Estate 2025 - 04 - Il vestito
          
            
              di
Alessia&Nicola
            
            
              genere
tradimenti
            
          
        
        
          Ci svegliamo tardi, verso mezzogiorno. Ritorniamo alla spiaggia nel primo pomeriggio, poca gente, solo qualche ombrellone lontano. Entriamo in acqua quasi subito, nuotando fianco a fianco in silenzio. I pensieri corrono veloci a ieri: Senigallia, Bagni 72, il caos che lei ha scatenato, la scopata con Fabio…
Abbiamo parlato poco durante il giorno, ognuno immerso nei propri pensieri: io rivivo i momenti di gelosia, di eccitazione, lei con un sorriso sereno che nasconde chissà cosa. L'acqua ci avvolge fresca, i suoi ricci bagnati che galleggiano, il peso del non detto si fa sentire.
Dopo una lunga nuotata usciamo dall'acqua esausti, ci sdraiamo sui teli, il sole pomeridiano proietta ombre lunghe. Non resisto più: ho bisogno di chiarimenti, di capire il perché di quello che sta succedendo. «Ale,» dico piano, girandomi verso di lei, la voce un po' indecisa, «ho bisogno di spiegazioni. Ciàpa… il vecchio fotografo guardone… la scopata con Fabio… Cos'è stato? Cosa sta succedendo?» Le parole escono dirette, la gelosia che ribolle, ma anche una sorta di curiosità che mi fa pulsare il basso ventre al ricordo.
Lei si tira su piano. Mi guarda con occhi calmi, un sorriso gentile che disarma. «Prima di tutto, Nico,» dice, la mano che sfiora la mia coscia bagnata, «avresti potuto fermarmi in qualsiasi momento, lo sai bene. Ma non l'hai fatto... mi guardavi, eri lì. Bastava un gesto.» Pausa, il suo sguardo che mi penetra, facendomi annuire muto. Ha ragione, l'eccitazione ha vinto ogni volta.
Poi continua, la voce bassa e sincera, come in una confidenza intima: «Siamo insieme da quando avevo quindici anni: praticamente sono stata solo con te. È stato bello, profondo, ma gli anni passano. Tra un po' sarò troppo vecchia perché qualcuno si degni di guardarmi, perché qualcuno mi voglia scopare. Ho bisogno di fare nuove esperienze, sentirmi guardata, ammirata, magari... lasciarmi toccare o fare l'amore con qualcuno. Non voglio tradirti. Voglio un po’ di libertà, prima che sia tardi. Se a te va bene, e se vuoi essere il mio complice in tutto, come ieri.» Le parole escono fluide, senza vergogna, gli occhi che brillano di una vulnerabilità mista a desiderio, la mano che stringe la mia, il corpo che si avvicina, seni che sfiorano il mio braccio.
Resto in silenzio un attimo, il cuore che batte forte: gelosia che punge, eccitazione che sale. Annuisco piano, tirandola a me per un bacio profondo, le mani sui suoi fianchi. «Va bene,» sussurro contro le sue labbra, «saremo complici.»
Proprio in quel momento vediamo arrivare il nostro amico Ciàpa, con la sua borsa piena di mercanzie, sventola un vestitino bianco leggero, quasi trasparente. «Signora! Ecco il vestito che mi avevi chiesto, vuoi provare?» Grida con accento magrebino, gli occhi scuri che si fissano subito sul corpo seminudo di Alessia.
«Grazie, Ciàpa, certo che lo voglio provare, ma ho il costume bagnato. Non voglio certo rovinare il tuo bel vestitino…»
Mi sorride maliziosa, staccandosi da me con un movimento fluido. Si toglie lo slip bagnato: completamente nuda sulla spiaggia quasi deserta.
«Mi aiuti a indossarlo?» gli chiede con voce suadente, porgendogli il vestito e voltandosi di spalle.
Lui non perde tempo: ormai sa che può. Le mani callose e ruvide afferrano il tessuto. Prima le infila il vestito dalla testa, sfiorandole i ricci bagnati, poi le mani scivolano deliberate sui seni da dietro: li stringono con forza, pollice e indice che pizzicano i capezzoli rosa facendoli pulsare e indurire ancora di più, un gemito soffocato le sfugge dalle labbra mentre lui preme il petto contro la sua schiena e il cazzo contro il suo culo.
