Un bel sogno

di
genere
corna

Giorgio fischiettava mentre sistemava il tavolo da pranzo, spostando i piatti con un'attenzione eccessiva. Il tovagliolo sotto la forchetta doveva essere piegato esattamente a metà, né un millimetro più su né più giù. "Stai facendo il militare o prepari la cena?" gli disse Marta, passandogli accanto con una bottiglia di vino.

Lei indossava solo una vestaglia di seta sottile, lasciata aperta abbastanza da mostrare il bordo del reggiseno nero che sapeva gli piaceva. Giorgio la osservò mentre versava il vino, fingendo di non notare come il tessuto scivolasse sul suo fianco. "È solo un amico che viene a cena," borbottò, aggiustandosi i pantaloni. "Niente di speciale."
"Niente di speciale?" ribatte Marta " Tanto lo so perché l'hai inviato..."

Il campanello suonò prima che Giorgio potesse ribattere. Marta si asciugò le mani sul grembiule, poi lo slacciò con un gesto esagerato, lasciandolo cadere sulla sedia. "Tienilo lì per me," sussurrò, sfiorandogli la nuca mentre si dirigeva verso l'ingresso. L'odore del suo profumo si mescolava all'aglio che friggeva in cucina.

"Marco, che piacere!" La voce di Marta si fece più acuta del solito, quella tonalità che usava solo quando voleva essere sentita dalle stanze vicine. Giorgio rimase immobile, le dita che tamburellavano sul bordo del tavolo. Sentì il rumore dei baci sulle guance, uno, due, tre, come si usa al Sud.
SUMMARY^1: Giorgio prepara meticolosamente la cena mentre Marta si muove provocante in vestaglia di seta. Quando arriva l'amico Marco, i convenevoli tra lui e Marta sembrano subito troppo intimi, lasciando Giorgio teso mentre osserva dall'altra stanza.

Quando Marco entrò in cucina, portava ancora tracce del rossetto di Marta sulla camicia azzurra. "Giorgio, vecchio mio!" Gli tese una mano che sapeva di sigarette e colonia troppo forte. Giorgio lo strinse, notando come lo sguardo dell'amico scivolasse già verso Marta, che si era appoggiata al lavello con le braccia incrociate sotto il seno. "Ho portato del Barolo," disse Marco, estraendo una bottiglia dalla borsa. "Quello che piace a te." Ma guardava lei mentre lo diceva.

Marta prese il vino con le dita che Giorgio. "Lo stappo subito," annunciò, voltandosi verso il cassetto dei tappi con un'oscillazione dei fianchi che fece scricchiolare i pantaloni di Marco. Giorgio abbassò gli occhi sul piatto davanti a sé, dove il coltello rifletteva l'immagine distorta di sua moglie che si chinava.

Marco si sistemò sulla sedia di fronte a Giorgio. "Quanto tempo," disse, accarezzandosi la barba di tre giorni mentre osservava Marta armeggiare con il cavatappi. "Marta, vero? Giorgio mi parla sempre di te." Il silenzio che seguì fu rotto solo dal suono del tappo che saltava.

Marta versò il vino, e Giorgio notò come il bicchiere di Marco si riempisse un dito più del suo. Quando si chinò per servirlo, la scollatura della vestaglia si aprì ulteriormente, lasciando intravedere il reggiseno push-up che sollevava i suoi seni come un'offerta. "Assaggia," gli disse, avvicinandosi così tanto che il profumo di muschio e vaniglia avvolse anche Giorgio. Marco bevve un sorso senza staccarle gli occhi di dosso. "Buonissimo," commentò, leccandosi le labbra più del necessario.
Marta posò la bottiglia sul tavolo con un tonfo che sembrò troppo forte, poi si sedette tra i due uomini, lasciando scivolare una coscia nuda contro quella di Giorgio. "Raccontaci qualcosa di te, Marco," disse, appoggiandosi in avanti col seno che sfiorò il bordo del tavolo.

Marco allungò un braccio sul dietro della sedia di Marta, le dita che giocherellavano con un ricciolo sfuggito dalla sua crocchia. "Cosa vuoi sapere?" La voce era diventata più roca, mentre con l'altra mano rigirava il bicchiere di vino facendo luccicare il liquido contro la luce del lampadario. Giorgio osservò una goccia scendere lungo il collo del bicchiere e fermarsi proprio dove le labbra di Marco l'avrebbero raggiunta.

Marta ridacchiò, il suono troppo acuto, finto, quello che faceva sempre quando voleva sembrare spensierata. "Dai, so che lavori in quel nuovo locale in centro," disse, accavallando le gambe lentamente, la vestaglia che si apriva fino a mostrare la giarrettiera nera. Giorgio deglutì secco, ricordandosi di avergliela allacciata quella mattina, i pollici che le erano scivolati sotto le cosce mentre lei si appoggiava al comò.

Marco seguì il movimento con gli occhi lucidi, il vino che gli aveva già colorato le guance. "Ah, il Paradise," rispose, abbassando la mano dalla sedia per posarla sul ginocchio di Marta con una naturalezza che fece contrarre lo stomaco a Giorgio.
Marta non si scompose e non si spostò lasciando che Marco tenesse la mano sul ginocchio. "Ma stasera preferisco parlare di altro." Le dita di Marco strisciarono verso l'interno della sua coscia, mentre con l'altra mano versava altro vino nel bicchiere di Marta, colmandolo fino all'orlo.

Giorgio sentì il sudore scendergli lungo la schiena, la cravatta che improvvisamente gli stringeva troppo. "Marta stava preparando le lasagne," disse in tono piatto, indicando il forno acceso dove si intravedeva la teglia attraverso lo sportello. Ma Marta scosse la testa, i riccioli biondi che le sfioravano le spalle. "Possiamo riscaldarle dopo," sussurrò, posando la mano su quella di Marco che ora accarezzava la sua pelle scoperta sopra la giarrettiera.

Il gemito del vino che veniva versato ancora riempì il silenzio pesante. Giorgio seguì il filo rosso che scorreva nel bicchiere di Marco, troppo pieno, che rischiò di traboccare quando Marta si alzò in piedi con un movimento fluido. La vestaglia le si aprì completamente su un lato, rivelando il reggiseno nero che stringeva la sua carne come un secondo paio di mani. Marco deglutì rumorosamente, gli occhi che non riuscivano a decidere se guardare il seno o la striscia di pelle tra le giarrettiere.

