Schiavo per amore. Undicesimo episodio

di
genere
dominazione

Alberto si guardò intorno smarrito. Immaginavo che forse non si rendesse bene conto della situazione, ma la sua risposta non si fece attendere e, dopo pochi istanti, crollò a terra in ginocchio, tremando come una foglia. Mi faceva quasi tenerezza, pover’uomo. Beh, povero per modo di dire, ma psicologicamente in quel momento era una nullità
“Ha ragione, padrona. Ha pienamente ragione. Non avevo pensato a queste problematiche psicologiche”
Diana sorrise. Aveva la partita in pugno. “ Equindi? Cosa dovrai fare tu?”
“Quello che lei vuole, mia padrona”
“No. E’ compito tuo, dello schiavo, fare in modo che io mi possa sentire davvero una padrona. Io non devo chiedere. Sei tu che devi darmi la prova di voler essere davvero il mio schiavo”
“Ha ragione lei, come al solito. Resti, mia padrona, e io le intesterò la casa. E poi le riempirò il suo conto corrente. Lei sarà veramente ricchissima”
“E la villa al mare?”
“La villa al mare?”
“Si, idiota, la villa al mare, quella con due piscine e la spiaggia personale, quella dove la scorsa estate ho preso il sole integrale”
“Anche quella?”
“Certo, anche quella. Forse non hai capito, io voglio essere la padrona di tutto quello che hai. Queste sono le mie condizioni. Prendere o lasciare”
Forse aveva esagerato. Forse aveva chiesto tutto e troppo insieme. Glie l’avevo detto che doveva andarci coi piedi di piombo e temevo per la riuscita del piano.
Alberto invece, baciò appassionatamente i piedi di sua moglie. “Tutto quello che lei vuole, mia padrona, ma resti, la prego. Tranne l’azienda, padrona. Non posso metterla a nome suo, è impossibile. Mio padre mi ucciderebbe e lui è ancora il socio di maggioranza, ma tutto il resto è suo, è tutto suo, padrona.”
Rimasi a bocca aperta. Ce l’aveva fatta. Incredibile! Diana era riuscita nel suo intento. Lei afferrò quindi l’uomo da dietro il collo e lo baciò di nuovo, mentre io chiusi gli occhi per non vedere ma poi, proprio come il peggiore dei masochisti, li riaprii per assistere alla scena di quel bacio selvaggio.
“Vuoi scopare, vero?” gli disse a bruciapelo staccandosi da lui
“Voglio quello che vuole lei, mia dea”
“Prima telefona all’avvocato e mettilo al corrente che lunedì voglio tutti i documenti pronti”
“Ma e’ sabato sera e Andrea sarà impegnato.
Diana non fece nemmeno terminare la frase. Uno schiaffo potentissimo si abbattè sul volto del marito e mandò l’uomo addirittura col sedere per terra, a un paio di metri di distanza. Cristo santo! Aveva un maglio al posto delle mani. E non usava nemmeno la sua abilità nelle arti marziali ma solo la sua forza fisica.
“Stai per caso obiettando alla tua padrona?“
“No, no, padrona, mi perdoni. Gli telefono subito.”
“Prima vammi a prendere una sigaretta” gli ordino.
Alberto obbedì e accese la sigaretta a sua moglie, rimanendo in febbrile attesa di qualche sua decisione. Diana aspirò un paio di boccate e quindi si mise la sigaretta in bocca e afferrò il marito prima per un braccio per poi spostare la sua presa sul collo. Non sembrava impegnarsi un granchè, ma Alberto iniziava a rantolare senza avere la minima possibilità di potersi tirare fuori da quella situazione considerando l’enorme differenza di forza fisica tra i due.
Diana continuava a fumare tranquillamente e poi riprese a parlare. “ Vedi, maritino adorato, quando io ti dico di fare una cosa, tu la fai immediatamente. Se io ti ordino di fare una telefonata, tu la fai, se io ti ordino di strisciare nudo come un verme per casa, tu fai anche quello. Quando dico che devi fare tutto, intendo tutto, intesi?” Guardai Alberto che si dibatteva inutilmente nella presa di Diana. Conoscevo quella sua spaventosa forza fisica. Oh si, se la conoscevo. Quante volte, con la scusa di giocare e di scherzare, aveva messo me in quelle condizioni? E sembrava ancora più forte e potente rispetto a quando facevamo quei giochi. Ma quali giochi! Le serviva solo per mettermi in condizioni d’inferiorità rispetto a lei. Oh sì, forse lei si divertiva, e io accettavo per stare vicino alla ragazza che amavo più di me stesso, per stare stretto addosso al suo corpo, ma rimaneva il fatto che mi faceva sentire una nullità al suo confronto. Ma adesso, stretto nel suo braccio d’acciaio, c’era Alberto e io cominciavo a preoccuparmi per lui, anche se Diana sorrideva tranquilla. Sapeva quello che faceva e sapeva dosare la sua straordinaria potenza, ma comunque la mia preoccupazione iniziava a farsi tangibile. Lei intanto sembrava in attesa della risposta di suo marito “Allora? Che fai non rispondi? Osi non rispondere alla tua padrona?”
