Felice dopo la mia prima sessione di "broken bones".
di
Maktero
genere
sadomaso
Quando mi risvegliai dall'anestesia, mi accorsi di essere sdraiata su un lercio materasso, in una oscura cantina.
Il mio costato era stato fasciato, ma mi accorsi che ogni respiro mi procurava sofferenza.
Compresi che Diana mi aveva curata e fasciata ed abbandonata in quel luogo lugubre per la mia convalescenza.
Così come eravamo daccordo.
Mi pareva un paradiso, tra mille dolori cominciai a masturbarmi eccittata dalla sofferenza che provavo.
Ogni colpo al cazzo mi procurava dolore che faceva aumentare la mia eccittazione e che mi portava più vicina all'orgasmo.
Arrivai più volte e mentre ero immersa nell'ennesimo atto di autoerotismo vidi spalancare la porta della cantina.
Apparve nella controluce di quella porta un nudo corpicino femminile.
Smisi di masturbarmi, mantenendo la mia mano sul cazzo.
Lei mi si avvicinnò con un vassoio.
Sembrava una bambina per quanto era piccolina ed esile.
Pose ai piedi del mio lurido giaciglio il vassoio e mi disse, con una vocina esile che se volevo finire di masturbarmi lei avrebbe aspettato finchè non avessi finito.
Rimasi turbata, ero ancora molto eccita sebbene l'ingresso della ragazza mi aveva raffreddata un poco.
Non sapevo cosa fare se continuare a masturbarmi davanti a lei o smettere.
Lei comprese il mio imbarazzo, e svelta e risoluta decise di risolvere la situazione.
Mi agguantò il cazzo e cominciò a masturbarmi.
Mentre mi manipolava e mentre io gemevo per il dolore e per il godimento, lei disse di chiamarsi Laura, di essere una schiava di Diana e di aver avuto l'ordine di badare a me.
Era così brava con la sua mano ed io soffrivo così tanto che arrivai dopo pochi colpi di mano.
Laura si complimentò per la quantità di sborra che avevo prodotto.
Poi con fare servile indicò il vassoio e mi disse che mi aveva portato da bere e da mangiare.
Effettivamente mi accorsi, improvvisamente, che avevo fame e sete.
Lei dolcemente cominciò a dissettarmi ed a sfamarmi.
Cominciai a mangiare mentre ogni sorso d'acqua ed ogni boccone ingrito mi provocava dolore e lamenti.
Lei mi imboccava indifferente ai miei lamenti; doveva essere talmente asueffatta alla sofferenza da comportarsi come un automa.
Mente mi nutriva, mi acorsi che aveva il suo esile corpicino coperto da striature e da ematomi.
Compresi che Diana la trattava male.
Le chiesi da quanto era la schiava di Diana, lei mi rispose che era tanto tmpo che aveva l'onore di essere una schiava di Diana.
Le chiesi delle piaghe al suo corpo e lei mi rispose che aveva l'onore di essere frustata e picchiata tutti i giorni da Diana.
Quella confessione mi eccitò; lei se ne accorse e mi chiese se doveva masturbarmi ancora.
Ero turbata da quella sottommissione così profonda di Laura.
Le chiesi se Diana le avesse ordinato di soddisfarmi sessualmente; lei timidamente mi rispose che la padrona le aveva detto di essere a mia completa disposizione.
Quelle parole espresse da quellasottile e dolce voce mi fecero eccitare ancora di più e le dissi di farmi un pompino.
Lei senza esitare un momento come una macchina si avventò sul mio cazzo con sua bocchina.
Mentre mi spompinava io mi contorcevo per il piacere e soffrivo per il dolore allecostole rotte.
Arrivai dopo poco invadendo la bocca di Laura di sborra.
Lei dopo aver ingoiato il mio godimento mi chiese se mi aveva soddisfatta a sufficenza.
Altrimenti Diana l'avrebbe punita per la sua incapacità di eseguire gli ordini.
Io la rassicurai.
