La prima volta con un trans
di
ANNA BOLERANI
genere
bisex
Mi trovavo a Milano per lavoro e frequentavo un ristorantino vicino l'hotel dove spesso venivano delle bellissime trans a cenare. Quella sera era affollato e quando entro Samantha il padrone le disse che purtroppo non c'era posto. Senza pensarci le disse che se voleva poteva accomodarsi al mio tavolo , Ero solo e c'era un posto libero. lei accetto di buon grado. Chiacchierammo durante tutta la cena, si chiamava Samantha, una brunetta alta quasi un metro e novanta con delle fantastiche cosce che lasciavano facilmente confondere sul suo reale sesso.
Decisi di offrirle io la cena e lei per ringraziarmi mi invitò a casa sua, visto che durante la cena le avevo fatto intendere che mi sarebbe piaciuto una esperienza nuova per esaltare la parte femminile che era in me. Mi spiegò dove abitava e mi disse che lei sarebbe andata avanti per prepararsi. Dopo aver pagato la raggiunsi all'indirizzo che mi aveva dato.
Quando aprì la porta mi sentii le gambe tremare: Samantha era ancora più impressionante cosi truccata da donna fatale, con quei tacchi a spillo che la facevano sembrare una divinità venuta da un altro mondo. Indossava solo un body di pizzo nero che lasciava intravedere il suo membro enorme, semi-eretto sotto la stoffa trasparente. "Allora, cucciolo," mi disse con una voce roca, "pare che tu voglia giocare sul serio."
Mi fece entrare e io seguii come ipnotizzato, mentre il profumo dolciastro del suo profumo si mescolava all'odore del cuoio del divano. Le mie mani erano sudate e il cuore batteva così forte che temevo potesse sentirlo. "È... è la prima volta per me," borbottai, fissando il pavimento. Samantha rise, un suono caldo e carnale, mentre mi sollevava il mento con un dito. "Lo immaginavo," sussurrò, "ma non preoccuparti. Ti guiderò io."
La stanza era illuminata da luci soffuse, che creavano ombre sinuose sulle pareti. Mentre mi spingeva delicatamente sul divano, sentii le sue unghie lunghe scivolare sotto la mia maglietta, strappandomi un brivido. "Vediamo cosa nascondi qui," mormorò, aprendo i bottoni con una lentezza calcolata. Il mio respiro si fece affannoso quando la sua mano, fresca e sicura, mi sfiorò l'addome.
Avevo sognato quell'istante per anni, fin da quando, adolescente, avevo trovato per caso un video porno con un trans. La curiosità si era trasformata in ossessione, poi in vergogna, e infine in un desiderio soffocante che non riuscivo più a ignorare. Samantha sembrava capirlo, perché mentre mi liberava dai vestiti, i suoi occhi scuri scrutavano ogni mio tic, ogni mio spasimo, come se stesse leggendo un libro aperto. "Ti piace essere vulnerabile, vero?" sussurrò, mentre il suo corpo si incastrava contro il mio.
Sentii il suo cazzo crescere ancora, premendo contro la mia coscia come un'ombra minacciosa eppure così invitante. Era caldo, pulsante, e quando lo sfiorai con le dita tremanti, mi resi conto che era più grande di quanto lo avessi immaginato. Era una bestia viva, che sembrava avere una volontà propria. Samantha rise di nuovo, questa volta più basso, quasi animalesca. "Vuoi toccarlo meglio, cucciolo?" chiese, guidando la mia mano lungo tutta la sua lunghezza. La pelle era vellutata, ma sotto sentivo vene rigide che promettevano una potenza devastante.
Mi sentii bagnato prima ancora di rendermene conto. Lo shock dell'eccitazione mi aveva fatto perdere il controllo, e quando Samantha notò la macchia scura sui miei pantaloni, i suoi occhi si illuminarono di un piacere crudele. "Oh, che vergogna," disse, scivolando in ginocchio davanti a me con una grazia innaturale. Le sue dita afferrarono l'elastico dei miei boxer, strappandomi un gemito. "Vuoi che lo accarezzi?"
La mia testa ciondolò in un "si", incapace di mentire. Lei rise, e fu l'ultimo suono chiaro prima che il mondo si riducesse a una serie di sensazioni brutali: il suo respiro caldo sulla mia pelle mentre mi denudava, lo schiocco umido delle sue labbra contro l'interno coscia, il brivido elettrico quando la punta della sua lingua trovò il mio inguine ancora tremante. Non ero pronto quando afferrò la base del suo cazzo con una mano, usando l'altra per aprirmi le natiche con uno schiaffo secco. "Respira," ordinò, e io obbedii come un soldato, sentendo la pressione crudele della sua punta contro un posto mai toccato.
Emisi un gemito, le dita che affondavano nel cuoio del divano mentre lei spingeva lentamente, fermandosi solo quando sentì la resistenza del mio corpo spezzarsi. Ogni spinta delle dita era una rivelazione di vergogna e piacere, la sua mole su di me che mi schiacciava. Il mio cazzo, durissimo, sbatté contro il mio stomaco con una scia umida.
"Guarda come ti muovi già da puttana," grugnì Samantha, afferrandomi i fianchi con le unghie che promettevano lividi. Il suo corpo sudato luccicava nella luce ambra, i muscoli del ventre che si contraevano mentre mi penetrava con lunghe, deliberate inquadrature. Sentivo ogni centimetro di lei, ogni pulsazione, ogni vena che sembrava scrivere il mio destino sulla carne viva. Quando una mano mi afferrò i capelli costringendomi a inarcare la schiena, gemetti come un animale ferito, la voce rotta dall'umiliazione e da un piacere così acuto da farmi vedere stelle.
Mi mise pancia in giù con due cuscini sotto di me, mi spalmò del gel sul culetto e sul suo enorme membro. Immaginai di essere una sposa la prima notte di nozze. Mi piaceva sentirmi femmina in attesa di essere deflorata dal mio uomo che a breve mi avrebbe montata come una cavalla.
