“Acquisti da donna” – Capitolo 48
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Vi invito a lasciare un commento oppure a scrivermi in privato.
Il fine settimana successivo Carlo si presentò alla villetta con un’aria decisa e un sorriso complice. Portava con sé l’energia di chi aveva un piano già tracciato. Loretta lo accolse con un bacio lungo, la vestaglia ancora annodata in vita. Mauro li guardava dalla cucina, intento a leggere il quotidiano, ma non serviva dirgli nulla: quell’intesa tra i due era così chiara che lui ne avvertiva immediatamente il significato.
«Loretta,» iniziò Carlo, «dobbiamo fare un salto in centro. Preparati. Ho un’idea!»
Lei lo fissò incuriosita, ma bastò un cenno d’occhi perché Mauro capisse che stavano parlando di lui.
Dopo il viaggio in auto e aver parcheggiato la vetrina del sexy shop, discreta ma invitante, si aprì davanti a loro come un sipario. Loretta rise piano, aggiustandosi la borsa sulla spalla. «Credo inizieranno a riconoscerci come clienti abituali. Cosa dici?»
Carlo la strinse per la vita. «Meglio così. Divertiamoci!»
Dentro, la luce era calda, quasi teatrale. Gli scaffali brillavano di colori forti: nero, rosso, qualche tocco di fucsia. Tra manichini in lattice e completi di rete, i due iniziarono a muoversi come bambini in un negozio di caramelle.
Loretta prese in mano un completino trasparente, con reggicalze e dettagli di raso. «Troppo piccolo per Mauro,» disse, trattenendo una risata.
Carlo annuì, ma con un lampo ironico negli occhi. «Sì. Serve qualcosa che giochi sull’effetto e sul ruolo, non sulla misura.»
Passarono a un settore dedicato alle tutine a rete. Loretta ne sollevò una nera, intera, con aperture audaci. «Ecco, questa mi diverte. Con i tacchi sarebbe irresistibile.»
Carlo la prese dalle mani e la distese un attimo. «Sì, immagino già la scena: Mauro inginocchiato davanti a noi, in questa tutina, il trucco perfetto…» La sua voce si abbassò, e lo sguardo verso Loretta era già carico di desiderio.
Risero entrambi, lasciando che quella fantasia rimanesse sospesa nell’aria.
Il giro proseguì con leggerezza. Loretta indossò per gioco una mascherina in pelle con orecchie da gatta. «Forse questa è più per me,» disse civettuola, muovendo il bacino.
«Ti sta benissimo,» replicò Carlo, «ma potremmo prenderne una versione meno elegante per lui. Immagina Mauro con una mascherina e il collare coordinato… mentre lo teniamo al guinzaglio e ci guarda. Ci obbedisce!»
«Mi eccita molto l’idea!» Commentò Loretta, «facciamolo!»
Si fermarono anche al reparto calze. Loretta scelse diversi modelli: autoreggenti velate, un paio a rete, e una variante con la cucitura posteriore rossa. «Queste vanno a pennello con le sue gambe. Non perfette, ma con i tacchi sembreranno un’opera d’arte.»
Carlo, intanto, valutava i collari esposti. «Ci serve un simbolo. Qualcosa che dica chiaramente: appartieni a noi.» Ne prese uno in pelle nera, con un anello frontale. «Questo. Lo vedo già al suo collo.»
«Sì. Ai nostri ordini.» Aggiunse Loretta.
L’ultima tappa fu il settore scarpe. Tacchi alti, lucidi, dalle linee audaci. Loretta li provava in mano, saggiando il peso. «Questi non sono facili da portare.»
«Ed è proprio questo il punto,» rispose Carlo. «Camminare su questi sarà parte del gioco. La femminilizzazione non è mai comoda: è un dono che richiede dedizione.»
La commessa li osservava divertita, senza mai interrompere. Sembravano una coppia affiatata alle prese con il guardaroba di un amante segreto — e in effetti era proprio così.
Alla cassa, i due si ritrovarono con diverse borse: completini intimi, vestitini sexy, tutine a rete, mascherine, calze e almeno due paia di tacchi, un collare con guinzaglio in pelle nera. L’idea era chiara: ogni pezzo sarebbe servito a costruire un rito, un ruolo sempre più definito per Mauro.
Uscendo, Loretta rise scuotendo il capo. «Mi chiedo solo come reagirà quando vedrà tutto questo.»
Carlo le prese la mano. «Non reagirà: si offrirà. Lo farà perché ormai ha capito che essere nostro lo rende felice.»
Loretta si fermò un attimo sul marciapiede, con lo sguardo acceso. «Sai cosa mi eccita di più? Immaginarlo già questa sera, davanti allo specchio della camera, mentre lo vesto pezzo per pezzo… e tu lo guardi, lo desideri, e mi prendi alle spalle.»
Carlo la baciò senza riserve, incurante dei passanti. «Sarà così! E lui, con il collare al collo, ci ringrazierà con lo sguardo.»
A casa, mentre Mauro sistemava la tavola per il pranzo, non sospettava ancora nulla. Ma quelle borse nere appoggiate nell’ingresso, colme di segreti e promesse, erano già il preludio della sera, nuova elettrizzante tappa del loro gioco a tre.