Ero veramente esausta per la soddisfazione al mio cazzo; ero sfinita per il dolore, e stavo gradualmente perdendo i sensi; dopo qualche istante tutto si fece buio e sprofondai nel sonno più cupo.
Il mio costato era stato fasciato, ma mi accorsi che ogni respiro mi procurava sofferenza.
Compresi che Diana mi aveva curata e fasciata ed abbandonata in quel luogo lugubre per la mia convalescenza.
Così come eravamo daccordo.
Mi pareva un paradiso, tra mille dolori cominciai a masturbarmi eccittata dalla sofferenza che provavo.
Ogni colpo al cazzo mi procurava dolore che faceva aumentare la mia eccittazione e che mi portava più vicina all'orgasmo.
Arrivai più volte e mentre ero immersa nell'ennesimo atto di autoerotismo vidi spalancare la porta della cantina.
Apparve nella controluce di quella porta un nudo corpicino femminile.
Smisi di masturbarmi, mantenendo la mia mano sul cazzo.
Lei mi si avvicinnò con un vassoio.
Sembrava una bambina per quanto era piccolina ed esile.
Pose ai piedi del mio lurido giaciglio il vassoio e mi disse, con una vocina esile che se volevo finire di masturbarmi lei avrebbe aspettato finchè non avessi finito.
Rimasi turbata, ero ancora molto eccita sebbene l'ingresso della ragazza mi aveva raffreddata un poco.
Non sapevo cosa fare se continuare a masturbarmi davanti a lei o smettere.
Lei comprese il mio imbarazzo, e svelta e risoluta decise di risolvere la situazione.
Mi agguantò il cazzo e cominciò a masturbarmi.
Mentre mi manipolava e mentre io gemevo per il dolore e per il godimento, lei disse di chiamarsi Laura, di essere una schiava di Diana e di aver avuto l'ordine di badare a me.
Era così brava con la sua mano ed io soffrivo così tanto che arrivai dopo pochi colpi di mano.
Laura si complimentò per la quantità di sborra che avevo prodotto.
Poi con fare servile indicò il vassoio e mi disse che mi aveva portato da bere e da mangiare.
Effettivamente mi accorsi, improvvisamente, che avevo fame e sete.
Lei dolcemente cominciò a dissettarmi ed a sfamarmi.
Cominciai a mangiare mentre ogni sorso d'acqua ed ogni boccone ingrito mi provocava dolore e lamenti.
Lei mi imboccava indifferente ai miei lamenti; doveva essere talmente asueffatta alla sofferenza da comportarsi come un automa.
Mente mi nutriva, mi acorsi che aveva il suo esile corpicino coperto da striature e da ematomi.
Compresi che Diana la trattava male.
Le chiesi da quanto era la schiava di Diana, lei mi rispose che era tanto tmpo che aveva l'onore di essere una schiava di Diana.
Le chiesi delle piaghe al suo corpo e lei mi rispose che aveva l'onore di essere frustata e picchiata tutti i giorni da Diana.
Quella confessione mi eccitò; lei se ne accorse e mi chiese se doveva masturbarmi ancora.
Ero turbata da quella sottommissione così profonda di Laura.
Le chiesi se Diana le avesse ordinato di soddisfarmi sessualmente; lei timidamente mi rispose che la padrona le aveva detto di essere a mia completa disposizione.
Quelle parole espresse da quellasottile e dolce voce mi fecero eccitare ancora di più e le dissi di farmi un pompino.
Lei senza esitare un momento come una macchina si avventò sul mio cazzo con sua bocchina.
Mentre mi spompinava io mi contorcevo per il piacere e soffrivo per il dolore allecostole rotte.
Arrivai dopo poco invadendo la bocca di Laura di sborra.
Lei dopo aver ingoiato il mio godimento mi chiese se mi aveva soddisfatta a sufficenza.
Altrimenti Diana l'avrebbe punita per la sua incapacità di eseguire gli ordini.
Io la rassicurai.
Ero veramente esausta per la soddisfazione al mio cazzo; ero sfinita per il dolore, e stavo gradualmente perdendo i sensi; dopo qualche istante tutto si fece buio e sprofondai nel sonno più cupo.
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