Ali di farfalla
di
Yuko
genere
etero
L'uomo si fermò a osservare.
Si concesse il tempo per dare spazio agli occhi, alle sensazioni che la visione avrebbe dettato agli altri organi del suo corpo.
Una ragazza giaceva nuda sul lenzuolo, assopita, davanti a lui.
Vicinissima.
Sarebbe bastato allungare una mano per toccarne la pelle, ma in quel momento l'uomo non voleva toccarla. Non ancora.
Avrebbe avuto tutto il tempo per farlo non appena avesse voluto; si impose, quindi, di aspettare per godere della gioia che quel corpo poteva regalare alla sua vista.
Sì, ecco. Si regalò la visione del corpo nudo della donna.
Tacque.
Cercò di annullare il rumore del proprio respiro per percepire quello della figura che, languida, chiamava a esplorarla. Eppure il giovane corpo femminile non emetteva alcun suono.
Il petto si sollevava in lenti respiri, armonici, stupendamente silenziosi.
La giovane giaceva sul fianco porgendogli la schiena.
Spingendosi in là appena un poco, poteva vedere un seno, mollemente adagiato sul lenzuolo.
Il capezzolo scuro contrastava con la pelle chiara.
I capelli, lunghi e neri, si stagliavano nettamente contro il lenzuolo bianco, su cui si disperdevano seguendo strade che la mente umana non poteva indovinare.
Uno squarcio di buio in una monotona superficie candida.
Un violento graffio nella uniformità chiara.
Così, in modo del tutto analogo, erano gli scuri peli del pube che interrompevano bruscamente l'omogeneo candore del ventre della donna.
Ma ora il corpo rivolgeva la schiena all'uomo in attenta contemplazione, e l'unica vera linea scura era quella tra i glutei tondi e sodi, ben demarcati dalle cosce, dolcemente flesse nella posizione dormiente.
Solo poco prima quel corpo, che ora giaceva immobile e indifeso, lo aveva ricevuto, nel suo grembo.
La virilità maschile, la forza generativa dell'uomo si era fatta strada in un antro morbido e umido, misterioso e accogliente, quasi succube e indifeso.
L'uomo era penetrato al suo interno con una delicata spinta, vincendo una tenera cedevolezza che si distendeva al suo passaggio, arrendevole e materna come un abbraccio carico di sentimento.
L'uomo aveva goduto di quel corpo che si consegnava al suo piacere, donandogli, nello stesso momento, il proprio.
La donna aveva restituito gemiti che confermavano la partecipazione a un piacere condiviso; aveva chiuso gli occhi aprendo la bocca, abbandonando il capo indietro e sporgendo il petto su cui i suoi seni, gonfi e pieni, potenziavano le sensazioni maschili di completo possesso e di eccitazione.
L'uomo si era svuotato all'interno di quel corpo, l'aveva riempito, con forti spinte, ringhiando il suo dominio, mentre la donna gli graffiava la schiena, posseduta dal medesimo demone dell'orgasmo, stringendolo a sé, richiamandolo a entrare profondamente nel suo ventre.
Ora Lui ne osservava i contorni, ne seguiva le linee, ne studiava le sfumature.
La sequenza sinusoide delle vertebre, allineate come le perle di un rosario che scompariva nell'incavo della curva lombare, corteggiata dalle due fossette al di sopra delle anche.
La rotondità di un sedere che Lui non si stancava mai di ammirare e desiderare.
I capelli lucidi e lunghi, in arrendevole disordine, sparpagliati sulle lenzuola.
Un braccio abbandonato pilotava lo sguardo fino a un'ascella accuratamente depilata.
Un braccio che sapeva sprigionare una forza inaspettata, eppure così armonico e aggraziato, nell'abbandono inconsapevole del sonno che segue l'orgasmo.
Quell'ascella, quelle cosce tra cui si intuiva il pelo dei genitali, le ginocchia sfalsate e i piedi, morbidi e sensibili.
Tutto di quel corpo, ogni suo particolare, trasudava un potere eccitatorio inestinguibile.
Ora l'uomo voleva assaporare ogni stimolo, centellinare ogni sensazione che quel corpo sensuale di donna era in grado di stimolare in lui.
Con circospezione si avvicinò annusando la pelle dei fianchi, le braccia, la schiena fino all'attaccatura dei capelli.
Le ascelle sapevano di profumo, i glutei di eccitazione femminile e di sperma.