"Mi sembri un po' teso," mormorò Marta, avvicinandosi a Marco da dietro. Le sue mani gli cinsero le spalle, le dita che affondavano nella stoffa della camicia mentre le unghie rosse disegnavano cerchi invisibili. Giorgio osservò il riflesso distorto nel coltello: sua moglie che chinava il viso verso il collo di Marco, i capelli che nascondevano il punto in cui le labbra toccavano la pelle.

Il suono della zip che si abbassava sembrò esplodere nella stanza. Marco si era allargato ancora di più sulle gambe, i pantaloni che ora gli cadevano sui fianchi mentre le mani di Marta scendevano lungo il suo petto. "Posso?" chiese a Giorgio con una voce che non era più una domanda. Lui annuì, le labbra secche. impaziente di vedere quello che la moglie avrebbe fatto subito dopo.

La vestaglia di Marta scivolò sul pavimento con un fruscio di seta. Rimase in piedi tra i due uomini, illuminata dalla luce calda della cucina, solo con il reggiseno e le giarrettiere che tagliavano la sua pelle come ombre. Marco le afferrò un polso e lo guidò dentro i suoi calzoni, facendole sentire il calore che già pulsava sotto il cotone. Marta emise un piccolo gemito, fingendo sorpresa, ma Giorgio sapeva che quel suono a metà tra lo stupore e il desiderio era la stessa cosa che faceva quando lui le sfilava le mutandine la domenica mattina.

"Ehi, non vorrai che la cena si freddi," disse Giorgio, ma la sua voce era troppo debole per essere un vero rimprovero. Intanto osservava Marta che si lasciava cadere in ginocchio tra le gambe di Marco, le mani che già lavoravano sulla cintura con una pratica che non aveva mai mostrato con lui. Il tintinnio dei metalli che si sfilavano sembrò un campanello per qualcosa che stava per iniziare, qualcosa che Giorgio aveva immaginato così tante volte masturbandosi da solo in bagno.

Marco lasciò sfuggire un gemito quando Marta finalmente scoprì la sua erezione, che sprangò fuori dai boxer con una violenza quasi comica. Giorgio si morse il labbro inferiore mentre osservava sua moglie avvolgere le dita attorno a quella pelle lucida e tesa, il pollice che giocherellava con la testa già umida. "Sembri già pronto," sussurrò lei, prima di chinarsi e lasciare la prima scia di rossetto lungo l'asta. L'odore del sesso maschile si mescolò al profumo di Marta, creando un aroma che fece pulsare le tempie di Giorgio.

Marco affondò le dita nei capelli di Marta con troppa forza, strappandole qualche ciocca dalla crocchia mentre lei iniziava a muovere la bocca su di lui con un ritmo lento e teatrale. Giorgio riconobbe quella tecnica - le stesse pause esagerate che usava con lui quando voleva farlo impazzire - ma mai l'aveva vista applicata con tale devozione su un altro uomo. Il rumore umido delle labbra che scivolavano, il gorgoglio quando Marco le spinse più giù, il suono delle unghie rosse che graffiavano le cosce muscolose dell'uomo; tutto sembrava amplificato nella cucina silenziosa.

"Porca puttana, tua moglie è proprio brava con la bocca, più di quanto mi avevi detto" disse Marco rivolgendosi a Giorgio, la voce rotta da un singhiozzo quando Marta decise di dimostrargli quanto potesse essere ancora più brava. Le dita dell'uomo si strinsero come artigli sulla nuca di lei, spingendola più giù, più veloce, fino a farle perdere il ritmo studiato. Giorgio vide la goccia di sudore che gli scendeva dalla tempia, lo stesso sudore che gli bagnava la schiena sotto la camicia troppo stretta.

Marta alzò gli occhi verso Giorgio mentre si lasciava usare, le pupille dilatate che brillavano sotto le luci della cucina. Un filo di saliva le colava dall'angolo della bocca, mescolandosi al rossetto sfatto e al precum di Marco che le lucidava il mento. Sapeva che quello sguardo - quella sfacciata complicità mentre succhiava un altro uomo - avrebbe fatto infiammare Giorgio per settimane. Le unghie rosse affondarono nelle cosce di Marco quando l'uomo le diede uno scossone brusco, quasi soffocandola.

"Non sapevo che insegnassero anche questo alla scuola per signorine," sogghignò Marco, la voce strozzata mentre cercava di mantenere il controllo. Le dita si contorsero ancora più strette nei capelli biondi di Marta, tirandole la testa all'indietro con un movimento che fece schioccare le vertebre cervicali.
"Non frequento quel tipo di scuola." ribatte Marta togliendo per qualche secondo il cazzo di Marco dalla bocca. "Io frequento la scuola per -come diventare una per mogli troia-". Poi riprese a succhiare con voluttà quel grosso cazzo. Per un momento Giorgio vide la gola di sua moglie contrarsi mentre deglutiva con fatica, le labbra gonfie che si separavano per prendere aria prima di essere riportate giù con un colpo secco di bacino.

"Fermati, sto per sborrare," ansimò Marco, le gambe che iniziavano a tremare sotto il tavolo dove la punta delle sue scarpe batteva un ritmo convulso sul pavimento. Marta rispose con un gorgoglio , aumentando la pressione delle labbra mentre le mani salivano a massaggiargli i testicoli con le unghie che Giorgio
"Sborrale in bocca, a lei piace," sussurrò Giorgio, più rauco di quanto si aspettasse. Le parole gli uscirono come spinte da un istinto antico, mentre osservava Marco perdere il controllo, la bocca semiaperta in un gemito che non riusciva più a contenere. Marta annuì senza staccarsi, le palpebre che si abbassavano in una smorfia di anticipazione che Giorgio conosceva troppo bene.

Marco si irrigidì come un arco teso, le vene del collo che sembravano scoppiargli mentre un grido gli sfuggiva dalla gola. Marta ricevette il primo getto sul palato con un sussulto delle spalle, le labbra che si stringevano in un sorriso complicato mentre deglutiva con lentezza voluttuosa. Giorgio vide la gola di sua moglie contrarsi ad ogni onda, le dita che non smettevano di lavorare alla base per spremere fino all'ultima goccia. Il rumore era quello di un bacio bagnato mescolato a qualcosa di più primitivo, più sporco.

Quando Marco finalmente lasciò andare la presa sui suoi capelli, Marta si staccò con un pop teatrale, lasciando che l'ultimo filo bianco le rimanesse appeso al labbro inferiore. Si passò la lingua sulle labbra gonfie con una lentezza esagerata, fissando Giorgio mentre si puliva il mento con il dorso della mano. "È buono," sussurrò, la voce roca come se fosse stata lei a ricevere. Marco rantolava ancora sulla sedia, i pantaloni abbassati fino alle caviglie, le cosce che tremavano come dopo una corsa.