Non contento, le gira intorno con aria professionale. Le dita scendono lungo l'addome liscio sfiorando l'ombelico, per poi indugiare sul monte di Venere depilato, una mano audace si infila tra le cosce aperte, palpando la fica umida con movimenti circolari: le dita che separano le labbra gonfie e toccano il clitoride mentre lei inarca i fianchi con un sospiro di piacere, lasciandolo fare senza ritrarsi, gli occhi che incontrano i miei in un lampo complice. «Si vede che ti piace, signora,» mormora lui rauco, l'erezione evidente nei pantaloni logori che preme contro di lei. Alessia ride piano, spingendo via la mano con finta stizza dopo un ultimo tocco profondo.
Io guardo tutto. Il cazzo si indurisce nel costume, eccitato da questa prima sfida alla nostra nuova complicità. Il cuore mi martella per i tocchi sfacciati di Ciàpa sulla sua fica già fradicia.
Alessia guarda la sua ombra nella sabbia, lisciando il vestito con mani soddisfatte. «Mi piace, è perfetto,» dice con un sorriso, girandosi per ammirare come il tessuto leggero accarezzi le sue curve, i capezzoli che traspaiono sotto il sole, la fica delineata vagamente dall’aderenza umida. Ma poi, con un occhiolino complice a Ciàpa, un gesto malizioso che accende i suoi occhi scuri, aggiunge: «Però non voglio sporcarlo, meglio toglierlo subito.» Si sfila il vestitino con un movimento fluido, lo piega con cura e lo appoggia sull'asciugamano, di nuovo completamente nuda, il corpo offerto al vento e agli sguardi senza pudore.
Mi guarda con occhi scintillanti di malizia, un sorriso che mi fa accelerare il cuore. «Prendi il telefono,» dice piano ma ferma, «e fammi vedere quanto sei complice.» Il tono è un invito irresistibile, la voce roca dall’eccitazione, mentre si inginocchia sulla sabbia calda davanti al nostro amico marocchino.
Con mani tremanti per l'adrenalina, estraggo il telefono dalla borsa. Il cazzo pulsa duro nel costume mentre apro la fotocamera. Alessia slaccia i pantaloni di Ciàpa, estrae il suo cazzo già completamente eretto, grosso e pulsante di desiderio represso, e lo prende in bocca con decisione: le labbra avvolgono la cappella tumida, la lingua vortica lenta e profonda lungo l’asta, succhia con decisione, la gola le si contrae mentre lo ingoia quasi fino alla base.
Ciàpa ansima forte, «Madonna, signora... sì!» il viso stravolto dal piacere, mentre io scatto foto catturando i dettagli: le labbra tese attorno al cazzo che scivola dentro e fuori, la saliva che cola lucida sul mento e gocciola sui seni nudi.
I pochi bagnanti rimasti sulla spiaggia si osservano incuriositi e scandalizzati. Alessia li ignora.
Continua a succhiarlo con dedizione assoluta: la testa pompa ritmica, le mani massaggiano le palle pesanti. Ciàpa raggiunge l’orgasmo con un grugnito animalesco: schizzi caldi e densi di sperma le riempiono la gola. Alessia ingoia ogni goccia con avidità, poi ripulisce il cazzo accuratamente con la lingua, leccando residui lungo l’asta molle e sensibile, un ultimo bacio sulla cappella che lo fa tremare.
Si alza piano, le labbra lucide. Mi guarda sorridente con occhi maliziosi: «Avrei anche potuto tenere il vestito, non si sarebbe sporcato.» Poi scoppia a ridere forte, un suono contagioso e liberatorio che echeggia sulla spiaggia. I seni sobbalzano, la fica umida luccica al sole calante. Ciàpa, ancora ansimante, le dà un bacio sulla guancia: «Grazie, signora… sei un sogno,» balbetta. Si riveste in fretta e se ne va fischiettando allegro lungo la riva, la borsa che dondola. Ci lascia soli con le foto sul telefono e l’aria carica di tensione.
Io la tiro a me. Il cazzo duro preme contro di lei attraverso il costume. Bacio quelle labbra ancora calde di lui:
«Sei incredibile,» sussurro stravolto.