Un rigolo lucido scivolava dall'intimità della donna fino al lenzuolo, macchiandone la superficie.
La donna aveva un buon odore. Un odore semplicemente di donna, indefinibile. Solo marginalmente addomesticato da qualche screzio di profumo.
Già da solo quell'odore era in grado di eccitare l'uomo che, nel movimento, sentì una goccia sfuggire dal glande, provocandogli un fugace spasmo di piacere.
L'ultima propaggine di un coito prolungato e appagante.
La luce radente poteva esaltare i minuti particolari della pelle della donna, una impalpabile porosità, una quasi invisibile distesa di minuscoli peletti trasparenti.
La sensibilità esuberante di quella pelle, così reattiva alle carezze, si manifestava e prendeva forma sotto lo sguardo attento dell'uomo, come una trama di sentieri in cui le scintille del piacere potevano muoversi come elettroni in una rete di circuiti elettrici.
Labili sfumature circoscrivevano i contorni delle coste di un petto forte eppure magro su cui le incongrue sporgenze dei seni esaltavano un contrasto che sfuggiva alla comprensione razionale dell'uomo, stimolando invece la fantasia emotiva.
La demarcazione appena accennata tra i glutei e le cosce, muscolose eppure così sinuose, era in grado di scatenare ulteriormente l'eccitazione dell'uomo.
Un sedere perfetto, un corpo senza difetti.
Così si trovava a concludere l'uomo, al termine di quella accurata ispezione.
Ancora si sporse, lui, per guardare il seno della donna, in quella posizione antiestetica in cui la gravità costringeva la rotondità femminile, eppure non di meno eccitante.
Il capezzolo, lontano dai momenti di erotismo, quasi scompariva, appianato, confondendosi con l'areola, ampia e nettamente circoscritta sulla pelle chiara.
Il volto della donna era una complessa composizione artistica.
Le labbra increspate, di un colore rosso vivo, punteggiavano di colore una cute abbronzata.
Le narici lievemente allargate e la piramide nasale poco pronunciata denunciavano l'origine orientale del viso, confermata dalla lunga fessura degli occhi, chiusi in un sopore struggente.
Le sopracciglia: un mistero solo accennato, di una potenza erotica inaccessibile alla comprensione.
La fronte alta, la convergenza di linee del collo verso il giugulo, l'irresistibile conca sopra le clavicole: corollari di perfezione.
Una donna che riposa, appagata dopo l'atto sessuale.
Pace dei sensi, Nirvana.
L'uomo richiamò alla coscienza i recenti ricordi di quella stessa donna, abbracciata a un altro corpo femminile, la pelle mogano dai riflessi rossastri, le linee un poco più grossolane, il seno più pieno, e una voracità famelica che solo l'Africa subsahariana riesce a esprimere, senza perdere in sensualità, ma accentuando una incontenibile pulsione erotica.
Solo dopo che la danza tra le due donne si è conclusa, l'uomo ha avuto il suo momento di corteggiamento e di conquista e la ragazza orientale, dopo l'orgasmo saffico, al culmine dell'eccitazione visiva dell'uomo che assisteva legato a una sedia, si è concessa ai desideri maschili.
Ora quella donna era tutta sua, dell'uomo che ha saputo attendere e coltivare il desiderio.
L'uomo ha contemplato ogni dettaglio di quel corpo, ora. Si è inoltrato studiandone ogni particolare, con dovizia e con puntiglio.
Dentro di sé è maturata la decisione di concedersi di poterlo toccare.
La mani troppo grevi devono adattarsi alla delicatezza che sublima da quella pelle.
Ruvidi polpastrelli dovranno sfiorare le sensibili terminazioni nervose che trovano il loro apice nelle microscopiche appendici pilifere di quella cute vellutata.
Leggero come un alito di vento, impalpabile come l'ala di una farfalla. La vaporosa superficie di una nube dovrà contenere la forza e l'irruenza di un maschio in contemplazione.
Da dove iniziare?
La piega dei glutei o la superficie delle natiche?
Quell'impertinente ciuffetto di peli che spunta sotto la vulva o le deliziose sopracciglia?
L'ascella e le labbra saranno sicuramente troppo sensibili, si confessa l'uomo, nell'affannosa ricerca della perpetuazione di un momento esclusivo.
Non la vulva, né le cosce, oggetto già di attenzioni ossessive.
