La nuova segretaria

di
genere
etero

Per un periodo l’ufficio in cui lavoro si ritrovò senza segretaria.
La parte strettamente amministrativa venne delegata al commercialista, invece per quanto riguarda la gestione interna come ordini, e-mail, archivio e cose simili, mi fu scaricato l’onere di occuparmene,
naturalmente insieme al mio normale carico di lavoro.
La cosa ovviamente non mi rendeva felice e ogni volta che il responsabile aveva un colloquio con una possibile segretaria pregavo che fosse la volta buona.
Quando finalmente mi fu detto che era stata presa una ragazza non feci in tempo di gioirne che mi venne delegata la sua formazione, almeno per la parte che conoscevo.

Una mattina arrivato vicino all’ufficio, notai una ragazza ferma davanti al portone del palazzo.
Era giovane, sotto i 30 anni, snella ma con un bel culo e una terza abbondante di seno.
Ci trovavamo su una via principale abbastanza trafficata a quell’ora e mentre mi avvicinavo notai più di una persona soffermarsi con lo sguardo su di lei, il fatto che indossasse una gonna sopra al ginocchio molto attillata e una maglietta altrettanto stretta, con una generosa scollatura, ne evidenziavano le forme e la rendeva parecchio appariscente.
Arrivato al portone la ignorai e mi limitai ad aprire ed entrare.
Feci finta di niente anche quando la vidi affrettarsi ad entrare seguendomi, infondo il palazzo era grande e non c’era solo l’ufficio per cui lavoravo al suo interno.
Presi le scale, dovendo andare solo al secondo piano evitavo l’ascensore e nel frattempo iniziai a pensare a quello che dovevo fare entro la mattina, ma arrivato al piano fui riscosso dai miei pensieri.
Ferma davanti alla porta c’era la ragazza di prima. Mi avvicinai.
“Buongiorno, cerca qualcuno?”
“Buongiorno, solo Elena Rossi, oggi è il mio primo giorno come segretaria..”
“Ah già, iniziava oggi. Piacere sono Antonio. E’ arrivata presto.”
Nel frattempo iniziai ad aprire la porta.
“Non ero sicura del traffico e della situazione dei parcheggi in zona, quindi sono partita prima.”
Entrando buttai un occhiata all’orologio. Ero in anticipo di un quarto d’ora rispetto all’orario d’ufficio e lei prima sembrava aspettare già da un po’.”
“Anch’io di solito arrivo a quest’ora per lo stesso motivo, ci sono giorni in cui è facile rimanere bloccati nel traffico per parecchio. Mi ricordi dopo di lasciarle le chiavi, in ufficio le abbiamo tutti così si evita di dover aspettare o suonare.”
“Grazie, le va bene se ci diamo del tu?”
“Volentieri. Questa è la tua postazione. Mettiti comoda, lascio le mie cose e torno subito.”

L’ufficio costituiva principalmente da un openspace, con la scrivania della segretaria praticamente davanti all’ingresso. La mia postazione era vicina alla sala stampanti, dall’altra parte della stanza. Nella parete alle spalle della segreteria si trovavano le porte dell’ufficio del responsabile, quella dei bagni e di una saletta per la pausa.
Mentre andavo verso la mia postazione, aprii le finestre e, lasciate le mie cose alla scrivania e avviato il pc, tornai da lei.

Dopo averle fatto accendere il pc le feci fare un rapido giro dell’ufficio, dopo di che le offri un caffè. Mentre lo bevevamo facemmo due chiacchiere e nel frattempo iniziarono ad arrivare gli altri colleghi.
Tra una presentazione e l’altra notai le occhiate di apprezzamento che alcuni di loro le lanciavano.
In ufficio eravamo in sei e tutti uomini e si preannunciavano problemi in futuro, ma mi augurai niente di serio.
Tornati alla sua postazione iniziai a spiegarle il lavoro giornaliero e ogni tanto non riuscii ad evitare di far cadere lo sguardo nel generoso spacco della maglietta. Lei sembrava non farci caso o forse era abituata a essere guardata.
Rimasi accanto a lei un paio d’ore, poi tornai alla mia postazione dicendole di chiamarmi in caso di dubbi, cosa che fece per un paio di volte durante la mattina.
Arrivata la pausa pranzo mangiai come di consueto in ufficio, nel frattempo notai che Lei era ancora alla sua postazione intenta a finire qualcosa. La pausa durava un ora e di solito finivo di mangiare e lavare in denti in quindici minuti, dopo di che uscivo per fare due passi in zona.
Stavo giusto uscendo quando lei mi fermò.
“Scusa, potresti consigliarmi un posto qui vicino dove mangiare?”
Accettai specificando però che, non frequentando i posti, il miei sarebbero stati suggerimenti per sentito dire e uscimmo dall’ufficio insieme.
Per strada le indicai alcuni posti di cui mi avevano parlato bene, ma vista l’ora le suggerii di optare per qualcosa di rapido, almeno per oggi.
Accettò il consiglio e mi chiese se mi andava di farle compagnia mentre mangiava.
Avrei preferito fare due passi, ma sembrava scortese lasciarla da sola quindi andai con lei.
Quando entrammo nell’esercizio notai gli sguardi di molti posarsi su di lei e anche alcuni di invidia rivolti a me.
Per l’ennesima volta mi chiesi se fosse conscia dei sguardi che attirava.
Preso da mangiare ci sedemmo a un tavolo e mentre mangiava chiacchierammo un po’, poi tornammo in ufficio.