Marta si alzò con una fluidità che fece scintillare le giarrettiere alzandosi in piedi, poi si avvicinò a Giorgio con un'andatura che sapeva di sfida. Le mani gli afferrarono la faccia prima che potesse reagire, le dita fredde contro le sue guance arrossate. "Come aperitivo non era male," disse, prima di schiacciare le sue labbra contro quelle di Giorgio Il sapore salato e muschiato di Marco gli riempì la bocca mentre Marta gli passava le ultime tracce di sborra con la punta della lingua, un gesto così intimo che gli fece venire il cazzo duro al punto da fargli male.

Giorgio deglutì quel miscuglio senza chiudere gli occhi, osservando Marta mentre si staccava con un sorriso da gatta soddisfatta. "Tieni, assaggia anche tu l'aperitivo," sussurrò, pulendosi il rossetto sfatto con il pollice prima di passarglielo sulle labbra. Marco nel frattempo si era tirato su i pantaloni con un movimento goffo, il tessuto ancora macchiato di umido dove Marta lo aveva afferrato con troppa forza. "Non male davvero," borbottò l'uomo, sistemandosi di nuovo a tavola come se niente fosse, ma le gambe che ancora tremavano sotto il tavolo tradivano la verità.

Marta si voltò verso il forno con un movimento da showgirl, i tacchi che scricchiolavano sul pavimento mentre fingeva di controllare le lasagne. La vestaglia era ancora aperta sul fianco, rivelando come le giarrettiere sollevassero leggermente la carne delle cosce lasciando segni rossastri. Giorgio vide il riflesso del proprio viso nel vetro del forno - la bocca semiaperta, il sudore sulla fronte - mentre lei si chinava deliberatamente mostrandogli il tanga nero che spuntava dal reggiseno coordinato. "Tra venti minuti sono pronte," annunciò con voce cantilenante, come se non avessero appena interrotto la cena per un'altra portata.
Marta tornò al tavolo con un'andatura esagerata, i fianchi che oscillavano al ritmo di una musica inesistente prima di posarsi sulle ginocchia di Giorgio con un peso che gli fece gemere la sedia.

La pressione del suo sedere nudo contro la sua erezione fu così intensa che Giorgio dovette mordersi il labbro per non urlare. Sentì il calore umido di Marta attraverso il tessuto dei pantaloni, il modo in cui si muoveva appena per sistemarsi, sfregandosi contro di lui con la scusa di trovare la posizione giusta. "Come sei duro," mormorò all'orecchio, le labbra che gli sfioravano il lobo mentre una mano gli scendeva lungo il petto, i polpastrelli che giocherellavano coi bottoni della camicia. Marco osservava la scena da due metri di distanza, le dita che tamburellavano sul bicchiere di vino ancora mezzo pieno, un sorrisetto indecente stampato in faccia.

Le unghie rosse di Marta scivolarono giù lungo la cintura di Giorgio con una lentezza esasperante, il chiodo che si insinuava sotto la fibbia mentre l'altra mano gli premeva contro l'erezione, palpeggiandolo attraverso la stoffa. "Vuoi che aiuti anche te, amore?" sussurrò con quella voce acuta che sapeva mandarlo fuori di testa. Non aspettò la risposta. Con un movimento fluido, Marta scivolò dalle sue ginocchia fino a posarsi in ginocchio sul pavimento di legno, le mani già al lavoro sulla cerniera dei suoi pantaloni. Giorgio vide Marco sporgersi in avanti, il bicchiere sospeso a mezz'aria mentre osservava rapito le dita di Marta che liberavano il suo cazzo duro con un suono di stoffa che scivolava.

"Porca miseria, non fai differenze tra amici," commentò Marco con un ghigno, mentre Marta avvolgeva le dita attorno all'asta di Giorgio con la stessa sicurezza con cui aveva maneggiato il cavatappi. Ma era diverso ora - il modo in cui le unghie gli graffiavano leggermente la pelle sensibile sotto il glande, i pollici che massaggiavano la parte inferiore con movimenti circolari che sapeva lo facevano perdere il controllo. Giorgio cercò di trattenere un gemito quando la lingua di Marta gli sfiorò per la prima volta la punta, bagnandolo con una pressione appena percettibile prima di ritirarsi con malizia.

Marco si sporse ancora di più, il bicchiere che gli oscillava pericolosamente mentre osservava Marta prendersi tutto il cazzo di Giorgio in un'unica scivolata fluida. Il rumore era quello di un tappo che si stappasse, umido e decisivo. "Dio santo, guarda come va giù," sussurrò Marco, la voce strozzata nonostante fosse appena venuto. Le dita gli si strinsero attorno al bicchiere quando Marta iniziò quel movimento del collo che Giorgio conosceva bene - quel piccolo sobbalzo in avanti alla fine di ogni corsa che gli faceva raschiare la gola.

Giorgio affondò le dita nei capelli di Marta, non per guidarla ma per ancorarsi mentre la bocca calda di sua moglie lo risucchiava con una tecnica che sembrava perfezionata in quegli stessi istanti. Sentì il bordo dei denti di Marta sfiorargli la pelle quando si ritrasse, le labbra che si stringevano attorno alla punta prima di scivolare di nuovo giù, più veloce, più profonda. "Così... così..." gemette Giorgio, il tono più un ordine che una supplica.

Marco si era alzato in piedi, il bicchiere finalmente posato sul tavolo, i passi che risuonavano sul pavimento mentre si avvicinava alla scena. Si fermò dietro Marta, le mani che le cinsero i fianchi mentre osservava la bocca di lei che lavorava su Giorgio con una devozione che lo fece ridacchiare. "Madonna, sembra che ti stia confessando," disse Marco, le dita che si insinuarono sotto le bretelle delle giarrettiere di Marta, seguendo il percorso di seta nera che tagliava la sua pelle.

Giorgio sentì il respiro di Marta accelerare contro la sua pelle, il caldo umido che si intensificava quando Marco le afferrò i capelli e la spinse più giù, più veloce. Le unghie rosse gli graffiarono le cosce, un avvertimento e una promessa insieme, mentre la lingua di Marta si insinuava sotto il frenulo con una pressione che gli fece contrarre lo stomaco. "Eccolo che sta per esplodere," rise Marco, la voce roca mentre seguiva il ritmo delle spalle di Marta che si muovevano avanti e indietro tra le sue gambe.

