Io e Lara I (Saffico)
di
SofiaMariani
genere
dominazione
Ho 19 anni e, a prima vista, potrei sembrare una ragazza come tante. Sono alta un metro e settantacinque, snella, con gambe lunghe che mi fanno sentire elegante. I miei capelli rossi, lunghi e lisci, mi ricadono sulle spalle, e ho sempre apprezzato il mio corpo: il sedere sodo e le tette, beh, le tette belle prosperose. Ma c'è un lato di me che nessuno, tranne una persona, conosce. Un desiderio segreto, una passione che mi spinge oltre i confini del comune. Adoro sentire il mio corpo allungarsi, i miei "buchi" – sia la figa che il culo – spingersi allo stremo, dilatarsi fino a un punto di piacere quasi doloroso. E amo essere legata con le corde, immobilizzata, sentirmi completamente in balia di quelle sensazioni.
Questa parte di me la condivido solo con la mia amica Lara. Il nostro è un rapporto basato sulla fiducia e sul consenso, un legame profondo che va oltre l'amicizia "normale". Lei comprende i miei desideri più intimi e io i suoi. Insieme, esploriamo un universo di sensazioni che ci appartiene solo.
Un pomeriggio, dopo aver passato una mattinata a studiare, decisi di andare a trovarla. Avevamo un accordo, una sorta di appuntamento non detto per quel giorno. Entrai nella sua stanza, con la leggera ansia e l'eccitazione che sempre mi accompagnavano prima di quei momenti. La trovai lì, ad aspettarmi. La luce filtrava debolmente dalle tende, creando un'atmosfera intima e complice. I nostri sguardi si incontrarono, e in quell'istante, ogni parola fu superflua. Sapevamo entrambe cosa sarebbe successo.
Lara mi sorrise, quel sorriso che conosceva ogni piega dei miei desideri più reconditi. "Spogliati, Sofia," disse la sua voce, un sussurro che era allo stesso tempo un ordine. Non esitai. Ogni capo di vestiario scivolò via, liberando il mio corpo: le gambe lunghe, il sedere sodo, i miei capelli rossi che accarezzavano la pelle mentre mi sfilavo l'ultimo indumento. Stare lì, completamente nuda davanti a lei, era già parte del rituale, un modo per abbandonare il mondo esterno e immergermi nel nostro.
Lara si mosse con la calma e la precisione di chi sa esattamente cosa sta facendo. Prese le corde, quelle che amavo tanto: semplici, morbide, che non irritavano la pelle ma tenevano saldamente. Iniziò dalle mie mani, legandole insieme con delicatezza, poi unì una delle mie gambe. Sentii una leggera tensione mentre le corde venivano fissate, e poi, con un movimento fluido e inaspettato, fui sollevata. Le mie mani e la gamba legate vennero appese al soffitto. Mi ritrovai sospesa, il mio peso distribuito in un modo precario. Potevo appoggiare solo le punte dei piedi a terra, ma era uno sforzo enorme per mantenere l'equilibrio. Ogni muscolo delle mie gambe lunghe era teso, tremante per lo sforzo e per l'anticipazione.
Il suo viso si avvicinò al mio. "E questo è per la tua bella bocca, tesoro," sussurrò, e prima che potessi dire o fare qualcosa, un bavaglio mi fu messo. Era speciale, fatto su misura per noi. Al centro, un dildo incorporato che finì direttamente in gola. Il respiro si fece subito difficile, un ansimare strozzato mentre lottavo per non soffocare. Una sensazione di vulnerabilità totale mi invase, ma non era paura. No, era qualcosa di ben più profondo e potente. La consapevolezza di essere completamente in balia di Lara, nelle sue mani, mi fece morire dall'eccitazione. Ogni fibra del mio corpo vibrava di un piacere intenso e proibito, un'ondata di calore che partiva dal profondo e mi pervadeva da capo a piedi. Ero lì, sospesa, la bocca piena, e la mente completamente rapita.
Lara non perse un attimo. Afferrò il suo vibratore, il ronzio familiare che mi fece vibrare l'anima. Senza indugio, lo portò subito alla mia figa, premendo decisa. Non si limitò solo al vibratore: con un gesto esperto, appoggiò anche due dita accanto ad esso, spingendo con forza, cercando e trovando quel punto preciso, il mio punto G. La pressione era incredibile, un mix di intensità e piacere puro che mi fece inarcare la schiena, anche se ero appesa.
Con il bavaglio e il dildo in gola, respirare era una lotta costante. Ogni ansimo mi faceva sentire il dildo premere ancora di più, ma l'eccitazione era così travolgente che quasi non importava. La stanza si riempì di un calore denso, quasi palpabile, che non proveniva solo dal mio corpo. Sentii il trucco nero intorno ai miei occhi iniziare a colare, lasciando strisce scure sul viso, una maschera di piacere e sudore.
