Incesto tra sorelle P.2
di
SofiaMariani
genere
incesti
La chiave girò nella toppa con un suono metallico che sembrava amplificato dalla stanchezza che mi pesava sulle ossa. Erano state dieci ore d'inferno, un susseguirsi di pressioni e decisioni che mi avevano prosciugato ogni energia. Tutto ciò che volevo era sprofondare nel silenzio.
Entrai in salotto e la vidi. Sofia era seduta sul tappeto, circondata da una fortezza di libri di linguistica, la luce della lampada che le illuminava i capelli neri e il viso concentrato. Quando mi vide, il suo sguardo cambiò. Lesse la stanchezza sul mio volto prima ancora che potessi dire una parola.
Lasciai cadere la borsa e mi sedetti pesantemente sulla poltrona più vicina, sfilandomi i tacchi con un sospiro di sollievo. Chiusi gli occhi per un istante, sentendo il peso della giornata schiacciarmi.
Sentii i suoi passi leggeri sul parquet. Quando riaprii gli occhi, era in ginocchio davanti a me. Le sue mani piccole e calde si posarono sulle mie ginocchia, sopra il tessuto della gonna.
"Sei distrutta," mormorò, la sua voce un soffio di pura preoccupazione. Mi scrutò il viso, i suoi occhi scuri pieni di una tenerezza che mi fece stringere il cuore. "Lascia stare tutto. Lascia che mi prenda cura di te." Fece una pausa, come per darmi il tempo di assorbire le sue parole. "Posso farti rilassare?"
La sua offerta, così dolce e diretta, mi disarmò completamente. Tutta la tensione accumulata sembrò incrinarsi. Annuii, incapace di parlare, sentendo gli occhi pizzicare per l'emozione.
Un sorriso gentile le illuminò il viso. Si alzò e, con un gesto delicato, mi sfilò la gonna, lasciandomi vestita con la camicetta e le calze nere. Poi mi prese per mano. "Vieni," disse.
Non mi portò in camera da letto. Mi guidò verso il tavolo basso del salotto, spostando con cura la pila di libri per fare spazio. Mi fece sedere sul bordo del divano e si inginocchiò di nuovo di fronte a me, posizionandosi nello spazio che aveva creato. Mi prese le gambe e le appoggiò sulle sue spalle, aprendomi a lei in un gesto di totale adorazione.
"Ora non pensare a niente," sussurrò, il suo viso vicino al mio centro. "Pensa solo a sentire."
Il suo respiro caldo sulla stoffa delle mie mutandine di pizzo fu la prima carezza. Poi, sentii la sua bocca. Iniziò a leccarmi lentamente, attraverso il tessuto, la sua lingua che creava un attrito delizioso e torturante. Un gemito mi sfuggì, un suono di puro abbandono. Stava sciogliendo la mia armatura, un bacio umido dopo l'altro.
Dopo un tempo che mi parve un'eternità, con un dito scostò il pizzo sulla destra, liberando la mia pelle. La sua bocca si chiuse su di me, e il contatto diretto, pelle contro lingua, mi fece inarcare la schiena. Iniziò dal clitoride, con movimenti rapidi e precisi che cancellarono ogni residuo di stress, sostituendolo con un piacere acuto. Poi scese, la sua lingua che affondava dentro di me, avida, assaggiando i miei succhi con una devozione che mi fece sentire venerata.
In pochi secondi, la sua bocca era completamente bagnata, avvolta dalle mie labbra umide. Stavo godendo in un modo quasi catartico. Le mie gambe, prima pesanti di fatica, ora tremavano per un'energia completamente diversa. Istintivamente, le mie mani si tuffarono tra i suoi capelli nerissimi. Li strinsi, non per guidarla, ma per aggrapparmi a lei, l'unica cosa solida in quella tempesta di sensazioni. La sentivo premere sempre di più, percependo il mio bisogno crescente, anticipando il mio piacere. E io mi lasciai andare completamente nelle mani, e nella bocca, di mia sorella.
