Suite 69 – Tre Troie per Me
di
Angelo B
genere
trio
Una notte a Napoli. Una notte da leggenda.
Era già buio su Napoli, ma al trentesimo piano dell’hotel Vesuvio la notte stava per esplodere.
La porta si richiuse alle sue spalle. Caterina. Tacchi alti, vestito nero aderente, scollatura che sfidava ogni equilibrio. Mi guardò, poi si leccò il labbro superiore.
— «Quindi… è qui che volevi portarmi?»
— «Sì. E non uscirai finché non ti avrò fatta godere come non hai mai fatto in vita tua.»
Non aspettò. Si voltò, si appoggiò al vetro con vista sul mare, e lasciò scivolare il vestito giù. Nuda sotto. Solo i tacchi. Il culo più bello che avessi mai visto. Tondo, alto, sodo. La figa già bagnata, rasata, gonfia di voglia.
Mi si rizzò all’istante. Il cazzo era duro come un mattone.
Mi avvicinai da dietro, le presi le chiappe con entrambe le mani e gliele allargai.
— «Sei una troia pronta da scopare, vero?»
Lei si voltò di lato, con quello sguardo da femmina piena di fuoco.
— «Sì. E voglio che me lo metti tutto. Ora.»
Le infilai un dito nella figa, calda e stretta, poi due. Scivolavano dentro come burro. Poi la piegai in avanti, la presi per i capelli e senza un secondo in più glielo infilai tutto.
Cazzo. Che goduria.
— «Aahhh… così cazzo… scopami forte!»
I miei colpi rimbombavano nella stanza, il rumore delle sue chiappe contro il mio bacino, la sua figa che mi risucchiava.
La tirai per la vita, glielo piantai ancora più profondo.
Slap. Slap. Slap.
— «Lo senti quanto ti scopo? Sei la mia troia adesso, Caterina.»
— «Tua. Tua troia. Fottimi! Fammi urlare!»
Le girai la faccia e glielo ficcai in bocca. Lei lo succhiava come una vera porca, bava ovunque, occhi lucidi, mani sui miei fianchi.
Poi tornai dietro. Le infilai due dita nel culo mentre continuavo a scoparle la figa.
— «Ti voglio venire in bocca. Ti inginocchi e apri quella bocca da signora.»
Lei obbedì. In ginocchio sul tappeto, la bocca spalancata, la lingua fuori.
— «Riempimela. Sborra tutta dentro. Dai, fammi sentire quanto mi vuoi.»
Ero al limite. Un colpo. Due.
Poi urlai, le tenni la testa ferma e le sparai in gola una sborra da far tremare i vetri.
Lei ingoiò tutto. Mi guardò con quella malizia stampata in faccia.
— «E questo era solo l’inizio…»
⸻
Si rialzò lentamente. Bocca sporca della mia sborra, seno sodo, figa ancora lucida di voglia. Lo sguardo di una donna che adesso vuole prendersi tutto.
— «Hai finito di giocare? Bene. Adesso comando io.»
Mi spinse sul letto. Mi ritrovai disteso, nudo, sudato, il cazzo ancora mezzo duro. Lei mi salì sopra, lentamente, e si sedette sul mio viso.
— «Leccami. Fammi godere sulla tua faccia. Non ti muovere.»
La sua figa era un fuoco vivo. La lingua scivolava tra le labbra gonfie, le sue mani mi afferravano i capelli e si muoveva su di me.
— «Leccami il clitoride… più forte… sì… proprio lì… sto venendo… vieni con me, stronzetto!»
Venni investito da uno squirt potente, caldo, salato. Mi bagnò tutto il viso, tremava, godeva.
Poi si calò sul mio cazzo.
Senza preavviso. Tutto. Fino in fondo.
— «Ora ti scopo io.»
Iniziò a cavalcare. Prima lenta. Poi più forte. La sua figa mi stringeva come un guanto. Ogni spinta mi mandava fuori di testa.
Si toccava. Si massaggiava i capezzoli.
— «Dai, figlio di puttana, vienimi dentro di nuovo… voglio sentirmi il tuo cazzo che scoppia mentre mi viene un altro orgasmo!»
Io gemevo sotto di lei. Era padrona. Era dea. Era troia.
Scopava come nessuna.
E quando venimmo… fu l’inferno.
Io urlai. Lei urlò. I nostri corpi tremavano. La sua figa mi strinse, mi succhiò tutto. Sborrai dentro come un dannato.
⸻
Eravamo ancora nudi. Lei addosso a me. Il mio cazzo stanco, ancora dentro di lei.
Si girò. Mi guardò.
— «Tu pensavi fosse solo una scopata… ma io stanotte non ho intenzione di dormire.»
