“Lago di piaceri in gabbia N.1” - Capitolo 12

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
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Mauro per i giorni successivi non fece altro che ripensare a quella serata. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni sussurro di Loretta e Carlo gli rimbalzava nella mente come una musica lenta, costante. Il regalo ricevuto - la gabbia intima - era diventato parte della sua quotidianità. Ogni mattina, infilarsela non era un dovere, ma una celebrazione di quel nuovo linguaggio che stava imparando a parlare. Fatto di sottomissione, attenzione, erotismo condiviso.
Loretta, dal canto suo, sembrava ancora più luminosa. E anche Carlo, con quel suo modo rilassato e deciso al tempo stesso, era diventato ormai presenza abituale nella loro vita.
Fu proprio Mauro, una sera, a proporre alla moglie di trascorrere il fine settimana sulla barca.
«Il meteo è perfetto. Che ne dici di invitare Carlo?»
Loretta lo guardò per un lungo istante, come per accertarsi che fosse sincero. Lo era.
«Mi piace l’idea», rispose lei. Poi, più vicina: «Saremo in tre come la prima volta. Ma tu… sai già quale sarà il tuo nuovo posto, vero?»
Mauro chinò il capo, sorrise.
Il lago era calmo, circondato da colline verdi e silenziose. La barca, una cabin cruiser di nove metri, ondeggiava lentamente, ancorata in una piccola insenatura dove il segnale del telefono spariva e il tempo sembrava rallentare.
Loretta indossava un costume intero nero, con una profonda scollatura sulla schiena. I capelli raccolti sotto un foulard a fiori, gli occhiali scuri a mascherare uno sguardo già carico di promesse.
Carlo era in boxer da bagno, con una camicia aperta, i piedi nudi. La pelle già dorata.
Mauro, invece, era inginocchiato sul ponte di poppa. Indossava solo la sua gabbia e un pareo che Loretta gli aveva annodato ai fianchi “per decoro”. Osservava di sfuggita, ogni tanto, attraverso gli occhiali da sole, mentre fingeva di concentrarsi sulla manutenzione. La gabbia serrava il suo desiderio, eppure lo alimentava. Il metallo freddo contro la pelle calda era un richiamo costante a ciò che non gli era concesso. Ogni sguardo ai due amanti, ogni carezza che si scambiavano, era un ordine silenzioso: guarda, desidera, ma non toccare.
Loretta e Carlo non facevano nulla per nascondergli la loro intesa, anzi. I baci iniziavano lenti, poi si allungavano, le mani si cercavano senza vergogna. Ridevano, si tuffavano, si rincorrevano nell’acqua, mentre Mauro li osservava dalla scaletta, pronto a porgere l’asciugamano o qualcosa da bere. Il metallo della gabbia si faceva sentire ogni volta che cambiava posizione, e ogni volta quel fastidio era un richiamo al suo ruolo.
Nel pomeriggio, mentre il sole iniziava a calare sull’acqua immobile, Carlo prese una decisione che parve naturale. Mise Loretta a sedere sul prendisole di prua, le aprì le gambe lentamente e iniziò a baciarla con calma, con attenzione, come se ogni gesto fosse una liturgia. Mauro li guardava da pochi metri, in ginocchio, il cuore in gola, il corpo teso.
«Portaci qualcosa da bere, amore», sussurrò Loretta senza distogliere lo sguardo da Carlo.
Mauro obbedì. Tornò con due calici di prosecco, li posò accanto a loro. Loretta prese il suo, fece un sorso e poi porse l’altro a Carlo, passandogli il bicchiere bagnato dalle sue labbra.
Lentamente, come se non ci fosse bisogno di fretta, Carlo si liberò del costume. Loretta lo aiutò, scoprendo con desiderio il corpo che conosceva ormai a memoria. Lo prese tra le mani e si abbassò su di lui con grazia, lo accolse dentro di sé con un sospiro appena accennato.
Mauro restava lì, a osservare tutto. La gabbia era un confine reale, impenetrabile, eppure non si era mai sentito tanto coinvolto, tanto... dentro.
«Massaggiami le spalle, amore», disse Loretta a un certo punto, ancora sopra Carlo, senza interrompere il movimento.
Mauro si avvicinò carponi, le mani tremanti. Accarezzò la sua pelle bagnata dal sole e dal piacere, mentre la sentiva vibrare, viva, potente.
Quando gli amanti si fermarono, stremati e accaldati, Carlo scambiò un sguardo d’intesa con Mauro.
«Sei stato perfetto», disse. E così Mauro, ancora inginocchiato, sorrise. Perché il suo desiderio, paradossalmente, trovava forma proprio in quella posizione: ai loro piedi e parte di loro.
Quella notte, ormeggiati sotto un cielo di stelle, Loretta e Carlo si coricarono ai fianchi di Mauro accarezzandogli il petto nudo prima di concedergli il piacere più grande.
«La barca è piccola, ma c’è spazio per tutti.», disse piano Carlo, prima di chiudere gli occhi.
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2025-07-26
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