Mi arresi completamente al suo tocco, un burattino nelle mani della mia dolcissima e determinata sorella. Con una spinta gentile ma decisa, mi fece sdraiare completamente sul divano, le gambe ancora appoggiate sulle sue spalle. La sua posizione le dava un accesso totale, un controllo completo su di me, e la cosa mi eccitava incredibilmente.
Continuò a leccare la mia figa bagnata e il mio clitoride con una devozione che mi faceva tremare. Ogni sua mossa era precisa, sicura. Sembrava che conoscesse il mio corpo meglio di me. Poi, sentii qualcosa cambiare. Mentre la sua bocca non smetteva di darmi piacere, percepii una delle sue dita tracciare un percorso lento e curioso, scendendo più in basso. La sentii esitare per un istante sulla porta del mio ano, un piccolo cerchio di pelle tesa. Era chiaro che volesse replicare quello che io avevo fatto a lei, voleva esplorare ogni parte di me.
Non fu una sorpresa che il suo dito entrasse con facilità, senza causarmi alcun dolore. Quello era un territorio che, in segreto, avevo già esplorato a lungo da sola, nella solitudine della mia camera. I miei dildi di diverse dimensioni erano stati i miei unici, silenziosi compagni in notti insonni, preparandomi senza saperlo a questo momento.
Sofia sembrò percepire la mia rilassatezza. Vidi la sua mano libera allungarsi verso il tavolino, dove avevamo lasciato le tazze del tè. Afferrò il flacone di lubrificante che tenevo nel cassetto più basso per le emergenze. Il mio cuore accelerò vedendo quel gesto.
Ne versò una quantità generosa sulla sua mano, poi la spalmò con delicatezza sul mio ano, con un tocco quasi clinico ma incredibilmente erotico. Iniziò a massaggiarmi, giocando con l'apertura, facendomi abituare alla sensazione. Poi, mentre la sua lingua non smetteva di tormentare il mio clitoride, inserì prima un dito, poi due. Li sentii ruotare lentamente dentro di me, aprendomi, riempiendomi in un modo nuovo e sconvolgente.
La doppia sensazione mi mandò fuori di testa. Da una parte il piacere acuto, quasi elettrico, della sua bocca sulla mia fica, il suo viso completamente bagnato del mio succo. Dall'altra, la pressione profonda e pulsante delle sue dita nel mio culo. Era un assalto ai sensi, un sovraccarico di stimoli che mi stava portando al limite. Mi aggrappai alle sue spalle, la schiena inarcata, il respiro un sibilo rotto. Era una sensazione bellissima, totalizzante, un piacere così completo da annientare ogni pensiero.
La sua lingua non mi diede tregua, e la pressione delle sue dita dentro di me divenne un ritmo ipnotico che mi stava portando sull'orlo del precipizio. Sentii la tensione salire, un'energia incontrollabile che si raccoglieva nel mio basso ventre.
"Sto venendo, Sofia!" ansimai, la voce irriconoscibile, spezzata dal piacere.
La vidi sorridere, un sorriso trionfante e pieno d'amore, il mio succo che le brillava sulle labbra. Mi guardò dritta negli occhi. "Vieni," mi incitò, la sua voce un sussurro febbrile. "Vieni, vieni su di me. Voglio averti tutta per me, sorellona."
Le sue parole furono la spinta finale. Con un grido che si liberò senza più controllo, il mio corpo si spezzò in un orgasmo devastante. Un getto di liquido caldo eruttò da me, bagnando il suo viso, il suo petto, mentre gli spasmi mi scuotevano senza pietà. Afferrai i cuscini del divano in un pugno così stretto che sentii le nocche diventare bianche per la forza, ancorandomi alla realtà mentre l'onda di piacere mi sommergeva completamente.
Quando l'ultima scossa si placò, crollai sul divano, sfinita, il corpo inerte, il respiro un affanno leggero. Ero completamente svuotata. Ma in mezzo a quella spossatezza, un sentimento si fece strada, più forte di ogni altra cosa: una gratitudine immensa.