Alberto mosse la sua mano sinistra, forse l’unica cosa che poteva muovere in quelle condizioni, per far cenno di no, e poi indicò il braccio di sua moglie che, stretto intorno al suo collo gli impediva di parlare.
Diana lo lasciò emettendo una fragorosa risata. “Oh poverino, il mio braccio ti impediva di proferire anche una sola vocale. Beh, questo è solo per farti capire che non scherzo.”
“L’ho capito, padrona. L’ho capito e io le obbediroò, sarò il suo umile schiavo” rispose Alberto tossicchiando, finalmente libero da quella spira d’acciaio che era il braccio di sua moglie
“Vedremo. E cominciamo a vedere in che modo tu puoi essermi utile,” Aspirò voluttuosamente una boccata della sua sigaretta, e poi sorrise sadicamente afferrando il viso del marito che urlò dal dolore, probabilmente a causa delle sue unghie affilate “Ecco, visto che sei stato così coglione da accendermi la sigaretta senza portarmi il posacenere, diventerai tu il mio posacenere personale” aggiunse Diana allargando la bocca di suo marito e depositandovi la cenere della sua sigaretta.
Avevo letto qualcosa su queste pratiche e, sicuramente, anche Diana doveva essersi documentata a riguardo. Oppure la sua indole dominante e un pizzico sadica le avevano permesso di fare quella pratica col solo istinto? Difficile rispondere per me in quel momento. Terminò comunque di fumare con tutta calma la sua sigaretta, fece scendere la sua saliva nella bocca del marito per poi spegnere la cicca sulla lingua di Alberto che ancora una volta urlò dal dolore. Oh mio Dio! Era una scena assolutamente incredibile. Per nulla preoccupata di quelle urla, Diana strinse con forza la bocca di Alberto. “E adesso ingoia. E vediamo se la prossima volta, quando mi accenderai la sigaretta, mi porti anche un posacenere. E la prossima volta nemmeno ti sputerò in bocca per farti sentire meno dolore”
L’uomo rimase in silenzio. Chissà cosa pensava in quel momento! Chissà se anche quella pratica lo stava eccitando. Cominciavo ad avere l’impressione che davvero Diana potesse permettersi qualsiasi cosa con lui. A maggior ragione, la sensazione di Alberto di non stare ad interpretare un ruolo, quello del marito sottomesso, ma di esserlo veramente in virtù delle doti fisiche di Diana. Senza contare il timore che lei lo lasciasse, fosse esattamente ciò che lui cercava.
Lo vidi comunque deglutire e attendere poi in religioso silenzio gli ordini della sua dea personale che attese alcuni secondi con consumata abilità, cosa strana considerando che era praticamente agli esordi come dominatrice, prima di prendere la sua decisione
“Bene, abbiamo chiarito chi comanda qui. Ora afferra il tuo telefonino e chiama Andrea, il caro avvocato, il tuo amico del cuore, quello che ha convinto te e tuo padre a farmi firmare il contratto prematrimoniale e che gestisce tutti i tuoi averi. E metti in viva voce. Voglio sentire tutto”
“Si, padrona. Come lei comanda” rispose l’uomo digitando sulla tastiera del suo telefonino il numero. Solo pochi secondi e una voce squillante rispose
“Ohi, Alberto. Qual buon vento” Anche se ero a qualche metro di distanza, riuscivo tranquillamente a sentire la voce dell’avvocato.
“Senti, Andrea, lo so che è sabato sera, ma ho urgenza di dirti alcune cose”
“E’ successo qualcosa? Ti sento preoccupato”
“Non è niente ma... Vedi, io devo assolutamente dimostrare a Diana il mio amore e ho deciso di donarle le due case, sia questa che quella al mare”
“Ma sei sicuro? Valgono milioni di euro. Solo la casa dove abiti varrà almeno dieci milioni e la villa al mare sta quasi sulla stessa cifra, se non di più”
“Sono sicuro. Mai stato più sicuro. E poi voglio che nel suo conto vengano trasferiti tutti i miei liquidi”
“Cosa? Ma sei impazzito? Alberto ma che cazzo stai facendo? Mi sto preoccupando. Stiamo parlando di tanti soldi”
“Senti Andrea, lo so che è una cosa anomala, ma io voglio e devo farla. Se voglio essere felice con mia moglie, io devo farlo”
“Ma ti rendi conto che quella ti sta plagiando? Alberto, lo so che non sono affari miei, ma io ho il dovere di metterti al corrente della cazzata che stai facendo. Come tuo legale e soprattutto come tuo amico”
“E allora, se sei mio amico, fai quello che ti ho detto di fare senza obiettare, altrimenti ti licenzio e ti metti a fare le cause sugli incidenti stradali”
Ci fu un attimo di silenzio e poi la voce dell’avvocato gracchiò di nuovo. “Ok. Come vuoi tu. Sei tu il padrone. Tutto il liquido sul conto di tua moglie. E le obbligazioni? Anche quelle?” Alberto guardò Diana che sorrise e coll’indice puntato verso sé stessa indicò che anche quelle dovevano essere convertite a suo nome.
