“Vestizione” – Capitolo 49

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
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Era quasi sera quando Mauro, con un tono incerto, propose:
«Che ne dite se usciamo a cena? Non sarebbe male, dopo questa settimana…»
Loretta e Carlo si scambiarono uno sguardo breve ma eloquente. Nessuno dei due era dell’umore. Quel giorno, l’attesa aveva un altro sapore, e il loro pensiero era già rivolto a ciò che li aspettava.
Loretta gli sorrise con dolcezza, prendendolo per mano. «Amore, stasera non ho voglia di uscire. Ho qualcosa di meglio per te. Per noi!»
Carlo si limitò a incrociare le braccia e a osservare. Il suo silenzio era più eloquente di mille parole: sapeva che Loretta stava per prendere in mano la situazione.
Loretta condusse il marito in bagno, chiudendo la porta alle loro spalle. L’ambiente, illuminato, era rischiarato da due candele profumate. Si muoveva con calma, con quella sicurezza tipica di chi sa esattamente cosa vuole.
«Oggi ti preparo io,» disse. «Voglio vederti trasformato, pezzo per pezzo.»
Mauro si lasciò spogliare, il respiro già affannato. Rimase nudo davanti allo specchio, vulnerabile e docile. Loretta prese dal cassetto la gabbia intima in acciaio, luccicante, e la fece scivolare tra le sue mani.
«Sai che senza questa non saresti lo stesso,» sussurrò. Mentre la chiudeva con cura, Mauro rabbrividì. Il click del lucchetto fu come un sigillo: non apparteneva più a sé stesso, ma a loro.
«Sì, amore,» rispose con voce bassa, «mi sento tuo… vostro.»
Loretta lo baciò teneramente, poi aprì la prima borsa portata dal sexy shop. Da lì prese un paio di calze nere autoreggenti. Gliele fece indossare con gesti delicati, tirandole su lungo le gambe maschili. «Guarda come ti cambiano. Non importa che il tuo corpo sia maschile: io ci vedo femminilità, e mi eccita.»
Seguì un body a rete, nero, che lo avvolse dalle spalle fino ad allacciarsi tra le gambe. I fori disegnavano la pelle sotto, esaltandone i contorni. Loretta sorrise, aggiustando le cuciture: «Così sei perfetto. Carlo resterà senza fiato.»
Poi vennero i tacchi: pesanti, alti, lucidi, neri. Loretta si inginocchiò per allacciare le fibbie, mentre Mauro si reggeva al lavabo per non vacillare. «Impara a camminare su questi, amore mio. È parte del gioco: soffrire un poco, per offrirti meglio.»
Infine, il trucco. Con gesti sicuri applicò cipria e fondotinta, poi un rossetto rosso vivo che dava al volto di Mauro un contrasto audace. «Apri gli occhi,» ordinò dolcemente, mentre gli passava l’ombretto scuro e l’eyeliner. Lo specchio restituì un’immagine sorprendente: il marito che conosceva da anni, eppure diverso, fragile e provocante allo stesso tempo.
Mauro lo fissava senza parole. «Non mi riconosco… ma mi sento vero.»
Loretta accarezzò la sua guancia truccata. «Perché questa è una parte di te che hai sempre avuto dentro. Io ti amo così.»
Quando uscirono dal bagno, Carlo li aspettava in piedi, nudo, pronto.
Nel vedere Mauro trasformato, i suoi occhi brillarono. Non c’era ironia, ma desiderio puro.
«Dio mio,» mormorò. «Non credevo potessi essere così.»
Prese da un’altra busta del sexy shop il collare nero in pelle. Si avvicinò, lo sollevò davanti al viso di Mauro e, con un gesto lento, glielo chiuse intorno al collo. L’anello frontale scintillò sotto la luce.
«Adesso sei nostro,» disse Carlo, e fissò Loretta negli occhi. Lei annuì.
Poi agganciò il guinzaglio e lo tirò piano. «In piedi, sul guinzaglio. Cammina.»
Mauro obbedì, barcollando un poco sui tacchi. Ogni passo era una fatica, ma la vergogna si trasformava in eccitazione. Sentiva di appartenere a quella scena come mai prima.
Loretta e Carlo si abbracciarono davanti a lui, nudi, e iniziarono a baciarsi. Le loro mani si esploravano senza pudore, le labbra ardevano. Ogni effusione era esibita deliberatamente per lui, costretto a guardare, il guinzaglio ben saldo nella mano di Carlo.
«Guarda come sei bello, Mauro,» sospirò Loretta, mentre lasciava che Carlo le stringesse i fianchi. «La tua femminilità ci esalta. È questo che ci lega, questo gioco che ci rende veri.»
Carlo rise piano, trascinando Mauro un poco più vicino. «E pensa, amore mio,» disse a Loretta, «la prossima volta potrebbe essere diverso. Lo vedo già alla prossima lezione di ballo: con indosso il perizoma, sotto i jeans, mentre noi balliamo e lui ci guarda aspettando. Nessuno saprà, ma noi sì. E questo segreto ci farà tremare di eccitazione.»
Loretta socchiuse gli occhi, immaginando.
Mauro, al guinzaglio, annuì tremante. «Farò tutto quello che volete. Vi appartengo.»
Loretta lo guardò con dolce fermezza, mentre Carlo lo teneva stretto al guinzaglio. «E noi ti ameremo ancora di più, perché sei capace di donarci questa parte di te.»
Il bagno di emozioni, più che il sesso, fu ciò che riempì quella sera: la certezza che il triangolo stava crescendo su fondamenta fatte di desiderio, fiducia e segreti condivisi.
di
scritto il
2025-09-11
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