Con la poca forza che mi era rimasta, mi sollevai. Sofia era ancora lì, che mi guardava con un'adorazione che mi sciolse il cuore. Le accarezzai la guancia bagnata. "Grazie, piccola mia," mormorai. "Ora, però, lascia che ti ringrazi come si deve."
Capì subito. Con una docilità che mi commosse, si mise sul divano a pecorina, con le gambe unite, offrendomi la sua schiena e il suo sedere perfetto. Era ancora vestita con i suoi pantaloncini di cotone. Glieli sfilai lentamente, insieme alle sue mutande. Come avevo immaginato, il piccolo pezzo di tessuto era completamente bagnato, la prova di quanto si fosse eccitata nel darmi piacere.
La visione che mi si presentò davanti era pura perfezione: la sua fica umida e rosea e, poco sopra, il suo ano, un piccolo bocciolo contratto. Il mio desiderio, che credevo spento, si riaccese con violenza. Presi un po' di lubrificante dal tavolino e lo misi su due delle mie dita. Delicatamente, le inserii dentro la sua figa già fradica, che le accolse senza la minima resistenza.
Poi, mi chinai e, mentre le mie dita iniziavano a muoversi lentamente dentro di lei, la mia lingua andò a leccarle l'ano. La sentii sussultare, un brivido che le percorse tutta la schiena. Non potevo vedere l'espressione sul suo viso, ma la sua testa si piegò all'indietro, lo sguardo rivolto verso l'alto, verso il soffitto. Il suo corpo iniziò a tremare leggermente, e potevo percepire le onde del suo piacere attraverso i muscoli che si contraevano attorno alle mie dita, attraverso i piccoli suoni soffocati che le sfuggivano dalle labbra. Stava amando ogni secondo, e io con lei.
Sì, la sua reazione era tutto, ma il mio obiettivo, la mia ossessione, era proprio il suo ano. La sua figa poteva aspettare. Con delicatezza, mi scostai da lei.
"Aspetta qui," le sussurrai, la voce roca.
Corsi in camera mia, il cuore che batteva all'impazzata per l'adrenalina. Aprii il cassetto del mio comodino, il mio arsenale segreto. Afferrai diversi dildi, di varie forme e dimensioni, e una piccola scatola di velluto contenente i miei plug anali. Tornai in salotto, sentendomi una cacciatrice che ha appena preparato le sue trappole.
Sofia era ancora nella stessa posizione, si era solo girata a guardarmi con occhi interrogativi e pieni di desiderio.
"Mettiti in ginocchio sul pavimento," le ordinai, con una calma che non sentivo. "E appoggia la pancia sul divano."
Obbedì senza una parola, capendo subito le mie intenzioni. Si posizionò esattamente come le avevo chiesto, offrendomi una vista perfetta e impudica del suo sedere sodo, della sua fica ancora umida e del suo ano, quel piccolo punto proibito che stavo per conquistare.
Misi una quantità generosa di lubrificante sulla mia mano. Poi, con l'altra, afferrai un dildo vibrante nero e lo accesi, appoggiandolo sul mio clitoride. Il ronzio riempì la stanza. Mentre la mia stessa eccitazione cresceva sotto le vibrazioni, immersi un dito lubrificato nel culo di Sofia.
Urlò il mio nome quando la penetrai. Era strettissima. Sentii chiaramente la resistenza dei suoi muscoli vergini. Era una sensazione inebriante sapere che da quel culo non era passato nulla fino ad ora. Ed era ancora più bello sapere che sarei stata io, con le mie mani, ad allargarlo e a reclamarlo come mio.
Mentre il mio dildo mi portava sempre più vicina al limite, giocavo con il suo ano. Con un po' di fatica e molta delicatezza, riuscii a inserire anche il secondo dito. Si lamentò, un suono a metà tra il dolore e il piacere. Cominciai a fare dei movimenti circolari, lenti, tentando di allargarlo pian piano, di abituarla alla sensazione di essere piena.