Si sistemo dietro di me. "Ecco, così," ansimò, iniziando a penetrarmi lentamente ma con decisione, poi, accelerando il ritmo, con un colpo secco che mi fece urlare. La punta del suo cazzo mi penetrò interamene, ma il dolore si trasformò subito in qualcosa di più profondo: una resa totale, la realizzazione che questo era ciò che avevo sempre voluto senza avere il coraggio di ammetterlo. Le mie dita si aggrapparono ai suoi polsi, incapaci di decidere se respingere o attirare, mentre nella mia testa rimbalzava un solo pensiero: *Finalmente, finalmente, questa sono io. Ora sono una femmina, una puttana*
Samantha lo percepì - quel momento in cui la resistenza diventava complicità. Con un ghigno feroce, lo tolse nuovamente fuori afferrandomi i fianchi con tale forza che sentii i lividi formarsi all'istante. "Adesso vediamo quanto sei brava a fare la troietta," ringhiò, sputandosi nella mano prima di strofinare la saliva lungo la sua asta già lucida.
Indirizzò nuovamente il cazzo verso mio buco e iniziò a spingere, Il primo colpo pieno mi soffocò il grido nel petto. Era come se il mio corpo si spezzasse in due, ma poi - oh Dio - poi veniva l'onda di calore che saliva dalla radice delle mie viscere, facendo tremare le mie gambe divaricate. Le unghie di Samantha mi scavavano nella carne mentre mi montava con movimenti da stallone, ogni spinta accompagnata da uno schiaffo sonoro sulle mie natiche che scottavano.
"Così, cucciolo, prendilo tutto," mi sibilò all'orecchio, la voce roca di piacere. Sentivo il suo sudore cadermi sulla schiena mentre il suo ritmo diventava più selvaggio, il cazzo che mi lacerava e ricuciva con una precisione crudele. Nonostante il dolore, il mio membro oscillava tra le cosce, durissimo, perdendo fili di sperma sul pavimento. "Puttanella nata," rise Samantha afferrandomi i capelli, "lo sapevo che ti sarebbe piaciuto."
Il mio corpo reagiva senza il mio controllo, le anche che sobbalzavano incontro alle sue spinte come se avessero trovato il loro scopo. Ogni gemito che mi strappava era più acuto del precedente, una vergogna che alimentava il fuoco nella pancia. Le mie dita cercavano disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi mentre lei mi martellava, trovando solo il tappeto bagnato sotto di me.
Era proprio quello che volevo, quello che avevo sognato nelle notti insonni passate a fissare il soffitto, muovendomi sotto le lenzuola con immagini impossibili da confessare. Ora quelle fantasie erano carne viva, dolore e sudore, e io ne ero schiavo. Il suo cazzo sembrava crescere ancora dentro di me, come se volesse marchiarmi per sempre.
"Dimmi che sei la mia puttanella," ringhiò Samantha stringendomi i fianchi con forza, mentre il suo ritmo diventava frenetico. Le parole mi uscirono di bocca prima ancora che potessi pensarci: "Sono la tua puttanella, solo tua," gemetti, la voce rotta dalle spinte che mi scuotevano. Sentii le sue unghie scavarmi nella carne, il dolore che si mescolava al piacere in un cocktail perfetto.
"E allora prendilo tutto, cagna," sibilò, afferrandomi i capelli e tirando indietro la testa. Il suo membro mi trapassò con un colpo finale che mi fece vedere bianco, mentre un torrente caldo mi riempiva inondandomi di vergogna e di un'estasi impossibile da descrivere. Tremai come un animale sotto di lei, le gambe che si contraevano senza controllo mentre mi sentivo riempire, marchiare, trasformare.
"Così, senti come ti faccio donna," mi sussurrò contro la nuca, la voce rotta dal piacere mentre ancora sgocciolava dentro di me. Le sue dita mi strizzarono i capezzoli con una crudeltà che mi strappò un gemito strozzato. Il mio corpo reagì da solo, le anche che si muovevano all'indietro per non perdere una goccia di quel liquido bollente che mi faceva sentire completata, posseduta, finalmente intera.
Samantha sorrise contro la mia schiena sudata, le labbra che seguivano la curva della mia spina dorsale mentre lentamente si ritirava. "Non è finita, puttanella," mi avvertì con un tono che fece rabbrividire la mia pelle già elettrica. Con un movimento fluido, mi tiro su nuovamente le ginocchia che mi spalancavano senza cerimonie. Il lampadario tremolante sopra di noi illuminava il suo viso trasfigurato dal dominio, i capelli scuri incollati alle tempie dal sudore. "Voglio vederti mentre ti inondo," ringhiò, afferrando le mie caviglie e sollevandomi come un bambolotto.
La penetrazione questa volta fu ancora più profonda, il suo cazzo che trovava angoli mai esplorati mentre mi inchiodava al divano. Ogni sua spinta mi sollevava dal cuoio, il corpo che ondeggiava come una bandiera nella tempesta. "Sì, così," ansimai, le mani che le artigliavano i fianchi mentre sentivo quel calore impossibile espandersi nel mio ventre. Samantha mi guardò con occhi da predatrice, le pupille dilatate che divoravano ogni mio spasimo di piacere. "Vuoi davvero sentirti donna?" mi provocò, aumentando il ritmo con colpi che facevano sbattere la mia testa contro il bracciolo.
Il dolore si era trasformato in una pulsazione rovente che mi avvolgeva come un secondo pelle. Sentii le sue palle scontrarsi contro il mio fondoschiena con uno schiaffo umido, il suono osceno che mi eccitava più delle sue parole. "Sì... fammi sentire donna," gemetti, la voce spezzata da un piacere che mi lacerava le viscere. Samantha ringhiò, afferrandomi le cosce con tanta forza da lasciare impronte rosa sulla mia pelle pallida. "Allora prendi tutto, puttana," sibilò, e con un ultimo scatto felino, mi trafisse fino all'utero che non avevo.
