Due dentro Tamara

di
genere
trio

Due dentro – Tamara

Dopo quella sera, credevo di aver superato ogni confine. E invece no. Col cazzo.

Il giorno dopo, mentre eravamo ancora stesi sul letto con le lenzuola incollate al sudore, bussano alla porta. Era Sandro, l’amico di Marcello. Occhi rossi, aria da cane bastonato.

«È finita,» disse entrando. «Quella troia m’ha mollato.»

Buttò lo zaino per terra, si sedette al tavolo, si aprì una birra.

Io ero in maglietta e basta, niente slip sotto, e ancora sentivo il culo indolenzito dalla notte prima. Mi alzai per andare in bagno, ma Marcello mi afferrò per un polso.

«Fermati un attimo.» Mi guardò con quegli occhi che usava quando voleva spingermi oltre.

«Che c’è?»

Sorrise. Poi guardò Sandro. «Tamara ti piace, vero?»

Sandro fece un mezzo sorriso stanco. «Piace a chiunque. Ha un culo che chiama il peccato.»

Mi girai di scatto. «Oh, ragazzi… calma.»

Marcello mi si avvicinò, mi accarezzò il fianco. «Lo consoleresti, amore? Dai… solo un po’. È distrutto.»

Lo guardai. «Vuoi farmi scopare da lui?»

«No.» Rise. «Voglio fartelo sentire… insieme a me. Nello stesso buco. Ci stai?»

Mi mancò il respiro. Sentii le gambe tremare.

«Se non vuoi…» mormorò. «Non insisto.»

Mi voltai verso Sandro. Anche lui era rimasto zitto, ma aveva il cazzo gonfio sotto i jeans.

Chiusi gli occhi. Respirai.

Poi: «Chiudete le tende.»

Marcello mi fece inginocchiare sul divano. Mi tolse la maglietta. Il mio culo nudo, ancora segnato dalla notte, tornò esposto. Lo accarezzò.

«Vieni, Sandro. Guarda che spettacolo.»

Sentii mani nuove sulle mie chiappe. Più ruvide. Più impazienti. Sandro si inginocchiò dietro di me, mi baciò il culo, poi lo leccò, senza dire nulla. Mi si aprivano le ginocchia. Marcello intanto mi stava davanti, mi baciava il collo, mi pizzicava i capezzoli, mi sussurrava porcate all’orecchio.

Poi si misero d’accordo. Uno dietro, uno davanti. Ma Marcello lo fermò.

«No. Voglio che lo senti con me. Tutto insieme. Nello stesso buco.»

«Cristo…» disse Sandro. «Sei sicuro che entra?»

«Entra. Tamara è una troia speciale.»

Sentii sputi. Dita. Le mani che mi riaprivano il culo, le lingue che mi preparavano. Poi la prima cappella, quella di Marcello. Entrò con lentezza, come la sera prima. Il mio buco si aprì per lui. Poi sentii l’altra testa calda, quella di Sandro, premere accanto. Tremavo.

«Aspettate…» sussurrai.

«Stai ferma…» disse Marcello. «Apriti. Godi.»

Spinsero insieme. Una forza che sembrava spaccarmi. Ma non urlai. Mi lasciai violare. Due cazzi dentro lo stesso buco. Uno spingeva, l’altro girava. Il dolore era feroce. Ma sotto, una voglia marcia mi squassava le budella.

«Put… tana!» gridò Sandro. «Sento tutto stretto. Tutto!»

Marcello gemeva come una bestia. Mi tiravano contro di loro, affondavano alternati, poi insieme, poi a scatti. Mi stavo sciogliendo. Non ero più Tamara. Ero solo carne aperta. Ero loro. Ero dentro quel buco impazzito.

Quando vennero, lo fecero entrambi dentro. Uno dopo l’altro. Mi sentirono tremare. Il mio culo si riempì fino a scoppiare. Lo sperma colava lento. Mi sentivo sfondata. E felice.

Mi stesi sul pavimento, nuda. Le cosce aperte, il buco ancora dilatato, pulsante, gonfio di loro.

Li guardai.

«Se domani volete di nuovo… fatemi dormire un’ora prima.»
scritto il
2025-06-23
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