Anastasia e Martina. Capitolo 12: Il Gioco Pericoloso
di
SofiaMariani
genere
saffico
Le parole di Martina, "O forse non sono la sola distrazione qui dentro?", mi avevano colpito come un fulmine a ciel sereno, lasciandomi senza fiato. Il mio cuore martellava contro le costole, e sentii il sangue affluire rapidamente al viso. Non sapevo se stesse scherzando, se fosse una battuta innocente, o se i suoi occhi avessero davvero letto qualcosa in me, qualcosa che andava oltre la semplice amicizia. La vicinanza tra noi, la curva del suo sorriso, il modo in cui i suoi occhi mi scrutavano, rendevano l'aria elettrica.
"Che... che vuoi dire?" balbettai, cercando disperatamente di mantenere un tono neutro, ma la mia voce era solo un sussurro. Sentivo che stavo fallendo miseramente nel mio tentativo di apparire indifferente.
Martina non rispose subito. Invece, si mosse impercettibilmente, facendomi percepire ancora di più il calore del suo corpo accanto al mio. Il suo braccio sfiorò di nuovo il mio, questa volta rimanendo lì, un contatto costante e leggero che mi fece avvampare. Poi, la sua mano si posò sul mio quaderno, e le sue dita lunghe e affusolate cominciarono a tracciare dei cerchi immaginari sul bordo della pagina, pericolosamente vicine alla mia mano che stringeva la penna.
"Voglio dire," sussurrò, la sua voce ora così bassa che mi sforzai di sentirla, "che a volte sembri persa nei tuoi pensieri, Ana. Come se ci fosse qualcosa di molto più interessante della matematica nella tua testa." I suoi occhi non lasciavano i miei, e un sorriso malizioso le si allargò sulle labbra. Era un sorriso che mi stuzzicava, che mi invitava a un gioco di cui non conoscevo le regole.
Il mio respiro divenne più affannoso. Sentii un nodo formarsi in gola, e le mie gambe, sotto il tavolo, cominciarono a tremare leggermente. L'ovetto, ancora nascosto nello zaino, sembrava vibrare in risonanza con il mio battito cardiaco accelerato. Il calore nel mio basso ventre si intensificò, una fitta familiare che preannunciava il desiderio.
Poi, Martina fece qualcosa che mi lasciò completamente senza fiato. La sua mano si spostò lentamente dal quaderno e, con una delicatezza che mi fece venire i brividi, sfiorò il dorso della mia mano. E non si fermò lì. Le sue dita si intrecciarono con le mie, con un movimento così naturale che mi ci volle un attimo per realizzarlo. La sua pelle contro la mia, calda e morbida. Un fuoco si accese dentro di me, una sensazione che andava oltre il semplice tocco, era una promessa.
"Sei... sei sicura di starmi seguendo?" sussurrò, stringendo leggermente le mie dita. Il suo sguardo era intenso, e non c'era più traccia di scherzo nei suoi occhi. Erano pieni di una curiosità profonda, quasi una sfida.
Non riuscii a parlare. La mia mente era svuotata di ogni parola, di ogni pensiero razionale. Ero completamente immersa nella sensazione della sua mano nella mia, della sua vicinanza, del suo respiro leggero che mi accarezzava il viso. Sentii i miei capezzoli irrigidirsi ulteriormente, spingendo con forza contro il reggiseno e la camicetta. La familiarità del mio corpo che rispondeva in quel modo al suo tocco mi fece sentire allo stesso tempo eccitata e incredibilmente vulnerabile.
Martina sembrò notare il mio silenzio, la mia reazione. Il suo sorriso si addolcì leggermente, ma i suoi occhi rimanevano fissi sui miei. Senza staccare la sua mano dalla mia, si avvicinò ancora di più, chinandosi fino a quando la sua guancia sfiorò la mia, e sentii il suo profumo riempirmi i polmoni. "Ana," sussurrò, il suo alito caldo sul mio orecchio, "sei così bella quando ti perdi nei tuoi pensieri."
