“Costretto nel suo regalo” - Capitolo 11

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
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Loretta camminava con passo deciso lungo il marciapiede del centro, il sole filtrava tra i palazzi e accendeva i riflessi dorati dei suoi occhiali da sole. Accanto a lei, Carlo la seguiva con il solito passo rilassato, le mani in tasca, una polo chiara sbottonata sul collo per via del caldo. Si erano ritagliati un pomeriggio, lontano dagli impegni, per qualcosa di particolare. O meglio, per qualcuno. Loretta era alla ricerca di un regalo per il Marito e Carlo gli aveva dato un’idea interessante.
«Non ci credo ancora che stiamo per entrare», disse Loretta, accennando con il mento verso la vetrina opaca e discreta del sexy shop.
Carlo sorrise sicuro. «Ci sono anche posti meno eccitanti dove cercare un regalo per Mauro.»
Loretta si fermò un istante. «Hai davvero pensato che questo…» esitando su ciò che stava per dire, «...questo tipo di oggetto, possa piacergli?»
«Hai visto i suoi occhi! Il desiderio con cui ci guarda. La calma con cui accetta, si eccita, partecipa. Secondo me già lo desidera in cuor suo.» rispose Carlo.
Entrarono.
Il negozio era tutt’altro che volgare. Le luci chiare, il profumo di legno e ambra, gli scaffali ordinati. Oggetti disposti con gusto. La commessa li accolse con un sorriso accogliente, senza stupore. Loretta si guardò intorno, curiosa. Non era la prima volta in un posto simile, ma questa volta aveva un obiettivo preciso e lo condivideva con Carlo. I due si lasciavano distrarre piacevolmente da quanto esposto. Loretta era particolarmente attratta dai frustini in cuoio e dai set di corde, pensati più per il gioco che per il controllo. Accostò a sé una tuta in latex viola, provando l’effetto allo specchio. Rise. Era un piacere leggero, giocoso.
«Cosa ne pensi di questo?», chiese Carlo, prendendola sotto braccio con una scatola discreta in mano. «Acciaio inossidabile, regolabile, con chiusura magnetica. Niente di aggressivo. Quasi... simbolico.»
Loretta prese la scatola, la osservò. «È una gabbia.»
«Per contenere, sublimare, far sentire protetto e desiderato.» osservò Carlo.
Pagati gli acquisti - tra cui anche un olio aromatico al pepe rosa e un paio di oggetti pensati chiaramente per il loro piacere - uscirono con due sacchetti scuri, anonimi. L’aria estiva li avvolse come una complice.
La villetta singola era immersa nella luce dorata del tramonto quando rientrarono. Mauro era in veranda, seduto con un libro. Nel vederli arrivare assieme, si alzò. Il sorriso di Loretta lo disarmò subito: era il sorriso di chi ha deciso qualcosa.
«Ho un regalo per te. L’ho scelto su suggerimento», disse lei, prima baciando Carlo e successivamente prendendo la mano del marito per guidandolo all’interno.
Nel salotto, Carlo appoggiò il sacchetto sul tavolo e lo aprì. Nessuna parola inutile. Solo lo sguardo, diretto, onesto.
Loretta si avvicinò al marito. «È una cosa nostra. Perché sei parte viva di questo piacere.»
Mauro prese in mano scartò l’oggetto. Era lucido, perfetto nella sua forma. Lo guardò a lungo. Poi alzò lo sguardo su di loro che si stavano già coccolando «Un ottimo suggerimento. Mi fido!»
Nella riservatezza del bagno la luce ambrata vibrava, Mauro si lasciò guidare. Loretta, con dolcezza e sicurezza, lo aiutò a indossarla. La sensazione era strana all’inizio, poi contenitiva. Sensuale. Carlo osservava, appoggiato allo stipite, con uno sguardo che non era solo desiderio: era rispetto, era condivisione.
Mauro chiuse gli occhi. Respirò. E si arrese a quel nuovo sentire.
Carlo accese la doccia, e il vapore riempiva già la stanza da bagno, quando entrò per primo, nudo, rilassato. Loretta lo seguì, lasciando scivolare anche la biancheria sul pavimento. L’acqua tiepida accarezzava i loro corpi mentre si stringevano, la pelle contro la pelle, le mani che scorrevano con una naturalezza crescente.
Mauro appoggiato al lavandino, il corpo in tensione, la gabbia stretta attorno a sé come un segreto lucente. Li guardava. Il cuore batteva lento, pieno. Vederli così, immersi nel piacere, lo accendeva. Era adorazione.
Loretta si voltò leggermente, mentre Carlo la prendeva da dietro sotto il getto dell’acqua, i loro gemiti coperti solo dal rumore dell’acqua. I loro corpi si cercavano, si trovavano.
Mauro li fissava entrambi con intensità.
«Guardate quanto vi amo», sembrava dire.
Mauro si avvicinò lentamente al vetro appannato della doccia. Non entrò. Non toccò. Ma la sua presenza era lì. Carlo lo guardò un istante, poi si lasciò andare ancora più a fondo, spingendo Loretta contro le piastrelle lisce, mentre le mani di lei cercavano le sue, trovandole.
Mauro chiuse gli occhi. L'eccitazione lo avvolgeva, profonda, dolce e pungente. La gabbia stringeva, ma non imprigionava. Era il contrario: lo liberava. Lo rendeva parte di ogni tocco, di ogni orgasmo.
Quando l’acqua cessò e i corpi si separarono, col respiro affannato e la pelle arrossata, Loretta uscì per prima. Da dietro avvolse Mauro in un abbraccio e con gli occhi invitò Carlo a farsi avanti. Quest’ultimo, dopo avergli sfilato la gabbia, con la mano lo accompagnò all’eiaculazione.
Loretta sussurrò «Questo è il tuo regalo.»
di
scritto il
2025-07-19
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