«Andiamo a mangiare al Moon Town? Fanno un ottimo pesce, e voglio far vedere a tutti il nuovo vestitino.» Il tono è giocoso ma carico di malizia, gli occhi che brillano mentre raccoglie il vestito bianco dal telo. «Ale, è frequentato dai nostri amici, e spesso c'è anche tuo fratello lì...» Lei mi fa l'occhiolino, mormorando piano contro il mio orecchio: «Complici,» un sussurro roco che mi fa pulsare il cazzo nel costume.
Si infila il vestitino con movimenti lenti e deliberati. È ancora più leggero di quanto sembrava: la luce del crepuscolo lo rende quasi trasparente, delineando chiaramente i seni e i capezzoli. La fica depilata si intravede in silhouette. Il vestito fluttua sui fianchi larghi e sul culo rotondo, corto abbastanza da scoprire tutto ogni folata di vento.
Ci avviamo a piedi fino al locale: un paio di chilometri lungo la spiaggia di Marotta. La sabbia cede il passo al lungomare affollato di persone, Alessia cammina davanti rilassata, il vestitino che svolazza rivelando cosce e curve, la nudità sottostante evidente a chiunque guardi con attenzione.
Io cammino accanto. Il cazzo preme sui pantaloni, il telefono con le foto del pompino che sembra scottare nella tasca.
Arrivati al Moon Town, Alessia entra per prima, il vestitino bianco rivela la nudità sottostante e fa voltare teste all'unisono. Gli amici al tavolo ammutoliscono per un secondo. Gli sguardi che saettano sul suo corpo, i ragazzi si scambiano commenti a bassa voce tra loro, sussurri eccitati e nervosi: «Cazzo, si vedono i capezzoli... e sotto non ha niente,» mormora Vittorio arrossendo, Sandro, noto puttaniere, annuisce piano «È completamente nuda, porca troia. Ho visto ragazze più castigate nei locali che frequento di solito» ridacchiano sottovoce per non farsi sentire, erezioni che si tendono sotto il tavolo mentre fingono disinvoltura.
Suo fratello Massimo è al bancone con una birra in mano, alto e robusto con la barba incolta. Gli occhi si spalancano sul vestitino della sorella, il rossore che gli sale violento dal collo alla fronte, deglutisce forte mentre balbetta «Ma… Ale... cazzo, copriti un po', si vede... tutto!» la voce incrinata tra shock fraterno e un lampo involontario di eccitazione repressa: «Mamma mia, con quel coso addosso sembri... nuda, gli amici ti mangiano con gli occhi!»
Alessia ha un attimo di esitazione, poi si gira verso il tavolo degli amici e sorride a tutti, sfrontata, salutando con baci sulle guance.
«Ciao a tutti! Che bello rivedervi!» dice ridendo, baciando Massimo per ultimo con un sorriso complice che lo fa irrigidire. Ci sediamo tutti intorno al tavolo grande di legno grezzo. Lei al centro tra me e suo fratello, il vestitino si solleva leggermente sulle cosce esponendo sprazzi di inguine, i capezzoli che sfregano il tessuto attirando sguardi furtivi, antipasti di fritto misto che arrivano fumanti mentre l'aria si carica di tensione erotica.
Anita, quasi bionda snella con un vestito lungo, forse un po' invidiosa, si decide a dire ad alta voce quello che tutti stavano pensando: «Ale, ma quel vestito... si vede proprio tutto sotto, è trasparente da morire!» La tavola zittisce per un attimo. Occhi su di lei. Alessia risponde con la massima naturalezza, sorseggiando vino con un sorriso sereno: «È un regalo di Nicola, mi dispiaceva non mettermelo subito!» Riguardo all'assenza di biancheria intima, si giustifica scrollando le spalle: «Siamo partiti dalla spiaggia col costume bagnato, ho dovuto toglierlo per non rovinarlo... e voilà, comoda e libera!» Ride piano, un sorriso malizioso che fa arrossire Anita e annuire i ragazzi che sussurrano tra loro. Massimo tossisce nel bicchiere evitando il suo sguardo. L'atmosfera ribolle di commenti sommessi e tensione sotto il tavolo.