Una mano di Marco si insinuò sotto il reggiseno di Marta, le dita che affondarono nella carne morbida con una pressione che fece gemere Giorgio quasi quanto il movimento della bocca di sua moglie. Vide le unghie di Marco segnare la pelle di Marta, lasciare striature rosse che si confondevano con le giarrettiere. "Guarda come ti guarda mentre ti succhia," sussurrò Marco, spingendo la faccia di Marta ancora più vicina all'inguine di Giorgio, "come se volesse ricordarsi ogni centimetro per quando sarai ancora più duro dopo che le avrò riempito il culo."

Marta rispose con un gorgoglio, le labbra che si staccarono solo per lasciare spazio alla lingua che gli leccava la punta con movimenti rapidi e circolari, proprio come faceva quando voleva farlo venire più in fretta. Ma questa volta aggiunse qualcosa - una pressione dei denti leggera, appena percettibile, che non aveva mai usato con lui. Giorgio sentì un brivido salirgli lungo la schiena mentre osservava Marco che ora accarezzava i capelli di Marta, guidandola con una mano mentre con l'altra si slacciava di nuovo i pantaloni.

"Dai, fallo godere anche lui," borbottò Marco, le dita che si intrecciavano nei capelli biondi di Marta mentre la spingeva su e giù con un ritmo che faceva schioccare le sue labbra ad ogni discesa. Giorgio vide il riflesso di se stesso nello specchio del credenza - la bocca semiaperta, gli occhi vitrei, le mani che affondavano nella poltrona mentre il corpo si irrigidiva sotto il movimento abile di sua moglie. Il calore umido di Marta lo avvolse completamente quando lei si lasciò andare in avanti, permettendogli di sfiorarle la gola con la punta del cazzo in un modo che lo fece gemere.

"Come sei duro, amore," sussurrò Marta ritraendosi appena, il rossetto sfatto che le macchiava il mento mentre si passava la lingua sul labbro inferiore. Le unghie rosse gli scivolarono lungo le cosce per afferrare i suoi testicoli in una stretta che sapeva essere perfetta - abbastanza forte da farlo contorcere, ma mai abbastanza da fargli male.

Giorgio sentì il rumore della cerniera di Marco aprirsi di nuovo mentre l'amico si avvicinava da dietro Marta, la cintura che tintinnò contro il pavimento di legno. "Vuoi un secondo sapore?" le sussurrò Marco premendo il proprio cazzo ancora umido contro le labbra di Marta, che accolse la punta con un gemito gutturale. Ma fu solo un attimo - la bocca di tornò subito su Giorgio con una voracità che lo fece contorcere sulla sedia.

"Sborrami in bocca anche tu," implorò Marta guardandolo con gli occhi lucidi e le labbra gonfie, la voce roca dal continuo movimento. "Voglio il tuo sperma mescolato al suo." Le sue dita strisciarono più veloci lungo l'asta mentre la lingua punteggiava freneticamente la fessura già sudata. Marco si accovacciò accanto a lei, la mano che affondava nei capelli di entrambi mentre osservava la scena con un ghigno da predatore.

Giorgio sentì il nodo in gola sciogliersi in un gemito quando Marta accelerò il ritmo, alternando succhiate profonde a leccate rapide sotto il glande, proprio come gli piaceva. Ma c'era qualcosa di diverso - il modo in cui Marco fissava la sua bocca, le dita che si intrecciavano nei suoi capelli guidandola, il gemito roco di Marta ogni volta che il cazzo dello sconosciuto le sfiorava la guancia.

"Fallo, riempimi," ansimò Marta staccandosi per un secondo, il rossetto completamente sparso, la saliva che le colava lungo il mento mescolata al precum di entrambi gli uomini. Le unghie rosse affondarono nelle cosce di Giorgio quando Marco la spinse di nuovo verso di lui con una mano nella chioma bionda. Il sapore metallico del sesso altrui sulla lingua di sua moglie gli fece perdere il controllo.

Giorgio scaraventò la testa all'indietro contro lo schienale della sedia quando venne, un gemito strozzato che gli uscì dalla gola mentre le pulsazioni lo scuotevano tutto. Marta deglutì avidamente, gli occhi socchiusi che fissavano il viso distorto del marito mentre il suo collo si muoveva a piccoli sussulti ritmici. Marco osservava rapito il liquido bianco che sfuggiva dagli angoli delle labbra strette di Marta, le dita che le tiravano i capelli per tenerla ferma mentre Giorgio le riempiva la bocca.

"Ecco, prendilo tutto," sussurrò Marco con voce roca, le unghie che affondarono nel cuoio della sedia mentre guardava la gola di Marta contrarsi ad ogni ondata. Un filo di sperma le colò lungo il mento, mescolandosi al rossetto sfatto . Marta non staccò le labbra nemmeno quando Giorgio iniziò a ritrarsi, succhiando delicatamente la punta sensibile per estrarre fino all'ultima goccia con un rumore umido che fece rabbrividire entrambi gli uomini.

Marco le accarezzò la guancia sporca con il pollice, poi glielo infilò in bocca senza preavviso. Marta lo succhiò con lo stesso languore con cui aveva fatto pochi secondi prima, gli occhi che sfidavano Giorgio attraverso le ciglia abbassate mentre il sapore di entrambi gli uomini le riempiva la bocca. "Che brava mogliettina," rise Marco estraendo il dito bagnato con un pop teatrale, passandolo poi sulle labbra di Giorgio che leccò senza esitazione, il sapore salato di sua moglie e di Marco che gli esplose sulle papille.

Marta si alzò con un sussulto delle giarrettiere, la seta nera che scricchiolava contro la pelle sudata mentre passava una mano sull'abito arrotolato alle cosce. Le punte dei suoi tacchi affondarono nel tappeto mentre si spostava verso Marco, la mano che già scivolava dentro i suoi pantaloni per afferrare di nuovo il cazzo semirigido. "Non è finita, vero?" sussurrò contro il suo collo, le unghie rosse che graffiavano l'interno coscia mentre sentiva la carne risvegliarsi tra le sue dita.

Giorgio osservò dalla sedia, i pantaloni ancora aperti, il respiro che gli usciva a scatti mentre seguiva il movimento delle spalle di Marta che si abbassavano di nuovo. Ma questa volta Marco la fermò con un gesto brusco, le mani che le afferrarono i fianchi per sollevarla sul tavolo con un colpo secco che fece tremare i bicchieri. "Voglio assaggiarti," ringhiò mentre le strappava via il tanga con uno strappo che fece sussultare Marta, il tessuto che si frantumò tra le sue dita come carta velina.