Poi presi il plug anale più piccolo dalla scatola. Era di metallo, freddo al tatto, con una piccola gemma blu incastonata alla base, come un fermo. Lo ricoprii di lubrificante e lo avvicinai al suo ano, togliendo le mie dita. Incontrai una forte resistenza quando provai a infilarlo.
"Rilassati, piccola. Lasciati andare per me," le sussurrai all'orecchio.
Provai e riprovai, con una pressione costante e delicata, finché con uno scatto, entrò. Sofia cacciò un urlo, forte e acuto, la sua schiena che si inarcava di colpo. Ma subito dopo, la sentii rilassarsi completamente, il suo corpo che si abbandonava contro il divano, accettando l'oggetto dentro di sé.
Lo lasciai così, la gemma blu che brillava contro la sua pelle chiara. Un marchio. Il mio marchio.
Poi passai alla sua figa. Presi il dildo nero che stavo usando per masturbarmi, ancora vibrante e bagnato del mio succo, e senza esitazione lo spinsi dentro di lei. Un altro gemito le sfuggì, questa volta più profondo, più roco. La sensazione di riempirla in entrambi i buchi, di vederla completamente sottomessa al mio piacere e ai miei strumenti, mi diede una scarica di potere quasi divina.
La sensazione di riempirla in entrambi i buchi, di vederla completamente sottomessa al mio piacere e ai miei strumenti, mi diede una scarica di potere quasi divina. Con il vibratore ancora acceso, cominciai a giocare dentro la sua figa, mentre la piccola gemma blu del plug anale brillava contro la sua pelle, un promemoria costante della mia conquista.
Iniziai con movimenti lenti e profondi, spingendo il dildo dentro di lei fino in fondo e ritirandolo quasi completamente, un'onda lenta di silicone nero che la invadeva e la abbandonava. Ad ogni spinta, sentivo il suo corpo sussultare, la sua testa premuta contro i cuscini del divano. Il suo respiro era già un affanno.
Poi aumentai la velocità. I movimenti diventarono più veloci, più corti, più martellanti. Il suono del vibratore si fece più intenso, un ronzio rabbioso che si univa ai suoi gemiti soffocati. La sua schiena si inarcava, le sue unghie si conficcavano nel tessuto del divano. La stavo portando al limite, e la vista del suo corpo che si contorceva per il piacere che le stavo dando era lo spettacolo più eccitante del mondo.
Quando sentii che era vicina, cambiai di nuovo tattica. Fermai il movimento e spinsi il dildo a fondo, inclinandolo leggermente finché non sentii la punta premere con decisione contro il suo punto G. E lì, mi fermai. Tenevo il vibratore immobile, premuto contro quel singolo nervo, lasciando che le vibrazioni facessero tutto il lavoro.
Passarono forse dieci secondi, e lei cominciò a tremare. Un tremito leggero all'inizio, che poi divenne uno spasmo incontrollabile che le scuoteva tutto il corpo. Si strinse attorno al dildo, i suoi muscoli interni che pulsavano con una forza incredibile. Si portò le mani alla bocca, cercando di soffocare un urlo. I suoi occhi erano sbarrati, fissi su un punto invisibile del soffitto.
La tenni così, premuta su quel punto, per un tempo che sembrò infinito. Un minuto, forse di più. La vidi lottare, il suo corpo che non sapeva se fuggire o chiedere di più. E poi, si arrese.
Con un ultimo, violento spasmo che le scosse l'anima, si liberò. Un getto potente di liquido caldo e trasparente eruttò dalla sua figa, inondando la mia mano, il dildo, e schizzando sul pavimento. Ma non fu l'unica cosa a uscire. La forza delle sue contrazioni fu tale che il suo ano espulse il plug metallico con un piccolo schiocco. L'oggetto rimbalzò sul tappeto con un tintinnio freddo, la gemma blu che mandava un ultimo, beffardo bagliore.
Rimase così, completamente svuotata, il corpo abbandonato contro il divano, scosso solo da piccoli fremiti residui. Spensi il dildo, e il silenzio che seguì fu quasi assordante. Le sfilai lo strumento da dentro e lo lasciai cadere. Mi chinai su di lei e le spostai una ciocca di capelli dalla fronte sudata. Era bellissima, distrutta dal piacere. Il mio capolavoro.
