Un casuale incontro: un ricordo di gioventù.!!
di
Battocchiolo.
genere
etero
Girando un giorno per Roma. vedo tra la gente che attendeva un autobus una bionda da sballo e mi fermo al semaforo ancora verde, fissando il viso splendido della sventolona che mi aveva incantato...ma osserva e pensa e ripensa, mi scatta nell' archivio dei rocordi del passaato che conoscevo anche bene quella sventolona: quella gnocca era Barbara Santini ( nome che ho inventato per salvaguardarle la riservatezza! ) Quindi fermo l'auto a fianco del marciapiedi e vado dritto dalla presunta Barbara che poi si rivelò effettivamente lei. Dopo abbracci, baci e...mano nella mano, come quando eravamo stati fidanzatini ai tempi del liceo classico, mi offro di accompagnarla con la mia auto sostituendo così l'autobus che mai arrivava. Durante il tragitto che ci avrebbe condotto a casa sua, in campagna, fuori le mura di Roma. ricordiamo tante di quelle cose da avere le gole aride ma lei poi mi offrì il vino della sua vigna, coltivata da lei, sua figlia Marianna e suo marito Alberto, Ufficiale di Marina militare attualmente in navigazione verso l'Africa e quindi le due donne erano in casa da sole. Rinfrescati dal vino che sciolse ancora di più le gole e le menti assai ben caricate da sbirciarsi di continuo, io le sua gambe da infarto e gli occhioni da fatalona sventolona che con l'aiuto del buon vino mi sciolse la lingua e così le disse che se non avessi avuto un pò di autocontrollo, le sarei già saltato addosso e lei, che mi risponde (?): " Guarda Checco che se non lo fai tu lo faccio io !" Aggiunse poi che sua figlia Marianna al momento era all' Università...Architettura.(..come lo fu mio padre! ) ed insieme poi ci alzammo in piedi e ci abbracciammo strigendoci forte...poco dopo eravamo nella stanza degli ospiti dove, enudati in pochi attimi, ci ritrovammo sbragati sul lettone a due piazze e le nostre lingue s'intrecciavano pazzamente e, lecca le coscione ben tornite ed affusolate, bacia i suoi capezzoloni e...prendi a piccoli morsi le sue sode e meravigliose natiche, finisco poi per andare a leccarle la figona pelosona, biondona anche quella e, dopo poche slinguate lei se ne viene letteralmente infradiciandomi il viso con gli umori scatenati dalla figona ed io non reggo più e le tengo le coscione spalancate per poterla penetrare in figa ma con un impeto tale da farla sobbalzare e, tra un gemito di piacere ed un grido di dolore...lo spiego bello e chiaro: il mio batacchione ha dodici centimetri di diametro ed una lunghezza... e quando penetra in fighe o culi senza l'aiuto del lubrificante, eccita sempre ma addolora insieme al piacere! Inizio una scatenata, forsennata cavalcata e, lei si lasciò andare completamente da più di orgasmi ed io invece trattenni tutto per concludere la cavalcata con una schizzata di sborra nella sua deliziosa figona. Dato che da studenti non mi aveva mai permesso di farsi penetrare nel bellissimo culo, mi venne spontaneo domandarle se aveva il bel culo ancora vergine oppure no! La sua risposta mi lasciò come una statua di marmo...ovvio che mi confermò la sua verginità! Le sorrisi e volli verificare con l'infilarle un dito all'ano ma il suo urlo mi confermò maggiormente che lì era illibata. Mi scatenai così a slinguarle il dolce buchino, quell'ano che avevo sognato durante tutto il periodo dei "non studi", infatti, tutto facevamo, invece di studiare! Le chiesi poi se voleva farsi sverginare e mi rispose di sì ed allora, con gli occhi spalancati di gioia e di famelico desiderio di sentirla strillare di dolore prima e poi di piacere, le chiesi di prendere un tubetto di crema per la pelle ma lei aveva nel comodino un tubone di gel già pronto. Le discostai le cosce mettendola a pancia sotto e spalmai buona parte del gel dentro e fuori dal suo buchino, il dolce ano. Mi dedicai a baciarla dapertutto, in ogni punto del suo splendido corpo, carezzandola con fermezza e le leccai il clitoride infilandoci dentro la lingua e poi il naso che già di per se era ben grosso e lì notai subito che stava lasciando andare una buona quantità di umori. Presi una manata dei suoi umori e li spalmai insieme al gel sull'ano, poi cominciai ad accostare il cazzone al suo culetto spingendo un poco ma lentamente, Le accarezzavo i seni, i fianchi, le cosce. Spinsi ancora dentro il cazzo nel culo e lei sobbalzò ma allora mi portai ancora di più dentro il culo e, quando sentii che le stavo dentro quasi tutto, a quel punto mi spinsi dentro con più foga e sentii che le pareti del budellino che stavo profanando, si dilatavano alla presenza del batacchione e lo spinsi talmente con decisione, quasi brutalmente ma lì feci urlare di dolore lei ma subito dopo sentii anche i sospiri di gioia, di piacere. Dopo che mi lasciai andare godendo pazzamente di gioia schizzando così come un idrante dei vigili del fuoco, feci scire dal culetto il batacchio e mi girai per abbracciarla, baciarla in bocca e lì vidi Barbara che piangeva e sorrideva insieme: dolore e piacere si fecero sentire contemporaneamente ed io ero così eccitato ancora da tenere il batacchione ancora ben rigido ed allora sussurrai a Barbara nell'orecchio che il ferro andava lavorato ancora di nuovo perchè ben caldo e così, con decisione la rigirai a pancia sotto poi la feci mettere "alla pecorina" per poterla penetrare inculandola di nuovo, Quando lei capì che avrebbe risentito il cazzone in culo si agitò, ribellò ma riuscii a trattenerla ferma e la penetrai tutta in un solo colpo. All'inizio fu una lunga serie di grida di lamenti ma poco dopo, però, rieccola di nuovo gioire di piacere. Lì fui veloce e le sborrai un fiume dentro la pancia in poco tempo. Rimasi però immobile dentro il bel culo e, riprese le energie, la inculai per la tera volta.
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