“Non più nascosto” – Capitolo 52
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Vi invito a lasciare un commento oppure a scrivermi in privato.
Le settimane scorrevano, quasi ordinarie. I tre si vedevano più di rado, i loro incontri ridotti dalla vita quotidiana che pretendeva il suo spazio. Eppure, anche nella routine, Loretta aveva trovato un modo per tenere viva la fiamma del loro gioco.
Ogni mattina, mentre Mauro si preparava per andare in ufficio, era lei a scegliere per lui le mutandine che avrebbe indossato sotto il completo. Un rito intimo, che si ripeteva con una precisione quasi liturgica. Pizzi, seta, colori pastello o sgargianti: ogni giorno era una variazione sul tema della sua femminilizzazione.
Mauro, davanti allo specchio del bagno, si osservava con un misto di vergogna e desiderio.
Il contrasto tra la sua figura seria, vestita con giacca e cravatta, e il segreto nascosto sotto i pantaloni lo destabilizzava.
Non poteva poi evitare di pensare a Carlo, al momento in cui Loretta, puntuale, inviava al loro amante comune una foto dedicata: la prova tangibile della sua sottomissione.
«Fai il bravo, amore,» gli diceva ogni volta Loretta, baciandolo sulle labbra prima che uscisse di casa. «Ricorda che sotto la giacca porti quello che ti rende nostro.»
In ufficio, i primi giorni furono un tormento. Mauro sedeva alla scrivania, fingendo concentrazione sui documenti, ma ogni movimento gli ricordava la stoffa sottile che lo avvolgeva. Era costretto a incrociare le gambe più spesso, a controllare i gesti, per paura che qualcuno notasse il suo disagio.
Quando si alzava per andare in riunione, il pensiero di avere quel segreto a contatto con la pelle lo faceva arrossire. Bastava uno sguardo dei colleghi, un commento innocuo, per fargli battere il cuore all’impazzata. «E se qualcuno capisse?» pensava.
Col passare delle settimane, tuttavia, quella vergogna si trasformò lentamente in un piacere perverso. Mauro cominciò ad assaporare il brivido del rischio: nessuno sapeva nulla, eppure lui si muoveva ogni giorno in un mondo fatto di maschere, indossando sotto i suoi abiti da uomo un segreto che apparteneva soltanto a Loretta e a Carlo.
La sera, a casa, parlava poco. Ma Loretta notava il cambiamento: l’imbarazzo si era trasformato in una strana fierezza, quasi un compiacimento.
Una sera, dopo cena, fu lui stesso a rompere il silenzio.
«Loretta…» disse, guardandola negli occhi con una serietà insolita.
«Dimmi, amore.»
«Ho pensato… e forse è arrivato il momento di andare oltre.»
Loretta inarcò un sopracciglio, divertita. «Oltre? In che senso?»
Mauro esitò un attimo, deglutì, poi si fece coraggio. «Vorrei che tu e Carlo… mi vestiste ancora da donna. Non solo per stare in casa. Vorrei… uscire così. A una festa. Magari in un club privè.»
Il silenzio che seguì fu carico come un tuono trattenuto. Poi il sorriso di Loretta esplose, luminoso e incredulo. «Amore mio… sei davvero tu a chiedermelo?»
«Sì,» rispose Mauro, abbassando lo sguardo. «Ormai non posso più fermarmi. Voglio sentirmi esposto… davanti agli altri, non solo davanti a voi.»
Loretta lo accarezzò sul viso, tenera e orgogliosa. «Sei stupendo. Non immagini quanto mi emoziona questa tua richiesta.»
Quella stessa notte Loretta mandò un messaggio a Carlo, con il cuore che batteva forte.
La risposta arrivò subito, breve e decisa: «Perfetto. Non potevo chiedere di meglio.»
Qualche giorno dopo, i tre si ritrovarono all’uscita delle scuola di ballo per discutere i dettagli.
L’entusiasmo tra loro era palpabile.
«Un club privè è il posto ideale,» spiegò Carlo, gli occhi che brillavano. «Lì non saremo giudicati, e potremo giocare come vogliamo. E tu, Mauro, sarai esposto all’attenzione di tutti.»
Mauro arrossì, ma non distolse lo sguardo. «Non voglio più nascondermi.»
Loretta rise dolcemente, stringendo le mani dei due uomini. «Allora è deciso. Ti vestirò io stessa, ti truccherò, ti preparerò. E Carlo… tu sarai al mio fianco, come sempre. Questa volta Mauro non sarà solo il nostro segreto: sarà la nostra bambolina obbediente.»
Le giornate che seguirono furono febbrili. Loretta e Carlo parlarono a lungo di cosa avrebbe indossato Mauro e di cosa avrebbero fatto al club. Tra battute maliziose e momenti di pura complicità, immaginavano ogni dettaglio: un vestito aderente, tacchi alti, accessori provocanti.
Mauro, pur intimidito, non aveva mai provato una simile eccitazione. Ogni volta che Loretta apriva l’armadio e gli mostrava un nuovo capo da provare, il suo cuore correva più veloce.