“Si, certo, anche le obbligazioni.”
“E per i liquidi dell’azienda? Per le tue azioni? Vuoi mettere anche quelle a nome di tua moglie?”
“No, tutto ciò che riguarda l’azienda rimane invariato, ma le altre azioni vanno convertite a nome di Diana. Ah, Andrea. Una sola parola con mio padre e non solo ti licenzio, ma vengo io stesso nel tuo ufficio e ti ammazzo. Sono stato chiaro?”
“Chiarissimo. Se è questo quello che vuoi. Il tempo di organizzarmi e tua moglie diventerà una delle donne più ricche della città”
“Molto bene. Lunedì voglio che tutto sia pronto”
“Cosa? Questo lunedì? Ma sei impazzito? Il notaio non potrà mai fare in tempo”
“Il notaio dovrà solo firmare. Sei tu che devi fare in modo che tutto sia pronto. Vorrà dire che domani, invece di prenderti la domenica libera, lavorerai su questo”
“Ma ci sono dei problemi, Alberto. E’ impossibile che riesca a fare tutto in tempo per lunedì ”
“E invece io sono convinto che ce la farai. Lunedì alle 16 dal notaio”
“E per i soldi? Io non posso certo manovrare i tuoi contanti. Inoltre, le obbligazioni e le azioni sono depositate in varie banche”
“Ci vedremo lunedì mattina alle otto. Ti firmerò le deleghe e faremo quel che dobbiamo fare. Il mio nome è un lasciapassare e vedrai che non ci saranno intoppi di nessun genere”
“Contento tu. Io posso solo dirti che stai facendo l’errore più grosso della tua vita”
“Ciao Andrea” intervenne Diana. Il suo tono era volutamente ironico.
“Diana? Hai ascoltato tutto?”
“A quanto pare”
“Senti, scusami per quello che ho detto, ma mi sono sentito in dovere di dire la mia dal punto di vista professionale”
“Oh, non ti preoccupare. Piuttosto, devi anche dire al notaio di stracciare quel contratto prematrimoniale. Sai, non l’ho proprio mai digerito”
“Come vuoi tu. A quanto pare, sei tu che dirigi le operazioni”
“Esatto. E stai tranquillo. Il tuo amico non morirà di fame se dovessi lasciarlo. Solo l’azienda vale svariati milioni di euro”
“Questo è vero, ma io ho il dovere di consigliargli di sostituire quel contratto prematrimoniale con un altro contratto”
“Che tipo di contratto?”
“Il classico contratto a scalare. Tu diverrai la padrona immediata delle due case, avrai le obbligazioni e le azioni, per non parlare dei contanti, ma io devo salvaguardare Alberto e vi chiederò di stipulare appunto un contratto in cui, se tu dovessi lasciarlo entro un anno, restituirai sia gli immobili, sia le obbligazioni che le azioni e l’80 % del liquido. Se dovessi lasciarlo invece, diciamo tra due o tre anni, restituirai ad Alberto solo le case e via discorrendo. Nel caso tu dovessi decidere di separarti quindi, più tardi lo farai e più otterrai. E’ necessario, Diana. In una situazione del genere non posso lasciare il mio cliente nella possibilità che tu, martedi’ mattina, ti alzi e te ne vada da casa prendendogli tutto quel ben di Dio. Su questo non transigo e farò tutto quanto è in mio potere affinché tu entri in possesso di tutti questi beni soltanto con questa clausola. D’altronde, se tu ami Alberto come lui sta dimostrando di amare te, quel contratto sarà praticamente nullo. Resterete insieme e sarai tu a decidere come spendere i soldi e come utilizzare gli immobili”
Diana sospirò e attese qualche secondo, quindi si avvicinò al tavolo dove era poggiato il telefonino, quasi a fare in modo che l’avvocato sentisse meglio ciò che aveva da dirgli. “Bene, Andrea. Credo che tu abbia ragione e firmeremo insieme quella clausola. E’ giusto anche che Alberto si salvaguardi da una mia eventuale pazzia. Ma se fosse lui a lasciarmi?”
