I gialli e le ombre - 2 parte

di
genere
etero

Andrea chiuse il libro lentamente.

La carta era calda.
Come se l’avesse tenuta tra le cosce prima di porgerglielo.
Oppure era solo il suo pensiero a scaldare la carta.

Si alzò senza dire nulla.
Lei stava ancora trafficando tra i volumi in alto, ma si era voltata appena, e lo guardava da sopra la spalla.

«Dovresti vedere il retro della biblioteca,» disse lei, con voce appena più roca.
«È dove sistemiamo i volumi fuori catalogo.
Nessuno ci va mai.»

Andrea non fece domande.

Lei aprì una porta laterale. Un corridoio stretto, fresco.
Camminava davanti a lui, la camicetta bianca che ondeggiava.
E sotto — a ogni passo — il tessuto si muoveva appena, lasciando scoprire tratti vivi di pelle, segni, pieghe morbide, piccoli misteri che solo certi occhi riescono a decifrare.

La stanza sul retro era buia, ma bastò la luce del corridoio per illuminarla quel tanto che bastava.

Scaffali bassi. Una sedia. Un tappeto polveroso.
E una finestra chiusa, appannata dal caldo.

Lei si voltò, lentamente.
Non c’erano più libri tra le mani.
Solo le dita, ora libere, che si sollevarono e iniziarono a sbottonare, piano, uno a uno, i bottoni della camicetta.

Andrea non si mosse.
Non parlava.
Non voleva rompere quel silenzio.

Quando la camicetta scivolò via, restarono i segni, la pelle chiara, gli occhi profondi.
E il respiro che si fece più lento, come prima di tuffarsi.

Si baciarono lì.
Non con foga.
Non con fame.

Ma con urgenza controllata.

Come se il tempo non fosse un nemico, ma un complice.
Le mani cercavano senza afferrare.
Le labbra toccavano senza chiedere.
I corpi si studiavano come si legge un giallo antico: lentamente, senza saltare nessuna frase.

I vestiti caddero.
Senza rumore.

E quando lei si abbassò sul tappeto, lui la seguì.
Senza fretta.
Senza parole.
Solo respiri.

Le gambe si intrecciarono.
I corpi si riconobbero.

Fu un atto lungo.
Pieno.
Tiepido come le pagine di un libro lasciato al sole.

E lì, tra l’odore della carta e quello della pelle, tra la polvere e il sudore lieve, Andrea capì che non c’era bisogno di un seguito.

Non serviva un numero 2.
Non serviva riprenderla un’altra volta.

Quel pomeriggio era il finale.
Una pagina piena, senza margini, senza punti sospensivi.

Dopo, lei si rivestì in silenzio.
Lui pure.

Non si promisero nulla.
Non si chiesero numeri o nomi completi.

Quando Andrea uscì dalla biblioteca, il caldo lo accolse come se fosse passata un’estate intera.
Ma dentro sapeva che qualcosa era rimasto lì, tra gli scaffali.
Nascosto.
Reale.
Impossibile da raccontare.

Proprio come i migliori finali.
di
scritto il
2025-09-23
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