Incestp tra sorelle P.1

di
genere
incesti

​Mi chiamo Martina, ho trent'anni. E ho un segreto che è anche la mia più dolce condanna. Un segreto che vive con me, che cammina per le stanze del nostro appartamento e che ogni giorno mi ricorda quanto fragile sia il mio autocontrollo.
​Quando mi guardo allo specchio, vedo una donna. I miei capelli sono una massa di onde lunghe e arancioni, i miei occhi verdi. Sono snella, mi dicono che ho un bel corpo. Ma quello che vedo io è una donna divorata da un desiderio che non dovrebbe provare.
​Il mio segreto ha un nome. È il nome di mia sorella minore.
​Ha vent'anni, dieci in meno di me. È più bassa, con un corpo snello e nervoso, di una bellezza quasi dolorosa. Ha i capelli nerissimi, lisci e lunghi che le incorniciano il viso. E ha un culo... un culo piccolo, sodo e perfetto che sembra scolpito apposta per farmi impazzire.
​Abitiamo insieme, e questa è la mia croce e la mia delizia. Lei non ha idea dell'effetto che mi fa. Per lei, la nostra casa è il suo porto sicuro, un luogo dove può essere se stessa. E "se stessa" significa camminare per il corridoio con addosso solo un paio di leggings così attillati che potrei disegnarne ogni curva a memoria. Oppure, d'estate, con pantaloncini cortissimi che le lasciano scoperte le gambe toniche. Tante volte, la trovo in cucina a bere un caffè con addosso solo l'intimo, un completino di pizzo nero contro la sua pelle chiara.
​Non sa che ogni volta che la vedo così, il mio respiro si ferma. Non sa che devo stringere i pugni per non allungare una mano e toccarla. Non sa che la mia mente si riempie di immagini proibite. Mi immagino di spingerla contro il muro, di baciarla con tutta la fame che mi porto dentro, mi immagino di scopare insieme a lei, i nostri corpi così simili e così diversi intrecciati sul suo letto. E al solo pensiero, mi bagno tutta. Un'umidità calda e densa che mi ricorda costantemente quanto la desideri.
​La notte, quando sono sola nella mia stanza, questa ossessione prende il sopravvento. Non c'è porno che tenga, non c'è fantasia che possa competere con lei. Tante volte mi masturbo, con le dita che scivolano veloci sulla mia figa, pensando solo e soltanto a una cosa: a mia sorella inginocchiata davanti a me, con i suoi lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, mentre mi lecca la figa, la sua lingua sapiente che mi porta all'orgasmo.
​Questa è la mia vita, sospesa tra il ruolo di sorella maggiore e quello di donna che brucia di un desiderio impossibile. E ogni giorno mi chiedo per quanto ancora riuscirò a tenerlo solo per me.


Oggi è mercoledì, e come ogni mercoledì sera, è la serata film. Una tradizione stupida che abbiamo da quando siamo tornate a vivere insieme. Di solito è un momento di relax, ma per me è una tortura. Stasera, il film è uno di quei polpettoni d'autore noiosissimi. L'unica cosa che riesco a guardare è mia sorella, Sofia.

​È sdraiata accanto a me sul divano, con una semplice maglietta bianca e un paio di leggings grigi, attillatissimi. La conosco come le mie tasche, e so per certo, dal modo in cui il tessuto aderisce alla sua pelle, che sotto non indossa niente. Il contorno perfetto del suo pube, le sue natiche sode... è tutto lì, esposto e allo stesso tempo nascosto. Una visione che mi fa contorcere le viscere.

​A un certo punto, come se fosse la cosa più naturale del mondo, Sofia si sposta e appoggia la testa sulle mie ginocchia. Il suo profumo di shampoo mi riempie le narici. Il peso della sua testa è un marchio a fuoco sulla mia pelle, anche attraverso i pantaloncini corti che indosso. È un gesto innocente, forse, ma il mio corpo non lo interpreta così. Sento un'ondata di calore partire dal basso ventre e la mia figa si bagna tutta, all'istante, tradendomi. Devo resistere all'impulso di accarezzarle i capelli neri e lisci.