Il getto bollente che mi inondò fu un fulmine che mi incatenò al presente. Strinsi gli occhi, sentendo il liquido scorrere in profondità, riempire ogni spazio vuoto che non sapevo di avere. Le mie dita si aggrapparono alle sue braccia muscolose mentre mi veniva strappato un orgasmo violento, il mio sperma che schizzava in archi tremanti. "Guarda come vieni da vera troia," mi sbeffeggiò Samantha, massaggiandomi le pareti interne con movimenti circolari che mi fecero contorcere.
Il suo corpo si accasciò sul mio, i seni che premevano contro la mia schiena mentre le sue labbra trovavano la mia bocca in un bacio sporco, pieno di saliva e dominio. Sentii il sapore metallico del mio stesso sangue sulle sue labbra, forse da un morso che non ricordavo di aver ricevuto. Le sue anche continuavano a muoversi, spingendo ancora più a fondo quella sensazione di possesso totale. "Ti piace essere la mia cagnolina, eh?" ansimò contro la mia bocca, le dita che mi stringevano la gola appena sufficiente per farmi vedere stelle.
La pressione aumentò mentre lei mi tirava su in grembo, la mia schiena che si inarcava contro il suo busto come una corda di violino tesa all'estremo. Il suo cazzo mi trafisse da una nuova angolazione, più profonda, più crudele, facendomi urlare un suono che non sapevo di poter emettere. Le sue mani mi palparono i seni inesistenti, stringendo la carne con sadico divertimento. "Senti come ti riempio," sussurrò, le labbra che mi succhiavano il collo mentre il suo liquido caldo sgorgava dentro di me, mescolandosi al mio sudore. "Ti senti donna adesso, troietta?"
Le lacrime mi rigavano il viso, ma annuii freneticamente, incapace di mentire. Era esattamente quello che provavo: una femminilità violenta, conquistata a colpi di cazzo, che mi liquefaceva le ossa e mi svuotava la testa. Ogni spinta era una lezione, ogni gemito una preghiera. Il mio corpo si muoveva da solo, le anche che ondeggiavano incontro alle sue come se avessero trovato il loro ritmo naturale.
"Più forte," implorai, la voce rotta dal piacere, mentre le mie dita affondavano nei suoi fianchi sudati. Sentivo il mio buco allargarsi, adattarsi, diventare la perfetta guaina per quella bestia che mi possedeva. Ogni volta che pensavo di non poter sopportare altro, Samantha trovava un nuovo angolo, una nuova profondità, e io sbavavo sul divano come un animale in calore.
Le mie gambe tremavano nell'aria, divaricate come quelle di una puttana da strada, mentre lei mi martellava con colpi che facevano tremare la poltrona. Il suono della nostra carne che si scontrava riempiva la stanza, accompagnato dai miei gemiti sempre più acuti. "Sì, così, fatti sentire," mi sussurrò all'orecchio, le labbra bagnate che mi mordicchiavano il lobo. Sentii le sue unghie scivolare lungo la mia schiena, lasciando strisce di fuoco sulla mia pelle.
Non ero più un uomo. Non volevo esserlo. Quel cazzo che mi lacerava mi aveva trasformato in qualcos'altro: una creatura di piacere e dolore, che esisteva solo per essere riempita. Le mie lacrime scendevano libere ora, non più di vergogna ma di liberazione. "Sei così bella quando piangi," mi disse Samantha, afferrandomi i capelli e costringendomi a guardarmi nello specchio di fronte. Non riconobbi la figura che mi fissava: occhi cerchiati di rossore, bocca aperta in un gemito, il corpo che ondeggiava come una troia in estasi.
La mia voce era cambiata, più acuta, più femminile, ogni gemito modulato dal suo cazzo che mi scolpiva dall'interno. Sentivo il mio ventre gonfiarsi con ogni spinta, come se stessi per partorire la mia nuova identità. "Sì, sentiti donna," mi sibilò all'orecchio, le dita che mi strizzavano i capezzoli fino a farmi urlare. "Senti come ti faccio venire da puttana." Il mio orgasmo arrivò come un terremoto, violento e incontrollabile, mentre il mio sperma schizzava sul mio ventre in archi tremanti.
Nello specchio, vidi una figura che non riconoscevo: capelli arruffati, labbra rosse e gonfie, seni inesistenti che però sentivo pulsare sotto la pelle. Era la versione di me che avevo sempre soffocato, quella che ora veniva violentemente alla luce sotto le spinte di Samantha. Il dolore si era trasformato in qualcos'altro, una sensazione di pienezza che mi faceva desiderare altre ferite, altre umiliazioni. "Dimmi chi sei," ordinò lei con una voce che non ammetteva repliche.
"Io... io sono la tua troia," gemetti, le parole che uscivano dalla mia bocca come confessioni estorte. La mia voce era cambiata, più acuta, più spezzata, e nel profondo sapevo che non era solo una performance. Sentivo il suo cazzo pulsare dentro di me, ogni battito che sembrava martellare la mia nuova identità nelle pareti della mia carne. Le sue unghie mi scorticavano le spalle, lasciando segni che sapevo portare con orgoglio il giorno dopo.
Samantha rise, un suono basso e carnale che faceva vibrare la mia schiena contro il suo petto. "Lo sei davvero, cagnetta," sibilò, afferrandomi i fianchi con una nuova ferocia. Sentii il suo ritmo cambiare, diventare più irregolare, più animalesco. Il suo respiro si fece affannoso contro la mia nuca mentre le sue anche scattavano in avanti con colpi brevi e profondi. Ogni spinta mi faceva sentire il suo membro fino in gola, come se volesse trapassarmi completamente.