La cena continua animata al tavolo del Moon Town: piatti di pesce grigliato e insalate che girano, bottiglie di vino bianco fresco che si svuotano rapide, l'aria piena di risate e chiacchiere. Alessia ride e scherza con tutti. naturalmente è al centro dell'attenzione. Racconta della giornata ai Bagni 72, omettendo naturalmente la parte con Fabio. «È stato un caos, ho dimenticato la parte sopra del costume... erano tutti scioccati, ma alla fine l'hanno presa a ridere!» dice con una scrollata di spalle. I seni liberi che sobbalzano sotto il tessuto sottile, i capezzoli visibili che attirano sussurri tra Andrea e Sandro, «Cazzo, topless ai Bagni 72? Che coraggio…» mormorano tra loro ridacchiando. Massimo arrossisce di nuovo, fingendo interesse per il pesce, ma i suoi occhi saettano sulla sorella; Anita sorride forzata, intrigata ma con un velo di invidia.
La serata scorre tra brindisi e chiacchiere fino al dopocena, quando arriva un DJ che monta l'impianto sulla spiaggia adiacente, bassi potenti che fanno vibrare la sabbia, musica da ballo, ritmi latini e Tecno che invitano al movimento. Alessia balza in piedi entusiasta, il vestitino che fluttua rivelando sprazzi di nudità:
«Andiamo a ballare!» grida, trascinando Sandro per primo sulla "pista" improvvisata sulla sabbia. Sandro danza eccitato, le mani audaci sui fianchi di lei; i ragazzi la stringono più vicini, fischi sommessi tra loro. Massimo resta al tavolo, osservando e scuotendo la testa.
Mentre Alessia domina la pista, il vestitino zuppo che le si incolla alla pelle, i seni che sobbalzano a ogni passo, gli amici che la circondano in un vortice di mani e risate, Anita resta al bancone, il bicchiere di vino stretto tra le dita, gli occhi fissi su mia moglie, stringe le labbra, poi fa il primo passo.
Mi si avvicina di lato, il braccio che sfiora il mio. La voce bassa ma tagliente: «Vieni.» Non è una domanda.
Mi prende per la mano e mi trascina dietro le cabine, nell’ombra calda del muro di legno grezzo. Il basso della musica arriva attutito. Mi spinge contro il muro con una forza che non mi aspettavo, le mani sul mio petto, gli occhi che brillano di qualcosa di oscuro. Solo una parola:
«Scopami.»
Le sue dita liberano il mio cazzo già duro. Lo afferra con decisione, lo accarezza più volte. Poi si gira di spalle, si solleva il vestito lungo fino alla vita. le mutandine bianche che scivolano giù da sole.
«Ora,» ordina, inarcando la schiena.
Entro in lei con un colpo secco, fino in fondo. È stretta, calda, bagnata, pronta. Comincio a spingere, forte, ritmico, ogni affondo un colpo che la fa sobbalzare. Lei si aggrappa al muro, le unghie che graffiano il legno, i gemiti trattenuti a fatica.
Le prendo i capelli, tiro la testa indietro.
«Perché,» ringhio.
«Scopami,» ansima. «Scopami e stai zitto.»
Accelero. Il ritmo diventa feroce, il legno che trema sotto i nostri colpi. Le infilo una mano tra le cosce, trovo il clitoride gonfio, lo strofino con il pollice in cerchi veloci. Lei si contrae, un gemito strozzato che le esce dalla gola. Vengo dentro di lei con un grugnito profondo: schizzi caldi che la riempiono, il corpo che trema contro il mio. Lei segue subito dopo, un orgasmo violento che la fa piegare in due, le gambe che cedono, il respiro che si spezza in singhiozzi silenziosi.
Rimaniamo così un attimo, sudati, ansimanti, il mio seme che cola lento lungo la sua coscia.
Lei si gira, si sistema il vestito con mani tremanti, un sorriso amaro sulle labbra. «Non dire niente ad Ale,» sussurra.
Torno sulla pista improvvisata, il cuore ancora accelerato dalla sveltina con Anita. Alessia, al centro della folla danzante, praticamente nuda sotto il vestitino bianco ormai zuppo di sudore, mi vede e si avvicina sorridente.
Si preme contro di me, il suo corpo caldo e scivoloso sfrega il mio, i seni morbidi si schiacciano sul mio petto, la fica umida che lambisce il mio inguine attraverso i tessuti sottili. Mi sussurra all'orecchio con voce roca e complice: «Complici, giusto?».