“Se fosse lui? Beh, in questo caso...”
“Te lo dico io, Andrea. In questo caso tutto sarebbe mio, anche il giorno seguente. Ma non ti preoccupare. Credo che possiamo definire questa ipotesi abbastanza remota. Dubito che Alberto abbia intenzione di lasciarmi. Non è così tesoro?”
“Mai e poi mai” rispose l’uomo
“Sentito Andrea? Bene, credo che ci incontreremo lunedì dal notaio. Ciao”
La comunicazione si era interrotta e io ero ancora lì, a spiare come un voyeur tutto quello che accadeva. Ora era finita, potevo andarmene nella mia camera, ma rimasi ancora. Vidi Alberto andare di fronte a Diana e cadere in ginocchio ai suoi piedi.
“Ecco, mia dea. Ora lei è la padrona di tutto”
“Per la precisione lo sarò lunedì, ma credo che possa essere soddisfatta della tua devozione. Rimane un’altra cosa. Dimmi, Alberto, quanto prendi al mese per il tuo ruolo di presidente dell’azienda?”
“Ventimila, mia signora” Diana lo guardò arricciando la fronte
“Soltanto? Pensavo di piu’ “
“E’ la verita’, padrona, glie lo giuro. Mi vengono direttamente accreditati su uno dei miei conti. E, in più i cinquemila che vengono accreditati sul suo per le sue spese. In più ci sono i dividendi degli introiti a fine anno che variano”
“Uhm. Lo sai che fine faranno i ventimila euro e i dividendi?” disse Diana mettendo il suo piede sopra la testa di suo marito e obbligandolo a toccare il pavimento
“Andranno sui suoi conti personali, padrona”
“Bravo Alberto. Vedo che cominci a comprendere come sarà la tua situazione. Per quanto ti riguarda, non ti preoccupare. Qualche euro al giorno te lo regalo. Non sono buona?”
“Si, signora. Lei è una padrona magnanima”
“Oh, beninteso che avrò il pieno controllo di tutti i tuoi conti e se scopro che mi hai nascosto qualcosa, e che hai un gruzzoletto in qualche paradiso fiscale io te ne farò pentire amaramente”
“Non ho altro, padrona. A parte l’azienda”
“Bene, Alberto. Sei diventato il mio schiavo a tutti gli effetti, ma questo non significherà certo che io diventerò una padrona volta ad accontentare le tue richieste. Le regole rimangono le mie e l’obbedienza rimane totale. Da questo momento, tu sei un oggetto di mia proprietà e di te faccio quello che voglio. E adesso spogliati!”
Ancora completamente incredulo di ciò al quale avevo assistito, vidi Alberto spogliarsi completamente. Aveva il pene eretto, e questo dimostrava ulteriormente come quella situazione fosse il toccasana per lui da un punto di vista sessuale.
Diana sorrise vedendo la reazione erotica di suo marito. Era pienamente soddisfatta “Vai a lavarti la bocca visto che sai di cenere. Di corsa” gli ordinò. Poi guardò nella mia direzione. Ero stato discreto ma lei sapeva che avevo assistito a tutto. Mi lanciò un bacio con la mano e quindi si mise seduta aspettando il ritorno di Alberto. Appena l’uomo fece rientro nel salone, Diana si alzò andando di fronte a lui, abbassò la testa quanto bastava per portarla all’altezza dell’uomo, per poi baciarlo con forza e con possesso. Che scena! Che dimostrazione di sensualità. Poi lo afferrò mettendogli una mano sui glutei e l’altra sulla nuca, sollevandolo come se stesse facendo la cosa più normale del mondo e quindi, sempre tenendolo sollevato come se fosse un bambino, camminò verso la sua camera da letto. Rimasi lì senza fiato, stravolto. E solo allora mi resi conto che anche il mio pene era sull’attenti. Mi ero eccitato. La figura mozzafiato di Diana era stata preponderante in quell’eccitazione inusuale, ma tutta la scena alla quale avevo assistito, la sicurezza di quella donna, la sua maestria nel manovrare suo marito, e per ultimo, le sue dimostrazioni di potenza e potere assoluto, non avevano inciso anch’esse? Si e me ne resi conto quando pensai che avrei pagato chissà che cosa per stare al posto di Alberto, percosse comprese, pur di essere tenuto in braccio in quel modo straordinariamente sensuale da lei e andarci a fare l’amore, mentre invece dovevo dirigermi nella mia stanza da solo. E non era proprio la stessa cosa.

Fine undicesimo episodio.
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2025-06-05
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