Il primo strato di sugo per le lasagne aveva appena iniziato a bollire quando Marco spinse Marta all'indietro sulla tovaglia, le ginocchia che le spalancarono le cosce mentre si inginocchiava tra di esse con l'avidità di un affamato. Giorgio vide la lingua larga di Marco scivolare lungo tutto il percorso in un colpo solo, dalle pieghe ancora strette fino al clitoride gonfio, e Marta si arcò con un urlo che non sembrava appartenere alla moglie pudica che gli faceva le spedizioni il mercoledì mattina.

"Così bagnata per me già?" fecero vibrare le labbra di Marco contro la sua pelle, le dita che allargavano di più le pieghe mentre la lingua affilata vi si insinuava dentro con movimenti da serpente. Marta afferrò la tovaglia a pugni, i bicchieri che oscillavano pericolosamente mentre cercava di non scivolare via dal tavolo sotto l'assalto. Il rumore era quello di un bacio moltiplicato per dieci, umido e squisitamente volgare, e Giorgio riconobbe quel suono - era lo stesso che faceva quando le leccava la figa dopo una lite.

Marco tirò indietro i capelli di Marta con una mano mentre con l'altra le apriva ancora di più le cosce, le giarrettiere che si tendevano al punto da farle scattare contro la pelle. "Guarda come tuo marito si sta segando mentre ti mangio," sussurrò prima di riaffondare la faccia tra le sue gambe con un'avidità che fece sbattere la testa di Marta contro il legno del tavolo. Giorgio infatti aveva la mano che si muoveva sul proprio cazzo ancora sensibile, gli occhi fissi sul luccichio di saliva che collegava la bocca di Marco alla figa di sua moglie.

Il respiro affannoso di Marta si trasformò in un gemito strozzato quando Marco le infilò due dita mentre continuava a leccarle il clitoride con movimenti rapidi come un colibrì. Le unghie rosse di lei graffiarono la tovaglia fino a strapparla, le tette che rimbalzavano fuori dal reggiseno con ogni scossa del corpo. "Dio, come la muove quella lingua," sussurrò Giorgio rauco, la mano che accelerava sul proprio cazzo mentre osservava Marco che sembrava volersi seppellire tra le cosce di sua moglie.

"Sodomizzami," ansimò Marta all'improvviso, la voce roca e spezzata mentre sollevava i fianchi per offrirsi meglio. Le dita tremanti si insinuarono tra i capelli di Marco tirandolo su con violenza. "Adesso. Voglio che mi sfondi il culo mentre lui ci guarda." Gli occhi di Giorgio si spalancarono mentre la mano si fermava a metà corsa, il cuore che gli batteva così forte da sembrare sul punto di esplodergli nel petto.

Marco rise con un suono gutturale, le labbra lustre di succhi che scintillavano sotto la luce della cucina. Con un movimento fluido, si alzò trattenendo Marta per i fianchi, i pollici che le affondavano nelle fossette lombari mentre la girava a pancia sotto sul tavolo. Le lasagne dimenticate emanavano un vapore che appannava le finestre mentre lui le sollevava i glutei con due manate brutali, lasciando il segno rosso delle dita sulla pelle diafana. Giorgio deglutì seccamente vedendo per la prima volta l'ano di sua moglie contrarsi in quel modo, rosa e umido dalla saliva di Marco.

"Guarda come trema," sussurrò Marco mentre toccava la fessura con il pollice, provocando un guizzo improvviso in Marta che seppellì il viso nell'incrocio dei gomiti. Il ticchettio del metronomo nella sala accanto scandì i secondi mentre Marco si spalmava il proprio cazzo ancora bagnato tra le natiche di Marta, la punta che cercava l'ingresso con movimenti circolari volutamente imprecisi. Giorgio notò come le dita di sua moglie si contorcessero attorno alla tovaglia strappata – le stesse che quella mattina gli avevano stirato la camicia.

Un suono di plastica che si rompe: il tubetto di lubrificante saltò fuori dalla tasca dei jeans di Marco, atterrando sul pavimento con un tonfo sordo. "Non serve," graffiò Marta voltando la testa di lato, la guancia schiacciata contro il legno mentre spalancava le cosce ancora di più. Marco rispose soffiandole un getto di saliva calda tra le natiche che colò lungo il solco con una lentezza oscena, mescolandosi allo scintillio già presente.

Giorgio contrasse le dita attorno alla propria asta quando Marco allineò finalmente la punta del cazzo all'ano contratto di Marta, premendo senza fretta, facendola gemere in quel modo sincopato che non aveva mai sentito prima. La progressione fu brutale nella sua lentezza - prima il glande che scompariva con una resistenza elastica, poi un centimetro dopo l'altro mentre Marta affondava le unghie nella tovaglia, il respiro che le usciva a fischi dalle narici dilatate.

"Aprimelo tu, il culo," ringhiò Marco improvvisamente, afferrando il polso di Giorgio e trascinandolo verso il tavolo con una forza che fece cadere un bicchiere. Le dita di Giorgio incontrarono la pelle sudata delle natiche di sua moglie, tremula e bollente, mentre Marco gli guidava il pollice verso l'orifizio stretto che pulsava attorno alla base del suo cazzo. "Ecco, così - spingi dentro mentre io spingo," sussurrò l'amico, la voce strozzata dallo sforzo mentre costringeva Giorgio a partecipare.

Marta emise un suono gutturale quando il pollice del marito si unì alla pressione del cazzo di Marco, l'anello muscolare che si contorceva attorno a entrambi in modo quasi comico. Giorgio sentì la pelle di Marta cedere sotto le sue dita con una resistenza elastica, poi lo schiocco umido quando Marco finalmente sfondò completamente, le cosce di Marta che sussultarono mentre l'ano si adattava alla nuova invasione. "Madonna quanto è stretto," ansimò Marco, le vene del collo che sembravano esplodere mentre iniziava a muoversi con piccole spinte esplorative.

Le unghie rosse di Marta graffiarono il legno del tavolo quando Marco diede la prima spinta completa, il cazzo che scomparve completamente tra le natiche di lei mentre Giorgio sentiva il muscolo contrarsi spasmodicamente attorno al proprio pollice ancora infilato. Il rumore era quello di un tappo di sughero che salta via, seguito dal gemito strozzato di Marta che seppellì il viso nell'avambraccio. Marco le afferrò i fianchi con una presa da macellaio, lasciando lividi a forma di mezzaluna sulla pelle mentre iniziava un ritmo brutale che faceva tremare le gambe del tavolo.