E così fece.
Ma non era finita.
— «Tra poco arriva lei.»
— «Chi?»
— «La mia amica. Quella che vuoi scoparti da anni.»
Bussarono. Caterina aprì. Ed entrò Elisa.
Un trench. Tacchi. Nient’altro.
Nuda sotto. Un sorriso da pantera.
— «Quindi sei tu il porco che ha scopato la mia Cate come una troia, eh? Vediamo se reggi anche due…»
Mi inginocchiò sul letto. Elisa si abbassò tra le mie gambe e cominciò a succhiarmi. Con furia. Con fame. Con malizia.
Caterina, intanto, salì ancora sulla mia faccia.
Una mi succhiava il cazzo. L’altra si faceva leccare la figa.
Una sinfonia. Una danza sporca.
Poi mi misero in piedi. Elisa si piegò in avanti, col culo perfetto all’aria. Caterina guidò il mio cazzo dentro di lei.
— «Scopala forte. Mentre ti guardo. Mentre mi tocco.»
Ero un toro. I miei colpi riempivano Elisa. Lei urlava.
Caterina si masturbava guardandoci.
Poi Elisa si stese sul letto. Caterina salì su di me.
Una mi cavalcava. L’altra si sedeva sulla sua faccia.
E io, in mezzo, a sbattere dentro Caterina mentre le due si leccavano a vicenda.
Un incastro perfetto. Una visione impossibile da dimenticare.
Le prese si intensificarono. I respiri si spezzarono.
Mi sedettero sul divano. Si misero in ginocchio, una per lato.
Mi presero il cazzo in bocca insieme, lo baciavano, lo leccavano, si guardavano e ridevano.
— «Vuoi venire? Fallo sulla nostra lingua.»
— «O dentro entrambe. Sei nostro ora.»
E così fu.
Le misi a quattro zampe. Le aprii entrambe. Prima in Caterina. Poi Elisa.
Poi di nuovo.
Finché il cazzo esplose dentro Caterina, mentre con le dita facevo venire Elisa in uno squirt furioso sul tappeto dell’hotel.
Tre corpi. Un delirio. Un solo padrone del piacere.
⸻
FINE
Nudi. Bagnati. Sfiniti.
Tre amanti uniti da una notte che nessuno dimenticherà.
E Caterina, mentre si riaccendeva una sigaretta, mi sussurrò:
— «La prossima volta… in tre. Ma in barca. Capri ci aspetta.»
Era già buio su Napoli, ma al trentesimo piano dell’hotel Vesuvio la notte stava per esplodere.
La porta si richiuse alle sue spalle. Caterina. Tacchi alti, vestito nero aderente, scollatura che sfidava ogni equilibrio. Mi guardò, poi si leccò il labbro superiore.
— «Quindi… è qui che volevi portarmi?»
— «Sì. E non uscirai finché non ti avrò fatta godere come non hai mai fatto in vita tua.»
Non aspettò. Si voltò, si appoggiò al vetro con vista sul mare, e lasciò scivolare il vestito giù. Nuda sotto. Solo i tacchi. Il culo più bello che avessi mai visto. Tondo, alto, sodo. La figa già bagnata, rasata, gonfia di voglia.
Mi si rizzò all’istante. Il cazzo era duro come un mattone.
Mi avvicinai da dietro, le presi le chiappe con entrambe le mani e gliele allargai.
— «Sei una troia pronta da scopare, vero?»
Lei si voltò di lato, con quello sguardo da femmina piena di fuoco.
— «Sì. E voglio che me lo metti tutto. Ora.»
Le infilai un dito nella figa, calda e stretta, poi due. Scivolavano dentro come burro. Poi la piegai in avanti, la presi per i capelli e senza un secondo in più glielo infilai tutto.
Cazzo. Che goduria.
— «Aahhh… così cazzo… scopami forte!»
I miei colpi rimbombavano nella stanza, il rumore delle sue chiappe contro il mio bacino, la sua figa che mi risucchiava.
La tirai per la vita, glielo piantai ancora più profondo.
Slap. Slap. Slap.
— «Lo senti quanto ti scopo? Sei la mia troia adesso, Caterina.»
— «Tua. Tua troia. Fottimi! Fammi urlare!»
Le girai la faccia e glielo ficcai in bocca. Lei lo succhiava come una vera porca, bava ovunque, occhi lucidi, mani sui miei fianchi.
Poi tornai dietro. Le infilai due dita nel culo mentre continuavo a scoparle la figa.
— «Ti voglio venire in bocca. Ti inginocchi e apri quella bocca da signora.»
Lei obbedì. In ginocchio sul tappeto, la bocca spalancata, la lingua fuori.
