Iniziato da miei genitori

di
genere
incesti

Marco era nel freddo del corridoio, un orecchio premuto contro la porta di legno sbiadito. Respirava piano, quasi trattenendo il fiato, mentre le dita gli scivolavano lungo l’interno della coscia. Di solito in quelle ore i suoi genitori dormivano già, stanchi dopo una giornata di lavoro. Ma quella notte non era così.

Dall’altra parte della porta, il gemito improvviso di sua madre lo fece trasalire. Un suono gutturale, spezzato, che non aveva mai sentito prima. Poi la voce profonda di suo padre, un mormorio roco pieno di parole che Marco riconosceva solo dai videogiochi o dai film vietati. “Mettiti a pecora, cagna,” sussurrò l’uomo, seguito da uno schiaffo umido che scatenò un altro lamento, stavolta più lungo, quasi un lamento di dolore e piacere insieme.

Marco sentì le gambe tremargli mentre le dita stringevano più forte il tessuto del pigiama. La sua immaginazione correva veloce, costruendo immagini nitide: il corpo nudo di sua madre piegato sul letto, le natiche rosse e scoperte, mentre suo padre dietro di lei, massiccio e sudato, affondava dentro di lei con movimenti brutali. Il ragazzo si morse il labbro, il cuore che batteva così forte da sembrare sul punto di esplodere. Non riusciva a staccare l’orecchio dalla porta, anche se ogni nuovo rumore lo faceva vergognare di se stesso.

“Inculami, sono la tua troia,” ripeté sua madre con voce rotta, quasi supplichevole, e Marco sentì un brivido di eccitazione percorrergli la schiena. Non aveva mai immaginato che sua madre potesse parlare così, così sporca, così disperata. Poi un tonfo sordo, il letto che scricchiolava sotto il peso dei loro corpi che si scontravano, e suo padre che ringhiava: “Lo senti? Ti riempio fino in fondo, puttana.” Le parole erano come coltellate, crude e volgari, eppure Marco non poteva far altro che ascoltare, la mano che ora si muoveva più veloce sotto il pigiama.

Dall’altra parte della porta, i rumori si fecero ancora più intensi. Un ritmo furioso, accompagnato da schiaffi di carne contro carne e dai respiri affannosi che si mescolavano. “Spaccami, spaccami tutto,” gemette sua madre, e Marco immaginò il cazzo enorme di suo padre che la sfondava, le palle che sbattevano contro il suo sedere, mentre lei si aggrappava alle lenzuola. Il ragazzo si accorse che stava gocciolando, il precum che gli bagnava le dita, e si fermò per un attimo, vergognandosi di quanto fosse arrapato dalla scena. Ma non resistette a lungo. Riprese a masturbarsi, più forte questa volta, cercando di sincronizzare i movimenti con quelli che sentiva dall’altra stanza.

“Sì, così… lo sento tutto, Dio, è enorme,” continuò sua madre, e Marco chiuse gli occhi, visualizzando quel cazzo che gli aveva sempre fatto paura da bambino, quando lo vedeva nudo nella doccia. Adesso invece lo desiderava, voleva immaginare come si sarebbe sentito dentro di lui. “Fai più veloce, amore, voglio che mi sborri nel culo,” implorò lei, e Marco trattenne un gemito, la mano che accelerava ancora, mentre i suoi fianchi si muovevano da soli, spinti da un’eccitazione che non riusciva più a controllare.

Dall’altra parte, i rumori diventarono ancora più frenetici. Il letto scricchiolava come se stesse per cedere, e suo padre iniziò a urlare, parole senza senso, bestemmie e ringhi che si mischiavano ai gemiti acuti di sua madre. Marco sapeva che stavano per finire, eppure non voleva che smettessero. Si morse un pugno per non far rumore, mentre l’orgasmo lo avvolgeva, un’onda di calore che gli faceva perdere il controllo. “Sto venendo… sto venendo,” sussurrò a se stesso, il corpo rigido mentre lo sperma gli schizzava tra le dita e dentro il pigiama.

“Spingi, cazzo, spingi!” gridò sua madre, la voce rotta dall’eccitazione. “Sento che stai per sborrare—fammela sentire tutta!” E poi, un urlo strozzato di suo padre, seguito da un respiro affannoso che sembrava quasi un ruggito. Marco immaginò il momento esatto in cui suo padre scaricava dentro di lei, il cazzo che pulsava mentre la riempiva. I gemiti della madre diventarono più acuti, disperati, e Marco capì che anche lei stava raggiungendo l’orgasmo, spinta da quello di lui.

Il ragazzo si accasciò contro la porta, le gambe molli, mentre il suo stesso piacere esplodeva in silenzio. Sentiva ancora i respiri pesanti dei suoi genitori, i sussurri sporchi che si scambiavano mentre il letto scricchiolava piano, segno che si stavano muovendo ancora, lentamente, per prolungare la sensazione. “Ti è piaciuto, troia?” chiese suo padre, la voce roca ma soddisfatta. “Sì… sì… mi hai distrutta,” rispose lei, ridacchiando stanamente. Marco chiuse gli occhi, cercando di trattenere un altro gemito mentre la sua mano si fermava, ancora sporca di sé stesso.

La mattina dopo, durante la colazione, sua madre si muoveva con un’andatura strana, quasi dolorante, ma il sorriso che aveva sulle labbra non lasciava dubbi. Marco la osservava di sfuggita, le guance che gli bruciavano ogni volta che lei si chinava per prendere il pane, il ricordo vivido delle parole della notte prima che gli riempiva la testa. “Hai dormito bene?” gli chiese lei, versandogli un caffè. Marco annuì, incapace di guardarla negli occhi. “Sì… sì, tutto bene,” borbottò, sperando che la sua voce non tradisse nulla. Lei sorrise ancora, come se sapesse, come se avesse intuito tutto, e quel sorriso lo fece sentire esposto, nudo.

Dopodiché, Luca, il collega di sua madre, arrivò a prenderla per andare al lavoro. Era un tipo alto, con le spalle larghe e un’aria sicura di sé che aveva sempre messo Marco a disagio. Quel giorno, però, il ragazzo lo fissò con un’attenzione nuova. “Vedo che quando ti racconto di come mi faccio scopare da Luca in ufficio ti fa sempre lo stesso effetto e mi scopi con più ardore…” Le parole di sua madre di quella notte gli rimbalzarono nella mente mentre osservava la mano di Luca posarsi sulla schiena di lei, un gesto che sembrava innocente ma che adesso assumeva un significato completamente diverso. Marco sentì un groppo in gola, il corpo che reagiva di nuovo, nonostante la vergogna.

Durante la giornata, mentre cercava di concentrarsi sui compiti di scuola, le immagini continuavano a tornargli davanti agli occhi: sua madre, piegata sulla scrivania dell’ufficio, la gonna sollevata mentre Luca la prendeva da dietro. Si chiese se anche lì usasse quelle stesse parole sporche, se anche lì gemesse come una troia. Il pensiero lo fece fremere, e Marco si accorse che aveva di nuovo la mano tra le gambe, senza nemmeno rendersene conto. Si fermò, disgustato da se stesso, ma il desiderio era più forte.