Lara percepì la mia difficoltà, o forse voleva solo sentire la mia voce. Con un gesto rapido, mi tolse il bavaglio. L'aria mi invase i polmoni, e un urlo squarciò il silenzio della stanza. Era un suono animalesco, primordiale, un urlo di puro, incontrollabile piacere, come quello di una vacca in calore. Non riuscivo a trattenermi, ogni fibra del mio corpo urlava di beatitudine.
Lara non si fermò. Ricominciò con il vibratore e le dita, premendo, strofinando, portandomi sempre più in alto. Le punte dei miei piedi, che con fatica mi tenevano su, cominciarono ad attorcersi, contraendosi per lo sforzo e l'orgasmo imminente. Le mie mani, legate sopra la testa, erano strette in pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi.
Finalmente, l'ondata. Un gemito lungo e profondo mi sfuggì mentre la mia figa si liberava, bagnando il pavimento sotto di me. Tremavo, un tremore che mi scuoteva da capo a piedi. Con l'ultimo spasmo, il piede che mi sorreggeva scivolò, e mi lasciai andare completamente. Tutto il mio corpo tremava, una scossa elettrica che non accennava a placarsi.
Lara, con delicatezza, slegò le corde. Mi lasciai cadere sul pavimento, un sacco di carne inerte, esausta ma vibrante di piacere. Il mio corpo era indolenzito, ma la mente era in uno stato di euforia pura. Guardai in su verso Lara, il suo volto illuminato da un sorriso compiaciuto. Sapevo che ero completamente svuotata, ma lei, con un'espressione maliziosa, mi fece capire che non aveva ancora finito con me.
Lara era splendida, fasciata in un intimo nero che esaltava ogni sua curva, completato da calze autoreggenti che le arrivavano alte sulle cosce. La sua eccitazione era palpabile. Con un gesto lento e sensuale, si tolse le mutande nere. Erano bagnate, appiccicate leggermente alla sua figa dal suo stesso succo, una prova evidente del suo desiderio ardente. Le lanciò verso di me, un invito silenzioso a proseguire.
Prese una sedia, si sedette e divaricò le gambe, invitandomi con uno sguardo che non ammetteva repliche. "Mettiti a novanta," mi disse, la sua voce roca, "e leccami come una vera troia." Obbedii senza esitazione. Mi inginocchiai, la testa abbassata, e iniziai a leccarla. Il suo sapore, il suo odore, mi inebriavano, alimentando la fiamma dentro di me.
Poi, con un movimento deciso, mi sollevò e mi mise sulla scrivania. I miei occhi si spalancarono quando tirò fuori lo strap-on. Era di dimensioni generose, ruvido, con delle scanalature che promettevano un piacere intenso. Un brivido mi percorse: pensai che una bestia così non sarebbe mai entrata nella mia figa. Ma Lara mi conosceva. Mi divarico le gambe e iniziò a scoparmi. Il piacere arrivava lentamente, a ondate, ogni spinta dello strap-on che sfregava quelle scanalature mi portava sempre più in alto.
Non era finita. Prese un dildo, lo lubrificò con cura e, senza preavviso, me lo mise nel culo. Un urlo strozzato mi sfuggì. Il piacere era così intenso che i miei occhi cominciarono a rovesciarsi all'indietro. Ero al culmine. Scoppiai in un piacere esplosivo, un orgasmo che mi fece tremare da capo a piedi e gemere come una troia. Ne volevo ancora e ancora, spingendomi contro di lei, contro lo strap-on, contro il dildo. E poi, fu la liberazione: uno squirt potente che bagnò la scrivania, un getto irrefrenabile che mi lasciò completamente svuotata, ma con il desiderio ancora bruciante.
Mi aiutò a rialzarmi, i miei muscoli flosci e quasi incapaci di sorregermi. Poi, con un movimento deciso ma delicato, mi mise a novanta davanti alla finestra del balcone. Ero appoggiata con i palmi delle mani sul vetro freddo, la schiena inarcata, le natiche esposte. La luce del pomeriggio, sebbene filtrata, mi avvolgeva, rendendo la scena ancora più intensa e vulnerabile. Lara si posizionò dietro di me. Sentii lo strap-on ruvido contro la mia pelle, e poi, con una spinta decisa, cominciò a scoparmi il culo.
Ogni penetrazione era profonda, spingeva al limite le mie capacità. Io ormai non ce la facevo più, non avevo più le forze a reggermi in piedi. Le mie gambe, già provate, tremavano incontrollabilmente, e solo la presa delle mie mani sul vetro mi impediva di crollare. Ma, nonostante la fatica, ogni spinta di Lara accendeva una nuova scintilla di piacere. La sensazione di essere penetrata così profondamente, in quel modo così esposto, mi mandava in estasi. I miei gemiti erano strozzati, quasi imploranti.
