I militari - cap.3
di
Petulka
genere
fantascienza
Petra, ancora tremante e nuda, si inginocchiò nel bunker, leccando il pavimento fino all'ultimo residuo di sperma. La jeep dei soldati si era allontanata, ma il suono dei motori che svanivano nel nulla era come un'eco che le risuonava nella mente. Si alzò lentamente, ogni muscolo dolorante, ogni fibra del suo essere ancora pulsante di un desiderio che non trovava pace.
L'alba filtrava attraverso le fessure del bunker, gettando ombre lunghe e inquietanti sulle pareti di cemento. Petra si guardò intorno, osservando le foto di altre donne, tutte con sguardi di sofferenza e, in alcuni casi, una strana forma di resa. Si avvicinò a una delle foto, sfiorando il volto di una donna con un dito. "Anche tu hai sentito tutto questo?" sussurrò, come se la donna potesse risponderle.
Mentre Petra rifletteva, un rumore improvviso la fece voltare. Un gruppo di figure incappucciate e vestite con tute di contenimento biologico entrò nel bunker. Le loro maschere, lucide e riflettenti, nascondevano completamente i volti, rendendoli figure spettrali e minacciose. Petra sentì un brivido di paura e curiosità.
"Chi siete?" chiese, la voce tremante.
Una delle figure si avvicinò, la voce distorta dalla maschera. "Siamo la squadra di contenimento. Siamo qui per assicurarci che non ci siano contaminazioni biologiche."
Petra deglutì, il cuore che batteva forte. "Contaminazioni?" ripeté, senza capire.
L'uomo annuì. "Sì. Dobbiamo esaminare ogni centimetro di questo bunker. Iniziamo da te."
Le figure si avvicinarono, circondandola. Petra sentì le mani guantate esplorare il suo corpo, toccando ogni curva e ogni ferita. Le tute erano rigide e fredde, ma le mani che la toccavano erano sorprendentemente calde e ferme.
"Dobbiamo fare un esame approfondito," disse un altro uomo, la voce profonda e autoritaria. "Ti prego di collaborare."
Petra annuì, incapace di parlare. Fu condotta in una stanza buia, dove le luci alogene illuminarono ogni angolo. La fecero sdraiare su un tavolo di metallo, le gambe divaricate e le braccia bloccate.
"Iniziamo," disse il capo della squadra, la voce fredda e distaccata.
Le mani guantate la esplorarono, penetrandola con strumenti di metallo freddo. Petra sentì un dolore acuto, ma anche un piacere perverso. Le sue urla di dolore si mescolarono a gemiti di piacere.
"È pulita," disse uno degli uomini, dopo un esame che sembrò durare un'eternità. "Ma dobbiamo fare un esame più approfondito."
Petra sentì le mani che la sollevavano, mettendola a quattro zampe. Le tute di contenimento si aprirono, rivelando corpi muscolosi e pronti. Petra sentì un'ondata di eccitazione e paura.
"Doppia penetrazione," ordinò il capo, la voce autoritaria.
Due uomini si posizionarono dietro di lei, i cazzi già eretti e pronti. Petra sentì le mani che le allargavano le natiche, e poi il dolore acuto mentre entrambi la penetravano, uno nella figa e uno nel culo. Gemette, il suono soffocato dal bavaglio che le avevano messo in bocca.
"Spingete," ordinò il capo, la voce fredda.
Gli uomini obbedirono, pompando con violenza. Petra sentì il suo corpo tendersi, il dolore e il piacere che si mescolavano in un vortice di sensazioni. Un terzo uomo si avvicinò, il cazzo eretto, e le afferrò i capelli, costringendola a succhiare.
"Succhia, puttana," disse, la voce roca. "Voglio sentirti ingoiare ogni goccia."
Petra succhiò con fervore, leccando e mordendo, mentre gli uomini dietro di lei continuavano a pompare. Le loro mani la tenevano ferma, le dita che affondavano nella sua carne.
"Vieni," ordinò il capo, la voce autoritaria.
Petra sentì il suo corpo tendersi, e poi esplodere in un orgasmo violento. Gli uomini dietro di lei la riempirono di sperma, inondandola mentre lei urlava intorno al cazzo che stava succhiando.
"Bene," disse il capo, la voce soddisfatta. "Ora possiamo procedere con il resto del bunker."