Il dolore si era trasformato in una specie di bruciore glorioso, una fiamma che consumava ogni residuo di resistenza. Le mie braccia caddero inerti lungo i fianchi, il corpo che accettava passivamente ogni centimetro di quella possessione brutale. La mia bocca si aprì in un gemito strozzato quando sentii le sue palle contrarsi contro il mio fondoschiena, il segnale inequivocabile che stava per riempirmi ancora. "Eccoti, troia," ringhiò, affondando l'ultimo colpo con uno schiocco umido che mi fece contorcere.
Una nuova ondata di seme bollente mi trafisse come una sciabola. Era diverso dal primo riempimento - più denso, più voluminoso, come se volesse sigillarmi per sempre come sua proprietà. I muscoli addominali di Samantha si contrassero violentemente contro la mia schiena mentre mi inondava, ogni spruzzo accompagnato da un grugnito animalesco. Sentii il liquido traboccare, colandomi lungo le cosce in rivoli appiccicosi che mi facevano sentire marchiata, sporca, perfetta.
Lentamente, troppo lentamente, sentii il suo cazzo scivolare fuori da me con un suono umido che mi fece rabbrividire. La sensazione di vuoto fu quasi dolorosa, come se una parte di me fosse stata strappata via. Mi girai a fatica sul divano, il mio corpo esausto che tremava ancora per le convulsioni dell'orgasmo. Samantha era in piedi davanti a me, il suo membro ancora semirigido, lucido del nostro misto di fluidi. "Puliscilo, cagnetta," ordinò, afferrandomi i capelli e guidando la mia faccia verso la sua asta ancora pulsante.
Con amore presi in bocca quel grosso cazzo che mi aveva regalato quel piacere infinito
Il primo sapore fu salmastro, con un retrogusto metallico del sangue che probabilmente veniva dalle mie stesse labbra smosse. Le vene pulsavano sotto la mia lingua mentre la percorrevo dalla base alla punta con movimenti lenti e cerimoniosi. Samantha emise un sibilo di piacere quando la mia bocca affondò sulle palle, le labbra che si serravano sulla pelle rugosa per pulire ogni traccia di umidità. "Che brava cagnolina," mi ringhiò, afferrandomi la nuca mentre tornavo alla punta, le labbra che si incurvavano intorno al glande ancora sensibile.
Sentii le sue dita stringersi nei miei capelli mentre la mia bocca lavorava con devozione, ogni leccata un atto di sottomissione. Il sapore era acre, intenso, eppure mi eccitava più di qualsiasi altro cibo. Le mie guance si infossarono quando succhiai con forza, volendo dimostrare quanto fossi brava a servire. Samantha rise, un suono greve e soddisfatto, mentre il suo cazzo si riempiva di nuovo tra le mie labbra. "Sei nata per questo, eh?" mi sussurrò, spingendomi più a fondo fino a farmi ingoiare la sua intera lunghezza.
Il mio riflesso faringeo scattò, ma invece di tirarmi indietro, afferrai le sue cosce e continuai, lasciando che la mia gola si adattasse alla sua grandezza. Le lacrime mi rigavano il viso mentre annaspavo, ma non mi fermai. Volevo sentire ogni millimetro di lei dentro di me, anche se mi soffocava. Le sue unghie mi graffiarono il cuoio capelluto quando raggiunsi un ritmo regolare, la mia saliva che colava abbondante lungo la base del suo membro.
"Che bocchina preziosa," ansimò Samantha, le anche che iniziavano a muoversi incontro alle mie labbra con spinte sempre più profonde. Sentii la punta del suo cazzo premere contro la parte posteriore della mia gola, e per un attimo fui certo che mi avrebbe spezzato la trachea. Poi, con un colpo improvviso, mi penetrò completamente, le sue palle che schiaffeggiavano il mio mento mentre mi teneva ferma a forza di capelli.
La mancanza d'aria mi fece vedere stelle, le dita che si aggrappavano alle sue cosce sudaticce mentre il mio riflesso di vomito si mescolava al piacere proibito. Quando finalmente mi tirò indietro per farmi respirare, il mio gemito era più simile a un rantolo. "Così brava a soffocare," sussurrò, usando il pollice per raccogliere la mia saliva e spalmarla sul suo glande lucido. "Meriti un premio."
Mi afferrò i capelli con una mano mentre con l'altra guidava la punta del suo cazzo bagnato verso le mie labbra tremanti. Capii al volo cosa volesse. Aprii la bocca come un'ostrica, la lingua che si protendeva in offerta. Il primo getto di sperma caldo mi colpì la lingua con la forza di uno schiaffo, il sapore amaro e denso che mi riempì la bocca prima che potessi inghiottire. "Mmmh," grugnì Samantha mentre continuava a svuotarsi, i fiotti che mi riempivano la gola, colando dagli angoli della mia bocca stretta.
Ingoiai con fatica, sentendo ogni pulsazione del suo membro contro il palato, ogni spruzzo che sembrava volermi marchiare anche internamente. Quando l'ultima goccia fu succhiata via, lasciai scivolare le labbra lungo la sua asta ancora tremante, pulendola con meticolosa devozione. Lei mi lasciò andare con un sospiro soddisfatto, i suoi muscoli che finalmente si rilassavano dopo ore di dominio. Vederla crollare sul letto disfatta fu una vittoria assurda - la predatrice finalmente sazia, la dea temporaneamente soddisfatta.
Mi alzai a malapena, le gambe che tremavano come gelatina, ogni muscolo addominale che pulsava dolorosamente. Il mio riflesso nello specchio era ancora quello di una sconosciuta: capelli disordinati, occhi cerchiati dal rossore, labbra gonfie e nude . Mi passai una mano sul ventre, ancora convinto di sentire il peso del suo seme dentro di me. Sorridendo fra me e me, raccolsi il pantalone che giaceva sul pavimento e le mutandine mi vestii e andai via anche io soddisfatto, finalmente mi sentivo donna non solo nella mente ma anche nel corpo.