L'uomo allunga le dita verso la colonna vertebrale, l'asse portante di una scultura dalle linee perfette.
Una carezza invisibile, forse solo l'ombra di quelle dita, sfiora la tenue ondulazione.
L'uomo ritrae la mano, con la percezione di essere sull'orlo della profanazione di un tempio religioso.
La donna continua il suo riposo, il suo respiro leggero cadenza le sensazioni dell'uomo che non cessa di rimirarla.
Poi le dita maschili circoscrivono i fianchi della figura abbandonata sul lenzuolo.
Tiepido marmo levigato da uno scultore attento. Fine seta intessuta da abili artigiani cinesi. Impalpabile petalo di rosa nella frescura mattutina.
L'uomo percepisce un velo di umidità inatteso lungo una superficie liscia come una bolla di sapone, un anelito di sentori femminili, il sapore di una pesca matura, il soave suono di fronde di larici nel vento.
Un lievissimo fremito.
Quando l'uomo, timoroso, alza gli occhi, la donna lo sta guardando.
Due sottili fessure ammiccano incuriosite mentre un accenno col mento incoraggia l'uomo a proseguire.
Indeciso se fissare gli occhi scuri o concentrarsi sulla pelle, Lui sceglie l'oggetto del suo momentaneo desiderio.
Dita attente, terminali di recettori sensitivi, estendono carezze suggerite su dune di pelle femminile.
L'attenzione al seno coglie le piccole contrazioni che risvegliano il capezzolo facendolo riemergere dall'areola in cui riposava, emissario di incontenibili sensazioni di apprezzamento.
Piccola erezione di tessuto di donna, fragile antenna di ricezione erotica, il capezzolo sorge, testimone della vitalità sensuale della donna, oggetto di cura e attenzione, sul quieto mare scuro dell'areola.
La donna si muove, ruotando il corpo verso l'uomo che la corteggia.
Il seno si riappacifica con le proporzioni del tronco, assecondando l'armonia delle forme.
Sotto al ventre appena accennato, il ciuffo di peli sul monte di Venere occhieggia indiscreto.
Le cosce accavallate, a racchiudere la culla del piacere e la sorgente della vita, a proteggere l'atrio delle sensazioni più ottenebranti.
Un accenno di sorriso rianima la monotonia del profilo delle labbra.
L'uomo accenna a una carezza che dalla tempia sconfina su uno zigomo pronunciato, si dipana sulla guancia, dribblando un'impertinente fossetta, decanta oltre l'angolo della mandibola per impadronirsi del collo, poi, lungo la clavicola, sfiora l'ascella per trovare il suo compimento sul seno, senza raggiungere il capezzolo.
Una carezza più audace contempla la rotondità della mammella per riunirsi sull'ombelico e spegnersi sul monte di Venere.
Impercettibili vibrazioni scatenano sensazioni bagnate tra le cosce della donna, ma l'uomo può solo immaginare, fidandosi dell'olfatto.
Le cosce si schiudono lentamente, arrendendosi alle provocanti manovre.
Una carezza sfiora un inguine sensibile, perdendosi sulla superficie interna della coscia, come una stanca onda sulla rena di una spiaggia tropicale.
La donna allarga leggermente le gambe, attrazione magnetica per lo sguardo dell'uomo, in cerca di particolari sotto il confine dei peli.
Con la leggerezza di un ricordo lontano, ora l'uomo, inginocchiato intorno alle gambe della donna, si profonde in carezze a due mani sul corpo che gli sta di fronte, esibendo un'incipiente erezione.
Con dita pietose pennella i contorni del volto della sua amante, allargandosi alle spalle e scandendo i contorni dei due seni: le quattro dita sfidano la rotondità, i pollici impreziosiscono il tocco circoscrivendo i capezzoli.
Poi più giù, convergendo sull'istmo della vita per riallargarsi sui fianchi, come a delimitare il delta scuro e insondabile che indirizza verso il pertugio più umido.
Paziente e abile, rispettoso e delicato, l'uomo prolunga le sue carezze come un lavoratore di argilla dà forma al suo vaso al tornio.
Gli sguardi si scambiano desideri e promesse.
Le mani della donna si posano su quelle del suo uomo, seguendone i movimenti intorno al proprio corpo.
Un piccolo movimento delle labbra, un incentivo, un segnale di compimento.
