Suite 69 – Atto Finale: Capri, il Risveglio dei Sensi
di
Angelo B
genere
trio
Il mare era una tavola blu, lussuosa e silenziosa.
Lo yacht ancorato davanti ai Faraglioni sembrava un sogno sospeso tra cielo e sesso.
Caterina indossava solo un bikini trasparente, Elisa era già nuda.
Io, disteso su un lettino, sorseggiavo champagne ghiacciato, col sole addosso e il cazzo che pulsava al solo vederle.
— «Oggi… nessuna regola.» disse Elisa.
— «Oggi… ti facciamo a pezzi.» sussurrò Caterina con un sorriso da strega.
⸻
Il ponte dello yacht divenne un letto di piacere.
Le due si avvicinarono. Mi tolsero gli slip, me lo presero in bocca insieme, affamate.
Le onde cullavano il mondo, mentre la mia cappella spariva tra le loro lingue e labbra.
Poi una saliva sopra, l’altra sotto.
Caterina mi cavalcava guardandomi negli occhi, mentre Elisa si toccava la figa aperta sdraiata a fianco, godendo solo a guardarci.
— «Scopami fino a sentire Capri tremare sotto le onde.»
— «E poi voglio che vieni guardandomi in faccia. Così ti ricorderai di noi ogni volta che toccherai tua moglie.»
Parole come pugnalate al cuore e dritto al cazzo.
Mi facevano godere come un re prima della decapitazione.
⸻
Nel pomeriggio, decisero di andare oltre.
Tirarono fuori un plug nero. Un vibratore.
Mi fecero sedere. Elisa si calò sopra di me. Caterina si sedette sopra Elisa.
Triplo incastro. Triplo urlo.
Vibrazioni. Lingue. Pelle.
La barca ondeggiava. I nostri corpi si intrecciavano in una spirale infinita.
Poi venne il momento.
Finale. Sì. Ma epico.
Le due si misero in ginocchio. Bocche aperte. Lingue fuori.
Io mi strofinavo davanti a loro, guardandole negli occhi.
Mi leccavano le palle. Mi toccavano. Mi sussurravano:
— «Vieni. Vieni adesso. Vieni su di noi.»
— «Sporcaci. Ricordati per sempre queste troie di Capri.»
Ed esplosi.
Uno, due, tre getti potenti. Uno su ogni viso. Uno tra i seni.
Leccavano. Godevano. Ridevano. Si baciavano con la mia sborra in bocca.
⸻
Epilogo – Il ritorno
La sera stessa, lo yacht rientrò. Un motoscafo ci portò al porto di Napoli.
Vestiti. Silenziosi. Ma con gli occhi ancora accesi.
Caterina salì in taxi, direzione Roma. Suo marito, i figli, il lavoro da conduttrice.
Elisa salì su una Tesla. Milano, redazione, famiglia.
Io presi il treno. Verso casa.
Verso mia moglie. Verso la normalità.
Ma nulla sarebbe stato più “normale”.
Avevamo trasformato la carne in leggenda, i corpi in tempio.
Avevamo vissuto una trilogia impossibile da cancellare.
E mentre la stazione sfrecciava fuori dal finestrino, sorrisi.
Tre troie.
Una suite.
Un’isola.
Un uomo.
E un segreto che resterà nascosto per sempre… sotto la pelle.
Lo yacht ancorato davanti ai Faraglioni sembrava un sogno sospeso tra cielo e sesso.
Caterina indossava solo un bikini trasparente, Elisa era già nuda.
Io, disteso su un lettino, sorseggiavo champagne ghiacciato, col sole addosso e il cazzo che pulsava al solo vederle.
— «Oggi… nessuna regola.» disse Elisa.
— «Oggi… ti facciamo a pezzi.» sussurrò Caterina con un sorriso da strega.
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Il ponte dello yacht divenne un letto di piacere.
Le due si avvicinarono. Mi tolsero gli slip, me lo presero in bocca insieme, affamate.
Le onde cullavano il mondo, mentre la mia cappella spariva tra le loro lingue e labbra.
Poi una saliva sopra, l’altra sotto.
Caterina mi cavalcava guardandomi negli occhi, mentre Elisa si toccava la figa aperta sdraiata a fianco, godendo solo a guardarci.
— «Scopami fino a sentire Capri tremare sotto le onde.»
— «E poi voglio che vieni guardandomi in faccia. Così ti ricorderai di noi ogni volta che toccherai tua moglie.»
Parole come pugnalate al cuore e dritto al cazzo.
Mi facevano godere come un re prima della decapitazione.
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Nel pomeriggio, decisero di andare oltre.
Tirarono fuori un plug nero. Un vibratore.
Mi fecero sedere. Elisa si calò sopra di me. Caterina si sedette sopra Elisa.
Triplo incastro. Triplo urlo.
Vibrazioni. Lingue. Pelle.
La barca ondeggiava. I nostri corpi si intrecciavano in una spirale infinita.
Poi venne il momento.
Finale. Sì. Ma epico.
Le due si misero in ginocchio. Bocche aperte. Lingue fuori.
Io mi strofinavo davanti a loro, guardandole negli occhi.
Mi leccavano le palle. Mi toccavano. Mi sussurravano:
— «Vieni. Vieni adesso. Vieni su di noi.»
— «Sporcaci. Ricordati per sempre queste troie di Capri.»
Ed esplosi.
Uno, due, tre getti potenti. Uno su ogni viso. Uno tra i seni.
Leccavano. Godevano. Ridevano. Si baciavano con la mia sborra in bocca.
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Epilogo – Il ritorno
La sera stessa, lo yacht rientrò. Un motoscafo ci portò al porto di Napoli.
Vestiti. Silenziosi. Ma con gli occhi ancora accesi.
Caterina salì in taxi, direzione Roma. Suo marito, i figli, il lavoro da conduttrice.
Elisa salì su una Tesla. Milano, redazione, famiglia.
Io presi il treno. Verso casa.
Verso mia moglie. Verso la normalità.
Ma nulla sarebbe stato più “normale”.
Avevamo trasformato la carne in leggenda, i corpi in tempio.
Avevamo vissuto una trilogia impossibile da cancellare.
E mentre la stazione sfrecciava fuori dal finestrino, sorrisi.
Tre troie.
Una suite.
Un’isola.
Un uomo.
E un segreto che resterà nascosto per sempre… sotto la pelle.
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