Il lato sadico di Moira

di
genere
feticismo

Ho chiesto a Moira un trattamento duro; le dissi che avevo bisogno di soffrire duramente e di essere umiliata profondamente.
Ne avevo veramente voglia, volevo essere spaccata, distrutta sia fisicamente che moralmente.
Mentre esprimevo quei deisderi mi masturbavo nuda in ginocchio al centro del suo salotto mentre lei mi osservava pietosamente e penseriosa.
Quel giorno era presente una sua schiava che lei utilizzava per le necessità casalinghe.
Mentre la sua schiava, nuda, serviva il tè con pasticcini alla padrona.
Io continuavo ad implorare le attenzioni di Moira.
Lei quasi indifferente, sorbì il suo tè e gustò i pasticcini guardandomi con pietà.
Mi permise di continuare a masturbarmi ed addirittura di arrivare mentre lei terminava la sua merenda.
Alcuni minuti dopo che avevo sborrato; Moira mi chiese se ero più calma e se potevamo parlare con la mia mente liberata dallo sperma mentale.
Intanto la sua schiava terminati i compiti di servizio, si era inginocchiata accanto al divano e Moira le prese gentilmente la testa e cominciò ad accarezzarle delicatamente i capelli.
La schiava la guardava con amore per quel gesto di affetto.
Poi Moira mi disse che poteva accontentare i miei desideri di depravata schifosa e masochista.
Aveva scoperto un luogo in mezzo ad una pineta dove c'era una ampia zona fangosa.
Mi propose di gettarmi nuda in mezzo al fango e poi picchiarmi con un bastone fino allo sfinimento.
Per poi abbandonarmi lì, nuda, sporca di fango e sanguinate al mio destino.
La mia mente masochista impazzì per quella proposta e toccandomi furiosamente il cazzo le espressi tutto il mio assenso.
Moira si fece firmare un cospiquo assegno per il trattamento progettato.
Una volta firmato il suo compenso, salimmo in macchina.
La sua schiava coperta da una tunichina alla guida; Moira al posto del passeggero ed io nuda sul divano posteriore.
Dopo 20/30 minuti arrivammo in una radura in mezzo ad una pineta; al centro c'era una grande massa di fango nerastro.
Moira fattami scendere dallamacchina miordinòi buttarmici nel mezzzo.
Io ubbiddii immediatamente attratta da quella melma putrida.
Mi ci buttai nel mezzo godendo di quella fanghiglia fresca e viscida che si attanagliava attorno al mio corpo.
Il mio cazzo coperto di fango cominciava ad eccittarsi.
Poi Moira chiese alla schiava di portarle il bastone.
La schiava obbeddi e porse a Moira una mazza di legno.
Io guarai Moira branire quell'oggetto con desiderio aspettandone i colpi.
Moira mi chiese se ero pronta; io le risposi di si.
Lei non esitò nemmeno un attimo opola mia risposta e cominciò a colpirmi con violenza.
Le sue mazzate erano veramente dolorose ed io mi contorcevo nel fango mentre i colpi si susseguivano violenti facendomi rotolare nel fango sempre più profondamente.
Moira fù deliziosamene sadica, mi massacrò di botte, veramente.
Io impazzivo da quel trattamento ed urlando e piangendo imploravo che mi picchiasse sempre più forte.
Ero così folle dal dolore e dal piacere che non mi accorgevo dei danni che mi stava facendo.
Credo che mi aveva aperto la pelle a bastonate e forse rotto qualche costola.
Ad un certo punto per il tremendo dolore cominciai a sborrare per il piacere, ma continuaia venir colpita ancora.
Arrivai ancora sprofondano in uno stato di semincoscenza determinato al dolore e dal piacere.
Poi si fece buio!

Quando riaprì gli occhi il sole era alto, forse doveva essere mezzogiorno o suppergù.
Ero immersa nel fango, putrido ero piena di dolori, oggni respiro mi procurava sofferenza per le costole rotte.
Mi eccittavo per quella situazione e per i dolori, e cominciai a masturbarmi ero talmente contenta dallo stato di degradazione in cui mi trovavo che arrivai con pochi colpi.
Poi esausta mi addormentai di nuovo.
Quando riaprì gli occhi il sole era già basso, quasi al tramonto; mi resi conto di avere fame e sete.
Soffrivo come una bestia per le botte ricevute e per le costole rotte.
Con grandissima pena uscii dalla pozzanghera in cui avevo passoto le ultime ore, e gemendo per il dolore mi avviai a quattro zampe verso la strada.
Non ero in grado di poter tornare a casa a piedi; speravo di arrivare ad una strada e di essere raccolta da qualche buon Samaritano che mi avrebbe portata a casa od all'ospedale.

Vagai come una bestia nel buio; cercando nella pineta una via per una strada.
Fu una cosa bellissima; mi piaceva da impazzire essere ridotta come una massa di carne maciullata, e sofferente, perduta in un bosco, assetata ed affamata, che si aggirava a quattro zampe nel bosco per cercare una via di salvezza.

Ad un certo punto esausta, stremata, persi i nuovo i sensi.

Quano riaprì gli occhi, vidi una luce al neon; estendendo lo sguardo mi accorsi di essere in uno stretto sgabuzzino.
Poi vidi che il mio corpo martoriato e sporco di fango era stato pulito e fasciato.
Passai diverso tempo interrogandomi su cosa fosse successo.
Poi ad un certo punto la porta dello sgabuzzino si aprì; apparve la schiava di Moira con un vassoio in mano.
Poggiò il vassoio a terra e da quello presa una bottiglietta di acqua; miaccorsi di essere assetata ed affamata.
La schiava mi fece bere; bevvi con avidità.
Poi mi mi imboccò facendomi mangiare una minestra.
In quel momento apparve sulla soglia Moira; rimase in silenzioperdiversi minuti.
Poi siespresse dicendo che non mi avevano veramente abbandonata nel bosco; mi avevano seguita e recuperata.
Aggiunse che quando ero svenuta ero stata visitata da un dottore che mi aveva medicata, e che aveva prescritto un certo periodo di riposo per il risanamento.
Moira mi metteva a disposizione per la mia convalescenza quello stretto sgabuzzino.
Naturalmente mi disse che avrei dovuto pagare per l'intervento del dottore, necessario, per curare l'esito, il risutato, della mia depravazione; cioè le botte bestiali a cui lei mi aveva sottoposta.
il soggiorno per la convalescenza; nello sgabuzzino.
Il conto finale era quello di una permanenza, di un trattamento, di un albergo a cinque stelle.
ma cosa potevo fare se non pagare; l'alternativa che mi aveva prospettato Moira era quella di prendermi e di buttarmi, nuda e massacrata, in mezzo a qualche strada, sperando di essere recuperata e portata in qualche ospedale per poi spiegare perche fossi stata ridotta così.
Firmai con le mani doloranti e passai diversi giorni in convalescenza,in uno sporco e asfittico sgabuzzino, mangiando delle schifezze, e venendo abusata sessualmete.



















scritto il
2025-10-25
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