Io e mia madre (lesbo) P1

di
genere
saffico

Mi chiamo Camilla, ho vent'anni e fino a oggi pensavo di avere una vita abbastanza semplice. Studio all'università, passo troppo tempo sui social e ho una passione per la fotografia. Sono bionda, con gli occhi di un azzurro quasi grigio, alta e snella. Vado in palestra non per dimagrire, ma per mantenere sodo quello che madre natura mi ha dato, specialmente il culo, che ammetto essere uno dei miei punti di forza. Sono lesbica, una verità che in casa mia è accettata con la stessa normalità con cui si accetta che il cielo sia blu.
​La mia casa è il mio mondo, un mondo che condivido solo con mia madre, Chiara. Ha quarantun'anni, ma ne dimostra dieci di meno. È una donna bellissima, di quella bellezza mediterranea che a me, con i miei colori nordici, è sempre sembrata esotica: alta, snella, con una cascata di lunghi capelli neri e mossi. È sempre stata il mio punto di riferimento, la mia roccia, la mia migliore amica. Una donna sola, forte, che ci ha cresciute da quando mio padre ha deciso che la famiglia non faceva per lui. Ha avuto qualche frequentazione, uomini passeggeri che non hanno mai lasciato il segno. Non ho mai, mai pensato a lei come a un oggetto di desiderio. Per me era mamma, un'entità quasi asessuata, meravigliosa ma intoccabile. Fino a oggi.
​Oggi tutto è cambiato. Ero sdraiata sul divano, in quella che è la mia uniforme da casa: un paio di leggings grigi attillatissimi, senza niente sotto, e una maglietta corta che lasciava scoperto un lembo di pancia. I piedi nudi appoggiati sul bracciolo, le unghie dipinte di un nero brillante. Ero immersa nella mia bolla di noia e scrollavo il telefono senza meta.
​Poi è entrata lei in sala. Tornava dal lavoro, e ho sentito il profumo del suo profumo prima ancora di vederla. Si è fermata a un paio di metri da me, frugando nella borsa. E poi, il tintinnio. Le chiavi le sono scivolate dalle dita, cadendo sul parquet proprio davanti ai miei piedi. Ho il forte dubbio che l'abbia fatto apposta.
​Si è chinata per raccoglierle, ma non ha piegato le ginocchia. Si è piegata in avanti, tenendo le gambe tese. Il suo culo, fasciato da una gonna elegante, era proprio davanti al mio viso. E il mio mondo si è capovolto. Non indossava l'intimo. La gonna si è sollevata abbastanza da svelare la cima delle sue calze autoreggenti e, sopra di esse, tutto. Potevo vedere chiaramente la sua fica, le sue labbra socchiuse, e poco più su, il suo ano. Un'immagine così intima, così proibita, da lasciarmi senza fiato. Il mio cervello è andato in cortocircuito. Non poteva essere un gesto innocente. Non da quando sa, da anni, che sono lesbica. Ha raccolto le chiavi, si è tirata su come se niente fosse, e se n'è andata in cucina.
​Qualche ora dopo, ero chiusa nella mia stanza, ma non riuscivo a togliermi quell'immagine dalla testa. Era un tarlo, un'ossessione. Mi sono sdraiata sul letto, fissando il soffitto. E ho pensato. Ho pensato a quanto sarebbe stato bello, in quel momento, affondare la mia testa tra le sue chiappe. Sentire il calore della sua pelle, il suo profumo. E chissà, magari spingermi oltre, leccarle la figa, assaggiarla.
​Al solo pensiero, un'ondata di calore mi ha invaso il basso ventre. Era sbagliato, era mia madre, ma era anche la fantasia più potente che avessi mai avuto. La mia mano è scivolata giù, quasi da sola. Ho iniziato a masturbarmi, prima sfiorando il clitoride, che era già duro e pulsante. Poi, quando non ce l'ho fatta più, ho infilato due dita dritto nella mia figa, che era già fradicia, bagnata da un desiderio che non avrei mai pensato di provare.
​Ansimavo, inarcavo la schiena contro il materasso, le mie gambe tremavano senza controllo. Nella mia mente c'era solo lei, il suo corpo nudo offerto a me. Il piacere è cresciuto, un'onda inarrestabile, fino a quando, con un ultimo spasmo, sono venuta. Ho squirtato, un getto caldo che ha bagnato la mia mano e le lenzuola, lasciandomi svuotata, ansimante, e con un segreto terribile e meraviglioso nel cuore.

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scritto il
2025-08-20
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