La donna, pronta, si abbandona a un nuovo amplesso con il suo amante.
Si concesse il tempo per dare spazio agli occhi, alle sensazioni che la visione avrebbe dettato agli altri organi del suo corpo.
Una ragazza giaceva nuda sul lenzuolo, assopita, davanti a lui.
Vicinissima.
Sarebbe bastato allungare una mano per toccarne la pelle, ma in quel momento l'uomo non voleva toccarla. Non ancora.
Avrebbe avuto tutto il tempo per farlo non appena avesse voluto; si impose, quindi, di aspettare per godere della gioia che quel corpo poteva regalare alla sua vista.
Sì, ecco. Si regalò la visione del corpo nudo della donna.
Tacque.
Cercò di annullare il rumore del proprio respiro per percepire quello della figura che, languida, chiamava a esplorarla. Eppure il giovane corpo femminile non emetteva alcun suono.
Il petto si sollevava in lenti respiri, armonici, stupendamente silenziosi.
La giovane giaceva sul fianco porgendogli la schiena.
Spingendosi in là appena un poco, poteva vedere un seno, mollemente adagiato sul lenzuolo.
Il capezzolo scuro contrastava con la pelle chiara.
I capelli, lunghi e neri, si stagliavano nettamente contro il lenzuolo bianco, su cui si disperdevano seguendo strade che la mente umana non poteva indovinare.
Uno squarcio di buio in una monotona superficie candida.
Un violento graffio nella uniformità chiara.
Così, in modo del tutto analogo, erano gli scuri peli del pube che interrompevano bruscamente l'omogeneo candore del ventre della donna.
Ma ora il corpo rivolgeva la schiena all'uomo in attenta contemplazione, e l'unica vera linea scura era quella tra i glutei tondi e sodi, ben demarcati dalle cosce, dolcemente flesse nella posizione dormiente.
Solo poco prima quel corpo, che ora giaceva immobile e indifeso, lo aveva ricevuto, nel suo grembo.
La virilità maschile, la forza generativa dell'uomo si era fatta strada in un antro morbido e umido, misterioso e accogliente, quasi succube e indifeso.
L'uomo era penetrato al suo interno con una delicata spinta, vincendo una tenera cedevolezza che si distendeva al suo passaggio, arrendevole e materna come un abbraccio carico di sentimento.
L'uomo aveva goduto di quel corpo che si consegnava al suo piacere, donandogli, nello stesso momento, il proprio.
La donna aveva restituito gemiti che confermavano la partecipazione a un piacere condiviso; aveva chiuso gli occhi aprendo la bocca, abbandonando il capo indietro e sporgendo il petto su cui i suoi seni, gonfi e pieni, potenziavano le sensazioni maschili di completo possesso e di eccitazione.
L'uomo si era svuotato all'interno di quel corpo, l'aveva riempito, con forti spinte, ringhiando il suo dominio, mentre la donna gli graffiava la schiena, posseduta dal medesimo demone dell'orgasmo, stringendolo a sé, richiamandolo a entrare profondamente nel suo ventre.
Ora Lui ne osservava i contorni, ne seguiva le linee, ne studiava le sfumature.
La sequenza sinusoide delle vertebre, allineate come le perle di un rosario che scompariva nell'incavo della curva lombare, corteggiata dalle due fossette al di sopra delle anche.
La rotondità di un sedere che Lui non si stancava mai di ammirare e desiderare.
I capelli lucidi e lunghi, in arrendevole disordine, sparpagliati sulle lenzuola.
Un braccio abbandonato pilotava lo sguardo fino a un'ascella accuratamente depilata.
Un braccio che sapeva sprigionare una forza inaspettata, eppure così armonico e aggraziato, nell'abbandono inconsapevole del sonno che segue l'orgasmo.
Quell'ascella, quelle cosce tra cui si intuiva il pelo dei genitali, le ginocchia sfalsate e i piedi, morbidi e sensibili.
Tutto di quel corpo, ogni suo particolare, trasudava un potere eccitatorio inestinguibile.
Ora l'uomo voleva assaporare ogni stimolo, centellinare ogni sensazione che quel corpo sensuale di donna era in grado di stimolare in lui.
Con circospezione si avvicinò annusando la pelle dei fianchi, le braccia, la schiena fino all'attaccatura dei capelli.
Le ascelle sapevano di profumo, i glutei di eccitazione femminile e di sperma.