Poi, strizzandomi l’occhio: «Adesso però portami là dietro e scopami meglio di come hai scopato Anita. Altrimenti sei nei guai.»
        
        
        Abbiamo parlato poco durante il giorno, ognuno immerso nei propri pensieri: io rivivo i momenti di gelosia, di eccitazione, lei con un sorriso sereno che nasconde chissà cosa. L'acqua ci avvolge fresca, i suoi ricci bagnati che galleggiano, il peso del non detto si fa sentire.
Dopo una lunga nuotata usciamo dall'acqua esausti, ci sdraiamo sui teli, il sole pomeridiano proietta ombre lunghe. Non resisto più: ho bisogno di chiarimenti, di capire il perché di quello che sta succedendo. «Ale,» dico piano, girandomi verso di lei, la voce un po' indecisa, «ho bisogno di spiegazioni. Ciàpa… il vecchio fotografo guardone… la scopata con Fabio… Cos'è stato? Cosa sta succedendo?» Le parole escono dirette, la gelosia che ribolle, ma anche una sorta di curiosità che mi fa pulsare il basso ventre al ricordo.
Lei si tira su piano. Mi guarda con occhi calmi, un sorriso gentile che disarma. «Prima di tutto, Nico,» dice, la mano che sfiora la mia coscia bagnata, «avresti potuto fermarmi in qualsiasi momento, lo sai bene. Ma non l'hai fatto... mi guardavi, eri lì. Bastava un gesto.» Pausa, il suo sguardo che mi penetra, facendomi annuire muto. Ha ragione, l'eccitazione ha vinto ogni volta.
Poi continua, la voce bassa e sincera, come in una confidenza intima: «Siamo insieme da quando avevo quindici anni: praticamente sono stata solo con te. È stato bello, profondo, ma gli anni passano. Tra un po' sarò troppo vecchia perché qualcuno si degni di guardarmi, perché qualcuno mi voglia scopare. Ho bisogno di fare nuove esperienze, sentirmi guardata, ammirata, magari... lasciarmi toccare o fare l'amore con qualcuno. Non voglio tradirti. Voglio un po’ di libertà, prima che sia tardi. Se a te va bene, e se vuoi essere il mio complice in tutto, come ieri.» Le parole escono fluide, senza vergogna, gli occhi che brillano di una vulnerabilità mista a desiderio, la mano che stringe la mia, il corpo che si avvicina, seni che sfiorano il mio braccio.
Resto in silenzio un attimo, il cuore che batte forte: gelosia che punge, eccitazione che sale. Annuisco piano, tirandola a me per un bacio profondo, le mani sui suoi fianchi. «Va bene,» sussurro contro le sue labbra, «saremo complici.»
Proprio in quel momento vediamo arrivare il nostro amico Ciàpa, con la sua borsa piena di mercanzie, sventola un vestitino bianco leggero, quasi trasparente. «Signora! Ecco il vestito che mi avevi chiesto, vuoi provare?» Grida con accento magrebino, gli occhi scuri che si fissano subito sul corpo seminudo di Alessia.
«Grazie, Ciàpa, certo che lo voglio provare, ma ho il costume bagnato. Non voglio certo rovinare il tuo bel vestitino…»
Mi sorride maliziosa, staccandosi da me con un movimento fluido. Si toglie lo slip bagnato: completamente nuda sulla spiaggia quasi deserta.
«Mi aiuti a indossarlo?» gli chiede con voce suadente, porgendogli il vestito e voltandosi di spalle.
Lui non perde tempo: ormai sa che può. Le mani callose e ruvide afferrano il tessuto. Prima le infila il vestito dalla testa, sfiorandole i ricci bagnati, poi le mani scivolano deliberate sui seni da dietro: li stringono con forza, pollice e indice che pizzicano i capezzoli rosa facendoli pulsare e indurire ancora di più, un gemito soffocato le sfugge dalle labbra mentre lui preme il petto contro la sua schiena e il cazzo contro il suo culo.