Tutti e tre, nel profondo, non vedevano l’ora.
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Le settimane scorrevano, quasi ordinarie. I tre si vedevano più di rado, i loro incontri ridotti dalla vita quotidiana che pretendeva il suo spazio. Eppure, anche nella routine, Loretta aveva trovato un modo per tenere viva la fiamma del loro gioco.
Ogni mattina, mentre Mauro si preparava per andare in ufficio, era lei a scegliere per lui le mutandine che avrebbe indossato sotto il completo. Un rito intimo, che si ripeteva con una precisione quasi liturgica. Pizzi, seta, colori pastello o sgargianti: ogni giorno era una variazione sul tema della sua femminilizzazione.
Mauro, davanti allo specchio del bagno, si osservava con un misto di vergogna e desiderio.
Il contrasto tra la sua figura seria, vestita con giacca e cravatta, e il segreto nascosto sotto i pantaloni lo destabilizzava.
Non poteva poi evitare di pensare a Carlo, al momento in cui Loretta, puntuale, inviava al loro amante comune una foto dedicata: la prova tangibile della sua sottomissione.
«Fai il bravo, amore,» gli diceva ogni volta Loretta, baciandolo sulle labbra prima che uscisse di casa. «Ricorda che sotto la giacca porti quello che ti rende nostro.»
In ufficio, i primi giorni furono un tormento. Mauro sedeva alla scrivania, fingendo concentrazione sui documenti, ma ogni movimento gli ricordava la stoffa sottile che lo avvolgeva. Era costretto a incrociare le gambe più spesso, a controllare i gesti, per paura che qualcuno notasse il suo disagio.
Quando si alzava per andare in riunione, il pensiero di avere quel segreto a contatto con la pelle lo faceva arrossire. Bastava uno sguardo dei colleghi, un commento innocuo, per fargli battere il cuore all’impazzata. «E se qualcuno capisse?» pensava.
Col passare delle settimane, tuttavia, quella vergogna si trasformò lentamente in un piacere perverso. Mauro cominciò ad assaporare il brivido del rischio: nessuno sapeva nulla, eppure lui si muoveva ogni giorno in un mondo fatto di maschere, indossando sotto i suoi abiti da uomo un segreto che apparteneva soltanto a Loretta e a Carlo.
La sera, a casa, parlava poco. Ma Loretta notava il cambiamento: l’imbarazzo si era trasformato in una strana fierezza, quasi un compiacimento.
Una sera, dopo cena, fu lui stesso a rompere il silenzio.
«Loretta…» disse, guardandola negli occhi con una serietà insolita.
«Dimmi, amore.»
«Ho pensato… e forse è arrivato il momento di andare oltre.»
Loretta inarcò un sopracciglio, divertita. «Oltre? In che senso?»
Mauro esitò un attimo, deglutì, poi si fece coraggio. «Vorrei che tu e Carlo… mi vestiste ancora da donna. Non solo per stare in casa. Vorrei… uscire così. A una festa. Magari in un club privè.»
Il silenzio che seguì fu carico come un tuono trattenuto. Poi il sorriso di Loretta esplose, luminoso e incredulo. «Amore mio… sei davvero tu a chiedermelo?»
«Sì,» rispose Mauro, abbassando lo sguardo. «Ormai non posso più fermarmi. Voglio sentirmi esposto… davanti agli altri, non solo davanti a voi.»
Loretta lo accarezzò sul viso, tenera e orgogliosa. «Sei stupendo. Non immagini quanto mi emoziona questa tua richiesta.»
Quella stessa notte Loretta mandò un messaggio a Carlo, con il cuore che batteva forte.
La risposta arrivò subito, breve e decisa: «Perfetto. Non potevo chiedere di meglio.»
Qualche giorno dopo, i tre si ritrovarono all’uscita delle scuola di ballo per discutere i dettagli.
L’entusiasmo tra loro era palpabile.
«Un club privè è il posto ideale,» spiegò Carlo, gli occhi che brillavano. «Lì non saremo giudicati, e potremo giocare come vogliamo. E tu, Mauro, sarai esposto all’attenzione di tutti.»
Mauro arrossì, ma non distolse lo sguardo. «Non voglio più nascondermi.»
Loretta rise dolcemente, stringendo le mani dei due uomini. «Allora è deciso. Ti vestirò io stessa, ti truccherò, ti preparerò. E Carlo… tu sarai al mio fianco, come sempre. Questa volta Mauro non sarà solo il nostro segreto: sarà la nostra bambolina obbediente.»
Le giornate che seguirono furono febbrili. Loretta e Carlo parlarono a lungo di cosa avrebbe indossato Mauro e di cosa avrebbero fatto al club. Tra battute maliziose e momenti di pura complicità, immaginavano ogni dettaglio: un vestito aderente, tacchi alti, accessori provocanti.
Mauro, pur intimidito, non aveva mai provato una simile eccitazione. Ogni volta che Loretta apriva l’armadio e gli mostrava un nuovo capo da provare, il suo cuore correva più veloce.
Tutti e tre, nel profondo, non vedevano l’ora.
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