Entrai in salotto e la vidi. Sofia era seduta sul tappeto, circondata da una fortezza di libri di linguistica, la luce della lampada che le illuminava i capelli neri e il viso concentrato. Quando mi vide, il suo sguardo cambiò. Lesse la stanchezza sul mio volto prima ancora che potessi dire una parola.
Lasciai cadere la borsa e mi sedetti pesantemente sulla poltrona più vicina, sfilandomi i tacchi con un sospiro di sollievo. Chiusi gli occhi per un istante, sentendo il peso della giornata schiacciarmi.
Sentii i suoi passi leggeri sul parquet. Quando riaprii gli occhi, era in ginocchio davanti a me. Le sue mani piccole e calde si posarono sulle mie ginocchia, sopra il tessuto della gonna.
"Sei distrutta," mormorò, la sua voce un soffio di pura preoccupazione. Mi scrutò il viso, i suoi occhi scuri pieni di una tenerezza che mi fece stringere il cuore. "Lascia stare tutto. Lascia che mi prenda cura di te." Fece una pausa, come per darmi il tempo di assorbire le sue parole. "Posso farti rilassare?"
La sua offerta, così dolce e diretta, mi disarmò completamente. Tutta la tensione accumulata sembrò incrinarsi. Annuii, incapace di parlare, sentendo gli occhi pizzicare per l'emozione.
Un sorriso gentile le illuminò il viso. Si alzò e, con un gesto delicato, mi sfilò la gonna, lasciandomi vestita con la camicetta e le calze nere. Poi mi prese per mano. "Vieni," disse.
Non mi portò in camera da letto. Mi guidò verso il tavolo basso del salotto, spostando con cura la pila di libri per fare spazio. Mi fece sedere sul bordo del divano e si inginocchiò di nuovo di fronte a me, posizionandosi nello spazio che aveva creato. Mi prese le gambe e le appoggiò sulle sue spalle, aprendomi a lei in un gesto di totale adorazione.
"Ora non pensare a niente," sussurrò, il suo viso vicino al mio centro. "Pensa solo a sentire."
Il suo respiro caldo sulla stoffa delle mie mutandine di pizzo fu la prima carezza. Poi, sentii la sua bocca. Iniziò a leccarmi lentamente, attraverso il tessuto, la sua lingua che creava un attrito delizioso e torturante. Un gemito mi sfuggì, un suono di puro abbandono. Stava sciogliendo la mia armatura, un bacio umido dopo l'altro.
Dopo un tempo che mi parve un'eternità, con un dito scostò il pizzo sulla destra, liberando la mia pelle. La sua bocca si chiuse su di me, e il contatto diretto, pelle contro lingua, mi fece inarcare la schiena. Iniziò dal clitoride, con movimenti rapidi e precisi che cancellarono ogni residuo di stress, sostituendolo con un piacere acuto. Poi scese, la sua lingua che affondava dentro di me, avida, assaggiando i miei succhi con una devozione che mi fece sentire venerata.
In pochi secondi, la sua bocca era completamente bagnata, avvolta dalle mie labbra umide. Stavo godendo in un modo quasi catartico. Le mie gambe, prima pesanti di fatica, ora tremavano per un'energia completamente diversa. Istintivamente, le mie mani si tuffarono tra i suoi capelli nerissimi. Li strinsi, non per guidarla, ma per aggrapparmi a lei, l'unica cosa solida in quella tempesta di sensazioni. La sentivo premere sempre di più, percependo il mio bisogno crescente, anticipando il mio piacere. E io mi lasciai andare completamente nelle mani, e nella bocca, di mia sorella.
Mi arresi completamente al suo tocco, un burattino nelle mani della mia dolcissima e determinata sorella. Con una spinta gentile ma decisa, mi fece sdraiare completamente sul divano, le gambe ancora appoggiate sulle sue spalle. La sua posizione le dava un accesso totale, un controllo completo su di me, e la cosa mi eccitava incredibilmente.