Non contento, le gira intorno con aria professionale. Le dita scendono lungo l'addome liscio sfiorando l'ombelico, per poi indugiare sul monte di Venere depilato, una mano audace si infila tra le cosce aperte, palpando la fica umida con movimenti circolari: le dita che separano le labbra gonfie e toccano il clitoride mentre lei inarca i fianchi con un sospiro di piacere, lasciandolo fare senza ritrarsi, gli occhi che incontrano i miei in un lampo complice. «Si vede che ti piace, signora,» mormora lui rauco, l'erezione evidente nei pantaloni logori che preme contro di lei. Alessia ride piano, spingendo via la mano con finta stizza dopo un ultimo tocco profondo.
Io guardo tutto. Il cazzo si indurisce nel costume, eccitato da questa prima sfida alla nostra nuova complicità. Il cuore mi martella per i tocchi sfacciati di Ciàpa sulla sua fica già fradicia.
Alessia guarda la sua ombra nella sabbia, lisciando il vestito con mani soddisfatte. «Mi piace, è perfetto,» dice con un sorriso, girandosi per ammirare come il tessuto leggero accarezzi le sue curve, i capezzoli che traspaiono sotto il sole, la fica delineata vagamente dall’aderenza umida. Ma poi, con un occhiolino complice a Ciàpa, un gesto malizioso che accende i suoi occhi scuri, aggiunge: «Però non voglio sporcarlo, meglio toglierlo subito.» Si sfila il vestitino con un movimento fluido, lo piega con cura e lo appoggia sull'asciugamano, di nuovo completamente nuda, il corpo offerto al vento e agli sguardi senza pudore.
Mi guarda con occhi scintillanti di malizia, un sorriso che mi fa accelerare il cuore. «Prendi il telefono,» dice piano ma ferma, «e fammi vedere quanto sei complice.» Il tono è un invito irresistibile, la voce roca dall’eccitazione, mentre si inginocchia sulla sabbia calda davanti al nostro amico marocchino.
Con mani tremanti per l'adrenalina, estraggo il telefono dalla borsa. Il cazzo pulsa duro nel costume mentre apro la fotocamera. Alessia slaccia i pantaloni di Ciàpa, estrae il suo cazzo già completamente eretto, grosso e pulsante di desiderio represso, e lo prende in bocca con decisione: le labbra avvolgono la cappella tumida, la lingua vortica lenta e profonda lungo l’asta, succhia con decisione, la gola le si contrae mentre lo ingoia quasi fino alla base.
Ciàpa ansima forte, «Madonna, signora... sì!» il viso stravolto dal piacere, mentre io scatto foto catturando i dettagli: le labbra tese attorno al cazzo che scivola dentro e fuori, la saliva che cola lucida sul mento e gocciola sui seni nudi.
I pochi bagnanti rimasti sulla spiaggia si osservano incuriositi e scandalizzati. Alessia li ignora.
Continua a succhiarlo con dedizione assoluta: la testa pompa ritmica, le mani massaggiano le palle pesanti. Ciàpa raggiunge l’orgasmo con un grugnito animalesco: schizzi caldi e densi di sperma le riempiono la gola. Alessia ingoia ogni goccia con avidità, poi ripulisce il cazzo accuratamente con la lingua, leccando residui lungo l’asta molle e sensibile, un ultimo bacio sulla cappella che lo fa tremare.
Si alza piano, le labbra lucide. Mi guarda sorridente con occhi maliziosi: «Avrei anche potuto tenere il vestito, non si sarebbe sporcato.» Poi scoppia a ridere forte, un suono contagioso e liberatorio che echeggia sulla spiaggia. I seni sobbalzano, la fica umida luccica al sole calante. Ciàpa, ancora ansimante, le dà un bacio sulla guancia: «Grazie, signora… sei un sogno,» balbetta. Si riveste in fretta e se ne va fischiettando allegro lungo la riva, la borsa che dondola. Ci lascia soli con le foto sul telefono e l’aria carica di tensione.
Io la tiro a me. Il cazzo duro preme contro di lei attraverso il costume. Bacio quelle labbra ancora calde di lui:
«Sei incredibile,» sussurro stravolto.
«Andiamo a mangiare al Moon Town? Fanno un ottimo pesce, e voglio far vedere a tutti il nuovo vestitino.» Il tono è giocoso ma carico di malizia, gli occhi che brillano mentre raccoglie il vestito bianco dal telo. «Ale, è frequentato dai nostri amici, e spesso c'è anche tuo fratello lì...» Lei mi fa l'occhiolino, mormorando piano contro il mio orecchio: «Complici,» un sussurro roco che mi fa pulsare il cazzo nel costume.
