Ai piedi della vicina (parte 6 - epilogo)

di
genere
sadomaso

Trascorsero due mesi di ordinaria ambientazione, dedicati a far sì che l’anormalità diventasse normalità, tempo in cui i pensieri, sempre più ordinati, da Ilaria transitavano verso Franca, svuotando l’anima della ragazza che trovava spazio per fare ordine al suo interno, riempiendolo di nuovi pensieri e riflessioni più affinati verso sé stessa.
La posizione preferita per i dialoghi dell’anima vedeva la schiava inginocchiata con il capo appoggiato sul grembo della Padrona.
Al termine dei dialoghi, Ilaria aveva imparato che avrebbe dovuto soddisfare sessualmente la donna. Questa aveva iniziato anche a fare uso di falli artificiali.
La frusta era diventata strumento di piacere e di eccitazione, oltre che di punizione. Il corpo umano si abitua a tutto ed il dolore della frusta, sempre più frequente, non fu da meno.
Una sera, prima di essere frustata, Ilaria ebbe a dire che dopo cena sarebbe uscita con amici.
“Vorrà dire che non metterai un vestito scollato”.
I colpi di frusta quella volta furono maggiori in quantità e qualità, lasciando percepire ad Ilaria il fastidio della Padrona per il messaggio che le aveva mandato, quasi avesse voluto sottrarsi alla frusta o, almeno, dirigerla in posti diversi.
I colpi arrivarono sulla schiena, in centro, sulle cosce nella parte alta esterna. Le furono così preclusi abiti estivi non solo scollati, ma anche corti.
La schiava doveva capire che era cosa sua, che il flusso di pensieri comprendeva anche il corpo, così come incondizionatamente la Padrona ascoltava la sua anima, parimenti il suo corpo le apparteneva, altrettanto incondizionatamente.
La forte accelerata avvenne un sabato pomeriggio di una calda giornata estiva, quando nelle ore diurne l’abitazione viene tenuta all’ombra, ritardando il più possibile l'accensione dell’aria condizionata.
Quando Ilaria arrivò in casa della Padrona, la trovò già pronta per uscire al fine di recarsi ad un appuntamento a lei ignoto.
Fece solo in tempo a prostrarsi per baciarle i piedi nella parte scoperta dalle scarpe col tacco appena pronunciato.
Il suo peso, e l’età, non le consentivano di portare tacchi alti e sottili.
Non aveva ricevuto particolari indicazioni sull’abbigliamento e la cosa la stupì, in quanto la Padrona aveva quell’eleganza che non stonava con il primo pomeriggio, ma che era in contrasto con l’abbigliamento informale della ragazza che aveva solo dovuto muoversi di qualche piano per raggiungerla.
Non era cosa insolita che si facesse seguire per fare spesa o altro, usandola come facchina, ma quella volta l’abbigliamento lasciava intuire un appuntamento o un luogo particolare.
Non fece domande e si pose alla guida dell'auto della Signora che, invece, prese posto dietro.
Raggiunsero un palazzo distante qualche chilometro che, tuttavia, richiese quasi un’ora di viaggio per il traffico solito del sabato pomeriggio.
La Padrona, a sua differenza, era tranquilla.
Ad Ilaria preoccupava l’ignoto al quale, tuttavia, si era abituata e che, anzi, le lasciava quel particolare senso di formicolio allo stomaco per una leggera preoccupazione che si trasformava in tensione erotica.
Entrarono in un palazzo dopo avere suonato ad un citofono il cui nome le fu totalmente sconosciuto.
In ascensore la Padrona le dedicò il suo solito sorriso ed il tempo per la salita fu utilizzato per parlare di cose estranee al momento che avrebbero vissuto, come se fossero due persone in intimità che discorrevano serenamente di aspetti della vita della ragazza che, invece, aveva dentro di sé una buona dose di agitazione, tenuta celata.
Il cuore della ragazza ebbe un aumento eccessivo di pulsazioni quando, aperta la porta alla quale avevano suonato, trovò dall’altra parte una signora dell'età circa pari a quella della Padrona ma, accanto a lei, una ragazza giovane, nuda, inginocchiata, tenuta al guinzaglio.
Quando la schiava si chinò per baciare i piedi di Franca, Ilaria vide che aveva la schiena segnata da qualche recente frustata.
Ai capezzoli aveva due morsetti che dovevano procurarle molto dolore.
Ad un tacito segnale, evidentemente conoscendo gli usi della sua Padrona o dell'ospite, si stese sulla schiena, offrendo il suo corpo quale zerbino sul quale Franca strofinò le sue scarpe.
Prima di porre il piede sul ventre e di passarle sopra, con espressione esterrefatta, Ilaria osservò la Padrona divertirsi schiacciando col piede i morsetti sui capezzoli.
Ilaria trascorse il resto del pomeriggio in una sorta di limbo, avvolta da una sensazione che le pareva isolarla dal mondo esterno per lasciarla in una bolla.
Obbedì passivamente quando Franca le ordinò di porsi a 4 zampe per tenere sulla sua schiena il vassoio con bicchieri e pasticcini che l’altra schiava, il cui nome non le fu mai reso noto, aveva portato prima di mettersi prostrata a terra tra le due Padrone.
Trovò conforto emotivo quanto, terminati i dolci, il vassoio levato le consentì di raggiungere i piedi della Padrona accanto ai quali si accucciò e, ogni tanto, pur senza ordini, prese a leccare, quasi a trarre sicurezza dalla pelle nota in quell’ambiente nuovo e forte emotivamente.
Non ci fu uso sessuale, ma solamente un apparente normale pomeriggio tra due amiche che si trovano per chiacchierare, non fosse per la presenza di due giovani schiave ai loro piedi.
Rientrate a casa, la Padrona guardò serenamente Ilaria, immaginando il turbinio di pensieri e di emozioni, tutti forti ed in contrasto tra loro, in cui era stata messa di fronte ad una realtà conosciuta in termini di sottomissione, ma sconosciuta in termini di naturale condivisione.
Il sorriso che le destinò fu quello solito, sereno, dolce, materno, a differenza di quello della sua amica che era duro, forte, con ordini secchi e maltrattamenti anche fisici verso la sua giovane schiava.
Vedendo incertezza nella giovane, le diede una carezza, quella materna che Ilaria conosceva.
Il sorriso, la carezza, la voce morbida della Padrona furono decisivi nel portare Ilaria a spogliarsi e a inginocchiarsi per baciare i piedi.
“Disdici qualsiasi impegno tu abbia preso per questa sera e avvisa mamma che ti fermerai a dormire da me”.
Ilaria avrebbero dovuto andare al cinema con gli amici. Ci sarebbe stato anche quel tale che le stava dietro e che a lei non dispiaceva affatto. Aveva già deciso che vestitino mettersi. Aveva scelto anche il profumo, quello che le piaceva tantissimo e che si spruzzava solo quando avrebbe incontrato qualche ragazzo che attirava la sua attenzione.
“Lo faccio subito”.
“No, dopo, prima mi devi portare all’orgasmo”.
Le mise il guinzaglio che da qualche tempo Ilaria aveva imparato a conoscere e, carponi, la seguì verso la solita poltrona. Nel tragitto, la Padrona prese il frustino che giaceva nella ombrelliera.
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2025-06-27
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