Quella sera, mentre la famiglia cenava insieme, Marco non riusciva a smettere di fissare le labbra di sua madre mentre mangiava. Ogni volta che lei si portava una forchetta alla bocca, immaginava quei stessi movimenti intorno al cazzo di Luca, o peggio, di suo padre. Le parole del giorno prima gli rimbombavano in testa: “Vedo che quando ti racconto di come mi faccio scopare da Luca in ufficio ti fa sempre lo stesso effetto…” Si morse il labbro, il respiro che si fece più pesante. Era come se ogni dettaglio, ogni gesto banale, adesso fosse contaminato da quel segreto.

"Hai visto Luca oggi in ufficio?" chiese suo padre alla madre, tagliando un pezzo di carne con la forchetta. La domanda cadde nel piatto come un sasso nello stagno. Marco trattenne il fiato. Sua madre sorrise appena, gli occhi che brillavano di malizia mentre girava il vino nel bicchiere. "Sì," rispose lei, la voce troppo leggera. "Poi ti racconto." E quel 'poi ti racconto' era carico di una promessa che fece sudare freddo Marco, perché sapeva esattamente cosa avrebbe detto. Il padre annuì, il ghigno di chi conosce il gioco, mentre Marco sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie.

Finita la cena dopo un poco di televisione Marco saluto e disse che andava in camera sua a dormire perché era molto stanco. Con la luce spenta era attento a captare quando i suoi si fossero chiusi in camera. Sua madre avrebbe sicuramente raccontato quello che aveva fatto con Luca ed avrebbero scopato nuovamente e lui era pronto per ascoltare.
Dopo una decina di minuto sentì i loro passi nel corridoio e le risate della madre. "Fermo con queste mani" diceva o non ti racconto niente. Dal buco della serratura con la stanza avvolta nel buio, vedeva il padre che le accarezzava il culo baciandola sul collo poi li vide entrare nella loro camera e chiudere la porta.

Si alzò di scatto e con l'immaginazione già salita si avvicinò alla porta pronto a spiare. La madre diceva "oggi dopo che siamo tornati dalla riunione Luca mi ha chiuso in ufficio e mi ha sbattuto sulla scrivania"...."lo sai che mi piace quando mi prendi così per il culo" aggiungeva mentre Marco già si masturbava freneticamente.

"Nella sua scrivania? Quella dove firma i contratti?" chiedeva il padre con voce strozzata dall'eccitazione mentre Marco sentiva il rumore di una cintura che si slacciava. "Sì proprio lì...ha alzato la mia gonna e mi ha strappato via le mutandine col cazzo già duro" gemette la madre tra un bacio e l'altro "poi mi ha piegata in due sul registro delle fatture".

Marco strofinava il cazzo sotto il pigiama con movimenti circolari, immaginando Luca che spalancava le natiche di sua madre mentre lei leccava la superficie della scrivania sotto la spinta delle scopate. "E il culo glielo hai fatto leccare? Non glielo hai preso in bocca?" ringhiò il padre spingendola sul letto. Dal tonfo Marco capì che era nudo, e quel pensiero gli fece accelerare i movimenti.

"Sì, come sempre," ansimò lei con voce rauca, "prima mi ha leccato il buco del culo con la lingua piatta, tutta la saliva che mi colava lungo le cosce..." Marco si morse un pugno mentre la mano scorreva su e giù, il precum che lubrificava la stoffa. "Poi ha tirato su la mia testa per i capelli e ha ficcato il cazzo in gola—lo sai che mi piace soffocare con la sborra già pronta."

Il padre emise un ringhio animalesco mentre il letto cigolava sotto il loro peso. Marco poteva quasi vedere la scena dietro la porta: la schiena sudata di sua madre arcuata sul materasso, le labbra gonfie che si aprivano per ingoiare il cazzo di Luca mentre suo padre le affondava le dita nella figa ancora aperta . "Dove ti ha sborrato, troia?" domandò lui, la voce rotta dalla foga.

"In culo, Dio, proprio dentro," gemette lei, le parole che si perdevano in un sussurro ansimante. "Mi ha tenuta stretta mentre scaricava... ho sentito tutto il cazzo che pulsava dentro di me." Marco si accorse di avere la bocca secca, la punta della lingua che gli sfiorava il labbro superiore come se potesse quasi assaporare il sapore dello sperma di Luca mescolato a quello di sua madre. Il padre rise, un suono basso e crudele. "E poi? Non dirmi che hai lasciato che quella puttana di segretaria trovasse il tuo buco del culo pieno di sborra."

La madre scoppiò in una risata soffocata, il piacere che le faceva tremare la voce. "Lo sai che la segretaria di Luca assiste sempre... poi mi pulisce il culo con la lingua come un cagnolino." Marco chiuse gli occhi, il polso che accelerava sotto il pigiama mentre immaginava la scena: sua madre china sulla scrivania, le gambe tremanti, mentre la donna si insinuava dietro di lei, la lingua piatta che raccoglieva la sborra ancora calda colata lungo le sue cosce. "Si è inchinata e ha leccato tutto, perfino le gocce che mi colavano dal buco," sussurrò la madre, e Marco sentì un brivido di eccitazione percorrergli la spina dorsale.

"Ma prima..." aggiunse lei con voce roca, abbassandosi sul letto mentre i gemiti diventavano più intensi, "quand'ero ancora piegata sulla scrivania, Luca ha tirato indietro la testa e mi ha ordinato di pulirgli il cazzo con la bocca." Marco si morse il labbro, immaginando sua madre in ginocchio sul pavimento freddo dell'ufficio, le labbra che si chiudevano attorno alla base ancora sporca del pene di Luca. "Ero così bagnata che l'ho fatto volentieri," continuò lei, la voce che si spezzava mentre il letto scricchiolava violentemente. "Gli ho leccato via tutta la sua sporcizia... e poi l'ho sentito diventare di nuovo duro tra le mie labbra."

Marco si accorse che stava tirando troppo forte il pigiama, quasi strappandolo, mentre il suo stesso cazzo pulsava in sincrono con le parole di sua madre. "Mi ha riempito la bocca una seconda volta," sussurrò lei quasi con orgoglio, "e io ho ingoiato tutto, ogni goccia, mentre la segretaria mi leccava il culo da dietro." Il padre emise un suono gutturale, e Marco sentì distintamente il rumore di un altro schiaffo sul sedere di sua madre, seguito da un gemito lungo e soddisfatto. "Non basta mai per te, eh puttana?" ringhiò il padre mentre Marco si strofinava più veloce, incapace di resistere alla scena che si dipingeva nella sua testa.

"Ora fai il tuo dovere," disse all'improvviso sua madre con un tono di comando che Marco non le aveva mai sentito prima. "Scopami il culo come sai fare tu." Nella stanza ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dal respiro affannoso di entrambi. Marco trattenne il fiato, la mano che si fermò per un istante. Poi sentì il rumore di un corpo che si girava, il gemito soffocato di sua madre mentre qualcosa—probabilmente un cazzo—le entrava dentro. Il padre iniziò a muoversi con ritmi lenti e profondi, ogni spinta accompagnata da un sibilo di piacere. "Così... così..." sussurrò lei, la voce che tremava. "Lo sento tutto... Dio, sei enorme lì dentro."

