Un pranzo a lieto fine

di
genere
etero

Sono Marco ed e' il primo racconto che scrivo
Tornavo in auto da una verifica fatta ad un cantiere al fine di valutare i rischi di una attività lavorativa insieme ad una mia collega (dottoressa in medicina del lavoro) e visto l’orario decidiamo di pranzare insieme in un ristorantino romantico su un trabocco della zona di Vasto.
Il pranzo buono come l’abbondante vino bianco hanno incrementato la confidenza e dopo il pranzo, anche perchè “entrambi brilli” decidiamo di trattenerci in una spiaggetta vicina poco frequentata. Naturalmente non avevamo costumi, ma visto il caldo decidiamo di prendere il sole in intimo.
Il suo intimo di colore bianco e semitrasparente consisteva in un reggiseno a balconcino e una brasiliana molto sgambata. Ci sdraiammo sul bagnasciuga e mettendosi di spalle al sole, notai subito le sue natiche perfette e semiaperte che lasciavano intravedere la sua fichetta completamente depilata.
Naturalmente il mio uccello, di buone dimensioni, fece capolino dal mio slip, costringendomi a posizionarmi anche io di spalle. Lei accortasi della mia manovra cominciò a scherzarci su, naturalmente io negai ed allora togliendosi il reggiseno, mi chiese se avevo il coraggio di voltarmi. Le sue tette non erano grandi (una seconda abbondante) ma i suoi capezzoli erano spettacolari essendo estremamente sviluppati e sporgenti, cosa che avevo già intuito prima, ma che adesso erano diventati turgidi forse immaginando ciò che avrebbe vissuto a breve. Voltandomi notai che lei rimase sorpresa dall’effetto che aveva avuto su di me, ma continuando a scherzare, mi disse che avevo mentito e quindi avrei dovuto pagare penitenza. Mi chiese quindi di togliermi lo slip, visto che oramai copriva ben poco ed era inutile. Mi alzai per accontentarla, ma lei mi chiese se poteva farlo lei. L’eccitazione di entrambi trasalì e senza aspettare il mio consenso, mettendosi in ginocchio, mi abbassò lo slip facendo saltar fuori il mio uccello in piena erezione a pochi centimetri dal suo volto. Scherzando mi fece i complimenti dicendomi che toccava a lei pagar pegno e tenendomi per i fianchi prese tutta la mia cappella in bocca succhiandola con avidità. Ogni riservatezza scomparve e prendendola per i suoi capelli biondi affondai il mio uccello nella sua bocca fino quasi a soffocarla. Lei non fece una piega, evidentemente abituata a fare pompini profondi, continuò a succhiarlo sempre più a fondo cominciando contemporaneamente a massaggiarmi le palle. La mia sensazione fu travolgende, non essendo abituato a sentire la mia cappella penetrare profondamente la sua gola e temendo di soffocarla la avvisai che ero prossimo a scoppiarle dentro. A questo punto lei si sollevò e lo mettendoselo fra le tette e stringendosele iniziò a fare su e giù strisciando i suoi capezzoli sul mio bacino. L’eccitazione era al massimo e quando lo riprese in bocca baciandolo enormi fiotti di sborra calda le inondarono il viso impiastricciando anche i capelli biondi e rendendola irriconoscibile. Non fece una piega e succhiando le ultime gocce dal mio uccello ancora duro, si alzò e lasciandosi calare anche la brasiliana, che notai bagnata dall’eccitazione, andò ancheggiando verso il mare per tuffarsi fra le onde. Se la storia vi è piaciuta continuerò il racconto che naturalmente non finisce quì.
scritto il
2025-11-21
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