Il giorno successivo arrivò in ufficio poco dopo di me. Venne a salutarmi, le augurai un buon lavoro e le dissi di non farsi problemi a chiamarmi in caso di bisogno.
A pranzo la vidi uscire mentre mi preparavo per mangiare e al ritorno dalla mia passeggiata la trovai già alla postazione intenta a lavorare.
Visto che sembrava aver preso già dimestichezza con il lavoro giornaliero, durante il pomeriggio iniziai a farle vedere quello a scadenza settimanale e le anticipai che c’erano anche delle attività da fare una volta al mese, ma visto che venivano fatte tra la fine e l’inizio del mese, c’era tempo per vederle.
Approfittai del tempo che dovevo passarle accanto per ammirarla da vicino.
Anche quel giorno aveva optato per vestiti aderenti e scollature vertiginose ed era un piacere per gli occhi.

Il giorno dopo, arrivata l’ora di pranzo, mi si avvicinò chiedendomi se mi andava di pranzare insieme visto che si era portata da mangiare. Io non ebbi niente da ridire.
Chiacchierando mentre mangiavamo mi disse che pranzare fuori tutti i giorni sarebbe stata una spesa notevole e che poi mangiare da soli non era piacevole, dopo di che mi chiese se qualche volta mi andava di farle compagnia per pranzare fuori.
Accettai a patto di deciderlo il giorno prima, così non mi sarei portato da mangiare.
Da quel giorno mi ritrovai a pranzare con lei ogni giorno e iniziai a conoscerla meglio.
Era un tipo allegro e piacevole con cui passare del tempo. Capii anche che era ben conscia di essere attraente, che non le dispiacevano gli sguardi che gli uomini le lanciavano, anzi la scelta del modo di vestire era proprio fatto a posta per quello.
Ci mise poco anche a prendersi di confidenza, forse le ispiravo particolarmente fiducia o era un altro tratto del suo carattere.
Mi confidò che aveva dovuto lasciare il lavoro precedete a causa di alcune scenate di gelosia della moglie del proprietario. Scenate non proprio ingiustificate visto che, come mi confidò poi, c’era stato qualcosa tra di loro.
Venni anche a sapere che in ufficio alcuni l’avevano già approcciata durante le pause caffè e aveva ricevuto diversi inviti ad uscire, ma essendo li da poco e non volendosi complicare la vita li aveva cortesemente rifiutati e poi, e questo lo aggiunse con un sorrisino in cui ci vidi un po’ di malizia, l’unico con cui era veramente entrata in confidenza ero io.
Naturalmente in ufficio iniziarono a girare voci su me e lei, probabilmente diffuse da qualcuno che era stato rifiutato. Nei rari casi che qualcuno mi faceva qualche domanda diretta a proposito, mi limitavo a negare e se insisteva facevo presente che probabilmente lei era a suo agio con me proprio perché non ci provavo.