Continuò a leccare la mia figa bagnata e il mio clitoride con una devozione che mi faceva tremare. Ogni sua mossa era precisa, sicura. Sembrava che conoscesse il mio corpo meglio di me. Poi, sentii qualcosa cambiare. Mentre la sua bocca non smetteva di darmi piacere, percepii una delle sue dita tracciare un percorso lento e curioso, scendendo più in basso. La sentii esitare per un istante sulla porta del mio ano, un piccolo cerchio di pelle tesa. Era chiaro che volesse replicare quello che io avevo fatto a lei, voleva esplorare ogni parte di me.
Non fu una sorpresa che il suo dito entrasse con facilità, senza causarmi alcun dolore. Quello era un territorio che, in segreto, avevo già esplorato a lungo da sola, nella solitudine della mia camera. I miei dildi di diverse dimensioni erano stati i miei unici, silenziosi compagni in notti insonni, preparandomi senza saperlo a questo momento.
Sofia sembrò percepire la mia rilassatezza. Vidi la sua mano libera allungarsi verso il tavolino, dove avevamo lasciato le tazze del tè. Afferrò il flacone di lubrificante che tenevo nel cassetto più basso per le emergenze. Il mio cuore accelerò vedendo quel gesto.
Ne versò una quantità generosa sulla sua mano, poi la spalmò con delicatezza sul mio ano, con un tocco quasi clinico ma incredibilmente erotico. Iniziò a massaggiarmi, giocando con l'apertura, facendomi abituare alla sensazione. Poi, mentre la sua lingua non smetteva di tormentare il mio clitoride, inserì prima un dito, poi due. Li sentii ruotare lentamente dentro di me, aprendomi, riempiendomi in un modo nuovo e sconvolgente.
La doppia sensazione mi mandò fuori di testa. Da una parte il piacere acuto, quasi elettrico, della sua bocca sulla mia fica, il suo viso completamente bagnato del mio succo. Dall'altra, la pressione profonda e pulsante delle sue dita nel mio culo. Era un assalto ai sensi, un sovraccarico di stimoli che mi stava portando al limite. Mi aggrappai alle sue spalle, la schiena inarcata, il respiro un sibilo rotto. Era una sensazione bellissima, totalizzante, un piacere così completo da annientare ogni pensiero.
La sua lingua non mi diede tregua, e la pressione delle sue dita dentro di me divenne un ritmo ipnotico che mi stava portando sull'orlo del precipizio. Sentii la tensione salire, un'energia incontrollabile che si raccoglieva nel mio basso ventre.
"Sto venendo, Sofia!" ansimai, la voce irriconoscibile, spezzata dal piacere.
La vidi sorridere, un sorriso trionfante e pieno d'amore, il mio succo che le brillava sulle labbra. Mi guardò dritta negli occhi. "Vieni," mi incitò, la sua voce un sussurro febbrile. "Vieni, vieni su di me. Voglio averti tutta per me, sorellona."
Le sue parole furono la spinta finale. Con un grido che si liberò senza più controllo, il mio corpo si spezzò in un orgasmo devastante. Un getto di liquido caldo eruttò da me, bagnando il suo viso, il suo petto, mentre gli spasmi mi scuotevano senza pietà. Afferrai i cuscini del divano in un pugno così stretto che sentii le nocche diventare bianche per la forza, ancorandomi alla realtà mentre l'onda di piacere mi sommergeva completamente.
Quando l'ultima scossa si placò, crollai sul divano, sfinita, il corpo inerte, il respiro un affanno leggero. Ero completamente svuotata. Ma in mezzo a quella spossatezza, un sentimento si fece strada, più forte di ogni altra cosa: una gratitudine immensa.
Con la poca forza che mi era rimasta, mi sollevai. Sofia era ancora lì, che mi guardava con un'adorazione che mi sciolse il cuore. Le accarezzai la guancia bagnata. "Grazie, piccola mia," mormorai. "Ora, però, lascia che ti ringrazi come si deve."