Si infila il vestitino con movimenti lenti e deliberati. È ancora più leggero di quanto sembrava: la luce del crepuscolo lo rende quasi trasparente, delineando chiaramente i seni e i capezzoli. La fica depilata si intravede in silhouette. Il vestito fluttua sui fianchi larghi e sul culo rotondo, corto abbastanza da scoprire tutto ogni folata di vento.
Ci avviamo a piedi fino al locale: un paio di chilometri lungo la spiaggia di Marotta. La sabbia cede il passo al lungomare affollato di persone, Alessia cammina davanti rilassata, il vestitino che svolazza rivelando cosce e curve, la nudità sottostante evidente a chiunque guardi con attenzione.
Io cammino accanto. Il cazzo preme sui pantaloni, il telefono con le foto del pompino che sembra scottare nella tasca.
Arrivati al Moon Town, Alessia entra per prima, il vestitino bianco rivela la nudità sottostante e fa voltare teste all'unisono. Gli amici al tavolo ammutoliscono per un secondo. Gli sguardi che saettano sul suo corpo, i ragazzi si scambiano commenti a bassa voce tra loro, sussurri eccitati e nervosi: «Cazzo, si vedono i capezzoli... e sotto non ha niente,» mormora Vittorio arrossendo, Sandro, noto puttaniere, annuisce piano «È completamente nuda, porca troia. Ho visto ragazze più castigate nei locali che frequento di solito» ridacchiano sottovoce per non farsi sentire, erezioni che si tendono sotto il tavolo mentre fingono disinvoltura.
Suo fratello Massimo è al bancone con una birra in mano, alto e robusto con la barba incolta. Gli occhi si spalancano sul vestitino della sorella, il rossore che gli sale violento dal collo alla fronte, deglutisce forte mentre balbetta «Ma… Ale... cazzo, copriti un po', si vede... tutto!» la voce incrinata tra shock fraterno e un lampo involontario di eccitazione repressa: «Mamma mia, con quel coso addosso sembri... nuda, gli amici ti mangiano con gli occhi!»
Alessia ha un attimo di esitazione, poi si gira verso il tavolo degli amici e sorride a tutti, sfrontata, salutando con baci sulle guance.
«Ciao a tutti! Che bello rivedervi!» dice ridendo, baciando Massimo per ultimo con un sorriso complice che lo fa irrigidire. Ci sediamo tutti intorno al tavolo grande di legno grezzo. Lei al centro tra me e suo fratello, il vestitino si solleva leggermente sulle cosce esponendo sprazzi di inguine, i capezzoli che sfregano il tessuto attirando sguardi furtivi, antipasti di fritto misto che arrivano fumanti mentre l'aria si carica di tensione erotica.
Anita, quasi bionda snella con un vestito lungo, forse un po' invidiosa, si decide a dire ad alta voce quello che tutti stavano pensando: «Ale, ma quel vestito... si vede proprio tutto sotto, è trasparente da morire!» La tavola zittisce per un attimo. Occhi su di lei. Alessia risponde con la massima naturalezza, sorseggiando vino con un sorriso sereno: «È un regalo di Nicola, mi dispiaceva non mettermelo subito!» Riguardo all'assenza di biancheria intima, si giustifica scrollando le spalle: «Siamo partiti dalla spiaggia col costume bagnato, ho dovuto toglierlo per non rovinarlo... e voilà, comoda e libera!» Ride piano, un sorriso malizioso che fa arrossire Anita e annuire i ragazzi che sussurrano tra loro. Massimo tossisce nel bicchiere evitando il suo sguardo. L'atmosfera ribolle di commenti sommessi e tensione sotto il tavolo.
