Anna, il figlio e il culo

di
genere
incesti

Mi chiamo Anna e questa è la storia di come mio figlio mi sverginato il culo.
Mi sono girata. Le ginocchia sul letto, la schiena inarcata, il culo alto, aperto, offerto. Sentivo la fica ancora pulsare dal primo e dal secondo orgasmo, il buco ancora caldo della sua ultima venuta. Ma adesso era l’altro che voleva. E io glielo stavo dando.

Senza domande. Senza condizioni.

Il dito è arrivato prima. Bagnato, rude, deciso. Mi ha infilato l’indice nel culo con una lentezza sadica, godendosi il mio gemito gutturale. Poi il secondo. Poi li ha mossi dentro, a forbice, allargando quel passaggio che stava per conquistare.

«Sì… così… allarga… fammi male…»

Mi sentivo una puttana sacrificale. E lo adoravo.

Quando ho sentito la cappella premere sull’ano, ho serrato i denti. Non era dolcezza, non era preparazione: era invasione. Il cazzo duro, lucido dei miei succhi, ha iniziato a forzare la via, lento solo per i primi centimetri. Poi è affondato.

«Aaaahhh… porco… così… fammi a pezzi…»

Mi ha preso per i fianchi e ha iniziato a sbattermi come fossi carne da macello. Ogni colpo era uno schianto. Ogni colpo faceva tremare il letto, la stanza, il mio respiro. Sentivo il dolore, sì. Ma era un dolore che cercavo, che rincorrevo come un’estasi.

Mi sbatteva con tutto se stesso. Il cazzo profondo nel mio culo, le mani strette sulla mia vita, le cosce che sbattevano contro il mio sedere rosso di lividi e piacere.

Ho iniziato a toccarmi. La mano in mezzo alle gambe, le dita nella fica zuppa, scivolosa, ancora gonfia. Bastavano due sfioramenti e già stavo venendo.

«Sto… sto godendo… sto godendo nel culo, cazzo…»

«Brava troia» mi ha ringhiato dietro. «Goditela. Non ho ancora finito con te.»

E l’ho sentito esplodere di nuovo. Dentro. Un’altra volta. Mi ha riempita l’ano con un getto violento, caldo, devastante. E io sono venuta con lui. Un orgasmo nero, sporco, profondo.

Sono crollata sul letto, tremante, aperta, sfatta.

Lui è rimasto sopra di me qualche secondo, a respirarmi sulla schiena.

Poi si è chinato all’orecchio e ha sussurrato:

«Riposati un attimo. Poi ricominciamo.»
scritto il
2025-06-12
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