Dopo l'ennesimo orgasmo, un'esplosione che mi scosse dalle fondamenta, le mie gambe cedettero definitivamente. Mi lasciò andare, e crollai a terra come una troia, tremolante e completamente priva di forze. Ero stesa lì, il corpo pulsante, la mente annebbiata dal piacere, ma sul mio viso si disegnò un sorriso di pura beatitudine. Ero felice.
Questa parte di me la condivido solo con la mia amica Lara. Il nostro è un rapporto basato sulla fiducia e sul consenso, un legame profondo che va oltre l'amicizia "normale". Lei comprende i miei desideri più intimi e io i suoi. Insieme, esploriamo un universo di sensazioni che ci appartiene solo.
Un pomeriggio, dopo aver passato una mattinata a studiare, decisi di andare a trovarla. Avevamo un accordo, una sorta di appuntamento non detto per quel giorno. Entrai nella sua stanza, con la leggera ansia e l'eccitazione che sempre mi accompagnavano prima di quei momenti. La trovai lì, ad aspettarmi. La luce filtrava debolmente dalle tende, creando un'atmosfera intima e complice. I nostri sguardi si incontrarono, e in quell'istante, ogni parola fu superflua. Sapevamo entrambe cosa sarebbe successo.
Lara mi sorrise, quel sorriso che conosceva ogni piega dei miei desideri più reconditi. "Spogliati, Sofia," disse la sua voce, un sussurro che era allo stesso tempo un ordine. Non esitai. Ogni capo di vestiario scivolò via, liberando il mio corpo: le gambe lunghe, il sedere sodo, i miei capelli rossi che accarezzavano la pelle mentre mi sfilavo l'ultimo indumento. Stare lì, completamente nuda davanti a lei, era già parte del rituale, un modo per abbandonare il mondo esterno e immergermi nel nostro.
Lara si mosse con la calma e la precisione di chi sa esattamente cosa sta facendo. Prese le corde, quelle che amavo tanto: semplici, morbide, che non irritavano la pelle ma tenevano saldamente. Iniziò dalle mie mani, legandole insieme con delicatezza, poi unì una delle mie gambe. Sentii una leggera tensione mentre le corde venivano fissate, e poi, con un movimento fluido e inaspettato, fui sollevata. Le mie mani e la gamba legate vennero appese al soffitto. Mi ritrovai sospesa, il mio peso distribuito in un modo precario. Potevo appoggiare solo le punte dei piedi a terra, ma era uno sforzo enorme per mantenere l'equilibrio. Ogni muscolo delle mie gambe lunghe era teso, tremante per lo sforzo e per l'anticipazione.
Il suo viso si avvicinò al mio. "E questo è per la tua bella bocca, tesoro," sussurrò, e prima che potessi dire o fare qualcosa, un bavaglio mi fu messo. Era speciale, fatto su misura per noi. Al centro, un dildo incorporato che finì direttamente in gola. Il respiro si fece subito difficile, un ansimare strozzato mentre lottavo per non soffocare. Una sensazione di vulnerabilità totale mi invase, ma non era paura. No, era qualcosa di ben più profondo e potente. La consapevolezza di essere completamente in balia di Lara, nelle sue mani, mi fece morire dall'eccitazione. Ogni fibra del mio corpo vibrava di un piacere intenso e proibito, un'ondata di calore che partiva dal profondo e mi pervadeva da capo a piedi. Ero lì, sospesa, la bocca piena, e la mente completamente rapita.
Lara non perse un attimo. Afferrò il suo vibratore, il ronzio familiare che mi fece vibrare l'anima. Senza indugio, lo portò subito alla mia figa, premendo decisa. Non si limitò solo al vibratore: con un gesto esperto, appoggiò anche due dita accanto ad esso, spingendo con forza, cercando e trovando quel punto preciso, il mio punto G. La pressione era incredibile, un mix di intensità e piacere puro che mi fece inarcare la schiena, anche se ero appesa.
Con il bavaglio e il dildo in gola, respirare era una lotta costante. Ogni ansimo mi faceva sentire il dildo premere ancora di più, ma l'eccitazione era così travolgente che quasi non importava. La stanza si riempì di un calore denso, quasi palpabile, che non proveniva solo dal mio corpo. Sentii il trucco nero intorno ai miei occhi iniziare a colare, lasciando strisce scure sul viso, una maschera di piacere e sudore.
Lara percepì la mia difficoltà, o forse voleva solo sentire la mia voce. Con un gesto rapido, mi tolse il bavaglio. L'aria mi invase i polmoni, e un urlo squarciò il silenzio della stanza. Era un suono animalesco, primordiale, un urlo di puro, incontrollabile piacere, come quello di una vacca in calore. Non riuscivo a trattenermi, ogni fibra del mio corpo urlava di beatitudine.