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Il fine settimana successivo Carlo si presentò alla villetta con un’aria decisa e un sorriso complice. Portava con sé l’energia di chi aveva un piano già tracciato. Loretta lo accolse con un bacio lungo, la vestaglia ancora annodata in vita. Mauro li guardava dalla cucina, intento a leggere il quotidiano, ma non serviva dirgli nulla: quell’intesa tra i due era così chiara che lui ne avvertiva immediatamente il significato.
«Loretta,» iniziò Carlo, «dobbiamo fare un salto in centro. Preparati. Ho un’idea!»
Lei lo fissò incuriosita, ma bastò un cenno d’occhi perché Mauro capisse che stavano parlando di lui.
Dopo il viaggio in auto e aver parcheggiato la vetrina del sexy shop, discreta ma invitante, si aprì davanti a loro come un sipario. Loretta rise piano, aggiustandosi la borsa sulla spalla. «Credo inizieranno a riconoscerci come clienti abituali. Cosa dici?»
Carlo la strinse per la vita. «Meglio così. Divertiamoci!»
Dentro, la luce era calda, quasi teatrale. Gli scaffali brillavano di colori forti: nero, rosso, qualche tocco di fucsia. Tra manichini in lattice e completi di rete, i due iniziarono a muoversi come bambini in un negozio di caramelle.
Loretta prese in mano un completino trasparente, con reggicalze e dettagli di raso. «Troppo piccolo per Mauro,» disse, trattenendo una risata.
Carlo annuì, ma con un lampo ironico negli occhi. «Sì. Serve qualcosa che giochi sull’effetto e sul ruolo, non sulla misura.»
Passarono a un settore dedicato alle tutine a rete. Loretta ne sollevò una nera, intera, con aperture audaci. «Ecco, questa mi diverte. Con i tacchi sarebbe irresistibile.»
Carlo la prese dalle mani e la distese un attimo. «Sì, immagino già la scena: Mauro inginocchiato davanti a noi, in questa tutina, il trucco perfetto…» La sua voce si abbassò, e lo sguardo verso Loretta era già carico di desiderio.
Risero entrambi, lasciando che quella fantasia rimanesse sospesa nell’aria.
Il giro proseguì con leggerezza. Loretta indossò per gioco una mascherina in pelle con orecchie da gatta. «Forse questa è più per me,» disse civettuola, muovendo il bacino.
«Ti sta benissimo,» replicò Carlo, «ma potremmo prenderne una versione meno elegante per lui. Immagina Mauro con una mascherina e il collare coordinato… mentre lo teniamo al guinzaglio e ci guarda. Ci obbedisce!»
«Mi eccita molto l’idea!» Commentò Loretta, «facciamolo!»
Si fermarono anche al reparto calze. Loretta scelse diversi modelli: autoreggenti velate, un paio a rete, e una variante con la cucitura posteriore rossa. «Queste vanno a pennello con le sue gambe. Non perfette, ma con i tacchi sembreranno un’opera d’arte.»
Carlo, intanto, valutava i collari esposti. «Ci serve un simbolo. Qualcosa che dica chiaramente: appartieni a noi.» Ne prese uno in pelle nera, con un anello frontale. «Questo. Lo vedo già al suo collo.»
«Sì. Ai nostri ordini.» Aggiunse Loretta.
L’ultima tappa fu il settore scarpe. Tacchi alti, lucidi, dalle linee audaci. Loretta li provava in mano, saggiando il peso. «Questi non sono facili da portare.»
«Ed è proprio questo il punto,» rispose Carlo. «Camminare su questi sarà parte del gioco. La femminilizzazione non è mai comoda: è un dono che richiede dedizione.»
La commessa li osservava divertita, senza mai interrompere. Sembravano una coppia affiatata alle prese con il guardaroba di un amante segreto — e in effetti era proprio così.
Alla cassa, i due si ritrovarono con diverse borse: completini intimi, vestitini sexy, tutine a rete, mascherine, calze e almeno due paia di tacchi, un collare con guinzaglio in pelle nera. L’idea era chiara: ogni pezzo sarebbe servito a costruire un rito, un ruolo sempre più definito per Mauro.
Uscendo, Loretta rise scuotendo il capo. «Mi chiedo solo come reagirà quando vedrà tutto questo.»
Carlo le prese la mano. «Non reagirà: si offrirà. Lo farà perché ormai ha capito che essere nostro lo rende felice.»
Loretta si fermò un attimo sul marciapiede, con lo sguardo acceso. «Sai cosa mi eccita di più? Immaginarlo già questa sera, davanti allo specchio della camera, mentre lo vesto pezzo per pezzo… e tu lo guardi, lo desideri, e mi prendi alle spalle.»
Carlo la baciò senza riserve, incurante dei passanti. «Sarà così! E lui, con il collare al collo, ci ringrazierà con lo sguardo.»
A casa, mentre Mauro sistemava la tavola per il pranzo, non sospettava ancora nulla. Ma quelle borse nere appoggiate nell’ingresso, colme di segreti e promesse, erano già il preludio della sera, nuova elettrizzante tappa del loro gioco a tre.
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