La strada era deserta a quell'ora, il freddo della notte milanese che accarezzava la mia pelle ancora sensibile. Ogni passo mi ricordava quanto fossi cambiata - non più un uomo che fingeva, ma una donna che finalmente respirava. Il tessuto degli slip mi sfregava contro le cosce, il dolore dolce di un'inaugurazione. Mi fermai sotto un lampione, le dita che sfioravano il punto dove la sua saliva si era seccata sul mio collo, come un sigillo. Una nuova esistenza mi aspettava.
Decisi di offrirle io la cena e lei per ringraziarmi mi invitò a casa sua, visto che durante la cena le avevo fatto intendere che mi sarebbe piaciuto una esperienza nuova per esaltare la parte femminile che era in me. Mi spiegò dove abitava e mi disse che lei sarebbe andata avanti per prepararsi. Dopo aver pagato la raggiunsi all'indirizzo che mi aveva dato.
Quando aprì la porta mi sentii le gambe tremare: Samantha era ancora più impressionante cosi truccata da donna fatale, con quei tacchi a spillo che la facevano sembrare una divinità venuta da un altro mondo. Indossava solo un body di pizzo nero che lasciava intravedere il suo membro enorme, semi-eretto sotto la stoffa trasparente. "Allora, cucciolo," mi disse con una voce roca, "pare che tu voglia giocare sul serio."
Mi fece entrare e io seguii come ipnotizzato, mentre il profumo dolciastro del suo profumo si mescolava all'odore del cuoio del divano. Le mie mani erano sudate e il cuore batteva così forte che temevo potesse sentirlo. "È... è la prima volta per me," borbottai, fissando il pavimento. Samantha rise, un suono caldo e carnale, mentre mi sollevava il mento con un dito. "Lo immaginavo," sussurrò, "ma non preoccuparti. Ti guiderò io."
La stanza era illuminata da luci soffuse, che creavano ombre sinuose sulle pareti. Mentre mi spingeva delicatamente sul divano, sentii le sue unghie lunghe scivolare sotto la mia maglietta, strappandomi un brivido. "Vediamo cosa nascondi qui," mormorò, aprendo i bottoni con una lentezza calcolata. Il mio respiro si fece affannoso quando la sua mano, fresca e sicura, mi sfiorò l'addome.
Avevo sognato quell'istante per anni, fin da quando, adolescente, avevo trovato per caso un video porno con un trans. La curiosità si era trasformata in ossessione, poi in vergogna, e infine in un desiderio soffocante che non riuscivo più a ignorare. Samantha sembrava capirlo, perché mentre mi liberava dai vestiti, i suoi occhi scuri scrutavano ogni mio tic, ogni mio spasimo, come se stesse leggendo un libro aperto. "Ti piace essere vulnerabile, vero?" sussurrò, mentre il suo corpo si incastrava contro il mio.
Sentii il suo cazzo crescere ancora, premendo contro la mia coscia come un'ombra minacciosa eppure così invitante. Era caldo, pulsante, e quando lo sfiorai con le dita tremanti, mi resi conto che era più grande di quanto lo avessi immaginato. Era una bestia viva, che sembrava avere una volontà propria. Samantha rise di nuovo, questa volta più basso, quasi animalesca. "Vuoi toccarlo meglio, cucciolo?" chiese, guidando la mia mano lungo tutta la sua lunghezza. La pelle era vellutata, ma sotto sentivo vene rigide che promettevano una potenza devastante.
Mi sentii bagnato prima ancora di rendermene conto. Lo shock dell'eccitazione mi aveva fatto perdere il controllo, e quando Samantha notò la macchia scura sui miei pantaloni, i suoi occhi si illuminarono di un piacere crudele. "Oh, che vergogna," disse, scivolando in ginocchio davanti a me con una grazia innaturale. Le sue dita afferrarono l'elastico dei miei boxer, strappandomi un gemito. "Vuoi che lo accarezzi?"
La mia testa ciondolò in un "si", incapace di mentire. Lei rise, e fu l'ultimo suono chiaro prima che il mondo si riducesse a una serie di sensazioni brutali: il suo respiro caldo sulla mia pelle mentre mi denudava, lo schiocco umido delle sue labbra contro l'interno coscia, il brivido elettrico quando la punta della sua lingua trovò il mio inguine ancora tremante. Non ero pronto quando afferrò la base del suo cazzo con una mano, usando l'altra per aprirmi le natiche con uno schiaffo secco. "Respira," ordinò, e io obbedii come un soldato, sentendo la pressione crudele della sua punta contro un posto mai toccato.
Emisi un gemito, le dita che affondavano nel cuoio del divano mentre lei spingeva lentamente, fermandosi solo quando sentì la resistenza del mio corpo spezzarsi. Ogni spinta delle dita era una rivelazione di vergogna e piacere, la sua mole su di me che mi schiacciava. Il mio cazzo, durissimo, sbatté contro il mio stomaco con una scia umida.
"Guarda come ti muovi già da puttana," grugnì Samantha, afferrandomi i fianchi con le unghie che promettevano lividi. Il suo corpo sudato luccicava nella luce ambra, i muscoli del ventre che si contraevano mentre mi penetrava con lunghe, deliberate inquadrature. Sentivo ogni centimetro di lei, ogni pulsazione, ogni vena che sembrava scrivere il mio destino sulla carne viva. Quando una mano mi afferrò i capelli costringendomi a inarcare la schiena, gemetti come un animale ferito, la voce rotta dall'umiliazione e da un piacere così acuto da farmi vedere stelle.
Mi mise pancia in giù con due cuscini sotto di me, mi spalmò del gel sul culetto e sul suo enorme membro. Immaginai di essere una sposa la prima notte di nozze. Mi piaceva sentirmi femmina in attesa di essere deflorata dal mio uomo che a breve mi avrebbe montata come una cavalla.