Marco immaginò la scena con una chiarezza che lo fece tremare: suo padre inginocchiato dietro sua madre, le mani che le stringevano i fianchi mentre il suo cazzo affondava nel culo ancora stretto. L'immagine si sovrapponeva a quella di Luca che faceva la stessa cosa nella sua mente—e Marco si rese conto che non sapeva più quale delle due scene lo eccitasse di più. "Ti piace, troia? Ti piace quando te lo sbatto nel buco del culo?" ringhiò il padre, il tono pieno di un possessività brutale. "Sì... sì... fammelo sentire ancora," implorò lei, la voce rotta dal bisogno.

Ma poi fu sua madre a cambiare il gioco. Con uno slancio improvviso, si girò a metà, afferrando il polso di suo padre mentre ancora la scopava. "Dimmi che vuoi che mi faccia scopare ancora da Luca," sussurrò, gli occhi lucidi di desiderio. "Dimmi che ti eccita sapere che sono la sua puttana." Marco sentì il cuore accelerare ancora di più, le dita che si serravano attorno al suo cazzo sotto il pigiama. Non aveva mai pensato che suo padre potesse godere di quell'idea—ma il gemito basso che uscì dalla gola dell'uomo fu la risposta più chiara possibile.

Suo padre rallentò i movimenti, le dita che si intrecciarono nei capelli di lei con una presa possessiva. "Lo sai che mi fa impazzire," ringhiò contro la sua nuca, la voce roca. "Pensare che quella faccia da angelo che mostri a tutti nasconde una troia che si fa sfondare il culo dal primo stronzo che ti offre un caffè." La madre emise un suono tra il riso e il gemito, arcando la schiena per incitarlo. "Allora immaginalo," ansimò. "Immagina Luca che mi piega sulla scrivania domani—che mi strappa via le mutandine e mi riempie di nuovo mentre tu sei qui, a pensare a quanto sono porca."

Marco si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue, il polso che accelerava sotto il tessuto ormai bagnato. Nella sua mente vedeva sua madre distesa tra due uomini, la bocca che si apriva per Luca mentre suo padre la prendeva da dietro—un'immagine che lo fece fremere tutto.

"Dai, amore, spingi più forte—sto per venire!" urlò sua madre nel buio, la voce rotta da un gemito acuto che si diffuse nel corridoio. Marco sentì il rumore di carne che sbatteva con violenza, il letto che scricchiolava come se stesse per crollare. Suo padre rispose con un ringhio animale, le parole che si frammentavano in singhiozzi mentre aumentava il ritmo: "Eccola... la troia... la mia... troia..." Ogni sillaba era accompagnata da uno schiaffo umido sulle natiche di lei, un suono che faceva pulsare Marco in un modo vergognoso.

"Sborrami dentro," implorò lei all'improvviso, la voce quasi infantile nella sua supplica sporca. "Voglio sentirti scaricare tutto... fammelo sentire pulsare dentro, ti prego." Marco chiuse gli occhi mentre la sua mano accelerava ancora, immaginando il momento in cui suo padre avrebbe ceduto: il cazzo che si gonfiava dentro di lei, le palle che si contraevano mentre lo sperma caldo le riempiva il culo ancora stretto. "Dio... sì... così," singhiozzò sua madre mentre il padre emetteva un urlo strozzato—Marco sapeva esattamente cosa stava succedendo dall'altra parte della porta.

"Puliscimi il culo," ordinò sua madre subito dopo, la voce ancora tremante per l'orgasmo ma già piena di nuova malizia. Marco trattenne il fiato mentre immaginava suo padre chinarsi su di lei, la lingua piatta che scivolava lungo la fessura ancora aperta per raccogliere la sborra che già colava. "Lecca tutto, sporcaccione," ridacchiò lei, spingendo indietro i fianchi mentre il letto scricchiolava. Marco si morse il labbro, le dita che stringevano più forte la stoffa bagnata del pigiama—voleva essere al posto di suo padre, voleva assaggiare quel miscuglio di saliva e sperma che ora suo padre stava ingoiando con avidità.

Poi il tonfo del corpo che si girava sul materasso. "Ora tocca a te," sussurrò sua madre con voce roca. Marco sentì il rumore di un bacio bagnato, il suono umido di lingue che si intrecciavano mentre suo padre si sdraiava a sua volta. "Lo vuoi pulito o sporco?" chiese lei, e Marco rabbrividì al pensiero di suo padre che sceglieva la seconda opzione, desiderando il sapore della propria sborra mescolata al sapore di lei. Il letto scricchiolò ancora mentre sua madre si spostava, e Marco poté quasi vederla in quel 69 sporco, la bocca che si apriva per ingoiare il cazzo ancora umido di suo padre mentre lui continuava a leccarle il culo.

"Dio, sei ancora così bagnata," ansimò suo padre, la voce soffocata dal piacere mentre sua madre lo succhiava con movimenti lenti e profondi.. Sentiva ogni singolo rumore dall'altra parte della porta: lo schiocco delle labbra di sua madre che si staccavano dalla punta del cazzo di suo padre per ridiscendere di nuovo, il gemito gutturale di lui quando la lingua di lei scivolava lungo le palle ancora sensibili. "E tu leccami più a fondo," rise lei tra un sorso e l'altro, spingendo indietro i fianchi per offrirgli meglio il culo ancora aperto.

Marco si morse il labbro , la mano che si muoveva freneticamente sotto il pigiama mentre immaginava la scena con una chiarezza bruciante: sua madre piegata a U sul letto matrimoniale, la bocca affondata sul cazzo del padre mentre la sua stessa saliva gli colava lungo le labbra ancora rosse dai morsi. E intanto, suo padre che non riusciva a resistere, la lingua che si allungava per raccogliere ogni stilla di sborra che sgocciolava dal buco del culo di lei. "Sabato," sussurrò improvvisamente sua madre, sollevando la testa solo quel tanto che bastava per parlare, la voce roca e bagnata. "Marco dormirà da Luigi... potremmo invitare Luca qui."

Il respiro di suo padre si fece più pesante, un suono quasi animale che Marco riconobbe immediatamente: l'eccitazione pura. "Nel nostro letto?" chiese, la voce strozzata mentre sua madre riprendeva a succhiare con un languore da far tremare. "Così potrò vederti mentre lui ti scava dentro," aggiunse, le parole che si perdevano in un gemito mentre la moglie gli affondava la lingua sotto le palle. Marco si accasciò contro la porta, le gambe molli, mentre la scena si dipingeva nella sua mente con una crudezza che lo fece trasalire: Luca che spalancava le cosce di sua madre sul loro letto, la pelle ancora calda del padre che le sfiorava la schiena mentre l'altro uomo la penetrava con violenza.

"E tu," sussurrò sua madre staccandosi dal cazzo del marito con uno schiocco umido, "potrai ficcarmi le dita nella figa mentre lui mi sfonda il culo." Il padre emise un ringhio basso, le mani che le afferrarono i fianchi con una presa quasi dolorosa mentre lei tornava a ingoiargli la lunghezza con un movimento fluido. Marco sentì il sangue pulsargli nelle orecchie mentre le parole di sua madre si sovrapponevano alle immagini che già gli danzavano davanti agli occhi: le dita larghe di suo padre che si intrecciavano con quelle di Luca tra le cosce della donna, entrambi gli uomini che spingevano dentro di lei mentre il letto scricchiolava sotto il loro peso combinato.

