Meglio tardi

di
genere
incesti

Lo spioncino del portone si era illuminato pochi istanti prima che la chiave girasse nella toppa. La figura di mio figlio sii stagliò sulla soglia: il corpo alto, forte, muscoloso strideva con una faccia devastata dal sonno e dai postumi di una sbornia. Indossava solo un paio di mutande che faticavano a contenere un'evidente erezione.
"Mamma, che ci fai qui a quest'ora?"
Guardai l'orologio incredula: pensai per un attimo di essermi sbagliata, ma le lancette indicavano chiaramente le 10,30 del mattino.
"Vengo sempre a quest'ora, il mercoledì, a prendere il caffé!"
Sembrò ridestarsi solo ora dal torpore.
"Già! Hai ragione: solo che ieri sera abbiamo fatto bisbocia e siamo andati a letto tardi."
"Se vuoi, vado via!"
"Ma no! Ormai sono sveglio, entra!"
Mirko era andato via da casa da un paio d'anni: aveva bisogno della sua indipendenza, conquistata attraverso l'autonomia economica. Non avrebbe mai pensato che suo padre potesse morire nel giro di pochi mesi, fulminato da un infarto. Si era anche offerto di tornare, ma ero stata io a rifiutare: era giusto così. Solo avevo conservato l'abitudine di passare a trovarlo tutti i mercoledì mattina, giorno in cui non lavorava, a prendere un caffè insieme e a dare una sistemata alla casa. In verità, Mirko era un tipo ordinato e pulito: non avevo molto da fare.
"Chi era alla porta, Mirko?"
La figura di Luca, il coinquilino di mio figlio, mi si parò davanti: era alto e muscoloso come lui. Quello che non aveva erano le mutande: un cazzo in completa erezione e di notevoli dimensioni si offriva alla mia vista ed il mio sguardo restò calamitato da tanta opulenza.
"Oh, ciao Olga! Non avevo capito fossi tu!"
ricambiai il saluto, arrossendo come un peperone.
"Ok! Ora che hai salutato, vatti a vestire!"
"Mado'! Hai ragione! Sono nudo come un verme. Perdonami, Olga: pensavo che non ci fosse già più nessuno. Sono mortificato."
E intanto non si muoveva. E non si muoveva nemmeno il mio sguardo, che, al massimo, passava dal cazzo libero di Luca alla cappella del cazzo di Mirko che faceva capolino oltre l'elestico delle mutande.
"Vieni, mamma! Prepariamo il caffè!"
Lo seguì come un automa, voltandomi spesso a guradare Luca, che veniva dietro a noi e che non sembrava avere nessuna voglia di andarsi a vestire. Sedetti al tavolo, mentre mio figlio preparava la moka, ed avevo sempre vicino lui, con un cazzo in tiro che non si ammosciava e che era una splendida vista. Mirko accese il gas, posizionò la moka, poi si voltò verso di noi.
"Ancora in quelle condizioni sei? Vatti a vestire?" lo disse quasi ridendo.
"Non è che tu abbia molto di più addosso. Comunque, vado!" si allontanò verso la camera e quasi provai dispiacere. Ma tornò pochi attimi dopo, senza aver indossato nulla, ma portando un piccolo scatolo.
"Guarda un po' cosa abbiamo comprato, Olga!"
Sbirciai nella confezione: c'era un'insignificante waterball, di quelle che ogni dove vendono come souvenir. Ma ora avevo il cazzo di Luca a pochi centimetri da me e una tentazione enorme di toccarlo. Mirko sembrava aver desistito da ll'invitare l'amico a vestirsi.
"Prendilo!" disse Luca.
Trasalì!
"Cosa?"
"Ma quest'affare! Se lo maneggi bene, si riempie di una cosa bianca!"
Allungai la mano verso la scatola, ma inciampaivolutamente nel suo cazzo. Com'era duro e invitante. Lasciai che il dorso della mia mano si strofinasse per bene lungo quell'asta nel percorso per raggiungere la powerball. Poi mi fermai di colpo.
"Ragazzi, non sono fatti miei, ma non sarete mica gay?"
"Gay? Perché dormiamo nudi col caldo che fa? Assolutamente, Olga! Vuoi una dimostrazione?"
Avrei voluto dire sì, ma Mirko c i interruppe.
"Il caffè è pronto!"
Sedettero anche loro, senza rivestirsi e prendemmo il caffè chiaccierando del più e del meno, ma con una voglia che saliva sempre più. Almeno per quanto mi riguardava.
"Ragazzi, io sono in imbarazzo con voi nudi qui!"
"A parte il fatto che io ho le mutande, hai due soluzioni: o vai via, visto che Luca non ha voglia di vestirsi, o ti adegui!"
"In che senso?"
"Che accetti di stare così, oppure ti spogli anche tu."
"Ma sei pazzo?"
"E cosa c'è di male, Olga? Sei ancjhe una bella donna."
"Mi sa che la sbornia di ieri sera non l'avete ancora smaltita."
Per tutta risposta, Mirko si sfila le mutande e mi fissa.
"Così siamo in due nudi e una vestita. Chi vince?"
Io non sono ubriaca, se non della vista di quei cazzi giovani e rigogliosi, che hanno uno strano influsso sulla mia astinenza. Provo a combattere con l'arma della razionalità contro un istinto animale che grida forte la sua voglia di sesso. Non mi rendo quasi conto che sto spogliandomi, mentre lo faccio. Rimango con le mie mutande caste ed il reggiseno e fisso ancora i loro corpi nudi. È un attimo e la decisione è presa. Tolgo anche il poco che è rimasto e sono nuda davanti a loro.