Si sistemo dietro di me. "Ecco, così," ansimò, iniziando a penetrarmi lentamente ma con decisione, poi, accelerando il ritmo, con un colpo secco che mi fece urlare. La punta del suo cazzo mi penetrò interamene, ma il dolore si trasformò subito in qualcosa di più profondo: una resa totale, la realizzazione che questo era ciò che avevo sempre voluto senza avere il coraggio di ammetterlo. Le mie dita si aggrapparono ai suoi polsi, incapaci di decidere se respingere o attirare, mentre nella mia testa rimbalzava un solo pensiero: *Finalmente, finalmente, questa sono io. Ora sono una femmina, una puttana*
Samantha lo percepì - quel momento in cui la resistenza diventava complicità. Con un ghigno feroce, lo tolse nuovamente fuori afferrandomi i fianchi con tale forza che sentii i lividi formarsi all'istante. "Adesso vediamo quanto sei brava a fare la troietta," ringhiò, sputandosi nella mano prima di strofinare la saliva lungo la sua asta già lucida.
Indirizzò nuovamente il cazzo verso mio buco e iniziò a spingere, Il primo colpo pieno mi soffocò il grido nel petto. Era come se il mio corpo si spezzasse in due, ma poi - oh Dio - poi veniva l'onda di calore che saliva dalla radice delle mie viscere, facendo tremare le mie gambe divaricate. Le unghie di Samantha mi scavavano nella carne mentre mi montava con movimenti da stallone, ogni spinta accompagnata da uno schiaffo sonoro sulle mie natiche che scottavano.
"Così, cucciolo, prendilo tutto," mi sibilò all'orecchio, la voce roca di piacere. Sentivo il suo sudore cadermi sulla schiena mentre il suo ritmo diventava più selvaggio, il cazzo che mi lacerava e ricuciva con una precisione crudele. Nonostante il dolore, il mio membro oscillava tra le cosce, durissimo, perdendo fili di sperma sul pavimento. "Puttanella nata," rise Samantha afferrandomi i capelli, "lo sapevo che ti sarebbe piaciuto."
Il mio corpo reagiva senza il mio controllo, le anche che sobbalzavano incontro alle sue spinte come se avessero trovato il loro scopo. Ogni gemito che mi strappava era più acuto del precedente, una vergogna che alimentava il fuoco nella pancia. Le mie dita cercavano disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi mentre lei mi martellava, trovando solo il tappeto bagnato sotto di me.
Era proprio quello che volevo, quello che avevo sognato nelle notti insonni passate a fissare il soffitto, muovendomi sotto le lenzuola con immagini impossibili da confessare. Ora quelle fantasie erano carne viva, dolore e sudore, e io ne ero schiavo. Il suo cazzo sembrava crescere ancora dentro di me, come se volesse marchiarmi per sempre.
"Dimmi che sei la mia puttanella," ringhiò Samantha stringendomi i fianchi con forza, mentre il suo ritmo diventava frenetico. Le parole mi uscirono di bocca prima ancora che potessi pensarci: "Sono la tua puttanella, solo tua," gemetti, la voce rotta dalle spinte che mi scuotevano. Sentii le sue unghie scavarmi nella carne, il dolore che si mescolava al piacere in un cocktail perfetto.
"E allora prendilo tutto, cagna," sibilò, afferrandomi i capelli e tirando indietro la testa. Il suo membro mi trapassò con un colpo finale che mi fece vedere bianco, mentre un torrente caldo mi riempiva inondandomi di vergogna e di un'estasi impossibile da descrivere. Tremai come un animale sotto di lei, le gambe che si contraevano senza controllo mentre mi sentivo riempire, marchiare, trasformare.
"Così, senti come ti faccio donna," mi sussurrò contro la nuca, la voce rotta dal piacere mentre ancora sgocciolava dentro di me. Le sue dita mi strizzarono i capezzoli con una crudeltà che mi strappò un gemito strozzato. Il mio corpo reagì da solo, le anche che si muovevano all'indietro per non perdere una goccia di quel liquido bollente che mi faceva sentire completata, posseduta, finalmente intera.
Samantha sorrise contro la mia schiena sudata, le labbra che seguivano la curva della mia spina dorsale mentre lentamente si ritirava. "Non è finita, puttanella," mi avvertì con un tono che fece rabbrividire la mia pelle già elettrica. Con un movimento fluido, mi tiro su nuovamente le ginocchia che mi spalancavano senza cerimonie. Il lampadario tremolante sopra di noi illuminava il suo viso trasfigurato dal dominio, i capelli scuri incollati alle tempie dal sudore. "Voglio vederti mentre ti inondo," ringhiò, afferrando le mie caviglie e sollevandomi come un bambolotto.
La penetrazione questa volta fu ancora più profonda, il suo cazzo che trovava angoli mai esplorati mentre mi inchiodava al divano. Ogni sua spinta mi sollevava dal cuoio, il corpo che ondeggiava come una bandiera nella tempesta. "Sì, così," ansimai, le mani che le artigliavano i fianchi mentre sentivo quel calore impossibile espandersi nel mio ventre. Samantha mi guardò con occhi da predatrice, le pupille dilatate che divoravano ogni mio spasimo di piacere. "Vuoi davvero sentirti donna?" mi provocò, aumentando il ritmo con colpi che facevano sbattere la mia testa contro il bracciolo.
Il dolore si era trasformato in una pulsazione rovente che mi avvolgeva come un secondo pelle. Sentii le sue palle scontrarsi contro il mio fondoschiena con uno schiaffo umido, il suono osceno che mi eccitava più delle sue parole. "Sì... fammi sentire donna," gemetti, la voce spezzata da un piacere che mi lacerava le viscere. Samantha ringhiò, afferrandomi le cosce con tanta forza da lasciare impronte rosa sulla mia pelle pallida. "Allora prendi tutto, puttana," sibilò, e con un ultimo scatto felino, mi trafisse fino all'utero che non avevo.
Il getto bollente che mi inondò fu un fulmine che mi incatenò al presente. Strinsi gli occhi, sentendo il liquido scorrere in profondità, riempire ogni spazio vuoto che non sapevo di avere. Le mie dita si aggrapparono alle sue braccia muscolose mentre mi veniva strappato un orgasmo violento, il mio sperma che schizzava in archi tremanti. "Guarda come vieni da vera troia," mi sbeffeggiò Samantha, massaggiandomi le pareti interne con movimenti circolari che mi fecero contorcere.