"Lo sai che non riuscirà a stare lontano dal tuo culo," ansimò il padre mentre la moglie aumentava il ritmo, la bocca che si contraeva attorno a lui con una perizia che Marco trovò improvvisamente imbarazzante nella sua maestria. "Dopo che avrà sentito quanto sei stretta... ti terrà inchiodata al nostro letto finché non piangerai." La madre rispose con un gemito soffocato, le mani che si aggrappavano alle cosce del marito mentre lui le affondava le dita nei capelli per guidarne il movimento.

Era il suono del piacere incontrollabile di suo padre che fece scattare Marco. Il gemito roco, quasi doloroso, mentre l'orgasmo lo scuoteva violentemente—e la madre che non si staccava, anzi, spingeva la faccia più in profondità mentre i suoi muscoli della gola si contraevano per ingoiare ogni spruzzo. Marco vide la scena con terribile chiarezza: le labbra carnose di sua madre che si allargavano per accogliere la punta arrossata del padre, le guance scavate dal vuoto che creava, la gola che si dilatava mentre lo sperma le scendeva giù in rivoli caldi. "Lo vuoi tutto, eh?" ringhiò il padre tremante, le dita che si stringevano nel cuoio capelluto di lei mentre la teneva ferma. "Toglilo pure con le dita dalla bocca, puttana—voglio vederti leccartelo dalle dita."

E lei lo fece, con una lentezza. Si staccò con uno schiocco bagnato, la lingua che scivolava sull'indice mentre raccoglieva le ultime gocciante dal labbro inferiore. Gli occhi socchiusi, guardando il marito con un'espressione che era metà sfida e metà sottomissione. "Sai che adoro il tuo sapore," sussurrò, poi succhiò il dito con un rumore volgare che fece fremere entrambi gli uomini—quello nella stanza e quello dietro la porta. "Ma anche quello di Luca mescolato al tuo sarà delizioso."

Suo padre lasciò sfuggire un gemito roco, la mano che si abbassò per accarezzarle la guancia ancora umida. "Porca troia," ansimò, le dita che le affondarono nei capelli mentre la testa di lei ricadeva all'indietro, la bocca aperta in un'espressione di puro abbandono. "Sabato ti faccio vedere quanto mi piace guardarti mentre ti riempiono."

Marco si morse la mano per soffocare il gemito che gli saliva in gola, l'eccitazione che lo ustionava dall'interno. Nella sua mente vedeva sua madre inginocchiata sul loro letto, le cosce che tremavano mentre Luca le affondava dentro con movimenti brutali—e suo padre in piedi accanto a loro, il pugno che si serrava attorno al proprio cazzo mentre osservava la moglie trasformarsi nella sua puttana personale. "Ti terrò le gambe aperte io," continuò il padre con voce roca, le dita che si intrecciarono nei capelli di lei tirandola più vicino. "Così vedrò ogni singolo centimetro di quel cazzo che ti sfonda."

La madre emise un suono tra il riso e il gemito, la lingua che scivolò lungo il palmo del marito mentre lui le accarezzava il viso con un possesso quasi violento. "Lo sai che mi piace sentirmi usata da voi due," sussurrò, le parole che si perdevano in un ansimo mentre le dita dell'uomo le scendevano lungo il collo fino a stringerle la gola con delicatezza. "Che siano le tue mani o il suo cazzo a farmi urlare, voglio solo sentirmi piena—piena di te, di lui, di qualsiasi cosa vogliate ficcarmi dentro."

Marco aveva il respiro così corto che lo sentiva fischiare nelle orecchie mentre spiava dal corridoio, i fianchi che spingevano contro la porta in cerca di un punto più vicino possibile alla scena. Quando finalmente sua madre si alzò dal letto con un movimento fluido, il corpo ancora lucido di sudore e sperma, fu come se qualcosa si fosse rotto dentro di lui. "Vado a farmi una doccia," disse lei con voce roca, una mano che si passò tra i capelli arruffati mentre l'altra si posò sul fianco nudo del padre. "Sono tutta sporca del tuo seme, porco." Il tono era di sfida, ma anche di complicità—e Marco sentì il sangue pulsargli nelle tempie mentre la donna si voltava verso la porta.

Non pensò. Non valutò le conseguenze. Si ritrovò semplicemente a correre lungo il corridoio con il cuore in gola, il cazzo che gli sbatté contro la coscia attraverso il pigiama mentre raggiungeva il bagno per primo. Il pavimento era freddo sotto i suoi piedi scalzi mentre si spogliava freneticamente, abbassando i pantaloni del pigiama e lasciando che l'erezione gli scattasse libera nell'aria umida. Le dita gli tremavano quando le avvolse intorno al membro, già iniziando a strofinare con movimenti circolari mentre ascoltava i passi di sua madre avvicinarsi.

La porta si aprì all'improvviso, senza bussare. Il corpo nudo e ancora lucido di sudore di sua madre si stagliò contro la luce del corridoio, i seni che oscillavano leggermente mentre si fermava sulla soglia. I suoi occhi si spostarono dal volto di Marco alla mano che stringeva il cazzo pulsante—una frazione di secondo di silenzio carico d'elettricità. "Marco," disse la madre, la voce stranamente calma, quasi curiosa, mentre chiudeva la porta alle sue spalle senza voltarsi. Non urlava. Non lo rimproverava. Semplicemente lo osservava con uno sguardo che Marco non riusciva a decifrare, le pupille dilatate mentre si avvicinava lentamente.

"Non..." iniziò Marco, ma le parole gli morirono in gola quando sua madre si inginocchiò davanti a lui, la pelle ancora calda dal sesso e dalla doccia che non aveva ancora fatto. Il profumo di suo padre e del loro amplesso le avvolgeva ancora il corpo, un mix di muschio e saliva che fece fremere Marco. Lei annusò l'aria, le labbra che si separarono appena mentre abbassava lo sguardo sul suo cazzo che pulsava tra le dita tremanti. "È così che ti diverti la notte?" sussurrò, la voce roca e diversa da come l'aveva mai sentita—era la stessa voce che usava con suo padre quando voleva qualcosa.

Marco non rispose. Non poteva. La mano gli si chiuse più stretta intorno al membro quasi per riflesso quando lei sollevò una mano, le dita che sfiorarono la punta bagnata senza toccarla davvero. "Piccolo porcellino," mormorò, e non era un insulto—era una constatazione, un riconoscimento. "Da quanto mi spii?" Gli occhi di lei erano scuri, le pupille dilatate, e Marco capì che lo stava studiando non come un madre guarda un figlio, ma come una donna guarda un uomo. Il suo respiro si fece più profondo quando lei finalmente lo toccò, il pollice che sfiorò il precum sulla punta prima di raccoglierlo con un movimento lento.

