Sotto la vestaglia. Il ritorno

di
genere
pissing




Luca aprì gli occhi con la testa immersa nel profumo dolce e sudato della pelle di Elena. Il sole filtrava tra le persiane, tagliando la stanza in strisce dorate. Il corpo nudo di lei era ancora avvinghiato al suo, la coscia gettata su di lui, il seno molle e pesante contro il petto. Si sentiva in pace, svuotato e pieno allo stesso tempo. Poi guardò l’ora.
E il mondo crollò.
— Cazzo. — scattò a sedere, facendo sobbalzare Elena.
— Merda, non dovevo restare… Devo andare, subito. Se mi vede qualcuno che esce da qui… cazzo Elena, lo sanno tutti che sei sposata. Che hai due figli. Che… che io sono il medico.
Lei lo guardò, stropicciandosi gli occhi, il sorriso storto, provocatorio.
— Hai paura che il paese parli?
— Elena, non posso far sapere in giro che ho passato la notte qui.
Che ti ho… che ci siamo…
— Che mi hai scopata come un cane in calore? — rise, sedendosi e facendo dondolare lentamente quelle tette che lo avevano fatto impazzire.
— Che ti sei bevuto il mio squirt e poi ti ho anche pisciato addosso, porco? — sussurrò sfiorandogli il petto. Lei si stiracchiò, indolente, con un sorriso storto.

— Mio marito è in Qatar da tre mesi. Torna ogni morte di papa e di sicuro si consola. I miei figli? Uno a Londra, l’altro a Torino. Qui non c’è nessuno. Solo occhi. E voci.
Lo fissò.
— Ma le voci non mi spaventano più.
Luca si bloccò. Il cuore gli martellava. Lei si alzò, nuda, lasciandogli ammirare il culo ancora segnato dalle sue mani.
— Stasera. Ti mando un messaggio. Ti voglio in ginocchio. E sporco. Come ieri, ma peggio.
Lui ingoiò a fatica. I pantaloni già gli stavano stretti mentre infilava la maglietta.
Sapeva che sarebbe tornato.
La porta laterale era aperta. La luce era spenta. Solo la finestra della cucina lasciava entrare un chiarore vago, che tracciava i contorni dei mobili, del tappeto.
E del suo corpo.
Elena era lì. In ginocchio. Completamente nuda. I capelli raccolti, le natiche alte, le cosce larghe. Lo aspettava.
— Sei venuto — sussurrò, senza voltarsi.
Luca si spogliò in silenzio. Quando fu nudo, si inginocchiò dietro di lei. Ma non la prese subito. Le passò davanti, la tirò a sé. Le baciò il collo, poi la fece sedere sulle sue gambe, a cavalcioni, fronte a lui.
Le tette enormi gli sfiorarono il volto. Luca le prese subito con le mani, con una fame da animale. Le strinse, le fece rimbalzare, le sbatté sul viso. Le succhiava, le mordeva, ci affondava la lingua. Avevano un sapore salato e dolce, un profumo di pelle vissuta e desiderio.
— Cristo, Elena… sono droga. Le tue mammelle mi fanno impazzire…
— Giocaci quanto vuoi. Ma poi voglio il tuo cazzo. Nel culo.
Lei lo spinse via, si mise a quattro zampe e offrì il suo culo aperto. Gli passò il lubrificante. Luca lo spalmò sulle dita, poi le aprì le chiappe e cominciò a lavorare l’ano, prima con un dito, poi due.
Elena gemeva come una cagna in calore.
— Vieni… scopami lì. Spaccami…
Lui la prese. Affondò nel suo ano caldo e stretto. Il corpo di lei sobbalzò, le dita aggrappate allo sgabello.
— Così… così! Sì, scopami il culo! Fammi urlare!
Il ritmo cresceva. Le sue natiche battevano contro le sue cosce. Il rumore di pelle bagnata riempiva la stanza. Ma qualcosa si mosse nel buio.
Un fruscio. Una sagoma nel giardino. Nascosta tra i cespugli. Immobile.
— Elena… c’è qualcuno.
Lei si voltò appena, i capelli sul viso, il sorriso perverso.
— Bene. Che guardi. Che si faccia una sega mentre mi scopi il culo.
Luca aumentò il ritmo. Le tirava i capelli, le graffiava i fianchi. Elena urlava senza ritegno.
— Mi stai aprendo tutta! Voglio che ci senta! Che si masturbi vedendo che troia sono!
Poi si staccò di colpo, scivolò via, e lo fece sedere sul divano.
— Ora ti faccio vedere come si gode, dottore.
Gli salì sopra, a cavalcioni, e gli strinse la testa tra le cosce. La sua figa era gonfia, calda, bagnata. Si masturbava sopra di lui, con due dita e la sua lingua che la leccava senza sosta.
— Sì… così… sto venendo… non mi fermo…
Un primo getto di squirt lo colpì sulla bocca. Poi un altro. Lui la teneva ferma, la leccava ancora. Elena urlava.
— E ora piscerò sulla tua faccia, porco… te la sei meritata…
Un fiotto caldo le sfuggì dalle cosce e lo bagnò completamente, dal naso al petto. Luca restava lì, occhi chiusi, godendo come mai in vita sua.
Dalla finestra, il vicino tremava. Una mano nei pantaloni. La bocca aperta. Guardava. E veniva.
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2025-07-21
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