​Rimane così per un tempo che mi sembra infinito. Poi, durante una pausa del film, si alza. Si mette seduta di fronte a me, le ginocchia quasi si toccano. Mi guarda, i suoi occhi scuri che cercano qualcosa nei miei. E io non resisto più. Anni di desiderio represso esplodono in un unico, disperato gesto. Mi chino in avanti e la bacio.

​Per un secondo, mi guarda in modo strano, sorpresa, forse confusa. Il mio cuore si ferma. Ho rovinato tutto. Ma poi, vedo qualcosa cambiare nel suo sguardo. Le sue labbra si schiudono e, a sua volta, mi bacia lei. È un bacio timido all'inizio, poi diventa più profondo, più affamato. È reale. Sta succedendo davvero.

​Mentre le nostre bocche si esplorano, la mia mano si muove da sola, guidata da un istinto primordiale. Scivola sulla sua coscia, sentendo il calore della sua pelle attraverso il tessuto sottile dei leggings. Poi risale, lentamente, fino ad arrivare lì, al centro del suo desiderio. Appoggio il palmo sulla sua figa, sopra la stoffa.

​Inizio a massaggiarla, con movimenti lenti e circolari. La sento sussultare contro le mie labbra. Sotto le mie dita, la sento bagnarsi. Percepisco chiaramente l'umidità che impregna i leggings, e vedo il tessuto grigio chiaro diventare di un grigio più scuro, un'ombra umida che si allarga a ogni mio tocco. È la prova innegabile del suo piacere. Premendo leggermente, posso percepire che è totalmente depilata, una superficie liscia e perfetta. E il pensiero mi fa impazzire.


Non perdo un secondo. Quel bacio, quell'umidità sotto la mia mano, sono il via libera che aspettavo da una vita. Spingo delicatamente la sua schiena contro i cuscini del divano, facendola sdraiare completamente. Dalle sue labbra, scendo a baciarle il collo, il petto, fino ad arrivare al bordo dei suoi leggings. Li afferro con decisione e li tiro giù, lentamente, svelandola centimetro per centimetro.

​Quando finalmente sono ai suoi piedi, la sua figa è lì, esposta alla luce soffusa della lampada. È ancora più bella di come l'avevo immaginata: umida, rosea, perfetta. Le tolgo completamente i leggings e li butto sul pavimento con un gesto quasi violento, come a voler cancellare ogni barriera tra di noi.

​Ora è quasi nuda, solo la maglietta bianca le copre il busto, ma è così sottile che posso vedere chiaramente i suoi capezzoli turgidi, due piccole gemme dure che premono contro il tessuto. Lo sguardo scende di nuovo, rapito. Vedo la sua figa, le sue piccole labbra gonfie di desiderio, e poco più in là, il suo ano, un piccolo bocciolo perfetto e invitante.

​Senza più esitazione, mi chino su di lei e comincio a leccarle la figa. Il suo sapore mi invade, un misto di dolce e salato che mi manda fuori di testa. La mia bocca si chiude sulle sue labbra, la mia lingua si muove esperta, affondando dentro di lei. È completamente fradicia, il suo succo mi bagna il viso, ma non mi importa. È il nettare più buono che abbia mai assaggiato.

​Mentre la mia bocca la sta portando al delirio, un'idea si fa strada nella mia mente. Devo averla tutta. Decido di metterle un dito dentro il culo. È veramente stretto, un anello di muscoli vergini. Lei sussulta, sorpresa, ma non si ritrae.

​Un pensiero mi fulmina. Corro in camera mia, un viaggio di pochi secondi che sembra un'eternità. Afferro il flacone di lubrificante che uso spesso per i miei toys e torno da lei. Ne verso una goccia generosa sul mio dito e, mentre continuo a leccarle la figa con una mano, con l'altra riprovo.