"Scusa mamma ma—" iniziò Marco, la voce che si spezzò quando lei gli afferrò il polso e guidò la sua mano via dal cazzo. Non finì la frase. Non c'era bisogno. Le parole si persero in un gemito quando lei chinò la testa e respirò lungo la sua erezione, le labbra che sfiorarono la pelle tesa senza baciarlo davvero. "Non devi scusarti," sussurrò contro la pelle, la voce che vibrava contro di lui mentre una mano gli si avvolgeva intorno alle palle con un possesso che lo fece trasalire. "Lo sai che lo sentivo, vero? Ogni volta che ti strofinavi dietro quella porta."

Marco chiuse gli occhi, la schiena che si inarcò contro il lavandino freddo quando lei finalmente lo prese in bocca con un movimento fluido, le labbra che si strinsero attorno a lui con una perizia che lo lasciò senza fiato. Non era un bacio timido o goffo—era il movimento preciso di una donna che sapeva esattamente come usare quella bocca, e Marco capì all'improvviso che sua madre aveva immaginato questo momento tanto quanto lui. "Dio, sei enorme," mormorò lei staccandosi per un secondo, la lingua che scivolò lungo il frenulo mentre lo guardava da sotto le ciglia. "Proprio come tuo padre."

"Scusa mamma ma—" ricominciò Marco, la voce che si spezzò quando lei gli affondò due dita nei fianchi per tenerlo fermo, il pollice che gli premette contro l'osso pubico mentre ricominciava a succhiare con movimenti lenti e profondi. Non c'era traccia di vergogna nel modo in cui lo stava guardando, solo un desiderio crudo che faceva pulsare Marco in un modo che non riusciva a controllare.

"Non volevo spiarti," mentì lui, le parole che gli uscirono a fatica mentre la madre gli prendeva tutta la lunghezza con un movimento fluido della gola che lo fece gemere. "È stato un caso..." La madre si staccò con uno schiocco umido, la lingua che gli scivolò lungo la vena sul lato mentre lo guardava con un'espressione che era metà incredulità e metà divertimento. "Davvero?" sussurrò, le dita che gli strisciarono lungo l'interno coscia mentre si sistemava più comoda tra le sue gambe. "Allora spiegami perché il pigiama che hai addosso è lo stesso di ieri sera—e perché puzza ancora di sborra."

Marco arrossì fino alle orecchie, il cazzo che pulsò violentemente tra le labbra umide di lei quando la verità gli esplose addosso. Aveva indossato lo stesso pigiama per due giorni di fila, troppo preso dalla frenesia di masturbarsi ogni volta che origliava i genitori per preoccuparsi di cambiarsi. La madre annusò l'aria con esagerazione, le narici che si dilatarono mentre seguiva la traccia di sperma secco lungo il tessuto. "Ti ho spiato solo ieri e oggi," balbettò Marco, le dita che si aggrapparono al bordo del lavandino quando lei gli affondò di nuovo in gola, "e sono venuto nel pigiama sentendoti..." La frase si perse in un gemito quando lei aumentò il ritmo, le mani che gli afferrarono i fianchi per tirarlo più dentro alla bocca calda.

"Ti piace quando ti bacio così, piccolo porco?" sussurrò lei staccandosi con uno schiocco volgare, i capelli che le ricadevano sul viso mentre guardava il suo cazzo che tremava a pochi centimetri dalle labbra ancora lucide. Marco annuì freneticamente, incapace di mentire mentre lei gli avvolgeva una mano attorno alla base, stringendo con una pressione che lo fece trasalire. "E ti piace origliare mentre tuo padre mi scopa?" Gli occhi di lei erano neri di desiderio, la voce che scendeva di tono mentre il pollice strofinava la punta già bagnata. "Dimmelo, Marco. Voglio sentirti dire quanto ti eccita sapere che tua madre è una troia."

"Sì," sbottò lui, le dita che affondarono nei suoi capelli senza volerlo mentre lei lo osservava con un'espressione che non aveva mai visto prima—quella di una donna che sapeva esattamente quale potere aveva sul suo corpo. "Sì, mi fa impazzire sentirti..." La frase si spezzò quando lei gli morse delicatamente il frenulo, i denti che gli strisciarono lungo la pelle sensibile mentre lui gemeva. "Sabato," sussurrò lei poi, la bocca che si apriva di nuovo per ingoiarlo tutto mentre le dita gli accarezzavano le palle. "Quando luca mi scoperà davanti a tuo padre, vuoi origliare anche quella volta? o vuoi anche vedere come prendo due cazzi insieme?"

Marco sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé, un confine che non sapeva nemmeno di avere—e che ora veniva calpestato con una facilità spaventosa. Il pensiero di sua madre distesa tra due uomini, il corpo che si piegava per accogliere entrambi mentre il sudore gli scendeva lungo la schiena. "Voglio vederti," ansimò lui, la voce roca mentre lei aumentava il ritmo, la lingua che gli scivolava lungo la parte inferiore in movimenti che lo facevano tremare. "Voglio vedere come ti riempiono... voglio sentire i rumori che fai quando..."

"Zitto," lo interruppe lei con un bisbiglio, le labbra che si strinsero attorno a lui mentre una mano gli si avvolgeva intorno alle palle con un possesso che lo lasciò senza fiato. "Devi solo dirti pronto. L'armadio accanto alla nostra camera ha quella piccola porta che dà sul retro—è stretta, ma ci entrerai." La voce di sua madre era calma, quasi metodica, mentre pianificava il tradimento perfetto sotto il naso di suo padre. "Puoi entrare prima che arrivi Luca e restare lì finché non avremo finito, cosi potrai vedere tutto."

Marco annuì freneticamente, la schiena che si inarcò quando lei gli affondò la lingua nella fessura sulla punta, succhiando con una precisione che lo fece gemere. "Ma papà..." balbettò tra i respiri affannosi, le dita che si aggrappavano ai suoi capelli mentre saliva verso l'orgasmo. "Se mi vede..." Sua madre lo interruppe con un movimento rapido della mano che gli strizzò la base del cazzo, fermando l'orgasmo sul ciglio con una maestria crudele. "Non ti vedrà," promise, la voce che si fece più bassa mentre lo guardava con uno sguardo che era metà sfida e metà complicità.

La bocca tornò su di lui con movimenti brevi e rapidi, le labbra che si serravano solo sulla punta mentre la mano gli accelerava sulla lunghezza, alternando pressione e velocità. Marco sentì il sudore scendergli lungo i fianchi, la schiena che si contraeva sotto il lavandino mentre il piacere si accumulava di nuovo, più forte. "Ora," sussurrò lei contro la sua pelle pulsante, la lingua che scivolò sotto il frenulo con un movimento che lo fece trasalire. "Voglio vederti venire come un uomo." La frase, il tono, la pressione delle dita intorno alle palle—tutto si unì in un momento perfetto che fece esplodere Marco.

Lo sperma gli schizzò via con violenza, le prime strisce che colpirono il mento di sua madre mentre lei non si ritraeva, anzi, spingeva la faccia più in avanti per prenderle tutte in bocca. Marco vide le gocce bianche scendere lungo il labbro inferiore di lei mentre lo guardava da sotto le ciglia, gli occhi che brillavano di una soddisfazione animalesca. "Così tanto," mormorò poi, la lingua che si protese per raccogliere le ultime perdite dalla punta ancora tremante mentre lui ansimava. "Sei proprio come tuo padre."