"Spaccami! Fammelo sentire fino in fondo!" urlò Marta con voce rotta, le parole che si trasformarono in un guaito quando Marco cambiò angolazione colpendole quella zona interna che la fece contorcere come un animale ferito. Le giarrettiere scricchiolavano mentre le gambe si agitavano, le suole dei tacchi che lasciavano strisce rosse sulle cosce di Marco. Giorgio vedeva il riflesso distorto di sua moglie nella caffettiera d'argento - bocca spalancata, occhi rovesciati, la chioma bionda che si attaccava alle tempie sudate mentre prendeva ogni centimetro con spasmi incontrollabili.

Marco rispose affondando le dita nei fianchi di Marta strappandole un grido, il movimento che diventava sempre più frenetico, più sporco. "Ecco la tua troietta," ringhiò fissando Giorgio mentre il tavolo iniziava a scivolare sul pavimento a ogni spinta, le posate che tintinnavano nel cassetto sotto l'impatto. Marta aveva le unghie conficcate nel legno, le nocche bianche mentre cercava un appiglio contro la violenza con cui Marco la trapassava, ma quando lui le tirò i capelli per esporre il collo sudato, il suo gemito si trasformò in un "Sì! Sì, così! Più forte!".

Il sudore colava lungo la schiena di Marco mentre cambiava angolazione, mirava a quel punto che faceva urlare Marta come un'ossessa, ogni spinta che le schiacciava il clitoride contro il bordo del tavolo. Giorgio non riusciva a distogliere lo sguardo dalle labbra carnose di sua moglie che si aprivano in quel modo disarticolato, dalla fila di saliva che le colava dal mento mescolata alle lacrime. "Sborrami dentro," ansimò Marta voltando la testa verso Marco, gli occhi lucidi di eccitazione pura, "voglio sentirti scoppiarmi nel culo mentre mio marito ci guarda."

Marco rispose affondandole le dita nella carne dei fianchi, le unghie che scavavano solchi rossi mentre il suo ritmo diventava sempre più irregolare, più animalesco. Le giarrettiere di Marta scricchiolavano pericolosamente quando lui le tirò su dai fianchi per scendere più in profondità, il suono delle natiche che sbattevano contro il suo pube facendo vibrare il tavolo. "Sta' per venire," ringhiò Marco guardando fisso Giorgio mentre sentiva il calore salirgli dall'inguine, le palle che si contraevano pronte a scaricare.

Marta lo sentì irrigidirsi dentro di lei e rispose con un ululato strozzato, le mani che cercarono all'indietro per afferrare i glutei di Marco e spingerlo ancora più dentro. "Sì, cazzo, riempimi!" ansimò voltando la testa di lato, la guancia schiacciata contro il legno bagnato di sudore. Le sue parole si persero in un gemito gutturale quando Marco le diede due spinte finali, brutali, il cazzo che pulsava violentemente dentro il suo sfintere contratto. Giorgio vide la bocca di Marta aprirsi in un silenzio urlato mentre lo sperma di Marco le riempiva il retto a ondate calde, le dita che si conficcavano nel legno del tavolo lasciando segni semicircolari.

Marco non rallentò nemmeno mentre veniva, continuando a spingere con movimenti più superficiali ma ugualmente potenti, ogni scossa che estraeva gocce bianche dalla punta ancora sensibile per farle colare lungo il solco delle natiche di Marta. "Guarda quanto le coli dal culo," ringhiò afferrando i capelli di Marta per costringerla a sollevare il viso verso Giorgio, mostrando le lacrime che le rigavano il trucco sfatto. Le vene del collo di Marco sembravano corde tese mentre estraeva lentamente il cazzo ancora semirigido, facendo sbuffare Marta con un suono umido e volgare che fece rabbrividire entrambi gli uomini.

Con un gesto rapido, Marta si voltò sul tavolo ancora ansimante e afferrò il cazzo sporco di Marco tra le labbra gonfie, la lingua che subito iniziò a raccogliere le gocce residue di sperma con movimenti circolari attorno al glande sensibile. Giorgio osservò affascinato il modo in cui le guance di sua moglie si incavavano mentre succhiava con delicatezza, pulendo ogni traccia dalla pelle arrossata di Marco che sussultò quando la punta della lingua gli sfiorò la fessura. "Non perdere niente, puttana," sussurrò Marco spingendole la testa più avanti, facendole accogliere ancora una volta la punta nella gola mentre lei deglutiva con un gemito roco.

Le lasagne fumanti sul fornello avevano formato una crosticina dorata mentre i tre si accasciavano sul divano, esausti e sudati. Marta si lasciò cadere tra i due uomini, la schiena contro il petto di Giorgio mentre le gambe si allungavano sulle cosce di Marco. Il suo reggiseno strappato penzolava da un lato rivelando i seni coperti di segni di dita e morsi, mentre le giarrettiere rotte scricchiolavano ogni volta che muoveva i piedi ancora infilati nei tacchi a spillo. "Fame?" chiese Marco con un ghigno, passando una mano sulla pancia piatta di Marta prima di pizzicarle il capezzolo indolenzito, facendole emettere un sussulto che fece vibrare entrambi i corpi maschili contro il suo.

Giorgio raggiunse il piatto di lasagne fumanti sul tavolino basso, il movimento facendo trasalire Marta quando il suo cazzo sfiorò la sua schiena ancora sensibile. "Mangia," sussurò porgendole una forchettata di pasta che colava formaggio, la mano che tremava leggermente mentre la portava alle labbra sformate di Marta. Lei accolse il boccone con un gemito di piacere, la lingua che scivolò lungo le labbra per raccogliere una goccia di sugo mentre gli occhi socchiusi fissavano Marco che si stava versando un bicchiere di vino con l'altra mano libera infilata tra le sue cosce. Il contrasto tra il calore del pasto e la freschezza del vino che Marco le fece scorrere in bocca subito dopo la fece fremere, la forchetta che tintinnò contro il piatto quando le sue dita si contrassero involontariamente.

Marco si chinò tra loro con un ghigno, il bicchiere che oscillava pericolosamente mentre sfiorava con le labbra il capezzolo indolenzito di Marta attraverso il reggiseno strappato. "Meglio del ristorante, eh?" rise contro la sua pelle, la lingua che catturò una goccia di sugo sfuggita dall'angolo della sua bocca prima di passarla a Giorgio con un bacio umido. Marta osservò i due uomini scambiarsi il sapore di pomodoro e basilico mescolato al sale della sua pelle, le gambe che si strinsero attorno alla coscia di Marco quando sentì la sua mano scivolare più in alto lungo la sua coscia interna ancora tremante.