Arriva il momento di occuparsi delle scadenze mensili.
Mi metto a lavorarci insieme a Lei, così da farle vedere cosa fare ma sorgono dei problemi imprevisti.
E’ venerdì sera e non riusciamo a terminare il lavoro, il tutto deve essere pronto da consegnare il lunedì mattina quindi ci toccherà andare in ufficio anche sabato per finire.
Le chiedo scusa per l’inconveniente visto che, se avessi scelto di occuparcene prima avremmo risolto in tempo.
Lei però sembra non farsi particolari problemi e mi dice di non preoccuparmi.
Sabato mattina appena arrivati ci mettiamo subito a lavoro.
Lei indossa sempre roba aderente e lo spacco nella maglietta è più generoso del solito e, da quello che intravedo, non porta il reggiseno.
Lavoriamo a stretto contatto, mi continua a cadermi l’occhio sul suo splendido seno e mi capita anche di strofinarci contro il braccio contro ogni volta che devo prendere il mouse per spiegarle alcuni passaggi.
Se si aggiunge il fatto che siamo da soli, devo sforzarmi parecchi per restare concentrato sul lavoro.
Ad ogni modo poco prima di pranzo finiamo.
Potremmo andare via ma decidiamo di consumare il pasto che ci eravamo portati.
Mentre mangiamo chiacchieriamo un po’ come al solito. Poi lei tira fuori un argomento strano..
“Sai se a qualcuno è mai capitato di fare sesso in ufficio?” io dalla sorpresa tra poco mi strozzai e dovetti bere un po’ d’acqua.
“Come scusa? Perché me lo chiedi?”
“Dove lavoravo prima girava voce che qualcuno lo faceva nel bagno dell’ufficio. Qui però nel bagno non credo si riesca. Troppo vicini all’ufficio del capo e poi si vede chi entra e esce da quasi ogni postazione.”
“Già qui lo si saprebbe subito, poi siamo tutti uomini e la segretaria precedente non era minimamente attraente come te. Comunque no, non ho sentito che sia capitato e non vedo come potrebbe succedere.”
“Magari se due restano di più la sera.. oppure se vengono a lavorare di sabato come noi..” le mi guarda maliziosamente.
“Certo sarebbe una possibilità.” cerco di mantenere un tono neutro.
Lei si alza e si guada intorno.
“Sai ho sempre pensato che deve essere molto eccitante..” si spostò dal mio lato della scrivani e ci si sedette sopra vicino a me.
“..fare l’amore sopra la scrivania dove di solito lavori e dove lavorerai il giorno dopo.” mi guarda di nuovo con un espressione che è un invito ad agire.
Mi alzo ma resto lì di fronte a lei.
“Non dovresti stuzzicarmi così sai?” alle mie parole mi sorride.
“Perché? Mi vuoi dire che non lo vorresti fare con me? Eppure so di non esserti indifferente.. ho notato come mi guardi e che apprezzi le mie scollature.” fa cadere una scarpa dal piede. lo solleva e lo fa strofinare contro il mio cavallo. Ride.
“Direi che sei anche parecchio eccitato al pensiero.”
Le afferro la caviglia, faccio scivolare la mano fino al polpaccio e mi avvicino.
Arrivo ad accarezzarle la coscia che sono ad un passo da lei.
Le prendo un fianco e faccio premere il mio corpo contro il suo.
“Se stavi scherzando sei ancora in tempo a fermarmi”.
Per tutta risposta lei mi passa le braccia intorno al collo e avvicina il suo viso al mio e sorride.
La bacio con passione. Con la mano sulla sua coscia le iniziai a sollevare la gonna mentre l’altra scivolava sotto la sua maglietta accarezzandole la schiena.
Lei si stacca da me e ride
“Non ti facevo così irruento.. Un bacio e guarda.. sono già mezza nuda..” io le sorrido.
“Rimediamo allora” sposto di lato le cose che ha alle spalle e la faccio sdraiare.
Le tiro su le gambe e rapidamente le sfilo gli slip, poi le sollevo la maglietta e le scopro il seno
“Ecco.. ora direi che sei proprio nuda” lei ride
“Non ti resta che scoparmi allora” lo dice con quel sorrisino malizioso che mi fa girare la testa.
Non me lo faccio ripetere. Tenendo le sue gambe sulle spalle, slaccio i pantaloni, lo tiro fuori e la penetro con un colpo deciso. Le sfugge un gemito.
“Sei una sorpresa dietro l’al..” la frese viene interrotta da un altro gemito mentre mi muovo con foga in lei.
Con una mano le stringo un seno. Finalmente lo potevo ammirare interamente. Era splendido. Sodo con dei capezzoli piccoli e scuri. Mi promisi di dedicargli del tempo se ci fosse stata occasione.
Feci scivolare la mia mano dal suo seno fino al collo. Poi sul viso. Spinsi due dita nella sua bocca e lei inizio a leccarle e succhiarle.
Tolsi le dita bagnate di saliva dalla sua bocca e le sai per stuzzicare un capezzolo.
Vederla godere era molto eccitante.
Feci scivolare la mano tra i seni, poi giù sul ventre. Aveva una pelle meravigliosamente liscia e calda, un corpo meraviglioso.
Mi salì ancora di più l’eccitazione.
Tirai giù dalle spalle le sue gambe e uscii da lei.
La vidi un po’ interdetta quando la aiutai ad alzarsi.
Messa in piedi la feci girare e piegare fino ad appoggiare il seno contro la mia scrivania.
strofinai il mio membro contro le sue natiche poi lo spinsi tra di loro.
Aspettai un attimo per vedere se aveva da ridire, ma non disse niente e lo spinsi dentro.
Si vedeva che non era la prima volta e sembrava anche piacerle parecchio.
Lo spinsi per un po’, poi lo tirai fuori e glie lo rimisi in figa.
Mi alternai tra i due buchi diverse volte. La vidi afferrare il bordo della scrivania con le mani.
Non potevo durare ancora per molto.
Lo tirai fuori. La feci girare di lato e tenendole una gamba sollevata la penetrai di nuovo.
In quella posizione riuscivo a penetrarla ancora di più.
L’espressione del suo viso che godeva ad ogni spinta era inebriante.
Non riuscii più a trattenermi e venni dentro di lei.
Mentre mi riversavo nel suo corpo la sentii arrivare all’orgasmo.
La lasciai e dovetti sedermi per non finire col cadere.
Ero completamente sfinito.
Rimanemmo per un po’ fermi a riprenderci.
Fu lei la prima a muoversi, rimettendosi seduta sulla scrivania.
“Mi sa che ci toccherà pulire e riordinare adesso.” Mi sorride e io ricambiai.
“Prima però possiamo anche rifarlo alla tua postazione.”
scritto il
2025-10-15
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