Il rumore della porta del corridoio che si apriva fece gelare il sangue a Marco. "Tesoro?" chiamò il padre, i passi pesanti che risuonavano sul pavimento di legno. La madre non si mosse, le labbra ancora strette attorno alla base del cazzo di Marco mentre lo guardava con un'espressione che non prometteva niente di buono. "Sto facendo la doccia," rispose lei con voce stranamente calma, la bocca che si muoveva contro di lui mentre parlava, facendolo trasalire. "Entra pure."

Marco avrebbe voluto urlare, scappare, qualsiasi cosa—ma lei gli affondò le dita nei fianchi con una presa che era insieme promessa e minaccia. La porta del bagno si aprì lentamente, e Marco vide riflessa nello specchio la figura massiccia del padre fermarsi sulla soglia. "Cristo santo," borbottò l'uomo, la voce che si fece improvvisamente più aspra. Marco chiuse gli occhi, aspettando lo schiaffo, l'urlo, la violenza—ma sentì solo il respiro del padre farsi più pesante.

"Lo sapevo," disse il padre infine, la voce stranamente calma mentre avanzava. Marco lo vide nello specchio avvicinarsi, le mani che si posarono sulle spalle nude della madre ancora inginocchiata. "Da quanto?" chiese, le dita che le strisciarono lungo il collo mentre lei si staccava da Marco con uno schiocco umido, la lingua che gli pulì l'ultima goccia dalla punta ancora sensibile. "Da ieri," mentì lei, voltandosi verso il marito con un sorriso che Marco non aveva mai visto—era il sorriso di una donna che stava giocando una partita pericolosa e lo sapeva. "Ma lui ci origliava da settimane."

Il padre emise un suono tra il ringhio e la risata, le mani che affondarono nei capelli della moglie mentre la guardava con uno sguardo che fece rabbrividire Marco. "E tu hai deciso di... ricompensarlo?" chiese, il tono stranamente divertito mentre un pollice le tracciava il labbro ancora lucido. La madre sorrise, aprendo la bocca per succhiargli il dito con un movimento lento che Marco riconobbe—era lo stesso che usava con il cazzo del padre. "Stavo solo dimostrandogli che non è ancora bravo come te," sussurrò, la voce che vibrava contro la pelle del marito mentre si alzava in piedi, il corpo nudo che si strinse contro quello dell'uomo.

Marco vide il respiro del padre farsi più pesante, la mano che scivolò lungo la schiena della moglie fino ad afferrarle un gluteo con possessività brutale. "Sabato," disse l'uomo improvvisamente, gli occhi che si spostarono su Marco mentre la mano continuava a massaggiare il culo della moglie, "entrerai nell'armadio come ha detto tua madre." Non era una richiesta. Era un ordine. Marco annuì freneticamente, il cazzo che nonostante tutto si indurì di nuovo alla prospettiva. "Voglio che tu guardi ogni singolo secondo," continuò il padre, la voce che si fece più aspra mentre la moglie si strofinava contro di lui, "e quando sarà finito..."

La madre interruppe il marito con un bacio profondo, le mani che si aggrapparono ai suoi capelli mentre lo spingeva contro il lavandino accanto a Marco. "Quando sarà finito," riprese lei staccandosi con uno schiocco umido, "gli mostrerai come si fa davvero." Il sorriso che rivolse a Marco era quello di una predatrice—e lui si rese conto all'improvviso che questa era sempre stata l'intenzione. Non un incidente. Non un momento di follia. Una trappola perfetta.

Il padre emise un suono gutturale, le mani che afferrarono i fianchi della moglie mentre la spingeva verso Marco. "Toccala," ringhiò, la voce roca di desiderio. "Se vuoi vedere cos'ha tra le gambe sabato, devi sapere come si sente adesso." Marco tremò quando sua madre prese la sua mano tremante e la guidò tra le proprie cosce—l'umidità calda che gli avvolse le dita lo fece trasalire. "Così bagnata..." sussurrò, incapace di trattenersi mentre le dita affondavano nella carne morbida.

La madre gemette, la testa che ricadde all'indietro contro la spalla del marito mentre Marco esplorava con movimenti incerti. "Più forte," lo incitò lei, la voce rotta quando le sue dita inesperte sfiorarono il clitoride gonfio. Il padre osservava con occhi ardenti, una mano intrecciata nei capelli della moglie mentre l'altra guidava quella di Marco più in profondità. "Ecco così, figliolo," ansimò, il respiro che si fece più affannoso quando Marco trovò il ritmo—imparando velocemente sotto le loro istruzioni sporche.

Il bagno era pieno del suono dei loro respiri sincronizzati, dell'acqua che stillava ancora dal corpo della madre e del rumore umido delle dita di Marco che affondavano ripetutamente dentro di lei. Lei si inarcò contro di lui con un grido soffocato, i denti che affondarono nel labbro quando Marco scoprì per caso quel punto interno che la fece sobbalzare. "Dio santo, l'ha trovato subito," ringhiò il padre, la mano che strinse più forte i capelli della moglie mentre la spingeva avanti e indietro sulle dita del figlio. "Non è divertente come il mio cazzo, eh troia?"

La madre rispose con un gemito lungo e tremulo, le ginocchia che cedettero leggermente quando Marco accelerò il ritmo, guidato dall'istinto più che dall'esperienza. Il suo polso faceva male per lo sforzo insolito, ma la vista di sua madre che si scioglieva contro di lui lo spingeva a continuare. "Così... così bravo," ansimò lei, una mano che gli afferrò i capelli per tirargli la testa all'indietro, obbligandolo a guardarla negli occhi mentre le sue dita la riempivano. "Ti piace sentire quanto è stretta tua madre? Aspetta di vederla quando Luca la sfonderà..."

Marco sentì il sangue pulsargli nelle orecchie, il cazzo che si indurì di nuovo nonostante l'orgasmo precedente. Il padre osservava con un ghigno selvaggio, le dita che stringevano il collo della moglie mentre le sussurrava qualcosa che Marco non riusciva a sentire. Poi, con un movimento improvviso, l'uomo spinse la moglie in avanti, facendola sbattere contro il petto nudo di Marco. "Ora andiamo a letto," ringhiò contro l'orecchio di lei, la voce che gocciolava malizia. "Avrai tanto tempo per conoscere a fondo tua madre stanotte." Le parole erano chiaramente rivolte a Marco, anche se il padre guardava solo la moglie—una promessa velata che fece rabbrividire il ragazzo.

La madre annuì con un sorriso carnale, le dita che scivolarono lungo il torace sudato di Marco mentre si raddrizzava. "Sì, piccolo porco," sussurrò contro la sua bocca, l'alito caldo che gli sfiorò le labbra tremanti. "Stanotte ti insegnerò tutto quello che tuo padre mi ha fatto imparare." Il tono era quello di un'insegnante paziente, ma gli occhi—neri e dilatati—erano quelli di una predatrice che aveva finalmente catturato la preda. Marco sentì le gambe cedere leggermente quando lei gli afferrò il polso e lo trascinò verso la porta, il padre che seguiva da vicino con passi pesanti.