Il formaggio filante si attorcigliò attorno alla forchetta quando Giorgio la sollevò di nuovo, ma questa volta fu Marco ad afferrare il polso per guidare il boccone verso le proprie labbra invece che a Marta. "Condivisione," sussurrò con voce roca mentre masticava lentamente, gli occhi che non lasciavano quelli di Giorgio mentre la mano sinistra premeva Marta più saldamente contro il petto del marito. Lei sentì il cazzo di Giorgio ridestarsi contro la sua schiena nello stesso momento in cui le dita di Marco affondavano di nuovo tra le sue cosce ancora aperte, le unghie che graffiavano la pelle sensibile mentre raccoglievano tracce di lubrificante e sperma residuo.

"Voglio il dessert," ansimò Marta spingendo indietro i fianchi contro le dita invasive, la forchetta che le scivolò di mano quando Marco improvvisamente le pizzicò il clitoride gonfio tra pollice e indice. Il piatto di lasagne rovesciò metà del contenuto sul tavolino quando lei si contorse, il formaggio che colò lungo il bordo per atterrare con uno schiaffo umido sulla coscia nuda di Marco. Lui rise basso, le labbra ancora untuose di sugo, e si chinò per pulire il disordine con la lingua in un movimento lento che fece rabbrividire Giorgio. Marta osservò la scena con gli occhi semichiusi, la mano che si insinuò dietro di sé per afferrare il cazzo di Giorgio mentre Marco leccava via ogni traccia di cibo dalla sua pelle.

Il sapore delle erbe aromatiche si mescolò al metallo del sudore quando Marco afferrò il bicchiere di vino per versarne un sorso tra i seni scoperti di Marta. "Mangia," ordinò mentre il liquido rosso scivolava lungo il solco tra i suoi seni, seguendone il percorso con la lingua fino a catturare il capezzolo indurito tra i denti. Giorgio emise un gemito quando sentì Marta contrarsi attorno alle sue dita che nel frattempo le avevano riempito il culo ancora aperto, il calore umido che avvolgeva le sue nocche mentre lei si muoveva al ritmo della bocca di Marco sui suoi seni. La lampada a sospensione oscillava sopra di loro, proiettando ombre danzanti sui corpi intrecciati.

Il profumo delle lasagne dimenticate si mescolò all'odore acre del sesso quando Marco strappò un boccone di pasta con le dita, lasciando fili di formaggio che si allungavano tra il piatto e la bocca socchiusa di Marta. "Condivisione," sussurrò infilandole il pezzo di pasta tra i denti, le dita che le sporcarono il mento di sugo prima di pulirlo con un passaggio lento del pollice che lei succhiò avidamente. Il rumore era quello di un bacio umido moltiplicato per tre, con Giorgio che si chinava a raccogliere le gocce di salsa dalla clavicola di Marta mentre Marco le apriva le cosce con un ginocchio per riaffondarvi le dita ancora sporche di olio.

La forchetta cadde con un tintinnio quando Marta si contorse sotto le attenzioni incrociate, il reggiseno strappato che oscillava al ritmo del respiro affannoso mentre i due uomini la nutrivano a turno. Marco le infilò un pezzo di melanzana grigliata tra le labbra gonfie, seguendolo immediatamente con due dita che lei leccò con languore mentre Giorgio massaggiava i suoi capezzoli indolenziti con gocce di vino rosso. "Più," ansimò Marta spalancando la bocca come un uccellino, le cosce che si strinsero attorno alla mano di Marco quando lui rispose infilandole in gola un boccone di pasta così caldo da farle lacrimare gli occhi.

Giorgio osservò affascinato il riflesso distorto della moglie nel piatto di portata d'argento - capelli biondi arruffati, mascella che lavorava freneticamente mentre deglutiva, le vene del collo che pulsavano mentre il piede destro batteva un ritmo impazzito contro la coscia di Marco. "Guarda come trema," sussurrò Marco pizzicandole l'interno coscia proprio dove la giarrettiera aveva lasciato un segno rosso, facendole spalancare le gambe con uno scatto involontario che rovesciò il bicchiere di vino sul divano.

Il liquido rubino colò lungo la pelle dorata di Marta come sangue, raggiungendo il punto dove le dita di Giorgio le penetravano ancora il culo rilassato. "Puliscimi," ordinò Marco premendole due dita contro le labbra ancora unte di sugo, e Marta obbedì succhiandole con una voracità che fece gemere entrambi gli uomini. Giorgio sentì le contrazioni ritmiche del suo sfintere attorno alle proprie dita intensificarsi mentre la lingua di Marta scavava tra le nocche di Marco con movimenti da gatto affamato.

Il tavolino cigolò quando Marco si alzò bruscamente, rovesciando il piatto delle lasagne sul tappeto mentre afferrava Marta per le ascelle trascinandola a terra. Le piastrelle fredde contrastavano con il calore dei loro corpi quando la distese supina, le gambe aperte a forchetta sopra le spalle di Giorgio che ancora le tastava il culo molle. Marco si inginocchiò tra le sue cosce tremanti e senza preavviso le affondò la faccia nella figa ancora gonfia, le labbra che si serrarono attorno al clitoride con una pressione che la fece urlare contro il soffitto.

Giorgio osservò il riflesso di sua moglie nello specchio sopra il divano - pupille dilatate, mascella che si apriva e chiudeva come un pesce fuor d'acqua mentre Marco alternava linguettate rapide a pressioni prolungate che le sollevavano il bacino dal pavimento. Le unghie rosse di Marta graffiarono i ciuffi del tappeto persiano quando Marco le inserì due dita nella fica già colante, il suono umido che si mescolava ai gemiti rotti che uscivano dalla sua gola. "Dio come trema," borbottò Marco sollevando la bocza lustra per guardare Giorgio, "senti come si contrae."

Giorgio si chinò in avanti senza pensarci, la punta della lingua che sfiorò il clitoride pulsante di Marta proprio mentre Marco riaffondava le dita. Il doppio stimolo la fece contorcere come un verme sull'amo, i tacchi che cercavano appoggio sulle spalle di Giorgio mentre il suo corpo si inarcava in una curva perfetta. Marco cambiò angolazione con brutalità, ruotando il polso mentre succhiava il nodo sensibile tra le labbra, facendo schizzare Marta contro il suo volto con un getto caldo che imbrattò entrambi gli uomini.

"Porca troia, guarda come ci inonda," ringhiò Marco sollevando il viso lucido, la barba bagnata che gocciolava sulle cosce tremanti di Marta. Giorgio non aveva mai visto sua moglie perdere il controllo in quel modo – la bocca spalancata in un muto urlo, gli occhi rovesciati che mostravano solo il bianco, le vene del collo che sembravano sul punto di scoppiare. Marco le diede due schiaffi sonori sulle cosce interne per riportarla in sé, lasciando impronte rosse che si sarebbero trasformate in lividi entro domani.