Petra fu lasciata sul tavolo, il corpo tremante e esausto. Sentì i passi degli uomini che si allontanavano, e poi il suono di altre porte che si aprivano e si chiudevano. Sapeva che non era finita, che c'era ancora molto da esplorare in quel bunker di piacere e dolore.
L'alba filtrava attraverso le fessure del bunker, gettando ombre lunghe e inquietanti sulle pareti di cemento. Petra si guardò intorno, osservando le foto di altre donne, tutte con sguardi di sofferenza e, in alcuni casi, una strana forma di resa. Si avvicinò a una delle foto, sfiorando il volto di una donna con un dito. "Anche tu hai sentito tutto questo?" sussurrò, come se la donna potesse risponderle.
Mentre Petra rifletteva, un rumore improvviso la fece voltare. Un gruppo di figure incappucciate e vestite con tute di contenimento biologico entrò nel bunker. Le loro maschere, lucide e riflettenti, nascondevano completamente i volti, rendendoli figure spettrali e minacciose. Petra sentì un brivido di paura e curiosità.
"Chi siete?" chiese, la voce tremante.
Una delle figure si avvicinò, la voce distorta dalla maschera. "Siamo la squadra di contenimento. Siamo qui per assicurarci che non ci siano contaminazioni biologiche."
Petra deglutì, il cuore che batteva forte. "Contaminazioni?" ripeté, senza capire.
L'uomo annuì. "Sì. Dobbiamo esaminare ogni centimetro di questo bunker. Iniziamo da te."
Le figure si avvicinarono, circondandola. Petra sentì le mani guantate esplorare il suo corpo, toccando ogni curva e ogni ferita. Le tute erano rigide e fredde, ma le mani che la toccavano erano sorprendentemente calde e ferme.
"Dobbiamo fare un esame approfondito," disse un altro uomo, la voce profonda e autoritaria. "Ti prego di collaborare."
Petra annuì, incapace di parlare. Fu condotta in una stanza buia, dove le luci alogene illuminarono ogni angolo. La fecero sdraiare su un tavolo di metallo, le gambe divaricate e le braccia bloccate.
"Iniziamo," disse il capo della squadra, la voce fredda e distaccata.
Le mani guantate la esplorarono, penetrandola con strumenti di metallo freddo. Petra sentì un dolore acuto, ma anche un piacere perverso. Le sue urla di dolore si mescolarono a gemiti di piacere.
"È pulita," disse uno degli uomini, dopo un esame che sembrò durare un'eternità. "Ma dobbiamo fare un esame più approfondito."
Petra sentì le mani che la sollevavano, mettendola a quattro zampe. Le tute di contenimento si aprirono, rivelando corpi muscolosi e pronti. Petra sentì un'ondata di eccitazione e paura.
"Doppia penetrazione," ordinò il capo, la voce autoritaria.
Due uomini si posizionarono dietro di lei, i cazzi già eretti e pronti. Petra sentì le mani che le allargavano le natiche, e poi il dolore acuto mentre entrambi la penetravano, uno nella figa e uno nel culo. Gemette, il suono soffocato dal bavaglio che le avevano messo in bocca.
"Spingete," ordinò il capo, la voce fredda.
Gli uomini obbedirono, pompando con violenza. Petra sentì il suo corpo tendersi, il dolore e il piacere che si mescolavano in un vortice di sensazioni. Un terzo uomo si avvicinò, il cazzo eretto, e le afferrò i capelli, costringendola a succhiare.
"Succhia, puttana," disse, la voce roca. "Voglio sentirti ingoiare ogni goccia."
Petra succhiò con fervore, leccando e mordendo, mentre gli uomini dietro di lei continuavano a pompare. Le loro mani la tenevano ferma, le dita che affondavano nella sua carne.
"Vieni," ordinò il capo, la voce autoritaria.
Petra sentì il suo corpo tendersi, e poi esplodere in un orgasmo violento. Gli uomini dietro di lei la riempirono di sperma, inondandola mentre lei urlava intorno al cazzo che stava succhiando.
"Bene," disse il capo, la voce soddisfatta. "Ora possiamo procedere con il resto del bunker."
Petra fu lasciata sul tavolo, il corpo tremante e esausto. Sentì i passi degli uomini che si allontanavano, e poi il suono di altre porte che si aprivano e si chiudevano. Sapeva che non era finita, che c'era ancora molto da esplorare in quel bunker di piacere e dolore.
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