Un rigolo lucido scivolava dall'intimità della donna fino al lenzuolo, macchiandone la superficie.
La donna aveva un buon odore. Un odore semplicemente di donna, indefinibile. Solo marginalmente addomesticato da qualche screzio di profumo.
Già da solo quell'odore era in grado di eccitare l'uomo che, nel movimento, sentì una goccia sfuggire dal glande, provocandogli un fugace spasmo di piacere.
L'ultima propaggine di un coito prolungato e appagante.
La luce radente poteva esaltare i minuti particolari della pelle della donna, una impalpabile porosità, una quasi invisibile distesa di minuscoli peletti trasparenti.
La sensibilità esuberante di quella pelle, così reattiva alle carezze, si manifestava e prendeva forma sotto lo sguardo attento dell'uomo, come una trama di sentieri in cui le scintille del piacere potevano muoversi come elettroni in una rete di circuiti elettrici.
Labili sfumature circoscrivevano i contorni delle coste di un petto forte eppure magro su cui le incongrue sporgenze dei seni esaltavano un contrasto che sfuggiva alla comprensione razionale dell'uomo, stimolando invece la fantasia emotiva.
La demarcazione appena accennata tra i glutei e le cosce, muscolose eppure così sinuose, era in grado di scatenare ulteriormente l'eccitazione dell'uomo.
Un sedere perfetto, un corpo senza difetti.
Così si trovava a concludere l'uomo, al termine di quella accurata ispezione.
Ancora si sporse, lui, per guardare il seno della donna, in quella posizione antiestetica in cui la gravità costringeva la rotondità femminile, eppure non di meno eccitante.
Il capezzolo, lontano dai momenti di erotismo, quasi scompariva, appianato, confondendosi con l'areola, ampia e nettamente circoscritta sulla pelle chiara.
Il volto della donna era una complessa composizione artistica.
Le labbra increspate, di un colore rosso vivo, punteggiavano di colore una cute abbronzata.
Le narici lievemente allargate e la piramide nasale poco pronunciata denunciavano l'origine orientale del viso, confermata dalla lunga fessura degli occhi, chiusi in un sopore struggente.
Le sopracciglia: un mistero solo accennato, di una potenza erotica inaccessibile alla comprensione.
La fronte alta, la convergenza di linee del collo verso il giugulo, l'irresistibile conca sopra le clavicole: corollari di perfezione.
Una donna che riposa, appagata dopo l'atto sessuale.
Pace dei sensi, Nirvana.
L'uomo richiamò alla coscienza i recenti ricordi di quella stessa donna, abbracciata a un altro corpo femminile, la pelle mogano dai riflessi rossastri, le linee un poco più grossolane, il seno più pieno, e una voracità famelica che solo l'Africa subsahariana riesce a esprimere, senza perdere in sensualità, ma accentuando una incontenibile pulsione erotica.
Solo dopo che la danza tra le due donne si è conclusa, l'uomo ha avuto il suo momento di corteggiamento e di conquista e la ragazza orientale, dopo l'orgasmo saffico, al culmine dell'eccitazione visiva dell'uomo che assisteva legato a una sedia, si è concessa ai desideri maschili.
Ora quella donna era tutta sua, dell'uomo che ha saputo attendere e coltivare il desiderio.
L'uomo ha contemplato ogni dettaglio di quel corpo, ora. Si è inoltrato studiandone ogni particolare, con dovizia e con puntiglio.
Dentro di sé è maturata la decisione di concedersi di poterlo toccare.
La mani troppo grevi devono adattarsi alla delicatezza che sublima da quella pelle.
Ruvidi polpastrelli dovranno sfiorare le sensibili terminazioni nervose che trovano il loro apice nelle microscopiche appendici pilifere di quella cute vellutata.
Leggero come un alito di vento, impalpabile come l'ala di una farfalla. La vaporosa superficie di una nube dovrà contenere la forza e l'irruenza di un maschio in contemplazione.
Da dove iniziare?
La piega dei glutei o la superficie delle natiche?
Quell'impertinente ciuffetto di peli che spunta sotto la vulva o le deliziose sopracciglia?
L'ascella e le labbra saranno sicuramente troppo sensibili, si confessa l'uomo, nell'affannosa ricerca della perpetuazione di un momento esclusivo.
Non la vulva, né le cosce, oggetto già di attenzioni ossessive.