"Basta... non ce la faccio più..." ansimò Marta con voce rotta, le braccia che ricaddero inerti sul tappeto come ali spezzate. Il suo petto si sollevava a scatti, i capezzoli ancora duri e doloranti sfregavano contro i peli del tappeto orientale. "Ora voglio solo riposare e dormire... andatevene..." ma le parole si persero in un gemito quando Marco le infilò bruscamente il pollice nell'ano ancora aperto, facendole contrarre lo stomaco in un singhiozzo.

Giorgio si strofinò la bocca contro il polpaccio sudato di Marta, lasciando una scia di saliva che luccicava alla luce tremolante del lampadario. "Ti ho detto di andare, sono stanca, BASTA!" urlò lei con improvvisa veemenza, il tono che sarebbe stato convincente se non fosse stato per il modo in cui le cosce si erano automaticamente aperte quando Marco le sfiorò il clitoride con l'unghia. Il contrasto tra le sue parole e il corpo che tradiva ogni intenzione era così evidente che Marco scoppiò in una risata grassa, soffocandola contro il suo inguine mentre Marta sbuffava indignata ma non smetteva di sfregarsi.

"La tua bocchiona dice cazzate," ringhiò Marco afferrando Giorgio per i capelli e spingendogli la faccia tra le cosce di lei, il naso che affondò nella piega umida dove il suo sperma colava ancora. Marta tentò di chiudere le gambe ma Giorgio le bloccò i polsi, le vene delle sue braccia che sporgevano mentre la teneva ferma contro il pavimento come un insetto da collezione. "Vaffanculo! Non... oh cazzo..." il suo insulto si trasformò in un gemito quando Marco le pizzicò entrambi i capezzoli contemporaneamente, tirandoli con forza mentre Giorgio finalmente obbediva alle "suppliche" della moglie iniziando a leccarle via ogni traccia di seme con movimenti circolari.

Si alzò di scatto facendo tremare i bicchieri sul tavolino, le giarrettiere rotte che penzolavano come trofei di guerra mentre barcollava verso la camera da letto in una parodia di dignità. Fece appena in tempo ad afferrare la maniglia prima che Marco le piombasse alle spalle, il corpo sudato che la schiacciò contro la porta mentre una mano le sollevava la gonna strappata. "Se vuoi dormire, dormi," sussurrò contro la sua nuca mentre con l'altra mano apriva la cerniera dei pantaloni di Giorgio e gli guidava il cazzo semirigido contro l'ingresso ancora gocciolante di lei. "Ma noi finiamo prima."

La porta scricchiolò pericolosamente sotto il loro peso quando Marta cercò di svincolarsi, le mani che affondavano nella vernice mentre Giorgio la penetrava con una spinta che le fece mordere il legno. "No, BASTA!" urlò voltando la testa di lato, ma la protesta perse ogni credibilità quando le gambe si aprirono da sole per accogliere lo slancio di Giorgio, i tacchi a spillo che graffiarono il parquet nel tentativo di trovare equilibrio. Marco osservò con un ghigno mentre si massaggiava il cazzo contro la guancia di Marta, lasciando strisce di precum sul suo trucco sfatto.

"Ti piace quando non ti ascoltano, eh troietta?" sibilò Marco afferrandole una ciocca di capelli per costringerla a guardare Giorgio che le martellava il culo ancora rilassato dalla sodomia precedente. Marta rispose con un gemito che contraddiceva ogni parola, le dita che si aprivano e chiudevano contro la porta a ogni spinta, le unghie lasciando solchi superficiali nel legno. Il suo corpo si muoveva in perfetta sincronia con quello di Giorgio, i glutei che ondeggiavano incontro a lui in un ritmo ancestrale mentre la bocca si apriva automaticamente per accogliere Marco.

Il lampadario tremolava sopra di loro, proiettando ombre danzanti sulle gambe tremanti di Marta che oscillavano tra resistenza e abbandono. Giorgio sentiva il calore umido di sua moglie contrarsi attorno a lui in modo diverso ora - più profondo, più viscerale, come se il suo corpo avesse interiorizzato la presenza intrusiva di Marco fino a riscrivere le proprie reazioni. "Dai, vieni, non farmi aspettare tutta la notte," ansimò Marta voltando la faccia contro l'anta della porta, ma l'ordine perdeva ogni mordente quando Marco le affondò due dita in bocca facendole leccare via il suo stesso succo.

Giorgio accelerò seguendo il ritmo dettato dalle contrazioni interne di Marta, ogni spinta che estraeva gocce biancastre dai loro accoppiamenti precedenti per mescolarli sulla pelle arrossata. Marco osservava con occhi da predatore, la mano libera che si serrava attorno alla base del proprio cazzo mentre sincronizzava le proprie masturbazioni alle spinte di Giorgio. "Sta per... cazzo..." grugnì Giorgio sentendo l'orgasmo strisciargli lungo la colonna vertebrale come un fulmine, le dita che si conficcarono nei fianchi di Marta mentre la riempiva con scosse convulse che la fecero gemere contro il legno.

Marco raggiunse l'apice pochi secondi dopo con un ringhio animalesco, la mano che si mosse frenetica lungo il proprio cazzo mentre gli schizzi bianchi colpivano la schiena di Marta in archi perfetti, mescolandosi al sudore e allo sperma già presente. "Ecco la tua ricompensa, cagna," sibilò strofinando l'ultima goccia tra le sue scapole mentre lei tremava sotto il doppio carico. Marta si lasciò scivolare a terra con un tonfo, le ginocchia che cedettero non appena Giorgio si ritirò da lei con uno schiocco umido, lasciando che il loro miscuglio colasse lungo le cosce tremanti.

"Ora andate via. Davvero," mormorò Marta rotolando su un fianco, i capelli biondi incollati alla guancia dal sudore e dal seme. Fece un gesto vago verso la porta, il braccio che tremava come quello di un ubriaco, ma quando Marco si chinò per sollevarla, lei si avvinghiò al suo collo con una forza sorprendente. "Stronzi," aggiunse senza convinzione, le dita che affondavano nella schiena di Marco mentre lui la portava a letto come un trofeo, lasciando che Giorgio chiudesse la porta alle loro spalle.

La luce dell'alba filtrava dalle persiane quando Marta aprì gli occhi, peccato che sia stato tutto un sogno ma e stato molto bello devo dire a Giorgio di invitare a cena quel suo amico-
scritto il
2025-11-23
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