"Cazzo, che fica che sei, Olga!" arrossisco e mi chiedo se non sia una lusinga capziosa. Ma poi vedo come mi sta mangiando con gli occhi e capisco di piacergli davvero.
"Sei strepitosa, mamma! Non ti avevo mai vista nuda e, devo dire, mi sono perso un gran bello spettacolo!"
"Non credete sia un po' sfatta?"
"Assolutamente no!"
Le mani di Luca hanno preso ad accarezzarmi.
"Hei, ragazzi! Non credete che stiamo andando oltre?"
"Perché tu lo credi?"
Non rispondo più e li lascio fare. Sì, perché ora anche Mirko mi sta accarezzando. E le loro carezze diventano esplorazione del mio corpo. Le loro mani si impossessano dei miei seni, le loro dita si intrufolano nei mie orifizi ed i loro cazzi si strusciano sul mio corpo, invitandomi a prenderli. Lo faccio, senza più pensarci; li sego lentamente, apprezzando la vigoria della loro gioventù. Loro continuano ad accarezzarmi, a pizzicarmi i capezzoli; ora si impossessano del mio clitoride e lo stringono tra le dita. Di chi è quella mano che mi procura brividi di lussuria? Non importa: io sto godendo, come non succedeva da anni, forse come non era mai successo. Mi inginocchio ed i loro cazzi sono all'altezza della mia bocca; comincio a spompinarli, alternandomi. Non pensavo di poter mai godere di bocca, eppure la mia fica sta distillando umori a più non posso, che scivolano lungo le mie gambe e si perdono sul pavimento. Sento due braccia forti che mi invitano a rialzarmi e capisco che è giunto il momento di ricevere questi benedetti ragazzi nelle mie camere. Mi assale un breve attimo di paura: delle due, una non è mai stata aperta; ma mi rispondo che è giusto così, che troppo a lungo è rimasta inutile e che è giunto il momento di aprirla alle visite. Chi sarà il primo? Dentro me, spero che sia mio figlio. Non so perchè: forse per essere perversa fino in fondo. Intanto il primo si è accomodato davanti e non so chi sia: tengo gli occhi chiusi per non rovinare la sorpresa. Una lingua, intanto, rovista il mio ano, lo lubrifica di saliva per prepararlo all'incontro. Sto godendo e vorrei urlarlo, ma mi contengo. Sento la punta della cappella che si appoggia al mio buco del culo e piano si fa strada dentro di me. Solo quando capisco che è tutto dentro apro gli occhi ed incrocio quelli di Luca che mi sta scopando la fica: sono felice. Lo bacio con una voluttà infinita, quasi volessi strappargli la vita attraverso la bocca. Mio figlio mi ha rotto il culo ed io mi sento donna, femmina come mai prima d'ora. Continuano a sconquassarmi con colpi a volte violenti e la mia fica ed il mio culo vorrebbero urlare loro quanto li stanno amando.
"Ti piace, mamma?"
"Fantastico, tesoro! Non fermatevi, vi prego, non ora!"
"Stai tranquilla, Olga! Io e Mirko duriamo assai. Piuttosto, tu non stancarti!"
"Stancarmi? Non ci si stanca di sentirsi felici, appagati! Hurgh!"
Un ulteriore colpo deciso dietro di me mi ha strappato u gridolino: non sono riuscita a trattenerlo. Vanno avanti così a lungo, alternandosi nei mie buchi, senza soluzione di continuità. Porca troia, comincio a non reggermi in piedi: lo dico e mi portanio sul letto, a fatica, ma senza uscire da dentro me.riprendono subito a stantuffare, mentre una macchia di umido si allarga sul lenzuolo. Quante volte sono già venuta? Quante ancora verrò, prima che si lascino andare anche loro?
"Dai, Olga! Facci vedere quanto sai essere troia!"
Nessuno me lo aveva mai detto, ma non mi offende. Anzi, apre ancora di più la mia mente alla lussuria. So già cosa voglio per il finale, qualcosa che non ho mai fatto e che non pensavo di fare mai. Voglio la loro sborra nella mia bocca, li voglio guardare negli occhi mentre la mando giù, voglio nutrirmi del loro seme. Ma devo avvertirli, non posso rischiare che vengano senza dirmelo. Quando è il tempo, obbedienti, si mettono di fronte a me: ne prendo uno alla volta, mentre l'altro si sega. Prima mio figlio: il getto della sua sborrata è potente, ma io ho posizionato la mia bocca proprio a ridosso del suo cazzo e nulla va sprecato. Lo guardo, arroto la lingua e gli mostro la sua sborra, prima di farla sparire e di mostrargli la bocca perfettamente pulita. Poi lo rifaccio con Luca: che buona sborra, da quanto non la assaggiavo.
Siamo esausti: ci abbandoniamo sul letto, troppo piccolo per non essere appiccicati nonostante il caldo.
"A cosa pensi, mamma?"
"Pensavo che aborrivo l'incesto, che deploravo i rapporti multipli, che non avevo mai preso un altro cazzo se non quello di tuo padre. Ma pensaco che è sato bellissimo e che ho tanta voglia di rifarlo, se siete d'accordo."
Mi rispondono tuffandosi a baciarmi i capezzoli: è una storia solo cominciata e che non vuol saperne di finire.
di
scritto il
2025-08-08
1 1 . 3 K
visite
9 8
voti
valutazione
6.6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Amanti
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.