​Questa volta il mio dito scivola dentro di lei con una facilità sconcertante. Inizio a muoverlo lentamente, dentro e fuori, mentre la mia lingua non smette di tormentare il suo clitoride. La reazione è immediata, esplosiva. La sua schiena si inarca, sollevandosi dal divano. Sento il suo corpo tremare, scosso da spasmi di puro piacere, soprattutto le sue gambe, che vibrano senza controllo.

​Inizia a gemere, un suono basso e gutturale che non le avevo mai sentito fare. E con le sue mani, mi afferra i capelli e mi preme la testa con forza contro la sua figa, chiedendomi di più, di non fermarmi, di portarla fino in fondo.

La sua richiesta, espressa con il corpo e non con le parole, è un comando che eseguo con una devozione quasi sacra. Mentre la mia lingua continua il suo lavoro, sento che la stretta delle sue mani sui miei capelli si allenta, non per rifiuto, ma perché la forza la sta abbandonando, sostituita da ondate di puro piacere. È il mio segnale.

​Con un ultimo, profondo bacio sulla sua vulva, mi alzo. I suoi occhi mi seguono, annebbiati dal desiderio, interrogativi. "Torno subito," le sussurro, e corro di nuovo nella mia stanza. Apro il cassetto del mio comodino e afferro il mio strumento preferito: un dildo di silicone viola, liscio al tatto, con una punta leggermente curvata. Lo accendo, e un ronzio basso e profondo riempie il silenzio per un istante.

​Torno da lei, che mi aspetta sul divano, il petto che si alza e si abbassa velocemente. Le mostro il dildo vibrante. I suoi occhi si sgranano. Prendo il lubrificante e ne verso una quantità generosa sull'oggetto, anche se non servirebbe. La sua figa è così fradicia, così accogliente, che potrei entrare senza. Ma questo è un rituale, un'offerta.

​Mi posiziono tra le sue gambe aperte e, con una mano, inizio a farmi scivolare le dita sui miei pantaloncini, proprio sopra il clitoride, trovando il mio ritmo. Con l'altra, avvicino la punta del dildo viola alle sue labbra gonfie. L'appoggio delicatamente. Il ronzio della vibrazione le fa sussultare tutto il corpo.

​Poi, lentamente, lo inserisco dentro di lei. Scivola senza sforzo nella sua umidità. Lo spingo a fondo, inclinandolo leggermente verso l'alto, cercando quel punto preciso, il suo punto G. Appena lo premo, un gemito roco e strozzato le sfugge dalle labbra. È quello giusto.

​Inizio un movimento lento e costante, dentro e fuori, mentre la vibrazione fa il suo lavoro martellante e meraviglioso. Intanto io, con l'altra mano, mi masturbo con una foga crescente, guardandola, nutrendomi della sua reazione. La vedo perdere ogni controllo. Il suo corpo trema in modo incontrollabile, la sua schiena non smette di inarcarsi. Istintivamente, cerca di chiudere le gambe, come per contenere un'onda di piacere troppo grande da sopportare. Si porta le mani sulla bocca, le dita strette tra i denti per non gridare.

​I suoi occhi sono serrati, il viso è una maschera di agonia e di estasi. Sento che sta per succedere. Sembra che stia per scoppiare. Aumento la velocità del dildo, spingendo più a fondo, e con la mia mano libera le accarezzo il ventre, sentendo i muscoli contrarsi sotto la mia pelle.

​E poi, si libera. Con un ultimo, violento spasmo che le scuote tutta l'anima, un getto di liquido caldo e trasparente erutta dalla sua figa, bagnando la mia mano, il mio braccio, il divano. Ha squirtato su di me. Rimango immobile per un secondo, a guardare la scena. Il suo corpo che si placa, il suo sapore nell'aria, la prova liquida del suo piacere su di me. La vista è incredibilmente appagante.

​È completamente esausta. Il suo corpo è abbandonato sui cuscini, il respiro è un ansimo leggero. Le sposto una ciocca di capelli dalla fronte sudata e mi chino a darle un bacio leggero.

​"Sei stata fantastica, sorellina," le dico, con la voce ancora roca dal mio stesso desiderio. "Ed ora riposati."

scritto il
2025-08-08
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