— «Riempimela. Sborra tutta dentro. Dai, fammi sentire quanto mi vuoi.»
Ero al limite. Un colpo. Due.
Poi urlai, le tenni la testa ferma e le sparai in gola una sborra da far tremare i vetri.
Lei ingoiò tutto. Mi guardò con quella malizia stampata in faccia.
— «E questo era solo l’inizio…»
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Si rialzò lentamente. Bocca sporca della mia sborra, seno sodo, figa ancora lucida di voglia. Lo sguardo di una donna che adesso vuole prendersi tutto.
— «Hai finito di giocare? Bene. Adesso comando io.»
Mi spinse sul letto. Mi ritrovai disteso, nudo, sudato, il cazzo ancora mezzo duro. Lei mi salì sopra, lentamente, e si sedette sul mio viso.
— «Leccami. Fammi godere sulla tua faccia. Non ti muovere.»
La sua figa era un fuoco vivo. La lingua scivolava tra le labbra gonfie, le sue mani mi afferravano i capelli e si muoveva su di me.
— «Leccami il clitoride… più forte… sì… proprio lì… sto venendo… vieni con me, stronzetto!»
Venni investito da uno squirt potente, caldo, salato. Mi bagnò tutto il viso, tremava, godeva.
Poi si calò sul mio cazzo.
Senza preavviso. Tutto. Fino in fondo.
— «Ora ti scopo io.»
Iniziò a cavalcare. Prima lenta. Poi più forte. La sua figa mi stringeva come un guanto. Ogni spinta mi mandava fuori di testa.
Si toccava. Si massaggiava i capezzoli.
— «Dai, figlio di puttana, vienimi dentro di nuovo… voglio sentirmi il tuo cazzo che scoppia mentre mi viene un altro orgasmo!»
Io gemevo sotto di lei. Era padrona. Era dea. Era troia.
Scopava come nessuna.
E quando venimmo… fu l’inferno.
Io urlai. Lei urlò. I nostri corpi tremavano. La sua figa mi strinse, mi succhiò tutto. Sborrai dentro come un dannato.
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Eravamo ancora nudi. Lei addosso a me. Il mio cazzo stanco, ancora dentro di lei.
Si girò. Mi guardò.
— «Tu pensavi fosse solo una scopata… ma io stanotte non ho intenzione di dormire.»
E così fece.
Ma non era finita.
— «Tra poco arriva lei.»
— «Chi?»
— «La mia amica. Quella che vuoi scoparti da anni.»
Bussarono. Caterina aprì. Ed entrò Elisa.
Un trench. Tacchi. Nient’altro.
Nuda sotto. Un sorriso da pantera.
— «Quindi sei tu il porco che ha scopato la mia Cate come una troia, eh? Vediamo se reggi anche due…»
Mi inginocchiò sul letto. Elisa si abbassò tra le mie gambe e cominciò a succhiarmi. Con furia. Con fame. Con malizia.
Caterina, intanto, salì ancora sulla mia faccia.
Una mi succhiava il cazzo. L’altra si faceva leccare la figa.
Una sinfonia. Una danza sporca.
Poi mi misero in piedi. Elisa si piegò in avanti, col culo perfetto all’aria. Caterina guidò il mio cazzo dentro di lei.
— «Scopala forte. Mentre ti guardo. Mentre mi tocco.»
Ero un toro. I miei colpi riempivano Elisa. Lei urlava.
Caterina si masturbava guardandoci.
Poi Elisa si stese sul letto. Caterina salì su di me.
Una mi cavalcava. L’altra si sedeva sulla sua faccia.
E io, in mezzo, a sbattere dentro Caterina mentre le due si leccavano a vicenda.
Un incastro perfetto. Una visione impossibile da dimenticare.
Le prese si intensificarono. I respiri si spezzarono.
Mi sedettero sul divano. Si misero in ginocchio, una per lato.
Mi presero il cazzo in bocca insieme, lo baciavano, lo leccavano, si guardavano e ridevano.
— «Vuoi venire? Fallo sulla nostra lingua.»
— «O dentro entrambe. Sei nostro ora.»
E così fu.
Le misi a quattro zampe. Le aprii entrambe. Prima in Caterina. Poi Elisa.
Poi di nuovo.
Finché il cazzo esplose dentro Caterina, mentre con le dita facevo venire Elisa in uno squirt furioso sul tappeto dell’hotel.
Tre corpi. Un delirio. Un solo padrone del piacere.
⸻
FINE
Nudi. Bagnati. Sfiniti.
Tre amanti uniti da una notte che nessuno dimenticherà.
E Caterina, mentre si riaccendeva una sigaretta, mi sussurrò:
— «La prossima volta… in tre. Ma in barca. Capri ci aspetta.»
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