Quella frase fu un fulmine a ciel sereno. Il suo alito caldo, la sua voce roca e quel complimento inaspettato mi fecero vibrare ogni fibra del corpo. Sentii un formicolio partire dalla base della spina dorsale e risalire fino alla nuca. Le mie gambe tremavano incontrollabilmente sotto la gonna, e sentii la mia figa pulsare con un desiderio ardente. Non era più solo il piacere solitario del mio tocco; era il suo, la sua vicinanza, la sua inaspettata audacia che mi stavano spingendo oltre ogni limite. Ero persa nel suo gioco, e non volevo essere trovata.
Continua nel capitolo 13
"Che... che vuoi dire?" balbettai, cercando disperatamente di mantenere un tono neutro, ma la mia voce era solo un sussurro. Sentivo che stavo fallendo miseramente nel mio tentativo di apparire indifferente.
Martina non rispose subito. Invece, si mosse impercettibilmente, facendomi percepire ancora di più il calore del suo corpo accanto al mio. Il suo braccio sfiorò di nuovo il mio, questa volta rimanendo lì, un contatto costante e leggero che mi fece avvampare. Poi, la sua mano si posò sul mio quaderno, e le sue dita lunghe e affusolate cominciarono a tracciare dei cerchi immaginari sul bordo della pagina, pericolosamente vicine alla mia mano che stringeva la penna.
"Voglio dire," sussurrò, la sua voce ora così bassa che mi sforzai di sentirla, "che a volte sembri persa nei tuoi pensieri, Ana. Come se ci fosse qualcosa di molto più interessante della matematica nella tua testa." I suoi occhi non lasciavano i miei, e un sorriso malizioso le si allargò sulle labbra. Era un sorriso che mi stuzzicava, che mi invitava a un gioco di cui non conoscevo le regole.
Il mio respiro divenne più affannoso. Sentii un nodo formarsi in gola, e le mie gambe, sotto il tavolo, cominciarono a tremare leggermente. L'ovetto, ancora nascosto nello zaino, sembrava vibrare in risonanza con il mio battito cardiaco accelerato. Il calore nel mio basso ventre si intensificò, una fitta familiare che preannunciava il desiderio.
Poi, Martina fece qualcosa che mi lasciò completamente senza fiato. La sua mano si spostò lentamente dal quaderno e, con una delicatezza che mi fece venire i brividi, sfiorò il dorso della mia mano. E non si fermò lì. Le sue dita si intrecciarono con le mie, con un movimento così naturale che mi ci volle un attimo per realizzarlo. La sua pelle contro la mia, calda e morbida. Un fuoco si accese dentro di me, una sensazione che andava oltre il semplice tocco, era una promessa.
"Sei... sei sicura di starmi seguendo?" sussurrò, stringendo leggermente le mie dita. Il suo sguardo era intenso, e non c'era più traccia di scherzo nei suoi occhi. Erano pieni di una curiosità profonda, quasi una sfida.
Non riuscii a parlare. La mia mente era svuotata di ogni parola, di ogni pensiero razionale. Ero completamente immersa nella sensazione della sua mano nella mia, della sua vicinanza, del suo respiro leggero che mi accarezzava il viso. Sentii i miei capezzoli irrigidirsi ulteriormente, spingendo con forza contro il reggiseno e la camicetta. La familiarità del mio corpo che rispondeva in quel modo al suo tocco mi fece sentire allo stesso tempo eccitata e incredibilmente vulnerabile.
Martina sembrò notare il mio silenzio, la mia reazione. Il suo sorriso si addolcì leggermente, ma i suoi occhi rimanevano fissi sui miei. Senza staccare la sua mano dalla mia, si avvicinò ancora di più, chinandosi fino a quando la sua guancia sfiorò la mia, e sentii il suo profumo riempirmi i polmoni. "Ana," sussurrò, il suo alito caldo sul mio orecchio, "sei così bella quando ti perdi nei tuoi pensieri."
Quella frase fu un fulmine a ciel sereno. Il suo alito caldo, la sua voce roca e quel complimento inaspettato mi fecero vibrare ogni fibra del corpo. Sentii un formicolio partire dalla base della spina dorsale e risalire fino alla nuca. Le mie gambe tremavano incontrollabilmente sotto la gonna, e sentii la mia figa pulsare con un desiderio ardente. Non era più solo il piacere solitario del mio tocco; era il suo, la sua vicinanza, la sua inaspettata audacia che mi stavano spingendo oltre ogni limite. Ero persa nel suo gioco, e non volevo essere trovata.
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