Lara non si fermò. Ricominciò con il vibratore e le dita, premendo, strofinando, portandomi sempre più in alto. Le punte dei miei piedi, che con fatica mi tenevano su, cominciarono ad attorcersi, contraendosi per lo sforzo e l'orgasmo imminente. Le mie mani, legate sopra la testa, erano strette in pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi.
Finalmente, l'ondata. Un gemito lungo e profondo mi sfuggì mentre la mia figa si liberava, bagnando il pavimento sotto di me. Tremavo, un tremore che mi scuoteva da capo a piedi. Con l'ultimo spasmo, il piede che mi sorreggeva scivolò, e mi lasciai andare completamente. Tutto il mio corpo tremava, una scossa elettrica che non accennava a placarsi.
Lara, con delicatezza, slegò le corde. Mi lasciai cadere sul pavimento, un sacco di carne inerte, esausta ma vibrante di piacere. Il mio corpo era indolenzito, ma la mente era in uno stato di euforia pura. Guardai in su verso Lara, il suo volto illuminato da un sorriso compiaciuto. Sapevo che ero completamente svuotata, ma lei, con un'espressione maliziosa, mi fece capire che non aveva ancora finito con me.
Lara era splendida, fasciata in un intimo nero che esaltava ogni sua curva, completato da calze autoreggenti che le arrivavano alte sulle cosce. La sua eccitazione era palpabile. Con un gesto lento e sensuale, si tolse le mutande nere. Erano bagnate, appiccicate leggermente alla sua figa dal suo stesso succo, una prova evidente del suo desiderio ardente. Le lanciò verso di me, un invito silenzioso a proseguire.
Prese una sedia, si sedette e divaricò le gambe, invitandomi con uno sguardo che non ammetteva repliche. "Mettiti a novanta," mi disse, la sua voce roca, "e leccami come una vera troia." Obbedii senza esitazione. Mi inginocchiai, la testa abbassata, e iniziai a leccarla. Il suo sapore, il suo odore, mi inebriavano, alimentando la fiamma dentro di me.
Poi, con un movimento deciso, mi sollevò e mi mise sulla scrivania. I miei occhi si spalancarono quando tirò fuori lo strap-on. Era di dimensioni generose, ruvido, con delle scanalature che promettevano un piacere intenso. Un brivido mi percorse: pensai che una bestia così non sarebbe mai entrata nella mia figa. Ma Lara mi conosceva. Mi divarico le gambe e iniziò a scoparmi. Il piacere arrivava lentamente, a ondate, ogni spinta dello strap-on che sfregava quelle scanalature mi portava sempre più in alto.
Non era finita. Prese un dildo, lo lubrificò con cura e, senza preavviso, me lo mise nel culo. Un urlo strozzato mi sfuggì. Il piacere era così intenso che i miei occhi cominciarono a rovesciarsi all'indietro. Ero al culmine. Scoppiai in un piacere esplosivo, un orgasmo che mi fece tremare da capo a piedi e gemere come una troia. Ne volevo ancora e ancora, spingendomi contro di lei, contro lo strap-on, contro il dildo. E poi, fu la liberazione: uno squirt potente che bagnò la scrivania, un getto irrefrenabile che mi lasciò completamente svuotata, ma con il desiderio ancora bruciante.
Mi aiutò a rialzarmi, i miei muscoli flosci e quasi incapaci di sorregermi. Poi, con un movimento deciso ma delicato, mi mise a novanta davanti alla finestra del balcone. Ero appoggiata con i palmi delle mani sul vetro freddo, la schiena inarcata, le natiche esposte. La luce del pomeriggio, sebbene filtrata, mi avvolgeva, rendendo la scena ancora più intensa e vulnerabile. Lara si posizionò dietro di me. Sentii lo strap-on ruvido contro la mia pelle, e poi, con una spinta decisa, cominciò a scoparmi il culo.
Ogni penetrazione era profonda, spingeva al limite le mie capacità. Io ormai non ce la facevo più, non avevo più le forze a reggermi in piedi. Le mie gambe, già provate, tremavano incontrollabilmente, e solo la presa delle mie mani sul vetro mi impediva di crollare. Ma, nonostante la fatica, ogni spinta di Lara accendeva una nuova scintilla di piacere. La sensazione di essere penetrata così profondamente, in quel modo così esposto, mi mandava in estasi. I miei gemiti erano strozzati, quasi imploranti.
Dopo l'ennesimo orgasmo, un'esplosione che mi scosse dalle fondamenta, le mie gambe cedettero definitivamente. Mi lasciò andare, e crollai a terra come una troia, tremolante e completamente priva di forze. Ero stesa lì, il corpo pulsante, la mente annebbiata dal piacere, ma sul mio viso si disegnò un sorriso di pura beatitudine. Ero felice.
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