Capì subito. Con una docilità che mi commosse, si mise sul divano a pecorina, con le gambe unite, offrendomi la sua schiena e il suo sedere perfetto. Era ancora vestita con i suoi pantaloncini di cotone. Glieli sfilai lentamente, insieme alle sue mutande. Come avevo immaginato, il piccolo pezzo di tessuto era completamente bagnato, la prova di quanto si fosse eccitata nel darmi piacere.
La visione che mi si presentò davanti era pura perfezione: la sua fica umida e rosea e, poco sopra, il suo ano, un piccolo bocciolo contratto. Il mio desiderio, che credevo spento, si riaccese con violenza. Presi un po' di lubrificante dal tavolino e lo misi su due delle mie dita. Delicatamente, le inserii dentro la sua figa già fradica, che le accolse senza la minima resistenza.
Poi, mi chinai e, mentre le mie dita iniziavano a muoversi lentamente dentro di lei, la mia lingua andò a leccarle l'ano. La sentii sussultare, un brivido che le percorse tutta la schiena. Non potevo vedere l'espressione sul suo viso, ma la sua testa si piegò all'indietro, lo sguardo rivolto verso l'alto, verso il soffitto. Il suo corpo iniziò a tremare leggermente, e potevo percepire le onde del suo piacere attraverso i muscoli che si contraevano attorno alle mie dita, attraverso i piccoli suoni soffocati che le sfuggivano dalle labbra. Stava amando ogni secondo, e io con lei.
Sì, la sua reazione era tutto, ma il mio obiettivo, la mia ossessione, era proprio il suo ano. La sua figa poteva aspettare. Con delicatezza, mi scostai da lei.
"Aspetta qui," le sussurrai, la voce roca.
Corsi in camera mia, il cuore che batteva all'impazzata per l'adrenalina. Aprii il cassetto del mio comodino, il mio arsenale segreto. Afferrai diversi dildi, di varie forme e dimensioni, e una piccola scatola di velluto contenente i miei plug anali. Tornai in salotto, sentendomi una cacciatrice che ha appena preparato le sue trappole.
Sofia era ancora nella stessa posizione, si era solo girata a guardarmi con occhi interrogativi e pieni di desiderio.
"Mettiti in ginocchio sul pavimento," le ordinai, con una calma che non sentivo. "E appoggia la pancia sul divano."
Obbedì senza una parola, capendo subito le mie intenzioni. Si posizionò esattamente come le avevo chiesto, offrendomi una vista perfetta e impudica del suo sedere sodo, della sua fica ancora umida e del suo ano, quel piccolo punto proibito che stavo per conquistare.
Misi una quantità generosa di lubrificante sulla mia mano. Poi, con l'altra, afferrai un dildo vibrante nero e lo accesi, appoggiandolo sul mio clitoride. Il ronzio riempì la stanza. Mentre la mia stessa eccitazione cresceva sotto le vibrazioni, immersi un dito lubrificato nel culo di Sofia.
Urlò il mio nome quando la penetrai. Era strettissima. Sentii chiaramente la resistenza dei suoi muscoli vergini. Era una sensazione inebriante sapere che da quel culo non era passato nulla fino ad ora. Ed era ancora più bello sapere che sarei stata io, con le mie mani, ad allargarlo e a reclamarlo come mio.
Mentre il mio dildo mi portava sempre più vicina al limite, giocavo con il suo ano. Con un po' di fatica e molta delicatezza, riuscii a inserire anche il secondo dito. Si lamentò, un suono a metà tra il dolore e il piacere. Cominciai a fare dei movimenti circolari, lenti, tentando di allargarlo pian piano, di abituarla alla sensazione di essere piena.
Poi presi il plug anale più piccolo dalla scatola. Era di metallo, freddo al tatto, con una piccola gemma blu incastonata alla base, come un fermo. Lo ricoprii di lubrificante e lo avvicinai al suo ano, togliendo le mie dita. Incontrai una forte resistenza quando provai a infilarlo.
"Rilassati, piccola. Lasciati andare per me," le sussurrai all'orecchio.
