Sollevandomi con una facilità sorprendente, mi condusse verso il letto, dove Tommaso dormiva ignaro, beato nel suo sonno profondo. Una smorfia di eccitazione si disegnò sul mio volto. Il rischio, il brivido di essere così vicina al pericolo, m’accendeva in un modo indescrivibile. Posandomi delicatamente sul letto, senza togliere lo sguardo dal mio, sussurrò: "Sei una puttanella, e stanotte sarai solo mia." Quando mi penetrò, emisi un gemito di puro piacere, un misto di dolore e beatitudine mentre venivo invasa, riempita. Le sue spinte furono lente all'inizio, poi sempre più veloci, profonde, ritmiche. Ogni affondo, una scossa elettrica che m’attraversava il corpo. Afferrai le sue spalle, incapace di contenere i gemiti. Voltai la testa verso Tommaso, solo per un istante. Dormiva ancora, immobile. E in quel momento, il piacere divenne ancora più intenso, quasi proibito. Volevo urlare, volevo fargli sentire la perversione, ma dovetti contenermi. Nicola, guardandomi capì il desiderio silenzioso e sorrise con un'espressione ancora più maliziosa. "Ti piace il rischio, eh?" mi sussurrò all'orecchio, spingendo ancora più a fondo. "Ti piace farti scopare, con lui che dorme accanto." Le spinte di Nicola si fecero sempre più potenti. Ogni affondo era un gemito che strappava dalle mie labbra, un misto di piacere e una perversa soddisfazione. Inarcavo la schiena per accogliere ogni centimetro del suo cazzo. "Ancora, Nicola... non smettere," sussurrai, la voce roca per il piacere. I nostri corpi in un'unica massa contorta di carne e desiderio, mentre il letto scricchiolava sotto di noi. Ero come una cagna in calore, posseduta in un modo che Tommaso non avrebbe mai potuto eguagliare. Le sensazioni erano così forti da annebbiare la mente, ma al tempo stesso, la consapevolezza del rischio amplificava l'eccitazione. Poi, un'ultima, potente spinta, e un orgasmo devastante ci travolse entrambi, un'esplosione di piacere che mi fece urlare contro la sua spalla, cercando di soffocare il suono. A lui sfuggì un gemito profondo, mentre il suo seme caldo si riversava dentro di me. Mi sentivo piena, appagata in un modo che superava ogni aspettativa. Rimanemmo così per un po', i nostri corpi ancora uniti, i respiri che si calmavano lentamente. La luce fioca che filtrava dalle finestre illuminava il corpo addormentato di Tommaso. Sorrisi perversamente. Quanto mi era piaciuto! Nicola si staccò da me, lentamente, senza lasciarmi con lo sguardo. Accarezzò la mia guancia, un gesto tenero che contrastava con la brutalità del nostro amplesso. Io mi girai su un fianco, lo guardai e gli sorrisi, un sorriso di pura soddisfazione. Mentre si rivestiva, la sua figura atletica si stagliava nell'ombra. Nuda lo accompagnai alla porta, sentendo ancora il suo odore sulla mia pelle. Lui la aprì, e fece cenno di non fare rumore. "Ci vediamo in spiaggia," sussurrò, un ultimo bacio veloce sulle labbra, e poi scomparve nella penombra del corridoio. Mi buttai sul letto, accanto a Tommaso, il corpo ancora vibrante per l'eccitazione e la stanchezza. Il suo fianco caldo contro il mio. Chiusi gli occhi, ripercorrendo ogni istante della notte. La mia vita era un caos, un intreccio di bugie e perversioni, ma in quel momento, mi sentivo incredibilmente viva.
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