Il suo corpo si accasciò sul mio, i seni che premevano contro la mia schiena mentre le sue labbra trovavano la mia bocca in un bacio sporco, pieno di saliva e dominio. Sentii il sapore metallico del mio stesso sangue sulle sue labbra, forse da un morso che non ricordavo di aver ricevuto. Le sue anche continuavano a muoversi, spingendo ancora più a fondo quella sensazione di possesso totale. "Ti piace essere la mia cagnolina, eh?" ansimò contro la mia bocca, le dita che mi stringevano la gola appena sufficiente per farmi vedere stelle.
La pressione aumentò mentre lei mi tirava su in grembo, la mia schiena che si inarcava contro il suo busto come una corda di violino tesa all'estremo. Il suo cazzo mi trafisse da una nuova angolazione, più profonda, più crudele, facendomi urlare un suono che non sapevo di poter emettere. Le sue mani mi palparono i seni inesistenti, stringendo la carne con sadico divertimento. "Senti come ti riempio," sussurrò, le labbra che mi succhiavano il collo mentre il suo liquido caldo sgorgava dentro di me, mescolandosi al mio sudore. "Ti senti donna adesso, troietta?"
Le lacrime mi rigavano il viso, ma annuii freneticamente, incapace di mentire. Era esattamente quello che provavo: una femminilità violenta, conquistata a colpi di cazzo, che mi liquefaceva le ossa e mi svuotava la testa. Ogni spinta era una lezione, ogni gemito una preghiera. Il mio corpo si muoveva da solo, le anche che ondeggiavano incontro alle sue come se avessero trovato il loro ritmo naturale.
"Più forte," implorai, la voce rotta dal piacere, mentre le mie dita affondavano nei suoi fianchi sudati. Sentivo il mio buco allargarsi, adattarsi, diventare la perfetta guaina per quella bestia che mi possedeva. Ogni volta che pensavo di non poter sopportare altro, Samantha trovava un nuovo angolo, una nuova profondità, e io sbavavo sul divano come un animale in calore.
Le mie gambe tremavano nell'aria, divaricate come quelle di una puttana da strada, mentre lei mi martellava con colpi che facevano tremare la poltrona. Il suono della nostra carne che si scontrava riempiva la stanza, accompagnato dai miei gemiti sempre più acuti. "Sì, così, fatti sentire," mi sussurrò all'orecchio, le labbra bagnate che mi mordicchiavano il lobo. Sentii le sue unghie scivolare lungo la mia schiena, lasciando strisce di fuoco sulla mia pelle.
Non ero più un uomo. Non volevo esserlo. Quel cazzo che mi lacerava mi aveva trasformato in qualcos'altro: una creatura di piacere e dolore, che esisteva solo per essere riempita. Le mie lacrime scendevano libere ora, non più di vergogna ma di liberazione. "Sei così bella quando piangi," mi disse Samantha, afferrandomi i capelli e costringendomi a guardarmi nello specchio di fronte. Non riconobbi la figura che mi fissava: occhi cerchiati di rossore, bocca aperta in un gemito, il corpo che ondeggiava come una troia in estasi.
La mia voce era cambiata, più acuta, più femminile, ogni gemito modulato dal suo cazzo che mi scolpiva dall'interno. Sentivo il mio ventre gonfiarsi con ogni spinta, come se stessi per partorire la mia nuova identità. "Sì, sentiti donna," mi sibilò all'orecchio, le dita che mi strizzavano i capezzoli fino a farmi urlare. "Senti come ti faccio venire da puttana." Il mio orgasmo arrivò come un terremoto, violento e incontrollabile, mentre il mio sperma schizzava sul mio ventre in archi tremanti.
Nello specchio, vidi una figura che non riconoscevo: capelli arruffati, labbra rosse e gonfie, seni inesistenti che però sentivo pulsare sotto la pelle. Era la versione di me che avevo sempre soffocato, quella che ora veniva violentemente alla luce sotto le spinte di Samantha. Il dolore si era trasformato in qualcos'altro, una sensazione di pienezza che mi faceva desiderare altre ferite, altre umiliazioni. "Dimmi chi sei," ordinò lei con una voce che non ammetteva repliche.
"Io... io sono la tua troia," gemetti, le parole che uscivano dalla mia bocca come confessioni estorte. La mia voce era cambiata, più acuta, più spezzata, e nel profondo sapevo che non era solo una performance. Sentivo il suo cazzo pulsare dentro di me, ogni battito che sembrava martellare la mia nuova identità nelle pareti della mia carne. Le sue unghie mi scorticavano le spalle, lasciando segni che sapevo portare con orgoglio il giorno dopo.
Samantha rise, un suono basso e carnale che faceva vibrare la mia schiena contro il suo petto. "Lo sei davvero, cagnetta," sibilò, afferrandomi i fianchi con una nuova ferocia. Sentii il suo ritmo cambiare, diventare più irregolare, più animalesco. Il suo respiro si fece affannoso contro la mia nuca mentre le sue anche scattavano in avanti con colpi brevi e profondi. Ogni spinta mi faceva sentire il suo membro fino in gola, come se volesse trapassarmi completamente.
Il dolore si era trasformato in una specie di bruciore glorioso, una fiamma che consumava ogni residuo di resistenza. Le mie braccia caddero inerti lungo i fianchi, il corpo che accettava passivamente ogni centimetro di quella possessione brutale. La mia bocca si aprì in un gemito strozzato quando sentii le sue palle contrarsi contro il mio fondoschiena, il segnale inequivocabile che stava per riempirmi ancora. "Eccoti, troia," ringhiò, affondando l'ultimo colpo con uno schiocco umido che mi fece contorcere.