La cena continua animata al tavolo del Moon Town: piatti di pesce grigliato e insalate che girano, bottiglie di vino bianco fresco che si svuotano rapide, l'aria piena di risate e chiacchiere. Alessia ride e scherza con tutti. naturalmente è al centro dell'attenzione. Racconta della giornata ai Bagni 72, omettendo naturalmente la parte con Fabio. «È stato un caos, ho dimenticato la parte sopra del costume... erano tutti scioccati, ma alla fine l'hanno presa a ridere!» dice con una scrollata di spalle. I seni liberi che sobbalzano sotto il tessuto sottile, i capezzoli visibili che attirano sussurri tra Andrea e Sandro, «Cazzo, topless ai Bagni 72? Che coraggio…» mormorano tra loro ridacchiando. Massimo arrossisce di nuovo, fingendo interesse per il pesce, ma i suoi occhi saettano sulla sorella; Anita sorride forzata, intrigata ma con un velo di invidia.
La serata scorre tra brindisi e chiacchiere fino al dopocena, quando arriva un DJ che monta l'impianto sulla spiaggia adiacente, bassi potenti che fanno vibrare la sabbia, musica da ballo, ritmi latini e Tecno che invitano al movimento. Alessia balza in piedi entusiasta, il vestitino che fluttua rivelando sprazzi di nudità:
«Andiamo a ballare!» grida, trascinando Sandro per primo sulla "pista" improvvisata sulla sabbia. Sandro danza eccitato, le mani audaci sui fianchi di lei; i ragazzi la stringono più vicini, fischi sommessi tra loro. Massimo resta al tavolo, osservando e scuotendo la testa.
Mentre Alessia domina la pista, il vestitino zuppo che le si incolla alla pelle, i seni che sobbalzano a ogni passo, gli amici che la circondano in un vortice di mani e risate, Anita resta al bancone, il bicchiere di vino stretto tra le dita, gli occhi fissi su mia moglie, stringe le labbra, poi fa il primo passo.
Mi si avvicina di lato, il braccio che sfiora il mio. La voce bassa ma tagliente: «Vieni.» Non è una domanda.
Mi prende per la mano e mi trascina dietro le cabine, nell’ombra calda del muro di legno grezzo. Il basso della musica arriva attutito. Mi spinge contro il muro con una forza che non mi aspettavo, le mani sul mio petto, gli occhi che brillano di qualcosa di oscuro. Solo una parola:
«Scopami.»
Le sue dita liberano il mio cazzo già duro. Lo afferra con decisione, lo accarezza più volte. Poi si gira di spalle, si solleva il vestito lungo fino alla vita. le mutandine bianche che scivolano giù da sole.
«Ora,» ordina, inarcando la schiena.
Entro in lei con un colpo secco, fino in fondo. È stretta, calda, bagnata, pronta. Comincio a spingere, forte, ritmico, ogni affondo un colpo che la fa sobbalzare. Lei si aggrappa al muro, le unghie che graffiano il legno, i gemiti trattenuti a fatica.
Le prendo i capelli, tiro la testa indietro.
«Perché,» ringhio.
«Scopami,» ansima. «Scopami e stai zitto.»
Accelero. Il ritmo diventa feroce, il legno che trema sotto i nostri colpi. Le infilo una mano tra le cosce, trovo il clitoride gonfio, lo strofino con il pollice in cerchi veloci. Lei si contrae, un gemito strozzato che le esce dalla gola. Vengo dentro di lei con un grugnito profondo: schizzi caldi che la riempiono, il corpo che trema contro il mio. Lei segue subito dopo, un orgasmo violento che la fa piegare in due, le gambe che cedono, il respiro che si spezza in singhiozzi silenziosi.
Rimaniamo così un attimo, sudati, ansimanti, il mio seme che cola lento lungo la sua coscia.
Lei si gira, si sistema il vestito con mani tremanti, un sorriso amaro sulle labbra. «Non dire niente ad Ale,» sussurra.
Torno sulla pista improvvisata, il cuore ancora accelerato dalla sveltina con Anita. Alessia, al centro della folla danzante, praticamente nuda sotto il vestitino bianco ormai zuppo di sudore, mi vede e si avvicina sorridente.
Si preme contro di me, il suo corpo caldo e scivoloso sfrega il mio, i seni morbidi si schiacciano sul mio petto, la fica umida che lambisce il mio inguine attraverso i tessuti sottili. Mi sussurra all'orecchio con voce roca e complice: «Complici, giusto?».
Poi, strizzandomi l’occhio: «Adesso però portami là dietro e scopami meglio di come hai scopato Anita. Altrimenti sei nei guai.»
            
            
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