Provai e riprovai, con una pressione costante e delicata, finché con uno scatto, entrò. Sofia cacciò un urlo, forte e acuto, la sua schiena che si inarcava di colpo. Ma subito dopo, la sentii rilassarsi completamente, il suo corpo che si abbandonava contro il divano, accettando l'oggetto dentro di sé.
Lo lasciai così, la gemma blu che brillava contro la sua pelle chiara. Un marchio. Il mio marchio.
Poi passai alla sua figa. Presi il dildo nero che stavo usando per masturbarmi, ancora vibrante e bagnato del mio succo, e senza esitazione lo spinsi dentro di lei. Un altro gemito le sfuggì, questa volta più profondo, più roco. La sensazione di riempirla in entrambi i buchi, di vederla completamente sottomessa al mio piacere e ai miei strumenti, mi diede una scarica di potere quasi divina.
La sensazione di riempirla in entrambi i buchi, di vederla completamente sottomessa al mio piacere e ai miei strumenti, mi diede una scarica di potere quasi divina. Con il vibratore ancora acceso, cominciai a giocare dentro la sua figa, mentre la piccola gemma blu del plug anale brillava contro la sua pelle, un promemoria costante della mia conquista.
Iniziai con movimenti lenti e profondi, spingendo il dildo dentro di lei fino in fondo e ritirandolo quasi completamente, un'onda lenta di silicone nero che la invadeva e la abbandonava. Ad ogni spinta, sentivo il suo corpo sussultare, la sua testa premuta contro i cuscini del divano. Il suo respiro era già un affanno.
Poi aumentai la velocità. I movimenti diventarono più veloci, più corti, più martellanti. Il suono del vibratore si fece più intenso, un ronzio rabbioso che si univa ai suoi gemiti soffocati. La sua schiena si inarcava, le sue unghie si conficcavano nel tessuto del divano. La stavo portando al limite, e la vista del suo corpo che si contorceva per il piacere che le stavo dando era lo spettacolo più eccitante del mondo.
Quando sentii che era vicina, cambiai di nuovo tattica. Fermai il movimento e spinsi il dildo a fondo, inclinandolo leggermente finché non sentii la punta premere con decisione contro il suo punto G. E lì, mi fermai. Tenevo il vibratore immobile, premuto contro quel singolo nervo, lasciando che le vibrazioni facessero tutto il lavoro.
Passarono forse dieci secondi, e lei cominciò a tremare. Un tremito leggero all'inizio, che poi divenne uno spasmo incontrollabile che le scuoteva tutto il corpo. Si strinse attorno al dildo, i suoi muscoli interni che pulsavano con una forza incredibile. Si portò le mani alla bocca, cercando di soffocare un urlo. I suoi occhi erano sbarrati, fissi su un punto invisibile del soffitto.
La tenni così, premuta su quel punto, per un tempo che sembrò infinito. Un minuto, forse di più. La vidi lottare, il suo corpo che non sapeva se fuggire o chiedere di più. E poi, si arrese.
Con un ultimo, violento spasmo che le scosse l'anima, si liberò. Un getto potente di liquido caldo e trasparente eruttò dalla sua figa, inondando la mia mano, il dildo, e schizzando sul pavimento. Ma non fu l'unica cosa a uscire. La forza delle sue contrazioni fu tale che il suo ano espulse il plug metallico con un piccolo schiocco. L'oggetto rimbalzò sul tappeto con un tintinnio freddo, la gemma blu che mandava un ultimo, beffardo bagliore.
Rimase così, completamente svuotata, il corpo abbandonato contro il divano, scosso solo da piccoli fremiti residui. Spensi il dildo, e il silenzio che seguì fu quasi assordante. Le sfilai lo strumento da dentro e lo lasciai cadere. Mi chinai su di lei e le spostai una ciocca di capelli dalla fronte sudata. Era bellissima, distrutta dal piacere. Il mio capolavoro.
3
8
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Incestp tra sorelle P.1racconto sucessivo
Sofia e Martina P.1
Commenti dei lettori al racconto erotico