Una nuova ondata di seme bollente mi trafisse come una sciabola. Era diverso dal primo riempimento - più denso, più voluminoso, come se volesse sigillarmi per sempre come sua proprietà. I muscoli addominali di Samantha si contrassero violentemente contro la mia schiena mentre mi inondava, ogni spruzzo accompagnato da un grugnito animalesco. Sentii il liquido traboccare, colandomi lungo le cosce in rivoli appiccicosi che mi facevano sentire marchiata, sporca, perfetta.
Lentamente, troppo lentamente, sentii il suo cazzo scivolare fuori da me con un suono umido che mi fece rabbrividire. La sensazione di vuoto fu quasi dolorosa, come se una parte di me fosse stata strappata via. Mi girai a fatica sul divano, il mio corpo esausto che tremava ancora per le convulsioni dell'orgasmo. Samantha era in piedi davanti a me, il suo membro ancora semirigido, lucido del nostro misto di fluidi. "Puliscilo, cagnetta," ordinò, afferrandomi i capelli e guidando la mia faccia verso la sua asta ancora pulsante.
Con amore presi in bocca quel grosso cazzo che mi aveva regalato quel piacere infinito
Il primo sapore fu salmastro, con un retrogusto metallico del sangue che probabilmente veniva dalle mie stesse labbra smosse. Le vene pulsavano sotto la mia lingua mentre la percorrevo dalla base alla punta con movimenti lenti e cerimoniosi. Samantha emise un sibilo di piacere quando la mia bocca affondò sulle palle, le labbra che si serravano sulla pelle rugosa per pulire ogni traccia di umidità. "Che brava cagnolina," mi ringhiò, afferrandomi la nuca mentre tornavo alla punta, le labbra che si incurvavano intorno al glande ancora sensibile.
Sentii le sue dita stringersi nei miei capelli mentre la mia bocca lavorava con devozione, ogni leccata un atto di sottomissione. Il sapore era acre, intenso, eppure mi eccitava più di qualsiasi altro cibo. Le mie guance si infossarono quando succhiai con forza, volendo dimostrare quanto fossi brava a servire. Samantha rise, un suono greve e soddisfatto, mentre il suo cazzo si riempiva di nuovo tra le mie labbra. "Sei nata per questo, eh?" mi sussurrò, spingendomi più a fondo fino a farmi ingoiare la sua intera lunghezza.
Il mio riflesso faringeo scattò, ma invece di tirarmi indietro, afferrai le sue cosce e continuai, lasciando che la mia gola si adattasse alla sua grandezza. Le lacrime mi rigavano il viso mentre annaspavo, ma non mi fermai. Volevo sentire ogni millimetro di lei dentro di me, anche se mi soffocava. Le sue unghie mi graffiarono il cuoio capelluto quando raggiunsi un ritmo regolare, la mia saliva che colava abbondante lungo la base del suo membro.
"Che bocchina preziosa," ansimò Samantha, le anche che iniziavano a muoversi incontro alle mie labbra con spinte sempre più profonde. Sentii la punta del suo cazzo premere contro la parte posteriore della mia gola, e per un attimo fui certo che mi avrebbe spezzato la trachea. Poi, con un colpo improvviso, mi penetrò completamente, le sue palle che schiaffeggiavano il mio mento mentre mi teneva ferma a forza di capelli.
La mancanza d'aria mi fece vedere stelle, le dita che si aggrappavano alle sue cosce sudaticce mentre il mio riflesso di vomito si mescolava al piacere proibito. Quando finalmente mi tirò indietro per farmi respirare, il mio gemito era più simile a un rantolo. "Così brava a soffocare," sussurrò, usando il pollice per raccogliere la mia saliva e spalmarla sul suo glande lucido. "Meriti un premio."
Mi afferrò i capelli con una mano mentre con l'altra guidava la punta del suo cazzo bagnato verso le mie labbra tremanti. Capii al volo cosa volesse. Aprii la bocca come un'ostrica, la lingua che si protendeva in offerta. Il primo getto di sperma caldo mi colpì la lingua con la forza di uno schiaffo, il sapore amaro e denso che mi riempì la bocca prima che potessi inghiottire. "Mmmh," grugnì Samantha mentre continuava a svuotarsi, i fiotti che mi riempivano la gola, colando dagli angoli della mia bocca stretta.
Ingoiai con fatica, sentendo ogni pulsazione del suo membro contro il palato, ogni spruzzo che sembrava volermi marchiare anche internamente. Quando l'ultima goccia fu succhiata via, lasciai scivolare le labbra lungo la sua asta ancora tremante, pulendola con meticolosa devozione. Lei mi lasciò andare con un sospiro soddisfatto, i suoi muscoli che finalmente si rilassavano dopo ore di dominio. Vederla crollare sul letto disfatta fu una vittoria assurda - la predatrice finalmente sazia, la dea temporaneamente soddisfatta.
Mi alzai a malapena, le gambe che tremavano come gelatina, ogni muscolo addominale che pulsava dolorosamente. Il mio riflesso nello specchio era ancora quello di una sconosciuta: capelli disordinati, occhi cerchiati dal rossore, labbra gonfie e nude . Mi passai una mano sul ventre, ancora convinto di sentire il peso del suo seme dentro di me. Sorridendo fra me e me, raccolsi il pantalone che giaceva sul pavimento e le mutandine mi vestii e andai via anche io soddisfatto, finalmente mi sentivo donna non solo nella mente ma anche nel corpo.
La strada era deserta a quell'ora, il freddo della notte milanese che accarezzava la mia pelle ancora sensibile. Ogni passo mi ricordava quanto fossi cambiata - non più un uomo che fingeva, ma una donna che finalmente respirava. Il tessuto degli slip mi sfregava contro le cosce, il dolore dolce di un'inaugurazione. Mi fermai sotto un lampione, le dita che sfioravano il punto dove la sua saliva si era seccata sul mio collo, come un sigillo. Una nuova esistenza mi aspettava.
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