Il letto matrimoniale era ancora disfatto, le lenzuola impregnate dell'odore muschiato del loro amplesso precedente. La madre si lasciò cadere al centro con grazia studiata, il corpo che affondò nel materasso mentre allargava le cosce in un invito osceno. "Vieni qui," ordinò al figlio, la voce che si era fatta improvvisamente autoritaria mentre il padre si sistemava dietro di lei, le mani che le palpeggiavano i seni con un possesso brutale. Marco avanzò a passi incerti, il cazzo già di nuovo eretto e pulsante tra le cosce—l'odore dei genitori che si mescolava nell'aria gli faceva girare la testa.

"Così eccitato per tua madre," borbottò il padre contro la nuca della moglie, le dita che le pizzicavano i capezzoli mentre osservava il figlio con uno sguardo che era metà sfida e metà approvazione. La madre annuì, la schiena che si inarcò contro il petto del marito mentre allungava una mano verso Marco, le dita che gli strisciarono lungo l'addome sudato prima di afferrare l'erezione con un movimento sicuro. "Sai perché è così duro?" sussurrò al marito, la voce che gocciolava malizia mentre massaggiava la base del cazzo di Marco con il pollice. "Perché ha origliato ogni volta che lo prendevi nel culo." Rispose lui con una risata gutturale, le mani che affondarono nei fianchi della moglie per sollevarla leggermente, esponendola completamente al figlio. "Allora sa già quanto ti piace essere stretta," ringhiò contro la sua spalla, i denti che le affondarono nella pelle. "Mostragli."

Marco tremò quando la madre gli guidò la mano tra le cosce, l'umidità calda che avvolse le sue dita mentre lei gli insegnava il movimento—su e giù, con quella pressione precisa che la faceva gemere ogni volta che sfiorava quel punto. "Più forte," ansimò lei, i capelli che le ricadevano sul viso mentre il marito le mordeva il collo, lasciando segni rossi sulla pelle. Marco obbedì, le dita che affondavano più profondamente, scoprendo il ritmo che la faceva contorcersi contro di lui con gemiti rotti. "Dio, sì, proprio così," gridò quando le dita di Marco trovarono quel punto interno che la fece sobbalzare violentemente, le unghie che gli affondarono nel polso mentre l'orgasmo la travolse.

Il padre osservava con gli occhi scuriti dal desiderio, una mano intrecciata nei capelli della moglie mentre l'altra guidava quella di Marco, accelerando il ritmo con crudeltà calcolata. "Adesso leccala," ordinò all'improvviso, spingendo Marco verso il basso con una mano sulla nuca. "Voglio che assaggi tua madre prima che Luca la riempia sabato." Marco non esitò, si posizionò in ginocchio sul letto fra le sue gambe ed affossò la testa fra le sue cosce. In questa posizione i suoi glutei erano in bella vista del padre che disse: "Sai che hai anche tu un bel culetto?" e iniziò ad accarezzarlo con il palmo aperto. Marco trasalì, ma non si fermò, troppo preso dal gusto salato-muschiato che invadeva le sue papille mentre sua madre gli premeva il viso più forte contro di sé.

Prima che potesse reagire, sentì il dito del padre bagnarsi di saliva e premere contro il suo sfintere. "Respira," gli sussurrò l'uomo, la voce roca mentre spingeva dentro la prima falange con una lentezza che fece urlare Marco contro la pelle bagnata della madre. Lui cercò di divincolarsi, ma il padre gli bloccò i fianchi con una presa ferrea, il dito che affondava più profondamente con un movimento a uncino che lo fece trasalire. "Così stretto," commentò il padre con un ghigno, la punta delle dita che cercava quel punto interno mentre Marco gemeva, incapace di decidere se stava soffrendo o godendo. La madre osservava la scena con gli occhi socchiusi, una mano che accarezzava i capelli del figlio mentre l'altra si strusciava tra le proprie cosce. "Gli piace," sussurrò al marito, le labbra che si incurvarono in un sorriso carnale quando Marco si inarcò all'indietro contro il dito del padre con un suono roco.

Era esattamente come l'aveva immaginato quella notte dietro la porta—il dolore che si mescolava al piacere mentre il corpo gli si apriva contro la volontà. Solo che ora il padre non lo sodomizzava per punizione, ma per insegnamento. "Più forte," ansimò Marco senza volerlo, le parole che gli sfuggirono mentre il padre gli aggiunse un secondo dito con un movimento brutale che lo fece urlare contro il ventre della madre. Lei rise sommessamente, le mani che si strinsero attorno al cazzo del figlio mentre seguiva ogni spasmo sul suo volto. "Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto," sussurrò contro la sua tempia, i denti che gli pizzicarono l'orecchio mentre il padre accelerava il ritmo dietro di lui.

"Scopalo," ordinò la madre improvvisamente, la voce che si fece aspra mentre afferrava i glutei di Marco e li allargava con le mani per facilitare l'azione del marito. Marco trasalì quando sentì la punta del cazzo del padre premere contro di lui, enorme e bollente anche attraverso il condom che aveva indossato con un ghigno poco prima. "Vedrai che gli piacerà," promise la madre al marito mentre guidava la mano di Marco tra le proprie cosce di nuovo, costringendolo a massaggiarla mentre il padre lo penetrava lentamente. Marco sentì ogni centimetro scivolare dentro, il dolore che si trasformava in una pressione insopportabile quando il padre finalmente si fermò, completamente sepolto in lui.

La madre allora si chinò e prese il cazzo del figlio tra le labbra con un gemito umido, succhiando con una violenza che lo fece trasalire e stringersi involontariamente attorno al padre. "Cazzo," ringhiò l'uomo alle sue spalle, le mani che gli affondarono nei fianchi per immobilizzarlo mentre si muoveva appena, lasciando che Marco si abituasse alla sensazione. La bocca calda e umida della madre gli avvolgeva il cazzo con movimenti esperti, la lingua che scivolava sotto la punta ogni volta che tirava indietro la testa, facendolo gemere con un suono che non riconosceva come proprio. "Così brava a succhiarlo," commentò il padre osservando la moglie con occhi ardenti, le mani che strinsero i fianchi di Marco mentre iniziava a muoversi con piccoli colpi misurati.

"Dimmi quando comincia a cessare il dolore," sussurrò la madre staccandosi un istante per guardare Marco negli occhi, le labbra lucide mentre le mani gli massaggiavano le palle con pressione calcolata. Marco annaspò, le dita che si aggrappavano alle lenzuola mentre il padre gli penetrava più profondamente con un movimento lento che lo fece urlare. "Ora," ansimò dopo un momento, il dolore che si dissolveva in una sensazione stranamente piena mentre il corpo si adattava. "Spingilo tutto dentro—mi piace." La confessione gli bruciò la gola ma era la verità, ogni nervo del suo corpo elettrico mentre il padre obbediva immediatamente, affondando completamente in lui con un colpo che lo fece inarcare all'indietro contro il petto muscoloso dell'uomo.