L'uomo allunga le dita verso la colonna vertebrale, l'asse portante di una scultura dalle linee perfette.
Una carezza invisibile, forse solo l'ombra di quelle dita, sfiora la tenue ondulazione.
L'uomo ritrae la mano, con la percezione di essere sull'orlo della profanazione di un tempio religioso.
La donna continua il suo riposo, il suo respiro leggero cadenza le sensazioni dell'uomo che non cessa di rimirarla.
Poi le dita maschili circoscrivono i fianchi della figura abbandonata sul lenzuolo.
Tiepido marmo levigato da uno scultore attento. Fine seta intessuta da abili artigiani cinesi. Impalpabile petalo di rosa nella frescura mattutina.
L'uomo percepisce un velo di umidità inatteso lungo una superficie liscia come una bolla di sapone, un anelito di sentori femminili, il sapore di una pesca matura, il soave suono di fronde di larici nel vento.
Un lievissimo fremito.
Quando l'uomo, timoroso, alza gli occhi, la donna lo sta guardando.
Due sottili fessure ammiccano incuriosite mentre un accenno col mento incoraggia l'uomo a proseguire.
Indeciso se fissare gli occhi scuri o concentrarsi sulla pelle, Lui sceglie l'oggetto del suo momentaneo desiderio.
Dita attente, terminali di recettori sensitivi, estendono carezze suggerite su dune di pelle femminile.
L'attenzione al seno coglie le piccole contrazioni che risvegliano il capezzolo facendolo riemergere dall'areola in cui riposava, emissario di incontenibili sensazioni di apprezzamento.
Piccola erezione di tessuto di donna, fragile antenna di ricezione erotica, il capezzolo sorge, testimone della vitalità sensuale della donna, oggetto di cura e attenzione, sul quieto mare scuro dell'areola.
La donna si muove, ruotando il corpo verso l'uomo che la corteggia.
Il seno si riappacifica con le proporzioni del tronco, assecondando l'armonia delle forme.
Sotto al ventre appena accennato, il ciuffo di peli sul monte di Venere occhieggia indiscreto.
Le cosce accavallate, a racchiudere la culla del piacere e la sorgente della vita, a proteggere l'atrio delle sensazioni più ottenebranti.
Un accenno di sorriso rianima la monotonia del profilo delle labbra.
L'uomo accenna a una carezza che dalla tempia sconfina su uno zigomo pronunciato, si dipana sulla guancia, dribblando un'impertinente fossetta, decanta oltre l'angolo della mandibola per impadronirsi del collo, poi, lungo la clavicola, sfiora l'ascella per trovare il suo compimento sul seno, senza raggiungere il capezzolo.
Una carezza più audace contempla la rotondità della mammella per riunirsi sull'ombelico e spegnersi sul monte di Venere.
Impercettibili vibrazioni scatenano sensazioni bagnate tra le cosce della donna, ma l'uomo può solo immaginare, fidandosi dell'olfatto.
Le cosce si schiudono lentamente, arrendendosi alle provocanti manovre.
Una carezza sfiora un inguine sensibile, perdendosi sulla superficie interna della coscia, come una stanca onda sulla rena di una spiaggia tropicale.
La donna allarga leggermente le gambe, attrazione magnetica per lo sguardo dell'uomo, in cerca di particolari sotto il confine dei peli.
Con la leggerezza di un ricordo lontano, ora l'uomo, inginocchiato intorno alle gambe della donna, si profonde in carezze a due mani sul corpo che gli sta di fronte, esibendo un'incipiente erezione.
Con dita pietose pennella i contorni del volto della sua amante, allargandosi alle spalle e scandendo i contorni dei due seni: le quattro dita sfidano la rotondità, i pollici impreziosiscono il tocco circoscrivendo i capezzoli.
Poi più giù, convergendo sull'istmo della vita per riallargarsi sui fianchi, come a delimitare il delta scuro e insondabile che indirizza verso il pertugio più umido.
Paziente e abile, rispettoso e delicato, l'uomo prolunga le sue carezze come un lavoratore di argilla dà forma al suo vaso al tornio.
Gli sguardi si scambiano desideri e promesse.
Le mani della donna si posano su quelle del suo uomo, seguendone i movimenti intorno al proprio corpo.
Un piccolo movimento delle labbra, un incentivo, un segnale di compimento.
La donna, pronta, si abbandona a un nuovo amplesso con il suo amante.
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