"Sborragli nel culo," ordinò la madre al marito mentre ricominciava a succhiare Marco con movimenti rapidi e profondi, la lingua che gli martellava la punta sensibile ogni volta che tirava indietro la testa. Marco iniziò a tremare, gli spasmi che gli attraversavano l'addome mentre il padre gli affondava dentro con colpi sempre più veloci, il rumore umido della pelle che sbatteva contro pelle riempiendo la stanza insieme ai loro gemiti. "Sto venendo," avvertì il padre con voce roca, le mani che serrarono i fianchi di Marco per tenerlo fermo mentre i suoi stessi movimenti diventavano meno controllati. Marco sentì il cazzo del padre pulsare dentro di sé, il calore che gli si diffondeva nell'intestino mentre l'uomo gemeva contro la sua nuca, i denti che gli affondavano nella spalla.

La madre staccò la bocca con uno schiocco umido, osservando il viso distorto dal piacere del figlio mentre le dita continuavano a massaggiargli le palle con pressione precisa. "Stai per venire anche tu, piccolo porco?" gli sussurrò, la voce che gocciolava malizia mentre il padre rallentava i movimenti dietro di lui, prolungando il loro piacere. Marco annuì freneticamente, incapace di parlare mentre la bocca della madre tornava su di lui, le labbra che si serravano solo sulla punta mentre la mano accelerava sulla lunghezza. La combinazione del cazzo del padre che lo riempiva e della bocca della madre che lo succhiava lo spinse oltre il limite—il suo orgasmo lo colpì con la forza di un treno, lo sperma che schizzò giù per la gola della madre mentre lei lo ingoiava con soddisfazione animalesca.

Il padre emise un ringhio gutturale quando Marco si strinse attorno a lui come una morsa, le contrazioni muscolari che lo spinsero oltre il limite mentre affondava l'ultimo colpo con violenza. Marco sentì il cazzo pulsare dentro di sé mentre l'uomo lo riempiva, il calore del liquido che si diffondeva nel suo intestino mentre il padre gemeva contro la sua nuca con un suono grezzo. "cazzo," ansimò l'uomo, scivolando fuori con un suono umido che fece rabbrividire Marco mentre lo sperma colava lungo le sue cosce. La madre osservava la scena con occhi ardenti, la lingua che puliva le ultime gocce dalle labbra mentre si avvicinava al figlio tremante.

"Ora sai com'è," sussurrò contro il suo orecchio, le dita che raccolsero lo sperma colante per spalmarne un po' sul cazzo ancora eretto di Marco. "E sabato guarderai Luca fare lo stesso a me." Marco trasalì quando lei lo guidò verso il letto, facendolo stendere sulla schiena mentre il padre osservava dall'ombra con un ghigno soddisfatto. La madre si sistemò a cavalcioni di lui, l'umidità delle sue cosce che gli avvolse i fianchi mentre affondava lentamente sul suo cazzo con un gemito lungo. "Così stretto," ripeté in un'eco perversa, le mani che gli afferrarono i polsi per inchiodarli al materasso mentre iniziava a muoversi con movimenti fluidi che lo fecero urlare.

Il padre si avvicinò dal lato, le dita che si intrecciarono nei capelli della moglie mentre osservava il figlio socchiudere gli occhi dal piacere. "Quando Luca la prenderà," sussurrò contro la sua tempia, "tu starai nell'armadio con le mani sul cazzo, proprio come adesso." Marco annuì freneticamente, le dita che si aggrapparono alle lenzuola mentre la madre accelerava il ritmo, il suo corpo che si contraeva intorno a lui in modo torturante. "E dopo," continuò il padre con voce roca, la mano che scivolò sul ventre della moglie per palparle il clitoride mentre cavalcava il figlio, "quando lui sarà andato via, tu la riempirai di nuovo mentre io ti guardo."

La madre si piegò in avanti, i seni che sfiorarono il petto di Marco mentre la voce le si spezzava in un gemito. "Sto per venire," ansimò contro la sua bocca, le unghie che gli affondarono nei polsi mentre il corpo iniziava a tremare sopra di lui. Marco la sentì contrarsi intorno al suo cazzo con violenza, l'ondata di piacere che lo travolse mentre lei gridava il suo nome con un suono che non aveva mai sentito prima—crudo, primitivo, completamente fuori controllo.

Il padre osservava con gli occhi ridotti a fessure, la mano che continuava a massaggiare il clitoride della moglie con movimenti circolari che prolungavano il suo orgasmo. "Guarda come si muove," sussurrò al figlio, la voce che gocciolava sadismo mentre la moglie si contorceva sul cazzo di Marco come una troia in calore. "Questa è tua madre quando viene riempita come si deve." Marco annaspò, incapace di rispondere mentre la donna sopra di lui accelerava ancora, i muscoli che gli si stringevano intorno con una pressione quasi dolorosa.

La madre affondò le unghie nelle spalle di Marco, lasciando segni rossi sulla pelle mentre il suo corpo veniva scosso da un secondo orgasmo più violento del primo. "Cazzo, sì, riempimi figliolo," gemette, la voce rotta mentre si abbassava completamente su di lui, facendogli sentire ogni centimetro del suo cazzo avvolto dalla carne bollente. Marco trasalì quando il padre gli posò una mano sulla gola, non stringendo ma ricordandogli chi comandava. "Non venire finché non te lo dico io," ordinò l'uomo, le dita che gli sfiorarono la mascella mentre osservava la moglie con occhi famelici.

Marco annaspò, i sensi sopraffatti dall'odore muschiato dei loro corpi intrecciati, dal suono umido della madre che continuava a muoversi su di lui con movimenti circolari che sfioravano quel punto sensibile dentro di lei. Lei si piegò all'indietro, le mani che si agbracciarono alle cosce del marito mentre guardava il figlio con uno sguardo che era metà affetto e metà feroce possesso. "Così bravo a scopare tua madre," sussurrò, le labbra che si incurvarono in un sorriso mentre accelerava il ritmo, facendolo gemere con un suono che non riconosceva come proprio. Il padre osservava la scena con un ghigno, una mano che accarezzava il ventre della moglie mentre l'altra si posava sulla nuca di Marco, guidandolo verso il seno della madre. "Succhiala," gli ordinò, la voce che gocciolava malizia quando Marco obbedì, affondando i denti nel capezzolo duro che gli era stato offerto.

Il padre si sistemò dietro di lui, il corpo muscoloso che avvolgeva Marco mentre le mani lo guidavano con precisione chirurgica—una sul suo fianco per controllare il ritmo dei suoi movimenti, l'altra che gli afferrava la mascella per costringerlo a guardare la madre negli occhi. "Ti piace essere il nostro giocattolo?" sussurrò contro la sua tempia, i denti che gli affondarono nell'orecchio quando Marco annuì freneticamente, incapace di mentire sotto quello sguardo penetrante. La madre rise sommessamente, le dita che gli intrecciarono i capelli mentre cavalcava il suo cazzo con movimenti sempre più fluidi e profondi. "Lo sapevamo," borbottò al marito prima di piegarsi su Marco, le labbra che gli sfiorarono la bocca senza baciarlo—un tormento deliberato. "Hai sempre cercato di origliare, piccolo voyeur. Ora sei proprio dove volevi essere."
scritto il
2025-11-28
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